Che uva si usa per fare il Prosecco?

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Il Prosecco si ottiene principalmente dal vitigno Glera (almeno 85%). Possono concorrere altri vitigni, sia autoctoni (Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera, Glera lunga) che internazionali (Pinot Bianco, Grigio, Nero, Chardonnay), per un massimo del 15%.

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Le uve del Prosecco: oltre la Glera, un universo di aromi

Il Prosecco, bollicina italiana per eccellenza, evoca immediatamente l’immagine di festeggiamenti, brindisi e leggerezza. Ma dietro al suo perlage vibrante si cela un mondo di vitigni, un’alchimia di sapori che va ben oltre la semplice uva Glera, protagonista indiscussa della sua produzione.

Infatti, se è vero che la Glera costituisce almeno l’85% della base ampelografica del Prosecco, è altrettanto vero che il restante 15% può essere composto da un bouquet di uve complementari, capaci di aggiungere sfumature aromatiche e complessità al prodotto finale. Questo piccolo, ma significativo, apporto di altri vitigni rappresenta una sorta di firma stilistica per i produttori, che possono così personalizzare il proprio Prosecco, giocando con le diverse caratteristiche organolettiche delle uve autorizzate.

La Glera, in precedenza conosciuta proprio come “Prosecco”, dona al vino la sua caratteristica freschezza, con note fruttate di mela verde, pera e agrumi, accompagnate da una delicata nota floreale. Ma è l’aggiunta di altre varietà che permette di esplorare un ventaglio di aromi più ampio e sfaccettato.

Tra le uve autoctone ammesse nel disciplinare troviamo la Verdiso, che contribuisce con una spiccata acidità e sentori erbacei; la Bianchetta Trevigiana, che apporta eleganza e profumi di mandorla; la Perera, caratterizzata da una maturazione tardiva e aromi intensi, e la Glera lunga, una variante della Glera stessa, nota per la sua maggiore resistenza alle malattie.

Non mancano poi le varietà internazionali, come il Pinot Bianco, che conferisce struttura e note di pane tostato; il Pinot Grigio, che dona mineralità e sentori di frutta a polpa bianca; il Pinot Nero, utilizzato in versione vinificata in bianco, per aggiungere complessità e una leggera nota speziata, e infine lo Chardonnay, che arricchisce il bouquet con aromi di frutta tropicale e vaniglia.

La scelta di quali e quanti vitigni utilizzare, oltre alla Glera, dipende dalla filosofia produttiva di ogni cantina e dal tipo di Prosecco che si vuole ottenere: un Extra Brut più secco e minerale, un Dry più morbido e fruttato, o un rosé delicatamente rosato e profumato.

In definitiva, il Prosecco non è semplicemente un vino, ma un’ espressione del territorio e della sapienza enologica, un mosaico di uve che si combinano per creare un’esperienza sensoriale unica e irripetibile. Scoprire le diverse varietà che lo compongono significa apprezzarne appieno la complessità e la ricchezza, andando oltre la semplice bollicina per coglierne la vera essenza.

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