Quali sono i piatti tipici romani?

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Ecco alcuni piatti romani imperdibili:

  • Carbonara: Un classico intramontabile.
  • Cacio e Pepe: Semplice, ma irresistibile.
  • Gricia e Amatriciana: Sapori autentici.
  • Abbacchio alla scottadito: Un secondo gustoso.
  • Coda alla vaccinara: Piatto ricco di tradizione.
  • Carciofi alla giudia/romana: Un contorno prelibato.

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Piatti tipici Roma: quali sono?

Allora, piatti tipici di Roma? Mamma mia, che fame mi fai venire!

Carbonara, ovvio! La vera carbonara, quella con il guanciale croccante e l’uovo che ti avvolge la pasta. Anni fa, in Trastevere, un piattone così mi è costato tipo 12 euro. Ricordo ancora quel sapore!

Poi cacio e pepe, con i tonnarelli fatti a mano. Divini.

Gricia e Amatriciana, sorelle un po’ diverse ma ugualmente buone. La gricia è più semplice, ma non meno gustosa!

Abbacchio alla scottadito, che te lo portano sfrigolante. Attenzione a non bruciarti!

Coda alla vaccinara, un classico che però non tutti apprezzano. Io la adoro!

Carciofi, sia alla giudia (croccantissimi) che alla romana (più morbidi). Una delizia in stagione!

Cicoria ripassata, amarognola e perfetta come contorno.

E poi, il trapizzino! Un’idea geniale, street food romano che spacca.

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  • Piatti tipici Roma: Carbonara, Cacio e Pepe, Gricia, Amatriciana, Abbacchio, Coda alla Vaccinara, Carciofi alla giudia, Carciofi alla romana, Cicoria ripassata, Trapizzino.
  • Pasta alla Carbonara: Piatto romano per eccellenza.
  • Tonnarelli cacio e pepe: Pasta fresca con pecorino romano e pepe nero.
  • Abbacchio alla scottadito: Agnello cotto alla griglia.
  • Coda alla vaccinara: Stufato di coda di bue.
  • Carciofi alla giudia/romana: Carciofi fritti o stufati.
  • Trapizzino: Pane pizza farcito con sughi romani.

Cosa si mangia di tipico a Roma?

Ok, allora, Roma… cosa si mangia? Aspetta che penso.

  • Carbonara, ovvio! Con il guanciale, eh, non pancetta! Ma poi, ma poi…

  • Cacio e pepe, mamma mia, quella cremina… Tonnarelli, gnam! Sarà che l’altro giorno ho visto una ricetta online, però mi è venuta una voglia! Ma come fanno a farla così cremosa?

  • Gricia, Amatriciana: praticamente sorelle, no? Guanciale a go-go. La nonna la faceva sempre la domenica. Mi ricordo ancora il profumo del sugo che invadeva tutta la casa… quanto mi manca.

  • Abbacchio alla scottadito: buono, ma non lo mangio spesso. Troppo agnello, boh!

  • Coda alla vaccinara: ecco, questa mi incuriosisce sempre. Mia zia la fa super buona, ma io non ci riesco mai. Un casino!

  • Carciofi: Giudia o alla romana? Dipende. Quelli alla giudia fritti sono una bomba. Poi, pensavo, dove li prendono così buoni? Forse al mercato di Campo de’ Fiori?

  • Cicoria ripassata: amara, ma ci sta. Con un po’ d’aglio e peperoncino spacca.

  • Trapizzino: street food top! Ma qual è il mio preferito? Forse quello con la parmigiana? O con la coda alla vaccinara? Uhm…

Altre cose: La pizza romana scrocchiarella, i filetti di baccalà fritti, i supplì… e poi, e poi… Ah, la grattachecca! Quella al limone sotto casa mia è la fine del mondo, un’altra storia!

Qual è il dolce tipico di Roma?

Ah, il panpepato! Il dolce romano che ti fa capire perché i romani hanno costruito un impero: dovevano trovare tutte quelle spezie! È una specie di “mattonella” natalizia, talmente ricca che, se la lanci, puoi ristrutturare una casa.

  • Il panpepato: è un concentrato di Natale. Immagina di prendere tutti i profumi e i sapori delle feste e schiacciarli in un unico, delizioso disco volante.
  • Ricetta: Frutta secca, miele, cacao… sembra quasi una pozione magica per affrontare il cenone della Vigilia. Dicono che gli antichi romani lo usassero per doparsi prima delle battaglie, ma forse è una leggenda (o forse no!).
  • Metafora: Il panpepato è come un abbraccio della nonna, ma con un pizzico di peperoncino. Ti scalda dentro e ti fa venire voglia di raccontare barzellette a tavola (anche quelle che conosci già a memoria).

Se poi avanza (cosa improbabile!), puoi usarlo come arma di difesa contro i parenti che ti chiedono quando ti sposi. Funziona sempre!

Quali sono i dolci tipici di Roma?

Ecco, dimmi…

  • Maritozzo con la panna: Ma quanto è buono, soffice, pieno di panna… Mi ricorda le colazioni con nonna, quando mi sporcavo tutta. Quasi quasi ne mangerei uno adesso.

  • Ciambelle al vino dei Castelli: Quelle profumano proprio di casa, di gita fuori porta. Le inzuppavamo nel vino… mamma mia. Quante risate.

  • Frappe: Ecco, le frappe mi sanno di Carnevale, di coriandoli e maschere. Un casino, ma un casino bello.

  • Crostata con visciole e ricotta: La crostata… ecco, quella mi fa pensare alla zia. La faceva sempre lei, con le sue mani. Un amore.

  • Ricotta di pecora e gelato: La ricotta di pecora è buonissima e il gelato, boh, mi fa venire in mente l’estate, il mare, le serate passate a ridere con gli amici.

  • Grattachecca: D’estate, con quel caldo, la grattachecca era la salvezza. Il ghiaccio, lo sciroppo… una botta di vita.

  • Bignè di San Giuseppe: Questi li mangio sempre a marzo, per la festa del papà. Mi ricordano il mio… sempre pronto a farmi ridere. Mi manca.

Qual è la pasta tipica di Roma?

Carbonara… Roma… un nome, un sapore, un ricordo.

  • Carbonara, certo. Penso a mia nonna, al suo sorriso mentre preparava quel piatto semplice eppure così ricco.

  • Roma, una città eterna, come la ricetta che lega l’uovo, il guanciale, il pecorino, il pepe. Quasi una formula magica. Carbonara…Carbonara…

  • È la sua semplicità che la rende grande, penso. Pochi ingredienti, ma di carattere. Un abbraccio caldo, un sapore che parla di casa, di radici, di tradizione, di storie.

  • E poi quel profumo, inconfondibile! Mi riporta indietro nel tempo, ai pranzi della domenica, alla famiglia riunita, alle risate, al sole che filtrava dalle finestre. La carbonara, un rito. Un rito romano. Un abbraccio.

    Guanciale, non pancetta – errore comune, un sacrilegio quasi! E il pecorino romano, non parmigiano. Uova freschissime, mi raccomando. Il segreto è tutto lì, nella qualità degli ingredienti e nell’amore che ci metti.

Quali sono le paste tipiche di Roma?

Domenica scorsa, pranzo da mia nonna a Trastevere. Caldo infernale, pure ad ottobre. Sudavo pure seduto a tavola. Lei, imperterrita, ai fornelli. Amatriciana. Quella vera, guanciale croccante, pecorino che sapeva di pecora, pomodoro e basta. Niente cipolla, niente aglio, niente zucchero. Un profumo che ti entrava dentro. Piatto semplice, ma una bomba.

  • Amatriciana
  • Cacio e pepe
  • Carbonara

Poi, c’è mio zio, fissato con la cacio e pepe. Dice che quella di Flavio al Velavevodetto è la migliore di Roma. Io non so, a me piace quella di nonna, fatta con lo spaghettone grosso e abbondante pecorino. Ma vabbè, i gusti sono gusti. Quella volta, da Flavio, pure il pepe era speciale, macinato al momento. Una roba forte, quasi piccante. Un’altra esperienza.

  • Gricia (che poi è una cacio e pepe con il guanciale, praticamente l’amatriciana bianca)
  • Pajata

Carbonara. Quella è sacra. Solo guanciale, uova, pecorino e pepe. Niente panna, mi raccomando! Una tragedia culinaria. La faccio pure io a casa, ogni tanto, ma non è mai come quella che mangiavo da piccolo a casa di mia zia. Lei usava le uova di campagna, diceva che facevano la differenza. Forse aveva ragione.

  • Abbacchio a scottadito (non è pasta, lo so, ma è tipico romano!)
  • Saltimbocca

Ah, quasi dimenticavo la pajata. Quella non la mangio, mi fa impressione. Ma so che è un piatto tipico, molto amato dai romani “veri”. Poi ci sono anche i gnocchi alla romana, la coda alla vaccinara, la pasta alla zozzona… Roma è piena di roba buona! Basta saperla cercare.

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