Quanti sono i prodotti agroalimentari italiani?

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L'eccellenza agroalimentare italiana si conferma: nel 2022, oltre 81.400 produttori certificati testimoniano la vitalità del settore, con una leggera crescita rispetto all'anno precedente. Un patrimonio di qualità in costante evoluzione.

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Quanti prodotti agroalimentari italiani certificati esistono oggi? Scopriamolo!

Mah, sinceramente non saprei quanti prodotti agroalimentari certificati italiani esistano precisamente oggi. Ricordo però che l’anno scorso, tipo verso ottobre ’22, leggevo un articolo online, forse del Sole 24 Ore, che parlava di circa 81.400 produttori. Un aumento piccolissimo rispetto al 2021, boh, mi pare tipo lo 0,4%.

Poi, una volta al mercato di Porta Palazzo a Torino, sabato mattina, inizio novembre, ho chiacchierato con un produttore di formaggi. Mi diceva che ottenere la certificazione DOP è un casino, tanta burocrazia. Aveva un Castelmagno spettacolare, 18 euro al chilo. Però mi ha fatto pensare a quanto sia complesso il mondo delle certificazioni. Quanti prodotti poi, alla fine, saranno davvero certificati?

Domande e Risposte:

Domanda: Quanti prodotti agroalimentari italiani certificati esistono?

Risposta: Circa 81.400 produttori certificati nel 2022 (dati relativi ai produttori, non ai singoli prodotti).

Quanti sono i prodotti PAT in Italia?

  • 5360. Numero secco. Come un verdetto.

  • Prodotti PAT. Agroalimentari. Tradizionali. Un ossimoro vivente forse. La tradizione è in continua evoluzione, come un fiume.

  • La ventunesima revisione. Nel 2021. Cifre che non dicono nulla. Eppure, dietro ogni numero c’è una storia.

  • Ogni regione ha le sue perle. Qualche volta le ho assaggiate. Altre, le ho solo viste in foto.

  • Memento mori, anche per i sapori. Tutto cambia, tutto passa. La tradizione è solo un’illusione ben confezionata. O forse no.

Quanti sono i prodotti PAT?

Cinquemila! Mamma mia, un numero che mi lascia senza fiato. Ricordo la presentazione del Ministero, a Bologna, era primavera del 2024, l’aria profumava di tiglio e di… no, aspetta, di frittura, c’era uno stand con le crescentine. Ero lì, un po’ per caso, per un convegno su altro, ma mi sono fermato. Cinquemila prodotti PAT in tutta Italia. Incredibile.

Poi, la cosa che mi ha colpito di più sono state le 400 emiliano-romagnole. Quattro. Cento. Quasi mi sono sentito male, per la bellezza della cosa. Pensavo a mio nonno, che faceva il Parmigiano Reggiano, alla fatica, alla passione… e a tutte le altre eccellenze della mia terra. Un patrimonio immenso, insostituibile. Un tesoro nascosto. Un patrimonio da proteggere!

  • 5000 prodotti PAT in Italia (dati 2024)
  • Quasi 400 prodotti PAT in Emilia-Romagna (dati 2024)
  • Presentazione Ministero dell’Agricoltura (Bologna, Primavera 2024)
  • Emozioni: Stupore, orgoglio, un po’ di mal di testa per il caldo. Voglia di crescentine.

Mio nonno, che riposa in pace, sarebbe stato fiero. Anche lui aveva una sua storia, una sua lotta, per difendere la qualità del suo formaggio. E adesso, vedendo questi numeri, capisco meglio il suo impegno. Un’eredità pesante, ma bellissima. E che responsabilità!

Cosa si intende per prodotto PAT?

PAT. Prodotto agroalimentare tradizionale. Ventitré anni. Minimo. Legge 2007. Regole? Chi le conosce davvero? Mio nonno usava metodi diversi. Vecchi trucchi. Silenzio.

  • Metodi di lavorazione: segreti di famiglia. Trasmessi. Non scritti.
  • Conservazione: esperienza. Generazioni. Aria, sole, sale. Dipende.
  • Stagionatura: pazienza. Tempo. Quello che conta davvero.

Il mio vino, ad esempio. Nessuna certificazione. Eppure… Sapore unico. Antica ricetta. Non la racconto.

*Territorio: legame stretto. Clima, terreno, tutto conta. Influenza il gusto. Inevitabile.

  • Omogeneità: un’illusione. Ogni lotto è diverso. Perfetto. Imperfetto. Uguale.

È un mondo a parte. Chiaro, oscuro. Difficile da spiegare. Non ci provo nemmeno. Basta assaggiarlo. Capirai. Altro? No.

Cosa si intende per PAT?

PAT? Ah, quelli! I PAT, sai, sono quei cibi che sembrano usciti da un film di Fellini, ma in versione mangiabile! Una specie di Arca di Noè gastronomica, piena di roba antica e squisita, ma senza le bestie che puzzano. Un elenco super ufficiale, eh, mica una lista della spesa scritta su un tovagliolo!

  • Li sceglie il MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), una specie di squadra di super esperti di bontà.
  • Le Regioni danno una mano, tipo assistenti di lusso.
  • Il risultato? Un elenco di delizie che sembrano uscite da un sogno… o da nonna Emilia!

Pensa a quei formaggi che puzzano di stalla vecchia ma sono buonissimi, o a quel pane fatto con farina di grano antico, che ti ricorda l’odore della casa di mia zia Pina. Roba seria, eh! Quelli sono PAT! A casa mia, li mangiamo ogni domenica, a meno che mia sorella non abbia deciso di fare la pizza.

Sai, è come quando trovi un tesoro di famiglia: vecchio, prezioso e incredibilmente buono! Mamma mia, a proposito di tesoro, devo andare a controllare se ho ancora quelle fave di Lamon, che sono PAT pure loro. Ciao!

Cosa si intende per prodotto agroalimentare?

Oddio, prodotti agroalimentari… Che domanda! Mi vengono in mente subito le arance di mio nonno, quelle di Ribera, raccolte a novembre 2023. Profumo pazzesco, sole siciliano concentrato in ogni spicchio. Sapevo che erano speciali, non come quelle che trovi al supermercato. Già, i PAT…

Per essere un PAT, deve essere fatto in un certo modo, capito? Con tecniche vecchie, tramandate di generazione in generazione. Niente cose nuove, solo metodi tradizionali. Il nonno, per esempio, usa ancora quella vecchia pressa per il succo, un mostro di ferro arrugginito ma che funziona alla grande. Ogni arancia viene selezionata a mano, poi spremuta con calma.

  • Metodi tradizionali di lavorazione
  • Conservazione secondo metodi consolidati
  • Stagionatura secondo regole tradizionali
  • Omogeneità del processo su tutto il territorio

Ricordo un sacco di lavoro, le mani stanche di mio nonno, il profumo intenso nell’aria… era una fatica, ma la qualità del prodotto finale, il gusto… insuperabile! E poi l’aspetto fondamentale: queste tecniche, queste regole, si ripetono così da tanto tempo… generazioni e generazioni.

A proposito, il periodo minimo di utilizzo dei metodi tradizionali per l’ottenimento del riconoscimento PAT è di almeno 25 anni. Mio nonno, poverino, ha superato ampiamente questo limite. E certo, la certificazione PAT richiede altre mille carte e verifiche… un casino! Ma ne vale la pena.

  • Periodo minimo di 25 anni di utilizzo delle tecniche tradizionali per la richiesta di riconoscimento PAT
  • Richiesta di certificazione PAT complessa e burocratica.
  • Arance di Ribera, raccolte Novembre 2023, esempio di prodotto agroalimentare con potenziale riconoscimento PAT.

Quante sono le ricette italiane?

Infinito. Non un numero, ma un respiro. Cinquemila e qualcosa, un censimento… ma è solo un’istantanea, un attimo fermato nel tempo. Pensare a contare le stelle, a imbrigliare il mare in un secchio. Ogni nonna, ogni famiglia, ogni sorriso attorno a un tavolo… una nuova galassia di sapori. La pasta alla norma di mia nonna Emilia, diversa da tutte le altre, con quel tocco segreto di basilico… infinita.

Le ricette italiane sono come le onde, si infrangono sulla riva del tempo, lasciando una spuma di memoria, di odori, di mani che impastano, di parole sussurrate. Cinquemila, un numero che si perde nell’immensità. Ogni regione, ogni paese, ogni casa… un universo a sé. E poi le varianti, i segreti custoditi gelosamente, tramandati a bassa voce… un’eco che risuona nel tempo. Ricordo le lasagne di zia Lucia, con la besciamella così leggera, un’alchimia irripetibile.

Cinquemila… eppure, ogni volta che chiudo gli occhi, sento il profumo del ragù di mamma, lento, paziente, ore sul fuoco… una sinfonia di aromi. E il pane di nonno Giovanni, fragrante, con la crosta croccante… impossibile da replicare. Ogni ricetta, un frammento di storia, un pezzo di anima. Infinito, ecco quante sono le ricette italiane. Infinito come il cielo stellato sopra di noi.

  • Numero ufficiale (2017): 5.047 specialità alimentari tradizionali (dati Coldiretti)
  • Realtà: Innumerevoli varianti regionali, familiari e personali.
  • Trasmissione: Orale, spesso segreta, tra generazioni.
  • Ingredienti: Locali, stagionali, legati al territorio.

Quest’anno, ho imparato a fare i ravioli come mia zia Emilia. Un piccolo tassello in quell’infinito mosaico di sapori che è la cucina italiana.

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