Cosa devo scrivere nel mio stato civile?
Stato Civile: Indicare coniugato/a o libero/a. La precedente distinzione tra celibe/nubile, divorziato/a o vedovo/a non è più richiesta (Circolare Ministero Interno n.11/1997).
Stato civile… che parola strana, no? Sembra quasi fredda, distante. Come se racchiudesse in due parole una fetta enorme di vita. E invece basta un “coniugato” o un “libero”… Mah. Mi ricordo quando mia nonna compilava moduli così, con la sua calligrafia incerta, e si soffermava sempre su questa voce. Chissà a cosa pensava. A mio nonno, forse? Lui era “vedovo”, dopo una vita passata insieme. Lei invece “coniugata” fino alla fine. C’è una sorta di poesia in questo, vero?
Adesso, per fortuna o purtroppo, non bisogna più specificare tutta la storia, celibe, nubile, divorziato… un semplice “libero” basta e avanza. (Circolare Ministero Interno n.11/1997, dicono. Chissà chi si ricorda queste cose a memoria?!). Liberi… Liberi da cosa, poi? Da un impegno, da un legame, da una promessa? O liberi per qualcosa? Per amare, per soffrire, per ricominciare?
Mia sorella, per esempio, dopo il divorzio si sentiva finalmente libera. Un peso enorme che se n’era andato. Ricordo la sua espressione, leggera, quasi incredula. “Libero,” mi disse, “finalmente libero!”. Per lei era un nuovo inizio, un respiro profondo dopo anni di apnea. Io, invece, sono “coniugata” da dieci anni, e a volte mi chiedo cosa voglia dire veramente. Non che mi penta, sia chiaro! Ma la libertà… a volte la rimpiango, un po’. Quella spensieratezza di quando potevo decidere tutto da sola, senza dover tenere conto di qualcun altro. Egoista, lo so. Ma siamo umani, no? Con tutte le nostre contraddizioni, i nostri dubbi, le nostre piccole, grandi, storie. E in fondo, cosa siamo se non la somma delle nostre esperienze, dei nostri amori, delle nostre perdite? E tutto questo, in un modulo, si riduce a una sola parola: “coniugato” o “libero”. Che strano, eh?
#Matrimonio #Modulistica #Stato CivileCommento alla risposta:
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