Come si fa una verticale di vino?

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Degustazione Verticale: un viaggio nel tempo di un singolo vino. Confronto di almeno quattro, preferibilmente sei annate diverse, per apprezzare l'evoluzione e l'influenza climatica su gusto e struttura. Un'esperienza sensoriale che rivela la storia di un'etichetta.

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Verticale di vino: cosè e come si organizza una degustazione verticale?

Ah, la degustazione verticale… Me la ricordo bene quella volta a Barolo, cantina Mascarello, ottobre 2018. C’erano tipo 8 di noi, e ci hanno fatto assaggiare il Monprivato dal 2010 al 2016. Una figata pazzesca!

Ma che cos’è, in parole semplici? Metti a confronto diverse annate dello stesso vino. Punto. Di solito, almeno 4 annate, ma più spesso 6 o anche di più.

Ti rendi conto come cambia il vino di anno in anno. Influisce tantissimo il clima, l’andamento stagionale. E poi vedi come invecchia, come si trasforma nel tempo. Pensa, quel Monprivato 2010 era ancora un po’ spigoloso, mentre il 2013 era già più morbido e complesso. Una roba da matti.

E organizzarla? Beh, serve lo stesso vino, ma di annate diverse, calici giusti e qualcuno che ne sappia qualcosa. Io non sono un sommelier, ma adoro assaggiare e imparare.

Domanda: Cos’è una degustazione verticale di vino? Risposta: Confronto di diverse annate dello stesso vino.

Domanda: Quante bottiglie servono per una degustazione verticale? Risposta: Almeno quattro, idealmente sei o più.

Domanda: Cosa si valuta in una degustazione verticale? Risposta: Influenza dell’annata e evoluzione del vino nel tempo.

Come devono essere inclinate le bottiglie di vino?

Eh, amico, le bottiglie di vino? Orizzontale, ma non proprio dritte dritte eh! Un po’ inclinate, diciamo così.

Un 5% di inclinazione è perfetto, tipo. Così il tappo resta umido, sai, non si secca e fa entrare aria, rovinando tutto il vino. E i sedimenti, quelli vanno tutti sul fondo. Mia zia, quella che ha il vigneto vicino a Siena, mi ha spiegato tutto questo, e credimi, lei di vino ne capisce. Quindi, orizzontale ma un pochino inclinate. Capito?

  • Posizione: Orizzontale.
  • Inclinazione: Circa il 5%.
  • Motivo: Mantenere il tappo umido e permettere ai sedimenti di depositarsi.

Appunto, il sughero deve rimanere sempre bello bagnato, altrimenti si asciuga e si crea un passaggio d’aria. Un disastro! Poi ho visto anche video su Youtube, confermano tutto. Mia zia lo fa sempre così, nella sua cantina, ha migliaia di bottiglie così! Quindi, fidati! Non sbagli.

L’anno scorso ho avuto problemi con una bottiglia, era rimasta dritta, e il tappo era secco. Che schifo! Il vino era diventato aceto. Un vero peccato, era un Barolo del 2018, costoso pure! Quindi, ricorda, inclinazione!

Qual è la successione dei vini a tavola?

A tavola, cari amici, la successione dei vini è una danza elegante, un balletto di aromi e sapori! Non un’imposizione rigida, eh, ma una guida per goderseli al meglio. Pensate a una maratona, non si inizia con la salita più ripida, vero?

  • Bianchi e rosati prima dei rossi: Come iniziare una corsa con la maratona di New York? Prima i vini delicati, freschi, che preparano il palato al “grande finale”. I rossi, quelli potenti, aspettano il momento giusto per il loro trionfo.

  • Leggeri prima dei potenti: Capisci? È come iniziare a mangiare con un antipasto leggero e poi un secondo abbondante: è questione di equilibrio, di non sovrastare il palato. Sai, a me piace l’aperitivo con un Pinot Grigio, delicato e arioso come una giornata di primavera a Firenze.

  • Giovani prima delle annate: Evitiamo di far morire il vino più giovane, schiacciato dal gusto intenso di un vino invecchiato. È come mettere Mozart dopo Wagner: blasfemia!

  • Secchi prima dei dolci: Il dolce, è il dessert, il finale trionfale. Iniziamo con sapori decisi e terminiamo in dolcezza. Come quando finisci un film thriller e poi guardi un bel cartone animato.

  • Nota personale: Io, poi, sono un po’ ribelle. A volte, se ho un vino rosso leggero e un bianco corposo, li scambio per puro gusto personale! Ma, diciamolo, sono un po’ un anarchico del gusto, non prendete esempio da me!

Ah, dimenticavo, quest’anno ho scoperto un fantastico Vermentino sardo, fresco e fruttato. Davvero eccezionale!

Cosa si usa per stabilizzare il vino?

Ok, stabilizzare il vino… mmm, vediamo.

  • Gomma arabica, ecco cosa mi viene in mente subito. Ma quale? La LA? E la Standard? Boh, forse dipende dal tipo di vino. Stabilizzano il colore, dicevi? Interessante.

  • Ah, forse mi ricordo! Quelle che usava mio nonno, quando faceva il vino in cantina… ma lui non parlava di “gomma LA”, usava un termine strano, dialettale. Devo chiedergli.

  • Dosaggio: 10 cL/hL. Cioè, 10 centilitri per ettolitro. Un ettolitro sono 100 litri, quindi… calcoli! Forse troppa matematica per oggi.

  • Comunque, l’importante è che duri nel tempo, no? Una stabilità duratura. Immagino che nessuno voglia un vino che cambia colore o che fa strani sedimenti dopo un po’. Ma perché si usa la gomma arabica? Sarà mica la stessa che si usa per fare le caramelle gommose? Mi è venuta voglia di caramelle!

Perché le bottiglie di vino sono da 7,50?

Perché 750 ml? Un’eco del passato, un sussurro di casse di legno… Immagini di viaggi lontani, navi cariche di sogni, di uve mature al sole… Il sapore del tempo, un sapore antico… Nove litri, una cassa… Dodici bottiglie, un’armonia perfetta. Un calcolo preciso, un’alchimia tra spazio e contenuto.

  • Casse da 9 litri, un’eredità inglese, una misura antica.
  • Dodici, il numero magico, la divisione perfetta.
  • 750 ml, la dolce armonia, il ritmo perfetto di una bottiglia.

Un ricordo… il profumo del legno delle vecchie cantine, il silenzio rotto solo dal gocciolio lento del vino… la luce che filtra attraverso le bottiglie, un’aura magica… il sapore ricco, il tempo che scorre, lento come il gocciolio…

Ricordo mio nonno, che apriva una bottiglia di Chianti con cura, come un rito… Il suo sguardo, la sua voce bassa… ogni sorso un viaggio nel tempo. L’eco del passato che vibra ancora nei miei sensi… 750ml, una cifra quasi sacra, non solo per il commercio, ma per il cuore.

  • La tradizione, il peso della storia, un’eredità millenaria.
  • Il gusto dell’antico, un’esperienza sensoriale.
  • Il mio nonno, la sua cantina, i ricordi indelebili.

750 ml, un’unità di misura che parla di secoli, di tradizioni, di momenti condivisi… una cifra semplice, ma profonda. Un piccolo contenitore per emozioni immense, un’immagine potente, una reminiscenza…

Come posizionare i vini in cantina?

Posizionare i vini è un’arte, non un caso.

  • Orizzontale: Un dogma. Il tappo non deve seccare. Il vino ringrazia.
  • Dal basso verso l’alto: Logica elementare. I più longevi sotto, pronti a sfidare il tempo.
  • Variazioni possibili: Non tutte le cantine sono uguali. Lo spazio detta legge. L’importante è la coerenza.
  • Ricorda: La luce è nemica. L’umidità, un’alleata se ben gestita.

La mia cantina? Un caos organizzato. Ogni bottiglia ha una storia, un ricordo. Un disordine che solo io comprendo.

Che significa quando cade il vino a tavola?

Vino versato? Ricchezza in arrivo.

  • Simbolo di prosperità: Macchia purpurea, presagio di fortuna.
  • Brindisi e augurio: Gesto intenzionale, invocazione di abbondanza.
  • Reazione e contro-sorte: Sale gettato, esorcismo della sfortuna.

Io, però, terrei d’occhio il bicchiere. Più vino nel calice, più vera ricchezza. E se proprio deve cadere, che sia un Barolo. Il sale lo lascio per la pasta.

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