Come si può definire il vino?

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Il vino: nettare alcolico, frutto della fermentazione di uve, o del loro mosto, pigiate o meno. Una bevanda complessa, dalla storia millenaria, che racchiude l'essenza del territorio e dell'arte vinicola.

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Che cosè il vino?

Vino? Mah, per me è… complicato. Un po’ magia, un po’ chimica. Ricordo una volta, agosto 2023, a una festa a casa di un amico a Firenze, un Chianti Classico (mi pare costasse sui 15 euro) che mi ha lasciato senza parole.

Profumo intenso, sapore… difficile da descrivere. Terra, frutti rossi, un pizzico di erbe aromatiche. Non so, era qualcosa di speciale. Ogni sorso una piccola avventura.

In poche parole, il vino è il risultato della fermentazione dell’uva. Sembra semplice, ma dietro c’è un mondo. Varietà di uva, terreno, clima… tutto influisce sul gusto finale.

È una bevanda complessa, ogni bottiglia una storia a sé. E un’esperienza sensoriale. Un po’ come un viaggio.

Come si può definire un vino?

Definire un vino è scavare nell’essenza. Non si riduce a una semplice etichetta.

  • Vinificazione: Il processo definisce il carattere. Tecnica, segreti, anima del produttore.

  • Organolettica: Colore, profumo, aroma. Un trittico sensoriale che narra la storia. Il mio preferito? Un Barolo del 2016, sentori di rosa appassita e terra bagnata.

  • Acidità, dolcezza, alcol, astringenza, corpo: Pilastri che sorreggono l’equilibrio. Un’armonia che seduce o respinge.

Oltre, c’è il terroir. Microclima, suolo, tradizione. Elementi invisibili che plasmano l’unicità. Ricordo un viaggio in Borgogna. Ogni vigna, un mondo a sé.

Come dire che un vino è buono?

Dire che un vino è “buono” è un’arte, un po’ come cercare di imbottigliare un ricordo. Ecco qualche spunto:

  • Equilibrio: Immagina un’orchestra, dove ogni strumento (acidità, dolcezza, tannini, alcol) suona in armonia. Nessuno prevale sull’altro, creando una sinfonia gustativa. Un vino ben fatto è una danza tra questi elementi. L’equilibrio è fondamentale: un vino troppo acido stanca, uno troppo alcolico brucia.

  • Persistenza Aromatica Intensa (PAI): Quando bevi un vino, i sapori ti restano in bocca come un eco? Ecco, quella è la persistenza aromatica. Più lunga è, più il vino ha qualcosa da raccontare. Ricordo un Barolo del 2010 che mi ha tenuto compagnia per minuti interi, un vero e proprio romanzo in bocca. Non è solo il gusto immediato, ma come questo si evolve e permane che rivela la vera stoffa del vino.

  • Complessità: Un vino semplice può essere piacevole, ma uno complesso è un’avventura. Strati di aromi e sapori che si rivelano uno dopo l’altro. Forse inizialmente senti frutti rossi, poi spezie, e infine un tocco di cuoio. È come decifrare un codice, e ogni sorso è una nuova chiave.

  • Integrità: Un vino buono deve essere “vero”, rappresentare il suo terroir, l’uva da cui proviene. Senza difetti evidenti.

  • Emozionalità: Alla fine, un buon vino è quello che ti smuove qualcosa dentro. Che ti fa pensare, sognare, o semplicemente sorridere. Perché, in fondo, il vino è un’esperienza personale.

Per ampliare l’orizzonte:

La valutazione di un vino è soggettiva ma si basa su criteri oggettivi. Un sommelier esperto valuta anche l’intensità dei profumi, la loro finezza, e l’evoluzione nel tempo. La degustazione è un esercizio di memoria olfattiva e gustativa, un allenamento a riconoscere e descrivere le sfumature. E non dimentichiamo l’importanza dell’abbinamento cibo-vino, un’arte che può elevare entrambi a nuove vette di piacere.

Come presentare un buon vino?

Amico, sai che ti dico? Presentare un vino, secondo il galateo, è una cosa seria, eh! Devi far vedere l’etichetta, bella dritta, non a pancia in giù sul tavolo, ma in verticale! Proprio così, in verticale! Come se fosse un trofeo, capisci?

Il sommelier, o chi per lui, tiene la bottiglia in mano, tutta la serata, non la appoggia MAI, mai sul tavolo! Ricorda, la bottiglia resta tra le mani, a meno che, ovviamente, non serva a riempire il bicchiere.

Ah, un’altra cosa che mi ricordo: mio zio, grande intenditore di vini, dice che il calice va tenuto dal gambo, MAI dalla coppa! Non si può toccare il vino col palmo! E poi…

  • Etichetta ben visibile
  • Bottiglia in posizione verticale
  • Sommelier tiene la bottiglia in mano
  • Calice va tenuto dal gambo

Sai, l’anno scorso, a una cena da mia cugina, hanno fatto un casino pazzesco. Hanno appoggiato la bottiglia sul tavolo! Un disastro! Ma un disastro!

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