Quanto deve incassare un piccolo alimentare?
Un piccolo negozio di alimentari ha un margine lordo medio tra il 20% e il 30%. Questo significa che su un fatturato mensile di, ad esempio, 20.000€, lutile lordo potrebbe aggirarsi intorno ai 5.000€, calcolando un margine del 25%. Leffettivo incasso dipende quindi da variabili specifiche dellattività.
La redditività del piccolo alimentari: un’analisi approfondita
Il sogno di molti imprenditori è quello di aprire un piccolo negozio di alimentari di quartiere, un luogo di incontro e di approvvigionamento per la comunità. Ma la realtà dei numeri spesso si scontra con le aspirazioni romantiche. Quanto deve incassare un piccolo alimentari per essere considerato profittevole? La risposta, purtroppo, non è un semplice numero. La redditività di un’attività di questo tipo dipende da una complessa interazione di fattori, rendendo ogni caso uno studio a sé stante.
Un’indicazione generale, tuttavia, può essere fornita. Il margine lordo, ovvero la differenza tra il ricavo delle vendite e il costo del venduto, si attesta solitamente tra il 20% e il 30% per un piccolo alimentari. Questo significa che su un fatturato mensile di 20.000€, ad esempio, l’utile lordo potrebbe variare tra i 4.000€ e i 6.000€, a seconda del margine effettivamente raggiunto. Considerando un margine medio del 25%, l’utile lordo si aggirerebbe intorno ai 5.000€.
Ma questo è solo l’inizio del discorso. L’utile lordo, infatti, non rappresenta l’utile netto, ovvero il guadagno effettivo a disposizione dell’imprenditore. Dall’utile lordo devono essere detratte tutte le spese di gestione:
- Spese di personale: Salari, contributi previdenziali e oneri accessori. Questo costo varia significativamente a seconda del numero di dipendenti e del contratto collettivo applicato.
- Affitto: Il costo dell’immobile, spesso una voce di spesa significativa, soprattutto nelle zone più centrali e trafficate.
- Utenze: Luce, acqua, gas, telefono e internet rappresentano un costo fisso da considerare.
- Imposte e tasse: IVA, IRPEF, IMU e altri tributi incidono in modo rilevante sulla redditività.
- Spese di manutenzione e riparazione: Il mantenimento degli impianti e delle attrezzature è fondamentale per il buon funzionamento del negozio.
- Costi di marketing e pubblicità: Seppur spesso sottovalutati, sono cruciali per attrarre e fidelizzare la clientela.
- Amministrazione e contabilità: Costi legati alla gestione amministrativa e alla tenuta della contabilità.
Solo sottraendo tutte queste voci dall’utile lordo si ottiene l’utile netto, che rappresenta il reale guadagno dell’attività. È quindi possibile che un negozio con un fatturato di 20.000€ registri un utile netto significativamente inferiore ai 5.000€, o addirittura una perdita, se le spese di gestione sono particolarmente elevate.
In conclusione, non esiste un incasso “magico” che garantisca il successo di un piccolo alimentari. La chiave del profitto sta in una gestione oculata delle spese, in una precisa strategia di acquisto e di pricing, nell’offerta di prodotti di qualità e, soprattutto, nella capacità di fidelizzare la clientela attraverso un servizio eccellente e un’attenzione personalizzata. Un’attenta pianificazione aziendale, con un business plan dettagliato, è quindi fondamentale prima di avviare un’attività di questo tipo, per valutare la fattibilità economica e la potenziale redditività nel contesto specifico in cui si intende operare.
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