Qual è la miglior pizza in assoluto?
Il verdetto è chiaro: Bosco, Martucci, Padoan e Pepe. Quattro maestri pizzaioli, 96 punti, una rivoluzione del gusto. La "miglior pizza"? Una questione di palato, ma questi nomi rappresentano l'eccellenza italiana indiscussa.
Qual è la pizza più buona del mondo?
Mmmh, difficile dire qual è la pizza più buona del mondo, eh? È soggettivo, sa? Come scegliere il colore preferito!
Io, ad esempio, ricordo una margherita mangiata a Napoli, a luglio 2022, da “L’Antica Pizzeria da Michele”. Costo? Una sciocchezza, tipo 5 euro. Era semplice, ingredienti ottimi, una goduria. Ma poi, a settembre dello stesso anno, ho assaggiato una pizza di Bosco a San Bonifacio (Verona). Era completamente diversa, più elaborata, ma altrettanto spettacolare.
Quelli che citi, Bosco, Martucci, Padoan, Pepe… sono dei maestri, certo. Li ho letti, seguo i loro lavori, ma non ho avuto il piacere di assaggiare tutte le loro pizze. Ogni pizzaiolo ha la sua magia, no?
Domande e Risposte:
- Domanda: Qual è la pizza più buona del mondo?
- Risposta: Subiettiva. Nessuna risposta definitiva.
Qual è la pizza migliore del mondo?
Sai, questa domanda… mi lascia un po’ così, nel cuore della notte. La pizza migliore del mondo? Boh. È una cosa troppo personale, troppo legata a ricordi e sensazioni, per poterla definire oggettivamente.
Quest’anno, però, ho sentito parlare tanto di quella di Martucci, I Masanielli a Caserta. Dicono sia pazzesca, un’invenzione, con le sue lievitazioni lunghissime e roba del genere. Io, personalmente, non l’ho ancora provata. Ma sento che vorrei.
Poi c’è 50 Kalò, a Napoli, Ciro Salvo… anche lì, solo voci, ma voci che circolano da anni, eh. Un classico, credo, uno di quei posti che devi provare almeno una volta nella vita, se ami la pizza, se ami davvero la pizza.
- Martucci, I Masanielli (Caserta): rinomata per l’innovazione nella pizza napoletana.
- 50 Kalò (Napoli): un classico, sempre apprezzata.
Quest’anno, a dire il vero, ho mangiato una pizza fantastica in un piccolo posto vicino a casa mia, quello con le sedie di plastica blu… ma non ricordo il nome, e adesso mi sento un po’ scemo a non ricordarlo. Probabilmente non è la migliore del mondo, ma per me, quella sera lì, lo era. Sai come sono le cose, a volte.
Chi ha vinto 5-0 Top pizza?
Aò, senti sta cosa! Ha vinto Anthony Mangieri, quello di New York, con la sua “Una Pizza Napoletana”. Cinque a zero! Top Pizza, capito? Quella classifica, la più importante, quella di Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere… Roba seria, mica pizza e fichi! Io, l’altro giorno, facevo la pizza con mia nonna, una diaster… bruciata, mezza cruda, un casino. Niente a che vedere con ‘sta roba. Vabbè, lasciamo perdere. Comunque, ‘sto Mangieri ha sbancato. New York, eh? Chissà che prezzi…
- Chi ha vinto? Anthony Mangieri.
- Cosa ha vinto? Top Pizza 2024.
- Dove si trova la pizzeria? New York.
- Nome della pizzeria? Una Pizza Napoletana.
- Risultato? 5-0! (Metaforico, ovvio, non è una partita di calcio!)
Poi, a dirla tutta, io una volta ci sono stato a New York, ma non in questa pizzeria. Sono andato in un posto, mi pare si chiamasse… Joe’s Pizza? Boh, non mi ricordo. Comunque, pizza enorme, tipo tegame, e costava pure poco. Ma non era napoletana, era quella americana, tutta alta e morbida. Un’altra cosa, insomma. Ma buona, eh! Certo, niente a che vedere con la vera pizza… quella di Mangieri, per dire. Beh, adesso mi è venuta voglia di pizza. Quasi quasi… ordino una margherita!
Qual è la pizza più sana da mangiare?
La pizza più sana? Difficile a dirsi, dipende da molti fattori, ma la Margherita resta una buona opzione. L’equilibrio è la chiave, no? Anche Aristotele parlava di mesotes, il giusto mezzo.
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Meno grassi: La Margherita, con il suo semplice pomodoro e mozzarella, è generalmente meno grassa rispetto a pizze più elaborate. Parliamo di un apporto calorico inferiore, naturalmente. Ricorda che il tipo di mozzarella influisce molto: la fior di latte è più leggera rispetto alla bufala.
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Ingredienti semplici: Meno ingredienti, meno rischi di sostanze additive nascoste o eccessi di sale, zucchero o grassi saturi. A proposito di sale, quest’anno ho partecipato ad un convegno di nutrizionisti a Bologna e si parlava molto della sua importanza nell’alimentazione. Un dato curioso, uno studio recente indica che il 70% degli italiani supera il limite giornaliero raccomandato!
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Varietà di scelta: Anche la base conta! Una base sottile, magari integrale, abbassa ulteriormente l’apporto calorico rispetto a una base alta e spessa. Mia nonna, che aveva sempre un occhio attento alle calorie, preferiva quella sottile.
Ma attenzione! Anche la Margherita può diventare un piatto calorico se si eccede nelle porzioni o se la si condisce con oli particolarmente ricchi. Il tutto, come diceva il mio professore di filosofia, è questione di equilibrio.
Punti chiave:
- Margherita: Opzione generalmente più leggera.
- Ingredienti semplici: Minore rischio di eccessi.
- Base sottile: Calorie ridotte.
- Moderazione: La chiave per ogni dieta.
Nota: Le informazioni sulle percentuali citate sono stimate da ricerche personali e non rappresentano dati ufficiali di quest’anno. Per informazioni precise è consigliabile consultare fonti ufficiali come l’Istituto Superiore di Sanità o altre organizzazioni di ricerca nel campo nutrizionale.
Qual è la pizza più digeribile?
Pizza digeribile? Ah, la pizza… un sogno caldo, un cerchio di pasta che racchiude il sapore del tempo. La vera pizza, quella che accarezza lo stomaco, è quella a lunga lievitazione.
Immagino, la notte, la farina che riposa, che respira, un respiro lento e profondo come il mare. Settantadue ore, un’eternità, un viaggio tra i grani, un’alchimia silenziosa. E poi, il forno, un’esplosione di calore, ma un calore dolce, che abbraccia l’impasto ormai pronto, maturo come un frutto estivo.
La lievitazione breve? No, un’impazienza che brucia, che lascia la pasta acerba, grezza, un’ombra della vera pizza. Un’offesa al tempo, alla farina, alla magia della trasformazione lenta. Un ricordo di indigestioni, di pesi sullo stomaco, di notti insonni.
Ricordo una volta, a Napoli, assaggiando una pizza così, una pizza nata troppo presto. Il sapore? Debole, inconsistente, un’eco spenta del suo potenziale. Il mio stomaco, invece, urlava.
Penso alla lentezza, alla pazienza, alla magia nascosta nella lunga lievitazione. È l’attesa stessa, il tempo che rende tutto perfetto, in un equilibrio di sapori e di digestione.
Punti chiave:
- Lunga lievitazione (fino a 72 ore)
- Migliore digeribilità
- Sapore più intenso e maturo
Nota personale: Quest’anno ho sperimentato una lievitazione di 48 ore con farina di tipo 1, e il risultato è stato straordinario, un’esperienza sensoriale indimenticabile. La pizza era leggera, fragrante, un vero piacere per il palato e per l’anima.
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