Come si chiama quello che produce il vino?

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Vinificatore: l'artefice del vino. Dalla vigna alla bottiglia, guida l'intero processo produttivo, garantendo qualità ed eccellenza. Un ruolo chiave nel mondo enologico.

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Chi produce il vino? Scopri il nome del professionista vinicolo!

Mmmh, la domanda sul chi fa il vino… mi fa pensare a mio zio, Giovanni. Lui, a San Gimignano, in Toscana, (estate 2018, se ricordo bene, spendeva una fortuna per i trattamenti… forse 1500 euro a ettaro? Boh!) si occupa della sua piccola vigna. Lui è un vinificatore, credo si chiami così.

Gestisce tutto, dalla potatura alla vendemmia. Ricordo la fatica, il sudore, l’odore intenso dell’uva schiacciata… Un lavoro duro, ma la passione nei suoi occhi, quando parla del suo Chianti Classico… beh, è qualcosa di speciale.

Infatti, il vinificatore, a quanto ho capito, non è solo chi fa il vino, ma chi lo cura. Supervisiona ogni fase: dalla coltivazione dell’uva alla scelta dei lieviti, alla fermentazione, all’affinamento in botte… e poi l’imbottigliamento.

Un mestiere complesso, dove esperienza e conoscenza sono fondamentali. Un po’ come un artista, che crea una sua opera, bottiglia dopo bottiglia. Non è solo un lavoro, è una vocazione.

Come si chiama chi produce vino?

Vinificatore.

  • Il cuore del vino: Trasforma l’uva in nettare.
  • Dalla vigna alla bottiglia: Supervisiona ogni fase.
  • Arte e scienza: Conoscenza profonda e intuito.

Informazioni aggiuntive: Il vinificatore non è solo un tecnico. È un interprete del territorio, un custode delle tradizioni, un innovatore audace. La sua firma è in ogni sorso. Ricordo quando mio nonno, vinificatore da generazioni, mi spiegava che il vino “parla” se lo sai ascoltare.

Come si chiama quello che fa i vini?

Ah, il tipo che fa il vino? L’enologo, ecco come si chiama.

Mi ricordo quando andai a una degustazione in Toscana, vicino a Montalcino, era ottobre dell’anno scorso. C’era questo enologo, Massimo, un tipo con la barba incolta e le mani sporche di terra. Parlava del vino come se fosse un figlio. Non so, era una cosa… sentivi proprio la passione.

  • Enologo: la parola chiave, insomma.
  • Passione: senza quella, non esce un buon bicchiere.
  • Comunicazione: Massimo, per esempio, era bravissimo a spiegare anche ai profani come me.

Mi ha spiegato che oggi non basta solo “fare il vino”. Devi saperlo vendere, raccontare la storia dietro ogni bottiglia. Un casino, in realtà, ma affascinante. E poi, che dire, il Brunello era squisito!

Come si chiama quello per fare il vino?

Uva… pigiatura… Giusto? O forse diraspatura prima? Mah. Che casino. Ieri ho visto Giovanni in cantina, tutto impolverato. Anche io una volta ho provato a fare il vino col nonno, da piccolo. Ricordo l’odore forte, quasi aspro. Che poi, chi decide cosa fare? L’enologo, credo. O il viticoltore? Boh. Comunque… pigiatura, diraspapigiatura, fermentazione… Azz, quanti passaggi! Aspetta… macerazione! Quella è importante per il colore, mi pare. Tipo per il rosso che piace a mia sorella, quello forte. Cabernet Sauvignon? Sì, quello. Poi c’è l’invecchiamento… botti di legno, acciaio… Mamma mia, una scienza! Io una volta ho assaggiato un vino direttamente dalla botte, con zio Piero, nella sua cantina. Che sapore… legno e… frutta? Non mi ricordo bene. Comunque, alla fine imbottigliamento e… etichetta! Quella la disegnavo io da piccolo, per gioco. Che bei ricordi.

  • Pigiatura: Schiacciare l’uva. Fondamentale.
  • Diraspatura: Togliere i raspi. Prima o dopo? Non ricordo.
  • Fermentazione: Trasformare il mosto in vino. Magia!
  • Macerazione: Colore e… roba varia. Importante!
  • Invecchiamento: Botti, acciaio… questione di gusti.
  • Imbottigliamento: Tappo e via!
  • Etichetta: Quella la so fare anch’io. Quasi.

Giovanni usa le botti di rovere francese, dice che sono le migliori. Io non ci capisco molto. Però il suo vino è buono, lo bevo sempre a Natale. Quest’anno ne ha fatto uno nuovo, con uve di… Merlot? No, forse Sangiovese. Vabbè, glielo chiederò. Ah, dimenticavo! La svinatura! Togliere il vino dalle vinacce. Altro passaggio fondamentale. E poi la filtrazione, per togliere le impurità. Che fatica! Meglio comprarlo già fatto. Anche se… l’idea di farlo da solo… un giorno… chissà.

Come si chiama chi lavora con il vino?

Enologo, certo! Ma cavolo, quanti tipi di lavoro ci sono nel vino, eh? Non solo enologi… Sommelier, certo, quello che conosce i vini, li descrive… Poi ci sono i vignaioli, quelli che lavorano la vigna… Mamma mia, quanta fatica! E poi gli addetti alla vendemmia… Ricordo la vendemmia del 2023 a casa di mio zio, un casino! Uva dappertutto!

  • Enologi: L’enologo è il cervello dietro al vino, crea l’identità del vino.
  • Vignaioli: Sono quelli che curano la vite, la terra, il lavoro duro.
  • Sommelier: La faccia del vino, quello che lo spiega e lo fa apprezzare. Anche mio cugino fa il sommelier! Un gran lavoratore.
  • Addetti alla vendemmia: forza lavoro indispensabile, spesso stagionale.

Ah, già! Quest’anno ho visto un documentario… Dicevano che le capacità comunicative sono fondamentali ora, per vendere il vino. Marketing, insomma. Che palle.

  • Capacità comunicative: cruciali per la vendita e il successo.

Quindi… enologo, ma è un mondo, eh! Non è solo fare il vino! È un sacco di robe. Devo ricordarmi di chiamare mio cugino, magari mi dice qualcosa di più sul suo lavoro di sommelier…

Come si chiamano le aziende che fanno il vino?

Azz! Aziende che fanno il vino? Semplice: cantine! O aziende vinicole, se vogliamo fare i fighi. Tipo quelle con le botti grandi come monolocali milanesi, dove invecchiano nettari divini che costano quanto un rene. Certo, poi ci sono anche le cantinette… ma lì si parla più di collezionisti ossessivo-compulsivi con scorte per sopravvivere all’apocalisse.

E mica finisce qui! Per darsi un tono, alcuni si definiscono produttori, viticoltori… che fa molto io-sono-uno-che-ci-capisce, con tanto di baffi importanti e gesticolazioni teatrali mentre descrivono il “bouquet” del loro Cabernet. Ah, quasi dimenticavo! Se poi l’azienda è di dimensioni ciclopiche, tipo che produce vino a ettolitri come se fosse acqua minerale, allora parliamo di gruppo vinicolo. Roba da far impallidire perfino Bacco!

  • Cantine: il classico, intramontabile.
  • Aziende vinicole: un po’ più formale, ma sempre efficace.
  • Produttori/Viticoltori: per chi vuole darsi un tono.
  • Gruppo vinicolo: i giganti del settore, quelli che se starnutiscono fanno tremare il mercato.

Io, personalmente, ho una zia che fa il vino in cantina. Niente di che, giusto qualche damigiana per uso familiare. Però giura che il suo Merlot batte qualsiasi Château Lafite. Sarà… ma a me sembra più un aceto balsamico particolarmente aggressivo! Comunque, mi ha insegnato un trucco infallibile per riconoscere un buon vino: se dopo il primo bicchiere non vedi più doppio, allora non è abbastanza forte! 😉

Come si chiama dove fanno vino?

Cantina. Trasformano l’uva lì.

  • Vinificazione: Il succo si fa alcolico, mistero antico.
  • Tenimenti Civa: Organizzazione precisa, spazio diviso per ogni fase. Nulla è lasciato al caso, nemmeno l’errore. La casualità, in fondo, non esiste.
  • Differenza: Non chiamarla azienda agricola. La cantina è alchimia, l’azienda produce. Sfuma sottile, peso specifico immenso.

Un bicchiere vuoto, un’eco di risate passate. Il vino è ricordo, oblio programmato.

Come si chiama dove si conserva il vino?

Cantine, cantine, cantine… Quella di mio zio Giovanni, a San Gimignano, era un buco magico. Luglio 2023. Ricordo il profumo di terra umida, muschio e… vino. Un odore intenso, che ti entrava nelle ossa. Aria fresca, nonostante il sole estivo che picchiava fuori. Era una cantina antica, scavata nella roccia, con le botti di legno disposte in modo disordinato, quasi a voler preservare un segreto. Un labirinto di corridoi stretti e bassi, dove dovevi stare attento a non sbattere la testa. Ero un bambino, ma ricordo la sensazione di mistero, di qualcosa di prezioso custodito gelosamente.

Poi c’era la bottiglieria. Separata, ma nello stesso complesso. Più ordinata, fredda. Un’atmosfera diversa. Lì, le bottiglie erano allineate su scaffali di legno scuro, come soldati in formazione. Etichette eleganti, riflessi di luce sui cristalli. Un silenzio quasi religioso. Ricordo di aver toccato una bottiglia, fredda, liscia. Mio zio mi guardava con quel sorriso misterioso che aveva solo lui. Un’emozione indescrivibile.

  • Luogo: Cantina di mio zio Giovanni, San Gimignano.
  • Tempo: Luglio 2023.
  • Sensazioni: Profumo intenso di terra, muschio e vino; sensazione di mistero e di prezioso tesoro custodito.
  • Bottiglieria: Più ordinata, fredda, atmosfera solenne.

Mio zio mi ha sempre detto che la temperatura è fondamentale, costante e bassa. E poi l’umidità… ma i dettagli tecnici… non li ricordo bene. Solo l’emozione. La magia di quei luoghi.

#Produttore #Vino #Viticoltore