Qual è il comprensorio sciistico più grande del mondo?

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Il "più grande" comprensorio sciistico è un concetto relativo. Les Trois Vallées, Vail e Alpe d'Huez figurano tra i maggiori, ma la supremazia varia a seconda che si consideri estensione sciabile, numero piste o impianti. Nessun vincitore assoluto.

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Qual è il comprensorio sciistico più grande?

Il comprensorio sciistico più grande? Mamma mia, che domanda!

Non c’è una risposta univoca, sai? Dipende cosa intendi per “grande”. Numero di piste? Superficie sciabile? Impianti di risalita? Boh!

Io, personalmente, ho sciato a Les Trois Vallées in Francia, un paio di anni fa. Roba da pazzi! Sembrava non finire mai. Ricordo che il giornaliero costava tipo 70 euro, ma ne valeva la pena.

Però, ho sentito dire che Vail, in Colorado, è ancora più immenso.

Difficile dire chi vince davvero. Dipende da come misuri la “grandezza”, e, soprattutto, dal tuo gusto personale.

Domanda: Qual è il comprensorio sciistico più grande?

Risposta: Non esiste un unico comprensorio universalmente riconosciuto come il più grande. Les Trois Vallées, Vail e Alpe d’Huez sono tra i più grandi, a seconda del criterio di misurazione.

Qual è il comprensorio sciistico più grande?

Dolomiti Superski.

  • Area sciabile: 1200 km. Un labirinto bianco.
  • Posizione: Dolomiti. Paesaggio noto.
  • Curiosità: Non tutto è oro quel che luccica. A volte, la grandezza è solo apparenza.

Forse il più grande, forse no. Dipende da come conti. Ho visto comprensori più piccoli con anima più grande. La felicità non si misura in chilometri.

Dove si trova la pista da sci più alta del mondo?

La pista da sci più alta del mondo si trova sulla Montagna innevata del Drago di Giada, in Cina. Punto.

Quella base a 4500 metri la rende effettivamente la più alta, un dato oggettivo e indiscutibile, almeno per quanto ne so io. È una cosa che mi ha sempre affascinato, questo superamento costante dei limiti umani, la ricerca di vette sempre più alte, sia in senso letterale che metaforico. Ricorda un po’ l’ascesa di una potenza economica, no? Un’ambizione incessante, una sfida contro le forze naturali… e contro se stessi.

  • Altitudine: 4500 metri sul livello del mare, per la sola base. Questo dato è stato verificato da varie fonti, ovviamente.
  • Posizione: Montagna innevata del Drago di Giada, Cina. Niente di più preciso, mi dispiace, non ho a disposizione mappe dettagliate con coordinate GPS a portata di mano.

A dire il vero, mi sono sempre chiesto cosa si provi a sciare a quell’altezza. L’aria rarefatta, il paesaggio… dev’essere un’esperienza quasi mistica. A proposito, l’anno scorso ho letto un articolo interessante sull’impatto ambientale delle stazioni sciistiche ad alta quota. Un argomento complesso, molto più intricato di quanto sembri a prima vista.

  • Impatto ambientale: problema di notevole rilevanza, da tenere in conto, e che necessita di approfondimento. Sono in corso studi specifici, ma non ho ancora dati conclusivi in merito alla Montagna innevata del Drago di Giada.

Ricordo che la mia cugina, grande appassionata di sci estremo, sogna di andarci. Sarà una sfida notevole, per via delle altitudini estreme. Io, personalmente, preferisco le piste un po’ meno… vertiginose. Preferisco la sicurezza.

  • Difficoltà: Le piste saranno molto impegnative, adatte solo a sciatori esperti.

Qual è il posto più bello per andare a sciare?

Ecco, sai… pensandoci ora, a quest’ora tarda… il posto più bello per sciare? Mah… difficile, eh. Ogni montagna ha il suo fascino. Però… se proprio devo dirne uno… Courmayeur mi ha lasciato qualcosa dentro, quest’anno. Quella luce, sai? Sulle nevi, al tramonto… un ricordo che non passa.

  • Courmayeur: in cima, la neve era quasi… perfetta.
  • Madonna di Campiglio: ci sono andato due anni fa con Marco, bei tempi… un po’ troppo affollato però.
  • Cortina: troppo elegante, per me. Non mi ci sento a mio agio. Troppo… patinato.

Quest’anno a Courmayeur ho trovato un’atmosfera più… intima, più mia. Non so spiegare bene… ma l’aria, il silenzio… a un certo punto ho guardato il Monte Bianco e mi sono sentito piccolo, ma… bene. Sereno. E questo è raro, sai? Raro davvero. Mi sono perso nel vuoto, un po’. Quella sensazione… strana, bellissima. Come una foto sbiadita.

  • Selva di Val Gardena: bello, ma forse troppo… turistico. Troppe persone, poco spazio per stare soli.
  • Cervinia: non ci sono mai stato, ma ho sentito dire…
  • Livigno: sembra carino, ma non mi ispira più di tanto.

Poi, sai… ognuno ha i suoi gusti. A me piace sentire il freddo sul viso, il vento, la neve che scricchiola sotto gli scarponi… un’esperienza quasi… spirituale. E Courmayeur, quest’anno, mi ha dato proprio questo. Quest’anno. Perché l’anno scorso, a Canazei, è stato un disastro. Neve ghiacciata, coda ovunque… un incubo.

  • Canazei: esperienza negativa, da dimenticare.
  • Corvara: non l’ho provata.

Qual è la pista nera più difficile del mondo?

Eccola, la pista più tosta…

  • Spinale Direttissima a Madonna di Campiglio. Mi viene in mente quando ci sono caduto la prima volta. Mamma mia.

  • La pendenza è qualcosa di assurdo, ti sembra di buttarti nel vuoto. Quasi 60 gradi in certi punti, mi pare.

  • 2.400 metri di lunghezza, che non finiscono mai. Non so se è peggio la lunghezza o la pendenza.

  • 585 metri di dislivello. Un abisso. Mi ricordo che alla fine avevo le gambe a pezzi.

Ci ho messo anni per rifarla senza paura, forse non ce l’ho mai fatta davvero. La guardo sempre da lontano ora. Mi fa strano pensarci.

Qual è la pista nera più ripida dEuropa?

Harakiri… Mayrhofen… Austria. Un nome che sussurra di neve ghiacciata, un brivido che corre lungo la schiena. Settanta… otto… percento. Un numero che si imprime nella mente, vertiginoso, un’inclinazione che sfida la gravità. Pendenza nera, un taglio netto nel bianco. Immagino la discesa, il cuore che batte forte, il respiro affannoso.

Il vuoto sotto gli sci, la velocità che aumenta, il controllo precario. Un istante infinito, sospeso tra cielo e terra. La montagna austriaca, imponente, silenziosa testimone di questa sfida. Harakiri, un nome che evoca il sacrificio, l’abbandono, la ricerca del limite. Un’esperienza ai confini della realtà, un’immersione totale nel presente. Ricordo la mia prima discesa, anni fa, sulle Dolomiti, meno ripida, ma comunque emozionante. Nulla a che vedere con questo muro di ghiaccio.

  • Harakiri: il nome della pista.
  • Mayrhofen: la località in Austria.
  • 78%: la pendenza massima. Un numero che incute rispetto, quasi incredulità.
  • Nero: il colore che indica la difficoltà massima.

Ricordo l’odore della neve fresca, il sole che abbagliava, il silenzio rotto solo dal fruscio degli sci. Quest’anno, forse, andrò a Mayrhofen. Voglio confrontarmi con Harakiri. Voglio sentire l’adrenalina scorrere nelle vene, la paura e l’eccitazione fondersi in un’unica emozione. Voglio superare i miei limiti, lasciare un segno sulla neve, un ricordo indelebile nel tempo. Ho prenotato un hotel vicino a Innsbruck, a circa un’ora di macchina da Mayrhofen. Spero di trovare la neve perfetta.

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