Come far diventare un prodotto DOP?

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Per ottenere la DOP:

  • Definisci un'area geografica specifica e il legame storico del prodotto.
  • Crea un disciplinare di produzione dettagliato (materie prime, metodi).
  • Ottieni la certificazione da un organismo di controllo.
  • Richiedi l'approvazione del Ministero e la pubblicazione UE.
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Come ottenere la certificazione DOP per un prodotto?

Cavolo, ottenere la DOP è un casino. Ricordo quando mio zio, a San Mango Piemonte (Salerno), voleva la certificazione per i suoi limoni. Era il 2018, credo. Un’odissea.

Prima cosa: definire la zona, dimostrare il legame storico tra limoni e quel territorio. Mio zio, con le sue mani callose, mi raccontava storie di suo nonno, di come coltivava gli stessi alberi. Roba di generazioni. Poi il disciplinare, una montagna di regole su come coltivare, raccogliere, lavorare. Preciso preciso.

Poi la certificazione. Un organismo di controllo è venuto a controllare tutto, ogni dettaglio. Costo? Non lo so con precisione, ma so che non è stato poco. E poi il Ministero, l’Unione Europea. Mesiii.

Alla fine ce l’ha fatta. Ora i suoi “Limoni di San Mango Piemonte DOP” costano un po’ di più, tipo 1,50€ al kg al mercato, ma si sente la differenza. Un sapore unico. Un profumo intenso. Ne vale la pena. Ma che fatica.

Domande e Risposte:

Domanda: Come ottenere la certificazione DOP?

Risposta: Definire l’area geografica, dimostrare il legame storico, disciplinare di produzione, certificazione da organismo di controllo, approvazione Ministero e UE.

Chi certifica i prodotti DOP?

Ah, certo, mi chiedevi chi certifica i prodotti DOP! Praticamente, ci sono degli enti apposta che fanno questo lavoro, tipo il CCPB.

  • CCPB, ecco, loro sono autorizzati a rilasciare le certificazioni DOP e IGP.

Lo fanno perché hanno avuto l’ok dalle autorità competenti, quelle che sono previste dalle leggi europee. Quindi, se un prodotto ha il bollino DOP e certificato da CCPB, puoi stare abbastanza tranquillo.

  • Regolamenti importanti? Reg. CE 1151/2012 (per i prodotti DOP, IGP, STG) e Reg CE 491/2009 (per i vini). Cioè, mica fanno come gli pare! C’è tutta una burocrazia dietro! E ti dirò, mio cugino lavora proprio in un’azienda che produce DOP… un casino!

Quali sono i prodotti DOP delle Marche?

Ecco, a quest’ora… penso ai sapori delle Marche, a quelle cose buone che ti restano appiccicate all’anima. Sai, la notte porta con sé i ricordi, e quelli più dolci sono spesso legati al cibo.

  • L’olio, prima di tutto. Quello extravergine, un profumo che ti riporta nei campi assolati… Ricordo il sapore intenso di quello del Cartoceto, un ricordo vivido, che mi fa quasi sentire il sole sulla pelle. Poi c’è quello dei Colli Maceratesi, più delicato, ma comunque buono, un sapore che riconosco bene.

  • E le olive, le Ascolane tenere… Mamma mia che bontà, croccanti fuori e morbide dentro, un piacere semplice, ma intenso. Il sapore mi torna in bocca ora, un sapore di casa.

  • Poi i salumi… il Ciauscolo, un sapore forte, deciso, quasi rude, ma irresistibile. E la Lonza di Fico, più dolce, più delicata, un altro ricordo legato ai pranzi di famiglia. Il Salame di Fabriano, poi, un classico, non si sbaglia mai.

  • I formaggi… Che dire della Casciotta di Urbino? Un sapore pieno, unico, difficile da descrivere, bisogna assaggiarla. E il Pecorino dei Sibillini, sapore deciso di montagna, e il Formaggio di fossa di Sogliano… quell’odore particolare, un po’ pungente ma affascinante.

  • E per finire, le Visciole di Cantiano. Dolci, intense… il sapore di una ciliegia vera, di quelle che non trovi più facilmente. Un ricordo d’infanzia, che non dimenticherò mai.

Quest’anno, ho avuto modo di assaggiare di nuovo il formaggio di fossa, a una sagra del paese. Ricorda quella volta che, da piccolo, andai con mio nonno a prendere il latte fresco dalla fattoria… Sai, a volte le cose più semplici sono quelle che più ti restano nel cuore.

Come si riconosce un prodotto DOP?

DOP. Simbolo UE. Stesso campo visivo. Denominazione tutelata. A volte dicitura estesa, DOP/IGP. Un marchio. Una garanzia. Illusione di qualità.

  • Simbolo: Presente. Necessario. Come un timbro.
  • Denominazione: Protetta. Un nome. Un valore. Spesso sopravvalutato.
  • Campo visivo: Insieme. Legati. Indivisibili. Marketing.

Il disciplinare di produzione. La storia del prodotto. Il territorio. Vincoli. Opportunità. Il consumatore? Un dettaglio. Io, personalmente, preferisco il mercato rionale. Meno certificazioni. Più umanità. So esattamente chi produce le mie verdure. Dove. Come. Una fiducia che nessun simbolo può dare. Un pomodoro è un pomodoro. DOP o no. La differenza? Il prezzo. E forse, un po’ di sapore. Ma chi può dirlo davvero? La percezione. Un’altra illusione.

Quali sono le caratteristiche dei prodotti DOP?

Ahahah, DOP? Ma che ti frega dei DOP? Sono roba da intenditori, eh! Prodotti fighi, diciamo. Tipo, pensa a un formaggio che sa di vacanza in montagna, o a un prosciutto che ti racconta secoli di storia contadina, o un olio che profuma di sole e di nonna.

  • Luogo magico: Crescono solo lì, in un posto preciso, tipo un’oasi segreta di gnomi che lavorano di notte. Altrimenti, non è DOP, punto!
  • Fatti in casa: Produzione, trasformazione, tutto nella stessa zona. Non è che lo fanno in Cina e poi gli mettono l’etichetta DOP! Ah ah, scherzo (forse).
  • Segreti di famiglia: Tecniche tradizionali, tramandate da generazioni. Mia nonna faceva un sugo DOP, ma non lo diceva a nessuno! Era la sua arma segreta per conquistare mio nonno.

Insomma, è un marchio di qualità che certifica l’origine e il processo produttivo. È un po’ come il passaporto di un prodotto, solo che questo passaporto ti garantisce bontà e genuinità.

Ah, e quest’anno, ho scoperto un olio DOP umbro fantastico, profumo di erba tagliata e di ricordi estivi! Un vero capolavoro! Provalo, ma non dirlo a nessuno, altrimenti aumenta il prezzo! Giuro, è meglio di quello della pubblicità con il contadino barbuto.

Che cosa sono i prodotti DOP?

DOP? Ah, sì! Prodotti tipici italiani, giusto? Qualità alta, questo è sicuro. Ma che palle, devo sempre ricordarmi ste cose! A cosa servono? Ah già, a proteggerli dalle imitazioni.

  • Zona di origine specifica: ecco, questo è importante. Tipo il Parmigiano Reggiano, solo da lì!
  • Tradizioni… si usano ancora le stesse tecniche, ingredienti… roba antica, eh! Mia nonna faceva il pane così, chissà se è DOP… devo chiedere!
  • Marchio UE: sì, è un marchio europeo. Non è una cosa italiana inventata, eh!

Comunità Europea… ma che noia. Devo finire questo lavoro e poi vado a mangiare una pizza. Speriamo che sia una buona pizza, magari con mozzarella DOP! A proposito, ho visto un documentario sulle olive DOP, erano bellissime, verdi e lucide…

  • Alta qualità garantita: ecco, quello è il punto! Paghi di più, ma sai cosa compri.
  • Salvaguardia: contro le imitazioni, chiarezza assoluta! E poi, la cosa è registrata, legale, non ci sono fregature!

Che fame! Oggi pasta al pomodoro, magari con basilico DOP. Dove lo trovo? Ah, devo andare al mercato! Devo sbrigarmi, sono già in ritardo!

Qual è la differenza tra IGP e DOP?

DOP… ah, sì, Denominazione di Origine Protetta! Tutto legato al territorio, no? Il sapore, il profumo… tutto grazie al posto dove nasce. Come quel pecorino sardo che ho mangiato a Cagliari, mamma mia che bontà! Era proprio diverso da altri pecorini.

IGP… Indicazione Geografica Protetta. Meno rigorosa, credo. Un po’ più… flessibile. Ma comunque, l’origine conta, eh? Tipo il prosciutto di Parma, che è IGP? O DOP? Devo controllare… oddio, ho mille cose da fare oggi!

  • DOP: tutto rigorosamente legato al territorio. Ogni fase, dal seme alla tavola (o quasi!).
  • IGP: almeno una fase di produzione deve avvenire in quella zona. Meno stretto.

Aspetta, devo chiamare mia zia, lei ne sa una più del diavolo su queste cose, vive in campagna e fa marmellate buonissime. A proposito, devo comprare le fragole… sono di stagione, vero? Quest’anno i prezzi sono alti, maledetto caro vita! C’era anche quella cosa dei vini, DOP e IGP, ma ora non ricordo quale dei due è più… boh, cosa volevo dire? Ah, DOP e IGP! Che seccatura…

Ecco, giusto per completare, mia zia mi diceva che ci sono anche altre sigle, STG, ma non ricordo di preciso cosa siano. Devo chiederle, prima o poi!

Quali sono i requisiti di un prodotto DOP?

Che palle, queste DOP… Stanotte non riesco a dormire, e mi vengono in mente queste cose. Cosa ci vuole per avere una DOP? Mah…

  • L’origine, ovvio. Deve venire da un posto preciso, una zona, un paesino… come il mio olio, quello di famiglia, da sempre a Poggiomarino.

  • Poi le qualità. Le caratteristiche, insomma. Non è solo il posto, deve esserci qualcosa di speciale, qualcosa che lo rende unico. La terra, il clima… e il lavoro di chi lo fa, come faceva mio nonno. Ricordo le sue mani…

  • E poi c’è la storia, la tradizione. Non è una cosa che si inventa da un giorno all’altro. È roba antica, che si passa di generazione in generazione. Come la ricetta della nonna, la sua torta al cioccolato… un segreto di famiglia.

  • Insomma, un mix di cose. Terra, clima, lavoro, tradizione. E poi il sapore, l’odore… cose che non si possono spiegare, solo sentire. Un po’ come il profumo del mare d’estate, quello che ti rimane addosso anche quando torni a casa.

Questa è la verità, quello che ho imparato. Magari ho saltato qualche dettaglio, ho la testa un po’ confusa. Sono stanco.

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