Chi ha parlato di lifelong learning?

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Ah, il lifelong learning! LUNESCO ne parlava già nel 72, eh? Che visione lungimirante! Io credo che sia fantastico. Immagino che non si tratti solo di imparare a leggere e scrivere, ma di continuare a crescere, di non smettere mai di essere curiosi e di reinventarsi. Unopportunità per tutti, non solo per chi ha avuto la fortuna di iniziare presto. Davvero una cosa che mi scalda il cuore.

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Lifelong learning? Ma chi l’ha inventato sto termine? L’UNESCO, pare, già nel ’72! Incredibile, no? Pensate che avanti erano! A me, sinceramente, scalda il cuore, questa idea. Non è solo imparare l’abc, eh, anche se ricordo ancora la fatica che feci con le tabelline, che incubo! È molto di più. È una fame di sapere, una voglia continua di scoprire, di mettersi in gioco, anche a cinquant’anni suonati, come me!

Ricordo mia zia Emilia, che a sessanta anni ha imparato ad usare il computer, perché voleva comunicare con i nipoti che vivono all’estero. Una forza! All’inizio era un disastro, si innervosiva, ma poi… poi è diventata una vera esperta! Questo è lifelong learning, vero? Non è una cosa da giovani, è per tutti, per chi ha avuto molte opportunità, ma soprattutto per chi, come tanti, non ne ha avute.

Io credo che sia un dovere, quasi, non smettere mai di imparare. Che senso ha, altrimenti? Stare fermi, immobili, come una pianta che non cresce più? No, no, bisogna cercare sempre qualcosa di nuovo, anche una piccola cosa, un corso di pittura, un libro di storia, qualsiasi cosa che accenda la curiosità. Magari imparerò mai a ballare il tango, ma chissà, forse un giorno ci proverò! E se anche non diventerò un ballerino professionista, almeno mi sarò divertita, no? Ecco, questo è lo spirito, questo è il vero lifelong learning.