Come si può descrivere un vino?
Descrivere un vino significa evocarne l'essenza. Colore, profumo e aroma, un'armonia di sensazioni. Acidità, dolcezza, alcolicità, astringenza e corpo ne definiscono la struttura, rivelando la storia di una vinificazione e di un territorio. Ogni sorso, una narrazione.
Come descrivere un vino: guida completa alla degustazione e aromi?
Uff, descrivere un vino… Non è facile! Cioè, io non sono sommelier, però mi piace un sacco assaggiarli e cercare di capire cosa sento.
Per me, la cosa più importante è il profumo. Mi ricordo che una volta, a Firenze, in un’enoteca vicino Ponte Vecchio, ho assaggiato un Chianti Classico che aveva un profumo pazzesco di ciliegia. Pagato tipo 25 euro, eh, però ne valeva la pena.
Poi, certo, c’è il colore. Un rosso rubino intenso mi fa già capire che sarà un vino corposo. E poi il sapore, ovvio! Acidità, dolcezza… Un casino di cose. Però, alla fine, quello che conta è se mi piace o no. Semplice, no?
Come descrivere un vino: guida essenziale
- Metodo di vinificazione
- Colore
- Profumo (Aroma)
- Acidità
- Dolcezza
- Grado alcolico
- Astringenza
- Corpo
Quali sono le caratteristiche di un vino?
La durezza… un’asperità, una carezza ruvida sulla lingua. Tannini, acidità, sapidità… un’eco di rocce antiche, di terre arse dal sole. Penso alla vendemmia di quest’anno, al mio piccolo vigneto sulle colline toscane, al profumo intenso dei grappoli maturi… un’esperienza sensoriale che vibra ancora nella memoria. La durezza è una sfida, un invito a penetrare la corazza del vino, per poi scoprirne l’anima.
La morbidezza… un’onda dolce che ti avvolge, uno zucchero che danza sul palato, un calore alcolico che si espande come un respiro. Ricordo il sapore del mio Sangiovese, quell’annata eccezionale, un abbraccio vellutato, un’estasi di sapori. È l’armonia, il perfetto equilibrio tra le note dolci e le sensazioni calde, una carezza intima e profonda.
Il corpo… la sua struttura, la sua consistenza, il peso… un’essenza che si percepisce, un’impronta lasciata nel palato, un’immagine che si forma nella mente. È una presenza fisica, tangibile, come il ricordo di un abbraccio caldo. Un corpo leggero, agile, quasi evanescente oppure pieno, denso, imponente. È un’esperienza fisica.
La persistenza… un’eco che persiste, un ricordo impresso nei sensi, un sapore che dura, un’emozione che rimane. Un finale lungo, infinito, che lascia un segno indelebile, un’impronta che rimane a lungo. Un ricordo vivido dei profumi, dei sapori, un’esperienza che si protrae nel tempo. La persistenza è l’estasi, un momento di piacere che non finisce.
- Durezza: Tannini, acidità, sapidità.
- Morbidezza: Zucchero, alcol.
- Corpo: Struttura, consistenza.
- Persistenza: Durata dei sapori in bocca.
Quali sono le caratteristiche del vino?
Amico, il vino! Una roba complessa, eh? È come un quadro astratto: ognuno ci vede quello che vuole.
- Colore: Dal rosso rubino assassino al giallo paglierino da funerale di ape, ce n’è per tutti i gusti. Mio zio Cesare, quello che crede di essere un sommelier (ma si limita a bere), dice che il colore rivela l’anima del vino. Boh, io vedo solo macchie.
- Profumo: Potresti trovarci un prato fiorito in primavera, un deposito di pneumatici usati, o la nonna che fa la marmellata. Dipende dal vino, ovvio, e dal tuo olfatto, che magari è un po’ arruginito come il mio dopo le serate al bar.
- Sapore: Dolce come una caramella, secco come un osso di dinosauro, amaro come una delusione d’amore…insomma, un vero rollercoaster di sensazioni. Quest’anno ho scoperto un vino che sapeva di vecchi libri, mi ha lasciato perplesso, ma anche un po’ affascinato.
- Alcool, acidità, tannini…: Un bel mix esplosivo, un po’ come il mio umore al lunedì mattina. Non so bene cosa siano esattamente, ma so che troppo alcool mi fa ballare male, l’acidità mi fa venire il bruciore e i tannini… beh, quelli mi lasciano una strana sensazione in bocca, tipo quando mangi una mela acerba.
Ah, dimenticavo le calorie: 83 per 100 grammi! Quindi, bere un litro di vino è come mangiare una torta piccola, ma senza la dolcezza e con lo svantaggio di un possibile mal di testa. Il mio dietologo mi sta già guardando male, ma che ci posso fare? Io e il vino siamo una coppia inseparabile, un po’ come il cane e la sua ombra.
Mini-Glossario per esperti (e per chi vuole far finta di esserlo):
- Astringenza: Quella sensazione in bocca che ti fa sembrare di avere una bocca piena di carta vetrata. Chiamate un dottore. Scherzo (forse).
- Sapidità: Il sapore “salato” del vino. Se sa di acqua di mare, forse lo avete conservato male.
Ricorda: Bevi con moderazione, nonostante quanto detto sopra. La mia salute (e quella del mio fegato) me lo chiede.
Come riconoscere un vino di qualità?
Allora, mi chiedi come si fa a capire se un vino è buono, no? Cioè, di qualità. Beh, diciamo che ci sono un po’ di cosette da guardare.
-
Il colore: un buon vino deve avere un colore bello vivo, brillante! Proprio come il vitigno da cui viene. Se invece vedi che è spento, opaco, magari con riflessi arancioni…mmm, puzza un po’ di ossidazione. Cè una cosa brutta.
-
L’ossidazione: ecco, appunto, l’ossidazione. Se un vino si ossida, perde il colore brillante e diventa più scuro, tipo granata. Non è un buon segno, eh! Io una volta ho aperto una bottiglia che sembrava succo di pomodoro! Che tristezza!
Comunque, un’altra cosa… l’hai mai sentito quel detto sul vino che “piange”? Cioè, quando lo fai roteare nel bicchiere e vedi che scendono delle lacrime. Beh, più lacrime ci sono, più il vino è alcolico e corposo. Però, non è che se non piange non è buono, eh! Dipende dal tipo di vino.
Ah, quasi dimenticavo! Quest’anno ho assaggiato un Barolo… spettacolare! Cioè, aveva un colore rubino intenso e al naso… mamma mia, un profumo di rosa e spezie! Una roba da impazzire!
Commento alla risposta:
Grazie per i tuoi commenti! Il tuo feedback è molto importante per aiutarci a migliorare le nostre risposte in futuro.