Perché il reflusso gastroesofageo non passa?

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I pazienti con reflusso gastroesofageo presentano spesso problemi di digestione a causa della pressione esercitata dal diaframma sullo stomaco e delluso prolungato di farmaci antiacidi come lomeprazolo e il lansoprazolo.

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Il reflusso gastroesofageo: quando la persistenza diventa un problema

Il reflusso gastroesofageo, quella fastidiosa sensazione di bruciore che risale dallo stomaco verso l’esofago, è un disturbo comune che può significativamente impattare la qualità della vita. Molti pazienti, pur seguendo le terapie prescritte, lamentano la sua persistenza, interrogandosi sulle ragioni di questa resistenza. Mentre la pressione diaframmatica sullo stomaco e l’uso prolungato di inibitori di pompa protonica (IPP), come lomeprazolo e lansoprazolo, vengono spesso citati come possibili fattori, il quadro è in realtà più complesso.

È vero che un diaframma “teso” o ipertonico può contribuire a spingere il contenuto gastrico verso l’esofago, favorendo il reflusso. Questa condizione può essere legata a stress, ansia, posture scorrette o specifiche attività fisiche. Tuttavia, la sola pressione diaframmatica raramente è la causa principale di un reflusso persistente.

Allo stesso modo, l’uso prolungato di IPP, pur efficace nel ridurre l’acidità gastrica, può a lungo termine mascherare i sintomi senza risolvere la causa sottostante. Anzi, alcuni studi suggeriscono che l’ipocloridria (bassa acidità gastrica) indotta da questi farmaci potrebbe paradossalmente peggiorare il reflusso, alterando la motilità gastrica e la digestione, con conseguente aumento della produzione di gas e distensione addominale, che a loro volta esercitano pressione sullo sfintere esofageo inferiore.

Allora, perché il reflusso gastroesofageo a volte non passa? La risposta risiede spesso in una combinazione di fattori, che vanno al di là della semplice meccanica diaframmatica e dell’uso di IPP. Tra questi:

  • Alterazioni della motilità esofagea: un esofago “pigro” può rallentare il transito del cibo e favorire il reflusso.
  • Disfunzioni dello sfintere esofageo inferiore: questo anello muscolare, che funge da valvola tra esofago e stomaco, può indebolirsi o rilassarsi in modo inappropriato, permettendo al contenuto gastrico di risalire.
  • Fattori dietetici: alcuni alimenti, come cibi grassi, cioccolato, caffè, alcolici e agrumi, possono irritare la mucosa esofagea e peggiorare il reflusso.
  • Obesità e sovrappeso: l’eccesso di peso addominale aumenta la pressione intra-addominale, favorendo la risalita del contenuto gastrico.
  • Ernia iatale: una porzione dello stomaco può risalire attraverso il diaframma, compromettendo la funzione dello sfintere esofageo inferiore.
  • Infezione da Helicobacter pylori: sebbene non direttamente responsabile del reflusso, può contribuire all’infiammazione della mucosa gastrica e peggiorare i sintomi.

Pertanto, è fondamentale affrontare il reflusso gastroesofageo persistente con un approccio olistico, che consideri tutti i potenziali fattori in gioco. Una diagnosi accurata, che includa un’attenta anamnesi, esami specifici e, se necessario, una gastroscopia, è il primo passo per individuare la causa del problema e impostare una terapia personalizzata. Oltre ai farmaci, modifiche dello stile di vita, come la perdita di peso, l’adozione di una dieta equilibrata, la gestione dello stress e la correzione di eventuali posture scorrette, possono giocare un ruolo cruciale nel controllo del reflusso e nel miglioramento della qualità della vita.