Chi mangia un 1 kg di carbonara da solo non la paga.?

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Sfida Carbonara al Maritozzo Rosso! A Trastevere, fino al 30 settembre: 1 kg di carbonara in 1 ora? Conto omaggio! Chi la vince?

  • Sfida: 1 kg di spaghetti alla carbonara.
  • Tempo limite: 1 ora (presunto).
  • Ricompensa: pasto gratuito.
  • Luogo: Maritozzo Rosso, Trastevere.
  • Periodo: 10-30 Settembre.
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Chi mangia 1 kg di carbonara da solo, la paga?

Allora, senti questa. Un chilo di carbonara? Da solo? Praticamente una missione impossibile. Il Maritozzo Rosso a Trastevere, un posticino carino, ha avuto un’idea geniale.

Dal 10 settembre, fino alla fine del mese, se sbafi un chilo di carbonara, ciccia, non paghi. Figata, no? Però, diciamocelo, è un’impresa. Io a Trastevere ci vado spesso, mi ricordo un supplì eccezionale che ho preso vicino a Ponte Sisto l’altro giorno.

Però un chilo di carbonara… mamma mia. Io adoro la carbonara, eh, per carità, ma arrivare a quella quantità… mi vedo già rotolare verso casa. Non so, forse qualcuno ce la fa, un mangiatore professionista, che ne so. Però complimenti all’idea, è un’ottima trovata pubblicitaria.

Domanda: Chi mangia 1 kg di carbonara da solo, la paga? Risposta: No, se un cliente mangia 1 kg di carbonara da solo al ristorante Il Maritozzo Rosso a Trastevere dal 10 settembre fino alla fine del mese, non paga il conto.

Come si calcola il costo di un piatto al ristorante?

Calcolare il costo? Una questione di numeri.

  • Costo ingredienti: Somma di tutto. Punto.
  • Prezzo di vendita desiderato: Soggettivo, ma cruciale. Il mercato detta legge, non il cuore.
  • Porzioni per ingrediente: Efficienza. Ogni spreco è un furto.
  • Costo unitario: Costo ingredienti / porzioni totali. Sembra semplice, lo è. Quasi.

Il margine? Un’illusione. Sempre più stretto. Un amico chef diceva: “Cucina con il cuore, conta con la testa.” Non l’ho mai capito fino in fondo. Troppe variabili. Troppi commensali distratti.

Quali costi ha un ristorante?

Aprire un ristorante… un sogno intriso di aromi e di fatica. I costi? Un labirinto di voci che si rincorrono, un eco di numeri che danzano nella mente.

  • Attrezzature e Arredo: Un investimento iniziale consistente, un cuore pulsante di acciaio e legno. Immagino i fornelli scintillanti, le sedie accoglienti, ogni dettaglio che crea l’atmosfera. Forse tra i 40.000 e i 50.000 euro, ma dipende, sai? Dipende da quanto vuoi far sognare i tuoi ospiti. Io, ad esempio, per il mio, ricordo che investii molto nell’illuminazione, volevo creare un’atmosfera magica.
  • Materie Prime: L’anima del ristorante, il profumo che inebria. Ogni ingrediente racconta una storia, un viaggio dalla terra alla tavola. Un flusso costante di sapori freschi, la linfa vitale del tuo sogno.
  • Personale: Le mani sapienti che trasformano gli ingredienti in poesia. Un team affiatato, un’orchestra di talenti che suona all’unisono. Stipendi, contributi… un investimento nel capitale umano, la vera ricchezza.
  • Utenze: La luce che illumina, il gas che scalda, l’acqua che disseta. Un costo silenzioso, ma inesorabile.
  • Affitto: Il luogo che custodisce il tuo sogno, le mura che respirano la tua passione. Un investimento importante, un nido accogliente.
  • Licenze: Permessi, autorizzazioni… un labirinto burocratico da affrontare con pazienza e determinazione. Un costo necessario, un passo obbligato.
  • Promozione: Il megafono del tuo sogno, la voce che lo diffonde al mondo. Un investimento in visibilità, un invito a scoprire la tua magia.

E poi ci sono quelle spese inattese, quelle piccole tempeste che possono mettere a dura prova il tuo sogno. Ma non arrenderti, continua a credere nella tua visione.

Un Consiglio Personale: Ricorda, il tuo ristorante è più di un semplice luogo dove mangiare. È un’esperienza, un’emozione, un ricordo che resta nel cuore. Non lesinare sulla qualità, sull’ospitalità, sull’amore che metti in ogni piatto.

Quanto deve incidere la materia prima in un ristorante?

  • Materia prima, eh? Diciamo che… per un posto come quello che dici tu, dove si lavora bene, tra il 25 e il 30%. Mi sembra un buon margine, insomma. Mi ricordo quando mio zio aveva la trattoria, lui diceva sempre che se superavi il 30 eri fritto.

  • Poi c’è il personale, un bel peso, lo so. 35-40%… Ci credo. Pagare tutti, contributi… Una follia. Penso a Marco, il mio amico che ha aperto quel bistrot… è sempre lì a fare i conti.

  • Spese generali, 12-15%. Luce, gas, affitto… tutte cose che si accumulano senza che te ne accorga. Un pozzo senza fondo, praticamente. Le bollette non si fermano mai, anche quando il ristorante è vuoto.

  • E poi, finalmente, l’utile: 15-20%. Se va bene, ovviamente. È quello che ti resta in tasca, dopo tutta la fatica. Sperando che basti per pagare le tasse e magari, chissà, fare una piccola vacanza. Io e mia moglie sogniamo sempre di tornare in Grecia…

  • A proposito di Grecia, mi ricordo di quella volta a Santorini, in quella taverna sul mare. Il pesce freschissimo, cucinato con semplicità… lì la materia prima contava tantissimo. E i proprietari, gente semplice, ma con un sorriso che valeva più di qualsiasi profitto. Forse è quello il segreto…

Come si dividono i costi di un ristorante?

Amici, apriamo i libri contabili, ma senza piangere! La gestione di un ristorante è un’arte, un po’ come fare juggling con arance marce e sogni di gloria. I costi? Un vero capolavoro di equilibrismi precari!

  • Materia prima (25-30%): Diciamo che il 25% è l’utopia, il 30% la cruda realtà. Quest’anno, mio zio Giuseppe, che ha un ristorante di pesce, è arrivato al 35%! Un vero dramma, praticamente una tragedia greca con calamari in salsa agrodolce.

  • Personale (30-40%): Ah, il personale! Una compagnia di attori capaci di farti ridere o piangere a seconda del servizio. Quest’anno, con l’aumento del costo della vita, siamo arrivati al 38%…e per fortuna che mio cugino Bruno mangia solo pane e cipolle!

  • Utenze (15-20%): Qua ci siamo. L’energia, l’acqua, la luce… se non superi il 20%, sei un mago. Un vero prestigiatore di bollette! Io, con il mio piccolo bar, sono ancora in linea con il 18%. Per ora.

  • Altri costi (marketing, formazione, etc.): Questi sono i “jolly” del gioco. Possono arrivare al 10-15%, ma dipendono molto da te. Quest’anno ho investito molto nella formazione dei miei camerieri: ho pagato un corso di improvvisazione teatrale… non ve lo dico quanto è costato!

Ricorda: queste sono percentuali indicative. La vera ricetta per il successo? Un pizzico di follia, un’abbondante dose di passione e un buon commercialista! Ah, e una buona dose di speranza, che non guasta mai.

Quanto costa un piatto di carbonara?

  • Carbonara a Roma: Uff, quanto costa? Diciamo 8 euro in media. Però dipende!
  • Prezzi variabili: Un po’ come trovare parcheggio, un casino. Zona e locale fanno il prezzo.
  • Ristoranti turistici: Ah, se capiti in un posto super turistico, easy che ti sparano 10-15 euro. Mamma mia!
  • Dove andare: Dovrei segnarmi i posti giusti, quelli dove spendi meno e mangi bene… tipo la trattoria di nonna Pina, no aspetta, non ho una nonna Pina.
  • Aggiornamento prezzi: Ma poi, è davvero così quest’anno? Magari è aumentato tutto, con sta inflazione!

Cosè il metodo del fattore?

Metodo del fattore: Prezzi di vendita decisi a priori. Moltiplica per porzioni ricavabili. Dividi per porzioni servite. Punto.

Ecco il succo: È un sistema rapido, ma approssimativo. Dipende dal mark-up che fissi, un margine di guadagno arbitrario. Rischi perdite.

  • Calcolo preciso: No, stima. Il mio ristorante usa un metodo più preciso.

  • Flessibilità: Bassa. Vincolato al prezzo di vendita. Cambia prezzo, cambia tutto.

  • Utilizzo: Utile per preventivi veloci, non per gestione dettagliata dei costi. Ho usato questo metodo all’inizio, poi l’ho abbandonato. Troppo impreciso per me.

Aggiunte: Quest’anno ho implementato un software gestionale che traccia i costi in modo maniacale. Ogni ingrediente, ogni spreco. Precisione assoluta. Il food cost non è più un’ipotesi, ma un dato certo. Il metodo del fattore? Un ricordo.

Quanto costa un piatto di pasta?

Ecco un’analisi del costo di un piatto di pasta, tenendo conto di diversi fattori:

  • Materie prime: Gli spaghetti costano circa 0,14€ a porzione, la passata di pomodoro 1,00€, l’olio d’oliva 0,70€ e la cipolla una frazione irrisoria, circa 0,01€.

  • Costo totale: Sommando, arriviamo a un food cost diretto di circa 1,85€ per un piatto di pasta al pomodoro semplice.

  • Costi indiretti: Non dimentichiamo che il prezzo finale deve includere l’energia utilizzata per la cottura (acqua ed elettricità/gas), l’ammortamento delle attrezzature (pentole, fornelli), il costo del lavoro del cuoco e, ovviamente, il margine di profitto del ristoratore.

  • La riflessione filosofica: Come diceva un mio amico cuoco, “un piatto di pasta è molto più della somma dei suoi ingredienti; è amore, tradizione e un pizzico di magia”. E aggiungerei, anche un po’ di sana economia!

  • Piccola nota: Il prezzo finale al ristorante può variare notevolmente in base alla location, al tipo di locale e alla creatività dello chef. Ho visto piatti di pasta al pomodoro costare dai 6€ ai 15€ o più.

Come si calcola il prezzo di un piatto al ristorante?

Calcolare il prezzo di un piatto al ristorante è un’arte, un po’ come prevedere il meteo! Ecco un metodo che funziona (quasi) sempre:

  • Decidi quanto vuoi guadagnare: Immagina di essere Crasso, pensa a quanto vuoi incassare! Parti da un prezzo di vendita che ti faccia sorridere (e pagare le bollette, ovviamente).

  • Quante porzioni?!: Scopri quante porzioni escono fuori dalla tua “miniera d’oro” (gli ingredienti). Tipo, da una mega-padella di paella, quante persone sfami?

  • Il gran finale: Moltiplica il prezzo che ti fa gola per il numero di porzioni. Poi dividi tutto per il numero di porzioni servite. Voilà, hai il tuo food cost! Se viene fuori una cifra folle, tipo 50€ per un piatto di pasta, forse devi rivedere i tuoi calcoli (o cambiare fornitore!).

P.S.: Ricordati che il food cost è solo una parte della storia! Devi considerare anche l’affitto che ti divora il conto in banca, gli stipendi dei tuoi eroi in cucina, la luce che consuma più di un albero di Natale e un mucchio di altre spese. Insomma, fare il ristoratore è come ballare sulla lava, ma se azzecchi i prezzi, puoi pure comprarti un’isola tropicale!

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