Quanti tipi di colture esistono?

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Le coltivazioni terrestri si classificano in:

  • Colture protette: utilizzano serre riscaldate o meno.
  • Colture semiprotette: impiegano sistemi non praticabili, come i tunnel.
  • Colture non protette: vengono coltivate in campo aperto.
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Oltre la semplice classificazione: un viaggio nel mondo delle colture agricole

La domanda “Quanti tipi di colture esistono?” non ha una risposta semplice. La vastità del mondo vegetale e la diversità delle tecniche agricole rendono impossibile una quantificazione precisa. Possiamo però, partendo da una suddivisione basilare, esplorare la complessità di questo settore, andando oltre la semplice distinzione tra colture protette, semiprotette e non protette.

La classificazione basata sul grado di protezione ambientale, infatti, rappresenta solo una prima, grossolana suddivisione. Le colture protette, che sfruttano serre – riscaldate o meno – offrono un controllo pressoché totale su fattori come temperatura, umidità e illuminazione, permettendo la coltivazione di specie delicate o fuori stagione e l’ottimizzazione della resa. Tuttavia, questa categoria comprende una gamma incredibile di sottocategorie, a seconda della tipologia di serra (ad esempio, serre tradizionali, serre idroponiche, serre verticali), della specie coltivata e delle tecnologie impiegate.

Le colture semiprotette, utilizzando strutture come tunnel o teli plastici, offrono una protezione parziale, mitigando gli effetti delle intemperie ma permettendo un maggiore contatto con l’ambiente esterno. Anche in questo caso, la variabilità è notevole, a seconda dei materiali utilizzati, delle dimensioni della struttura e delle tecniche di gestione impiegate.

Infine, le colture non protette, coltivate in campo aperto, rappresentano la forma di agricoltura più tradizionale, ma la loro classificazione non è meno complessa. Si possono distinguere colture in base al tipo di terreno, al clima, al ciclo colturale (annuale, biennale, perenne), alla destinazione d’uso (alimentare, foraggera, industriale, ornamentale) e a molte altre variabili. Un campo di grano differisce profondamente da un vigneto, che a sua volta è distinto da un frutteto o da un oliveto.

Superando la semplice classificazione iniziale, possiamo quindi considerare la molteplicità di criteri che definiscono una coltura: il tipo di pianta (cereali, legumi, ortaggi, frutta, piante industriali), la tecnica colturale (agricoltura biologica, convenzionale, idroponica, aeroponica), il sistema di gestione (intensivo, estensivo), la destinazione del prodotto (consumo fresco, trasformazione industriale), l’ambiente di coltivazione (montagna, collina, pianura). Ognuna di queste variabili contribuisce a generare una straordinaria varietà di colture, rendendo impossibile una quantificazione esatta ma evidenziando la ricchezza e la complessità del settore agricolo. La sfida del futuro, infatti, non risiede solo nell’incrementare la produzione, ma nel farlo in modo sostenibile, innovativo e rispettoso della biodiversità, abbracciando la complessità e la varietà intrinseche al mondo delle coltivazioni agricole.