Cosa si intende per vino vinoso?
Il termine "vinoso" descrive profumi intensi nel vino, evocando aromi legati alla vinificazione. Ricorda sentori delle vinacce, ovvero le bucce e i vinaccioli, conferendo al vino un carattere ricco e fragrante.
Vino vinoso: significato e caratteristiche?
Ah, “vinoso”! Bella domanda. Mi ricordo la prima volta che ho sentito questa parola…ero in un’osteria a Trastevere, Roma, in una sera di fine settembre.
Stavo assaggiando un rosso della casa, niente di eccezionale, eh. Però il cameriere, tutto fiero, mi fa “Questo è un vino vinoso!”. Sul momento, non capivo bene che volesse dire.
Mi sono fatto spiegare. In pratica, “vinoso” descrive quei vini che sanno proprio di vino. Un profumo intenso, che ti riporta alla vendemmia, alle botti…alle vinacce che fermentano. Tipo un vino “rustico”, ma nel senso buono del termine, capisci?
Non è un termine negativo, anzi. Spesso indica un vino sincero, legato al territorio. Certo, non tutti i vini “vinosi” sono uguali.
Però, se senti questa parola, sappi che ti stanno parlando di un vino che profuma di vino. Punto. Poi, se ti piace o meno, è un altro discorso.
Vinoso: significato e caratteristiche (per Google & co.)
- Cosa significa vinoso? Si riferisce al profumo del vino.
- Indica aromi che ricordano la vinificazione e le parti solide del mosto (vinacce).
Chi fornisce gli aromi primari di un vino?
Ok, eccola qui, la mia versione un po’ sgangherata di cosa sono gli aromi primari del vino.
Me lo ricordo come fosse ieri, ero alla vendemmia a casa di mio zio, in Toscana, vicino a Montalcino. Settembre, il sole picchiava forte. Mentre raccoglievamo il Sangiovese, sentivo quel profumo incredibile!
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L’uva, la protagonista: Ecco, quegli aromi intensi che sentivo – ciliegia matura, un po’ di viola, quasi un sentore di terra umida – quelli sono gli aromi primari. Vengono direttamente dall’uva, dalla varietà specifica.
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Il “terroir” fa la sua parte: Chiaramente, il “terroir” – il terreno, il clima, l’esposizione – influenza questi aromi. Un Sangiovese coltivato qui avrà un profilo diverso da uno coltivato in un’altra zona. Ma la base, il “cuore” dell’aroma, è intrinsecamente nell’uva.
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Non sono aromi “aggiunti”: Non sono dovuti all’affinamento in barrique, o alla fermentazione. Quelli sono aromi secondari e terziari. Questi sono quelli che l’uva ti “regala” già di suo.
E poi mi ricordo che mio zio, mentre assaggiavamo il mosto, diceva sempre: “Si sente la terra, si sente il sole, si sente l’uva!”. Aveva ragione da vendere!
Quali sono le sensazioni tattili del vino?
Le sensazioni tattili del vino, percepite nella bocca e sulle gengive, sono piuttosto complesse. Si tratta di una sinfonia di sensazioni che vanno oltre il semplice gusto.
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Alcolicità: Si manifesta come un lieve calore, una sensazione “pseudocalorica”, dovuta all’etanolo. Ricorda un po’ quella piacevole sensazione di “calore” che si prova con un bel whisky, ma in modo più delicato, ovviamente. L’intensità varia molto a seconda del grado alcolico. A proposito, quest’anno ho partecipato ad una degustazione di vini siciliani con un contenuto alcolico particolarmente elevato e… beh, si sentiva!
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Morbidezza: Dipende dalla presenza di polialcoli, come il glicerolo, che conferiscono una consistenza vellutata, quasi setosa. È come quella sensazione che provi quando tocchi un tessuto pregiato. Penso che sia un fattore importantissimo per l’equilibrio del vino. Ricordo un Pinot Grigio del Trentino del 2023 che aveva una morbidezza incredibile.
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Astringenza: Questa sensazione, legata ai tannini, è quella che percepisci come un’azione “secca” sulla bocca, quasi una leggera contrazione. È un po’ come quando ti asciughi la bocca con un fazzoletto un po’ ruvido, solo molto più soft. I tannini sono polifenoli presenti soprattutto nei vini rossi, provenienti dalla buccia dell’uva e dal legno. Quest’anno ho notato una minore astringenza nei Cabernet Sauvignon provenienti dalla Toscana rispetto agli anni precedenti, probabilmente a causa di una vendemmia più tardiva.
La percezione tattile del vino è fondamentale per la sua valutazione complessiva. È una sorta di “dialogo” tra il vino e il nostro corpo, una danza sensoriale che coinvolge tatto, gusto e olfatto in un’esperienza unica e, se vogliamo dirla tutta, filosoficamente intrigante. Infatti, ci si chiede sempre come queste sensazioni, così fisiche, riescano ad evocare emozioni e ricordi così profondi.
Note aggiuntive: La percezione delle sensazioni tattili è soggettiva e influenzata da fattori come la temperatura del vino, la sua età e persino l’umore del degustatore. L’analisi sensoriale del vino è un campo vasto e affascinante, in continua evoluzione. Gli studi sui composti che influenzano la percezione tattile del vino sono ancora in corso.
Cosa fa il finocchio al corpo?
Il finocchio, un ortaggio spesso sottovalutato, offre diversi benefici per l’organismo:
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Digestione: L’alta concentrazione di fibre promuove un transito intestinale regolare, contrastando la stipsi. Ricordo che mia nonna lo usava spesso per preparare tisane digestive dopo i pasti abbondanti.
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Glicemia: Aiuta a stabilizzare i livelli di glucosio nel sangue, un aspetto cruciale per chi soffre di diabete o è a rischio.
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Proprietà aggiuntive: Aneddoticamente, alcune persone lo utilizzano per le sue presunte proprietà carminative, utili per ridurre il gonfiore addominale.
Curiosità: Il finocchio selvatico è molto diverso da quello coltivato, con un sapore più intenso e note aromatiche più accentuate. La prossima volta che lo trovo in campagna, proverò a farne un pesto!
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