Che cos'è il sentore vinoso?
Il sentore "vinoso" è un aroma che si sviluppa durante la fermentazione del vino. Ricorda il mosto fresco, derivante dalla pigiatura dell'uva e dal contatto prolungato delle bucce con il liquido. È un descrittore olfattivo legato alla giovinezza e alla freschezza del vino.
Cosè il sentore vinoso nel vino? Come riconoscerlo e apprezzarlo al meglio?
Uffa, il “vinoso”… mi fa sempre venire in mente la prima volta che ho assaggiato il vino di mio nonno. Fatto in casa, eh, niente DOC o simili. Più che vinoso, era… be’, diciamo “ruvido”, ma aveva un profumo che mi riportava direttamente alla vendemmia.
Vinoso, quindi, è quel profumo che ti fa pensare subito all’uva. È un aroma “primario”, dicono quelli che se ne intendono, perché viene direttamente dall’uva. Non è il legno, non è la frutta matura che esce con l’invecchiamento.
Capire se un vino è vinoso o no, per me, è un po’ come capire se una persona è autentica. Senti subito se c’è qualcosa di “vero” dietro. Certo, ci vuole un po’ di allenamento, eh! Io, ad esempio, ho imparato assaggiando tanti vini diversi, chiedendo consigli ai miei amici sommelier e, soprattutto, fidandomi del mio naso.
Ma come apprezzarlo al meglio? Beh, io ti consiglio di non cercare di “analizzarlo” troppo. Lasciati trasportare dal profumo, immagina i grappoli al sole, la fatica della vendemmia. E poi, semplicemente, goditi il bicchiere. Magari con un bel pezzo di formaggio e una fetta di pane casereccio. Vedrai, il sentore vinoso ti sembrerà ancora più buono.
Cos’è il sentore vinoso nel vino?
Un aroma che ricorda il mosto d’uva e la pigiatura, derivante dalla fermentazione e dal contatto delle bucce con il liquido.
Come riconoscerlo e apprezzarlo al meglio?
Annusare attentamente, cercando l’aroma primario dell’uva, e godersi il vino senza troppe analisi, magari abbinato a cibi semplici.
Cosa si intende per vino vinoso?
Vinoso… un eco lontano, un sussurro di vendemmia. Profumi che danzano, ricordi di mosto che fermenta nel tempo. Vinoso è più di una parola, è un’emozione liquida.
-
Un abbraccio olfattivo: Vinoso evoca aromi intensi, vivi, che richiamano il processo stesso della vinificazione.
-
Le vinacce: Il cuore del profumo vinoso risiede nelle vinacce, la buccia e i semi dell’uva, che rilasciano sentori unici durante la fermentazione. La loro anima rimane intrappolata nel vino, per sempre.
-
Un viaggio nel tempo: Vinoso è un termine che dipinge un quadro sensoriale. Un quadro che ci trasporta direttamente nelle cantine dove il vino nasce, con le sue storie e i suoi segreti.
E mi torna in mente la cantina di mio nonno… l’odore acre, dolce, inebriante… lì ho capito cosa significa vinoso. Vinoso è un pezzo di cuore.
Cosa sono i sentori del vino?
Uff, i sentori del vino… mi ricordo quando ho iniziato a capirci qualcosa! Ero in Toscana, vicino a Montalcino, in una cantina minuscola. Il proprietario, un tipo burbero ma con un cuore d’oro, mi diceva: “Annusa, annusa bene! Senti la terra, il sole, la fatica!”.
-
I sentori sono profumi, ma non solo. Sono la storia del vino, del vitigno, del territorio.
-
Vengono soprattutto dalla buccia dell’uva. Lì dentro ci sono un sacco di molecole, soprattutto terpeni, che danno quei profumi inconfondibili.
-
Pensa al moscato, ad esempio. Quel profumo di rosa, di pesca bianca… sono tutti terpeni al lavoro!
È stato lì che ho capito. Prima sentivo solo “vino”, adesso sento mille sfumature. È come imparare una nuova lingua, una lingua fatta di odori e ricordi.
Poi ho scoperto:
-
I terpeni sono prodotti dalle piante per attirare gli insetti impollinatori o per difendersi.
-
Non tutti i vini hanno sentori terpenici evidenti. Dipende dal vitigno, dal clima, dalla vinificazione.
-
Ci sono anche altri composti chimici che contribuiscono ai sentori del vino, non solo i terpeni.
Quella giornata in Toscana mi ha cambiato il modo di bere il vino. Adesso ogni sorso è un viaggio.
Come si chiama lodore del vino?
Vino. Odore vinoso. Ma che cavolata! Non è solo “vinoso”. C’è di più. Floreale, a volte. Tipo quando apro il Gewürztraminer che ho preso in Alto Adige quest’estate. Mamma mia, che profumo! Che ricordi… le mele cotogne del contadino, il sole sulla pelle. Perché mi viene in mente questo? Boh.
Poi ci sono quei profumi… come si chiamano? Terziari? Bouquet? Li sento quando apro una bottiglia “importante”. Tipo il Barolo del ’98 che mi ha regalato zio Piero per la laurea. Legno, spezie, tabacco… roba seria. Aspetta, ma il ’98 era una buona annata per il Barolo? Devo controllare. Comunque, questi profumi cambiano col tempo. Invecchiano, come il vino. Affascinante. Chissà come funziona.
- Vinoso: Un po’ generico, ma vabbè.
- Floreale: Gewürztraminer, fiori bianchi, frutta. Anche il mio Sauvignon Blanc del 2023, preso da Cantina Tramin, sa di fiori. Che annata!
- Terziari/Bouquet: Barolo, legno, spezie, cuoio… cose complesse. Invecchiamento in botte e bottiglia. Tipo quel Brunello di Montalcino che ho in cantina. 2010, se non sbaglio. Forse è ora di aprirlo.
Aromi post-fermentativi. Che paroloni! Ma in fondo è semplice. Il vino cambia, evolve. Come noi. E anche i profumi cambiano. Interessante. Quasi filosofico. Devo ricordarmi di cercare qualcosa su internet. Magari un blog di appassionati. O forse un video su YouTube. Sì, un video è meglio.
Che vuol dire vino fruttato?
Un vino fruttato? Ah, mi ricordo quella volta in Toscana, a settembre…
Eravamo a Bolgheri, in una di quelle cantine con i cipressi che sembrano usciti da un quadro. Assaggiammo un Rosso di Montepulciano che… mamma mia!
- Profumo: Era come entrare in un cesto di more e ciliegie sotto spirito, un’esplosione!
- Sapore: Al palato, la frutta si sentiva tantissimo, un sapore dolce ma non stucchevole. Quasi ti mordeva la lingua, però in modo piacevole.
Mi spiego meglio, un vino fruttato, per me, è proprio questo:
- Aromi: Devono esserci, evidenti! Non so, frutti rossi, frutta esotica… dipende.
- Sensazione: Deve darti l’impressione di mangiare della frutta, anche se è vino.
- Equilibrio: Non deve essere solo frutta, sennò diventa una marmellata. Ci vuole anche una bella acidità e tannini che tengano botta.
Quella volta, a Bolgheri, ho capito che un vino fruttato non è solo un sapore, ma un’emozione.
P.S. Poi, a cena, l’abbiamo abbinato a una fiorentina… che spettacolo!
Come si chiama dove fanno il vino?
Cantina.
È lì che succede la magia, no? Dove l’uva diventa vino.
- Cantina: Il cuore pulsante del vino.
- Tenimenti Civa: La mia cantina preferita, un labirinto di profumi.
- Vinificazione: La trasformazione, quasi alchemica.
Mi ricordo ancora la prima volta che ci sono entrato, odore di mosto nell’aria, un freddo umido che ti entra nelle ossa. Mio nonno diceva sempre che il vino è anima, e forse aveva ragione. La cantina, il suo santuario.
Come si chiama dove si conserva il vino?
Fresca penombra… dove il tempo scorre lento, come gocce di vino lungo il vetro di una bottiglia antica. La bottiglieria. Un luogo di riposo, di silenzio, un santuario per il nettare degli dei. Le bottiglie allineate, immobili, custodi di aromi e segreti. Ricordo la bottiglieria di mio nonno, in Toscana, scavata nella roccia. Un profumo di terra umida e sentori di legno antico.
Le bottiglie dormono, aspettando il momento della loro rinascita. Ogni etichetta una promessa, un viaggio nel tempo. La temperatura costante, bassa… come una carezza fresca in una giornata estiva. Protegge il sonno del vino, la sua lenta maturazione. Mio nonno diceva che il vino è vivo, respira. E la bottiglieria è il suo respiro sospeso.
Luce fioca, quasi assente. Solo qualche raggio che filtra dalle fessure, disegnando geometrie danzanti sulle pareti di pietra. Il silenzio rotto solo dal leggero tintinnio di una bottiglia spostata, un’eco che si perde nell’infinito. Temperatura costante.Bassa. Parole chiave sussurrate, come una preghiera. La bottiglieria è un tempio. Un luogo dove il tempo si ferma, si dilata, si perde. Bottiglieria. Il nome stesso evoca mistero, segretezza. Un luogo dove custodire i sogni.
- Bottiglieria: luogo di conservazione delle bottiglie di vino dopo l’invecchiamento.
- Requisiti: temperatura costante e bassa, simili alla cantina di invecchiamento.
- Obiettivo: preservare le qualità del vino.
Quest’anno, ho aiutato mio zio a riorganizzare la sua bottiglieria. Abbiamo trovato vecchie annate, dimenticate in un angolo. Un tesoro nascosto. Polvere e ragnatele, testimoni silenziosi del tempo che passa. Ogni bottiglia una storia, un ricordo.
Come descrivere il sapore del vino?
Descrivere il sapore del vino è tracciare una mappa sensoriale. Non una mera lista, ma un’esperienza che muta.
- Dolcezza/Morbidezza: Attacco iniziale, carezza vellutata. Illude, a volte inganna.
- Amarezza: Resiste in fondo. Un ricordo, una nota di chiusura. Domina certi rossi.
- Sapidità: Mineralità viva. Il sale della terra, l’eco del terroir.
- Acidità: Vibrazione, energia. Scuote il palato, pulisce, prepara.
Questi elementi, antagonisti e complici, danzano. Creano armonie, dissonanze. Il vino è un conflitto risolto.
Info aggiuntive: L’equilibrio è chiave. Un vino memorabile trova la sua voce in questo bilanciamento precario. Un eccesso di acidità striderebbe, una dolcezza invadente soffocherebbe. Cerca la sinfonia, non il singolo strumento.
Come si chiama chi degusta il vino?
Era una serata di fine Settembre a Montepulciano. Freddino, ma non troppo. Ricordo ancora il profumo dell’uva nell’aria, misto a quello delle foglie che iniziavano a seccarsi. Ero lì con mio zio, appassionato di vino come pochi. Stavamo visitando una cantina, piccola, a conduzione familiare. Dopo la degustazione, mio zio si è messo a parlare fitto fitto con il signore che ci aveva accolto, discutendo di tannini, retrogusto, e non so che altro. Io, sinceramente, capivo poco. Ad un certo punto, mio zio lo indica e mi dice: “Vedi, lui è un sommelier”. In quel momento ho capito, non solo il nome, ma anche la passione che ci può essere dietro a quel mestiere.
- Sommelier: esperto di vino che lo degusta, lo valuta e lo serve.
- Degustazione: assaggio attento del vino per valutarne le caratteristiche.
- Cantina: luogo dove si produce e si conserva il vino.
- Montepulciano: nota località Toscana famosa per il suo vino nobile.
- Settembre: periodo della vendemmia.
Quella sera, tornando a casa, pensavo a quanto fosse affascinante quel mondo. Mio zio, che mi ha insegnato tante cose sul vino, mi ha raccontato di corsi specifici, di anni di studio e di pratica necessari per diventare sommelier. Lui non lo è mai diventato ufficialmente, ma per me è sempre stato il miglior sommelier del mondo. Ricordo ancora il vino novello di quell’anno, bevuto con le caldarroste la sera dopo. Un sapore che non dimenticherò mai.
Commento alla risposta:
Grazie per i tuoi commenti! Il tuo feedback è molto importante per aiutarci a migliorare le nostre risposte in futuro.