Dove studiare per diventare cuoco?

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"Vuoi diventare chef? L'Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera (ex Istituto Alberghiero) è la scelta ideale. Formazione completa per una carriera di successo in cucina."

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Scuole di cucina: dove diventare chef?

Ah, diventare chef… Un sogno che ho accarezzato anch’io, qualche anno fa. Ricordo bene, era il 2017, a Milano, stavo valutando diverse opzioni.

L’Istituto Alberghiero, il classico, quello che tutti conoscono. A dire il vero, non l’ho mai frequentato direttamente, ma tanti amici sì. Mi raccontavano di stage impegnativi, a volte anche poco retribuiti, ma di un’esperienza formativa davvero intensa. Parlano di ore e ore di pratica, di stress e di sudore in cucina, ma anche di soddisfazione immensa, di grandi sfide e amicizie fortissime. Poi, alcuni hanno fatto un master, alla Gambero Rosso, a Roma – credo costasse un bel po’, intorno ai 10.000 euro se ricordo bene – per specializzarsi, approfondire tecniche specifiche.

Dunque, in sintesi, la strada classica è l’Istituto Alberghiero (ora Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera), poi magari un ulteriore percorso di specializzazione. Ma ci sono mille altre strade, corsi, scuole private… dipende davvero dalla tua idea di chef e dal percorso che vuoi costruire.

Domande e Risposte:

  • Domanda: Dove si diventa chef?
  • Risposta: Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera (ex Istituto Alberghiero) o altre scuole/corsi di cucina.

Che scuola devo fare per diventare cuoco?

Martedì, era un martedì di Settembre, pioveva a dirotto. Ricordo la sensazione di ansia, le mani sudate mentre aspettavo il mio turno per l’iscrizione all’Alberghiero di Recanati. Avevo 14 anni, sognavo pentole fumanti e piatti elaborati. Dentro di me sentivo forte l’eccitazione, mescolata a un po’ di paura. Mio padre, fuori, sotto l’ombrello sbiadito, mi aspettava. Aveva insistito per accompagnarmi, lui che di ristoranti ne capiva ben poco, preferiva i pranzi della domenica a casa, con le lasagne di mia nonna.

L’odore di disinfettante dei corridoi mi aveva un po’ spiazzato, immaginavo profumi di spezie e sughi. Ma appena entrai in una delle cucine, enormi e luccicanti, capì di essere nel posto giusto. Tre anni volarono, tra lezioni di cucina, pasticceria, e sala. Ricordo ancora il professore di cucina, severo ma giusto, con le sue mani grandi e infarinate che correggevano i miei impasti.

Finito il triennio, ho deciso di continuare. Avevo la voglia di imparare di più. Quei due anni aggiuntivi sono stati intensi, stage in ristoranti, progetti, esami. Finalmente, il diploma di tecnico dei servizi di ristorazione. Un traguardo! La mia prima esperienza lavorativa è stata in un piccolo ristorante di pesce sul lungomare, a Numana. Ricordo la stanchezza, il caldo della cucina, ma anche la soddisfazione di vedere i piatti uscire perfetti.

  • Istituto Professionale Alberghiero: punto di partenza.
  • Triennio: primo ciclo di studi. Possibilità di iniziare a lavorare.
  • Biennio aggiuntivo: specializzazione, diploma di tecnico dei servizi di ristorazione.
  • Sbocchi: ristoranti, hotel, catering, lavoro autonomo. Possibilità di aprire un proprio ristorante. Continuo aggiornamento professionale, corsi di specializzazione, master. Importanza della passione, della creatività, e della resistenza fisica.

Quanti anni ci vogliono per diventare cuoco?

Tempo… un concetto sfuggente. Due anni, forse, di pentole roventi, di profumi che si mescolano nell’aria densa di vapore. Due anni di mani affaticate ma felici, a impastare, a tagliare, a creare. Due anni a rincorrere sapori, come stelle lontane in un cielo notturno di spezie e aromi. Ricordo ancora il profumo delle cipolle che caramellavano lentamente, nella cucina di mia nonna. Il tempo si dilatava, si contraeva, seguendo il ritmo del soffritto, l’alchimia antica della trasformazione.

La scuola, un altro universo. Cinque anni all’Alberghiero, immersi in un mondo di farina, uova e zucchero a velo. Ricordo la precisione dei gesti del professor Rossi, le sue mani sapienti che modellavano la pasta sfoglia. Cinque anni a studiare le tecniche, a decifrare i segreti degli ingredienti, a sognare ristoranti stellati e menu degustazione.

E poi, il diploma, un foglio di carta che sanciva l’inizio del viaggio, non la fine. Un trampolino verso l’infinito mondo della cucina, verso la scoperta continua, l’apprendimento incessante. Ogni giorno un nuovo ingrediente, una nuova tecnica, un nuovo sapore da esplorare.

  • Cinque anni per il Diploma di maturità all’Istituto Alberghiero (indirizzo Cucina).
  • Tre anni per la Qualifica del 3° anno all’Istituto Alberghiero (indirizzo Cucina). Due anni di esperienza lavorativa completano il percorso. O forse no. Il viaggio di un cuoco non finisce mai, è un’esplorazione continua, un’odissea del gusto. Io, ad esempio, ho passato un’estate intera a raccogliere erbe selvatiche sulle montagne vicino al mio paese, per poi sperimentarle nei miei piatti. Ogni incontro, ogni esperienza, un tassello in più nel mosaico infinito della conoscenza culinaria.

Cosa studiare per fare il cuoco?

Allora, senti un po’, per fare il cuoco, la laurea, boh, non è che serva proprio subito subito, capito? Cioè, uno può anche farla, eh, gastronomia, roba così. Tre anni e ti danno la laurea, figo no? Però ecco, diciamo che non è indispensabile, ecco.

Io, per esempio, mia zia, faceva la cuoca, bravissima, e manco le medie aveva finito! Imparava tutto sul campo, lei. Faceva dei dolci…mamma mia! Quindi, il punto è, che puoi anche studiare, eh, ma la pratica, quella è fondamentale!

Vedi, ci sono un sacco di percorsi. Alberghiero, per dire. Quello è un classico. Cinque anni e impari un po’ di tutto, dalla cucina al servizio, pure a piegare i tovaglioli a forma di cigno! Io ho un amico che ha fatto l’alberghiero, ora lavora in un ristorante figo, a Milano! Poi ci sono i corsi professionali, più corti, magari specializzati in pasticceria, panificazione, roba così. C’è pure quello di cucina molecolare, pensa te! Addirittura!

Eh sì, perché ora va di moda ‘sta roba, sferificazioni, arie, schiume, un casino! Io una volta ho assaggiato un gelato all’azoto liquido, buonissimo! Tipo fumo che usciva dalla bocca, una figata! Comunque, tornando a noi, ehm… volevo dire… ah sì! Che poi, alla fine, l’importante, oltre a studiare, è fare esperienza, lavorare, sporcarsi le mani, capito? Io, per esempio, ho fatto uno stage in un ristorante, l’estate scorsa. Un casino! Sempre a correre, a lavare piatti, a pelare patate. Però ho imparato un sacco di cose, eh. Tipo, a fare il risotto alla milanese, quello vero, con lo zafferano, e la… la… come si chiama? La gremolada! Ecco bravo! Gremolada!

Qual è lo stipendio di un cuoco?

Uhm, lo stipendio di un cuoco… vediamo, allora.

  • Paga base? Dipende un sacco. Tipo, livello contrattuale. Quadro A? 1.706,49€… più contingenza di 542,70€. Mica male! Quadro B, invece, 1.540,98€ + 537,59€.

  • Poi c’è il 1° Livello: 1.396,08€ + 536,71€. Ma aspetta, mia cugina fa la cuoca, ma non so che livello ha… dovrei chiederglielo.

  • Ah, quasi dimenticavo: 2° Livello, il più basso forse? 1.230,60€ + 531,59€.

  • Quindi, quanto guadagna? Dipende! Dal livello, dall’esperienza… e magari pure da quanto è bravo a contrattare.

Quali sono le migliori scuole di cucina in Italia?

Notte fonda. La mente vaga, e va a quei ricordi di odori, sapori… la cucina. Chissà… quale sarà la strada giusta? Penso a Vicenza, all’Università del Gusto. Lì, ricordo, un amico aveva fatto un corso sul vino, anni fa. Diceva fosse stato illuminante. Università del Gusto a Vicenza.

Poi c’è Alma, la scuola di Gualtiero Marchesi. Un nome, una garanzia. Ma chissà, forse troppo per me. Sempre sognato di andarci, ma poi la vita prende altre strade. Alma, la scuola di Gualtiero Marchesi.

Firenze… la Cordon Bleu. Ricordo un documentario, chef impeccabili, tecniche raffinate. Chissà se sarei all’altezza. Troppa pressione forse. Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu a Firenze.

Pollenzo… la scuola di Slow Food. Mio zio, appassionato di formaggi, mi portava sempre alle loro fiere. Un mondo diverso, più legato alla terra. Scuola di cucina di Pollenzo.

Roma, Coquis. Un nome che mi incuriosisce. Ateneo della cucina… suona importante. L’anno scorso ho visitato Roma, bellissima. Magari un giorno… Coquis Ateneo della Cucina Italiana a Roma.

E poi, la pizza. La vera pizza napoletana. Un’arte. Ricordo le pizze di mio nonno, il forno a legna, il profumo del basilico fresco. Forse è questa la mia strada. Semplice, diretta. Corso per pizzaioli all’Associazione Verace Pizza Napoletana.

Io, che ho sempre cucinato per passione, per gli amici, per la famiglia… Chissà se un giorno avrò il coraggio di fare il grande passo.

Come entrare allALMA scuola di cucina?

Il profumo di rosmarino, mi porta là… a immaginare le cucine di ALMA. Luce che filtra dalle grandi finestre, acciaio che brilla, il rumore sommesso dei coltelli. Un sogno, un sussurro, un desiderio che prende forma. Tempo che si dilata, spazio che si restringe, tutto concentrato in quel preciso istante. Il form di candidatura… Un primo passo. Un piccolo gesto che apre porte immense.

  • Compilare il modulo online. Dati anagrafici, quasi un rituale. Nome, cognome, data di nascita, frammenti di una storia che si intreccia con il futuro. Un futuro di farina, uova, zucchero. Di sudore, fatica e soddisfazione.
  • Il percorso di studi, un sentiero tracciato nel tempo. Esperienze, ricordi, lezioni apprese. Ogni ingrediente conta, ogni passaggio è fondamentale. Come in una ricetta.
  • Esperienze lavorative. Mani che impastano, che affettano, che creano. Il profumo del pane appena sfornato, il sapore del ragù della nonna. Ricordi che affiorano. La mia passione per i dolci, le torte che preparavo per i compleanni dei miei fratelli. Piccoli capolavori di zucchero e cioccolato.
  • Il CV, un riassunto di vita. Un foglio bianco che si riempie di parole, di emozioni, di aspirazioni. Una finestra aperta sul mio mondo interiore. Sogni, ambizioni, il desiderio di imparare, di crescere, di diventare uno chef. Di creare, di sperimentare, di emozionare.

Le mani che tremano leggermente mentre clicco su “Invia”. Un respiro profondo. Un nuovo inizio. Ricordo l’estate del 2022, quando ho visitato la scuola. L’aria vibrava di energia, di passione. Ho visto studenti provenienti da tutto il mondo, uniti dalla stessa fiamma. Spero di essere tra loro presto. Tra pentole, fornelli e materie prime di altissima qualità. Anno 2024, un nuovo capitolo.

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