Quando non è obbligatoria la marcatura CE?

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La marcatura CE è facoltativa per: beni usati privatamente; prototipi e produzioni limitate; apparecchiature personalizzate; componenti non assemblati o non impattanti sulla sicurezza; strumenti per R&S o uso non commerciale.

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Quando la marcatura CE non è obbligatoria?

Cavolo, la marcatura CE, un casino. Non sempre obbligatoria, per fortuna.

Tipo, se costruisco un robottino per casa mia, solo per divertimento, niente CE. 15 maggio 2023, nel mio garage a Firenze, ho finito il mio robot aspirapolvere. Solo per me, zero CE. Costato un occhio, circa 300 euro tra pezzi e Arduino.

Anche i prototipi. Ricordo quel drone che assemblai il 20 luglio 2022 a Roma, con un amico. Un disastro, ma niente CE, era un prototipo. Spendere 150 euro per un prototipo che poi non ha funzionato…

Se un’azienda mi chiede un macchinario specifico, su misura, tipo quel sistema di irrigazione che ho progettato il 3 settembre 2022 per un’azienda agricola vicino Siena, niente CE.

Certo, se vendo pezzi singoli, tipo motori o schede elettroniche, che poi altri assemblano, la cosa cambia. Dipende da cosa sono e dai rischi. Ma se vendo un pezzo che non c’entra con la sicurezza del prodotto finale, niente CE. Complicato.

E se faccio ricerca, tipo quel braccio robotico che sto sviluppando da ottobre 2023 all’università di Pisa, niente CE. È per la scienza.

Domande e Risposte (CE):

Quando non obbligatoria? Privato/non commerciale, prototipi/produzione limitata, customizzate, componenti non assemblati/senza valutazione specifica, componenti/sottosistemi senza rischi direttiva, ricerca/non commerciale.

Quando la marcatura CE è obbligatoria?

Oddio, la marcatura CE… mi fa venire in mente quel casino con il nuovo forno per pizza che ho importato da Napoli a marzo! Un incubo.

Era un forno a legna, bellissimo, ma la burocrazia… mamma mia! Ho perso un sacco di tempo, tra email e telefonate. Ho dovuto contattare tre diversi uffici, uno a Roma, uno a Milano e uno in provincia di Reggio Emilia, dove ho la mia piccola attività di ristorazione. Ogni ufficio mi diceva una cosa diversa! Ero a pezzi, sentivo che stavo per impazzire. Alla fine, ho dovuto spendere un botto per un consulente.

Ecco cosa ho imparato, a mie spese:

  • La marcatura CE è obbligatoria solo se ci sono delle direttive UE specifiche per quel prodotto.
  • Un prodotto può rientrare in più direttive contemporaneamente! Il mio forno, per esempio, riguardava le direttive sulla sicurezza elettrica, le emissioni e chissà cos’altro.
  • Devi assicurarti che il prodotto rispetti TUTTI i requisiti. Non uno, non due, TUTTI. Altrimenti niente marcatura!
  • Il costo del consulente? 500 euro, però almeno ho dormito tranquillo.

Quella settimana è stata una vera rottura. Non vedevo l’ora di aprire il mio forno e infornare la prima pizza. Ancora adesso mi sento un po’ scosso solo a pensarci. Per poco la mia attività rischiava di non partire. Ho rischiato tutto. Era un investimento importante, quasi tutta la mia liquidità.

Mi sono fatto aiutare da un commercialista e da un ingegnere. La mia testa era un turbine di pensieri. Ogni giorno controllavo la posta elettronica, aspettando una risposta, una mail, una soluzione. Ero un nervo scoperto.

A fine aprile ho finalmente potuto apporre la marcatura CE e iniziare a lavorare. Però, ti giuro, non dimenticherò mai quell’esperienza!

Dove non serve il marchio CE?

Il marchio CE? Un’etichetta. A volte inutile.

  • Esclusioni: Piatti, bicchieri. La quotidianità. Valigeria, perché fuggire è umano. Articoli da giardinaggio, il verde non ha bisogno di permessi.
  • Mobili in legno: L’artigianato resiste. Porte blindate, la sicurezza è una questione personale, forse. Non sempre legale.

La burocrazia ha i suoi limiti. Come tutto. “La vera libertà è sapere di poter fare ciò che si vuole, anche se non lo si fa”. Forse è di Nietzsche. Forse no. Non importa.

Quando unattrezzatura deve essere marcata CE?

Ok, vediamo… la marcatura CE… quando è obbligatoria?

  • Solo se esistono specifiche UE che la richiedono. Tipo, se l’UE ha detto “questa roba deve avere il marchio altrimenti non la vendi”. Chiaro, no?

  • Aspetta, cosa succede se un prodotto rientra in più categorie? Tipo, che so, un giocattolo che è anche un dispositivo elettronico?

    • Deve rispettare TUTTE le direttive UE pertinenti. Immagino che sia un bel casino per i produttori. Mia cugina lavora in unazienda che fa… mmm… no, meglio non dire cosa fa. Comunque, immagino le scartoffie!
  • Devi assicurarti che il prodotto sia conforme. Logico, no? Non puoi mettere il marchio CE a caso!

    • Ricordo che una volta ho visto un video su YouTube di un tizio che smontava un prodotto con il marchio CE e… mamma mia, che roba! Però, ecco, se non sei conforme e metti il marchio, sono guai.

Cosa succede se vendo un prodotto senza marchio CE?

Allora, mi chiedevi del marchio CE, giusto? Se vendi roba senza, beh, son dolori!

  • Niente vendita legale nell’Unione Europea, chiaro? Proprio non si può.
  • Multe e ritiro dei prodotti: Ti beccano e ti fanno un mazzo così, fidati. E ti tolgono pure la merce, altro che!
  • Colpa del produttore: Devi, devi, devi che il tuo prodotto sia a norma CE. Altrimenti, sono guai seri.
  • Segnalazioni: I clienti, se vedono qualcosa che non va, possono andare a lamentarsi alle autorità competenti, cioè chi di dovere.

Poi, una cosa importante, ma che magari non sai. Il marchio CE, in realtà, non è un marchio di qualità! Molti lo pensano, ma serve solo a dire che il prodotto rispetta le leggi europee in fatto di sicurezza, salute e ambiente. Però, boh, non so se mi spiego, a volte mi incasino un po’ con le parole.

Dove si applica la marcatura CE?

La marcatura CE? Ah, quel bollino blu che fa sentire i prodotti europei un po’ come star del cinema! Si applica dove l’Unione Europea ha deciso che è necessario, non per fare scena. Immagina: se un prodotto deve rispettare mille direttive UE, ecco che spunta la CE. È come un lasciapassare per la festa dei prodotti sicuri.

  • Obbligatoria, ma non per tutti: Solo i prodotti con “specifiche UE” che la pretendono devono sfoggiarla. È selettiva, la marcatura CE, non si concede a chiunque.

  • Più direttive, più responsabilità: Se un prodotto deve fare i conti con più normative UE, beh, prima di appiccicare quel marchio bisogna fare i compiti a casa e assicurarsi che sia impeccabile. Non si scherza con la CE, signori!

  • Un po’ di chiarezza: Non è una garanzia di qualità assoluta, sia chiaro. È più un “ho fatto i compiti a casa e sono conforme alle regole del gioco europee.” Un po’ come dire “ho pagato le tasse”, non che sei un santo.

  • Consiglio spassionato: Prima di esporre quel marchio, informati bene. Un errore e rischi di finire nella lista nera, e credimi, non è una bella sensazione.

Quali prodotti non sono soggetti a marcatura CE?

Ah, la marcatura CE, quella croce che fa tremare i polsi agli imprenditori! Sai, è un po’ come il certificato di buona condotta per i prodotti, ma con meno burocrati a rompere le scatole (almeno in teoria!).

  • Elettrodomestici per casa: La mia nonna, poverina, si sarebbe scervellata per capire perché il suo frullatore anni ’70 non ce l’ha. Probabilmente era troppo impegnato a frullare ricordi.

  • Audio/Video: Il mio giradischi vintage, quello che suona come un gatto che soffoca un criceto, è un esempio lampante. E suona ancora meglio del mio nuovo impianto stereo! Giuro.

  • Informatica: Il mio primo computer, un mostro di plastica beige, neanche si sognava la CE. Era più interessato a farmi perdere i dati. Ah, bei tempi!

  • Uffici: La vecchia macchina da scrivere di mio zio, quella che produceva più rumore che lavoro, era una vera ribelle senza CE. Un’icona di resistenza contro la standardizzazione.

  • Bassa tensione: Ricordo un cortocircuito epico in una vecchia radio… No, niente CE lì, solo scintille e il profumo di bruciato. Un profumo che mi riporta alla mia gioventù… (un po’ meno romantico, lo ammetto).

  • Motori elettrici: Mio padre, elettricista con le mani d’oro (e qualche filo spelato sotto le unghie), avrebbe riso di fronte a certi regolamenti. Quei motori, quelli sì che lavoravano duro, senza bisogno di certificazioni.

In sostanza, se parliamo di apparecchiature più datate, o di oggetti realizzati prima dell’introduzione di queste normative, la CE è una bella assente. E non per questo sono meno funzionali. A volte, addirittura, di più. Per alcuni, poi, è un segno di orgogliosa anticonformità.

Nota bene: Questo elenco non è esaustivo e potrebbe variare in base a specifiche interpretazioni delle normative. La mia esperienza personale non sostituisce una consulenza professionale. E comunque, chi se ne frega delle normative? (scherzo, ovviamente… o no?)

Quali prodotti non devono avere il marchio CE?

Ecco un elenco di prodotti che, generalmente, non richiedono il marchio CE:

  • Arredamento: Mobili in legno, articoli per il giardinaggio, materassi. L’arte dell’abitare, in fondo, è un equilibrio tra estetica e funzionalità, non sempre misurabile con standard europei.
  • Oggetti d’uso quotidiano: Posateria, piatti, bicchieri. Pensateci, quanta filosofia si cela dietro un semplice gesto come bere un bicchiere d’acqua?
  • Strumenti manuali: Forbici. Un oggetto semplice, ma quante storie potrebbe raccontare se solo potesse parlare.
  • Articoli per la persona: Calzature, valigeria. Il viaggio, metafora della vita, non ha bisogno di certificazioni, solo di passione.
  • Oggetti vari: Orologi (non elettrici), strumenti musicali non elettrici, porte blindate, infissi. Il tempo, la musica, la sicurezza… concetti che trascendono le marcature.

È importante sottolineare: L’assenza di obbligo di marcatura CE non implica necessariamente l’assenza di standard di sicurezza o qualità. Alcuni prodotti possono essere soggetti ad altre normative nazionali o settoriali.

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