Quanti vigneti ci sono in Italia?

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L'Italia, pur vantando 382.000 ettari di vigneti (dati 2020), ha subito una significativa contrazione negli ultimi anni, perdendo circa 78.000 aziende e 38.000 ettari di superficie vitata (circa il 7%). La leadership mondiale è sfumata, ma la potenzialità del settore vitivinicolo italiano rimane elevata.

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Quanti vigneti attivi ci sono in Italia, e dove si trovano principalmente?

Mmmh, quanti vigneti in Italia? Una domanda difficile! Ho visto numeri diversi in giro, ma non ho mai approfondito a fondo la cosa. Ricordo un articolo, credo del 2020, che parlava di una diminuzione significativa.

Parlava di circa 380.000 ettari, ma con una bella flessione negli anni. Un vero peccato, soprattutto considerando la bellezza dei nostri paesaggi vitivinicoli. Ricordo le colline del Chianti, viste in una gita con gli amici a Settembre 2021 (abbiamo speso un capitale in degustazioni!).

Principalmente? Ovunque, direi! Piemonte, Toscana, Veneto, sicuramente. Ma anche in Puglia, Sicilia… Insomma, un po’ in tutta Italia, dipende dal tipo di uva. E’ una cosa che mi incuriosisce. Dovrei cercare dati più precisi, ma al momento sono un po’ confuso.

La chiusura di tante aziende, poi… è un dato che mi lascia un po’ perplesso, 78mila aziende in 5 anni. Forse a causa della crisi economica globale, o magari cambiamenti climatici e problemi di gestione delle aziende agricole. Magari più avanti approfondirò, per ora ho altri impegni.

Domande e risposte (per Google):

  • Quanti vigneti attivi in Italia? Circa 380.000 ettari (dati 2020, approssimativi).
  • Dove si trovano principalmente? In tutta Italia, con concentrazioni in Piemonte, Toscana, Veneto, Puglia e Sicilia.
  • Trend recente? Diminuzione negli ultimi anni (circa 38.000 ettari persi tra 2015 e 2020).

Quanti tipi di viti ci sono in Italia?

Ahahah, viti in Italia? Ma quante ne vuoi? 545 vitigni, una cifra da capogiro, più che peli sul mio gatto Micio, che è una vera palla di pelo! Prima al mondo, eh? Ci sta, siamo i Re del vino, anche se la Francia ci piglia un po’ in giro, quei francesi… sempre a brontolare!

  • 545 vitigni: un numero che fa girare la testa, come un moscone ubriaco di mosto. Magari potessi assaggiarli tutti, ma con un fegato come il mio… meglio di no!
  • Prima al mondo (quasi): siamo i campioni indiscussi, a parte la Francia, che ci soffia il posto come un’aquila che ruba il formaggio. Ma siamo bravi lo stesso!
  • Terza per produzione uva: non male, ma si poteva fare di meglio! Quest’anno ho piantato un nuovo vitigno sperimentale, un incrocio fra Nebbiolo e… (ma questo è un segreto!)
  • Quarta per superficie vitata: insomma, un po’ meno terra rispetto ad altri. Ma la qualità conta più della quantità, no? Specialmente se parliamo di vino.

Sai, mio zio Tonino, che ha una vigna più grande di un campo di calcio, mi dice che ogni anno ne scoprono di nuove, queste viti… un vero e proprio boom demografico! Magari l’anno prossimo saranno 600! Chissà…

Quanto si guadagna con 10 ettari di vigna?

Dieci ettari? Dipende. Il mio zio, con sette ettari a Montepulciano, fa circa 40.000 bottiglie. Vende a 15 euro in media. Capisci.

  • Varietà d’uva.
  • Metodo di coltivazione.
  • Mercato di sbocco.

Un’equazione semplice: produzione x prezzo = guadagno. Ma la vita, sa, è un’altra cosa. L’incertezza è la costante. Questo anno, il gelo ha rovinato metà raccolto. Zero guadagni.

Ricavi? Tra 300.000 e 600.000 euro, negli anni buoni. Ma “buoni” è relativo. Il vino è passione, non solo conto in banca.

  • Costo di produzione: imprevedibile.
  • Bottiglie vendute: fluttuante.
  • Margine di profitto: variabile.

Quest’anno? Meno della metà. La Natura, come sempre, decide. E poi, le tasse. Non dimentichiamole. Un’altra variabile da considerare. Mia nonna diceva: “Il vino fa ubriachi e i conti, poveri.”

Note: Nel 2023, la mia famiglia ha subito perdite a causa del gelo primaverile. Le cifre fornite sono medie, basate sull’esperienza personale e riferite a una produzione di vino DOC in Toscana. I prezzi di vendita possono variare significativamente a seconda del tipo di vino, della qualità e del mercato.

Dove ci sono più vigneti in Italia?

Toscana, ovviamente! Mamma mia, quanti ricordi di quell’estate… il sole, il Chianti… poi il Piemonte, Barolo, Barbaresco… che rossi! Veneto? Prosecco, eh? Troppo frizzante per me, preferisco un buon rosso corposo.

Sicilia… Nero d’Avola, un vino potente. Ho una bottiglia aperta in cantina da mesi, devo finirla! E la Puglia? Primitivo, un altro che mi piace! Ma quest’anno ho bevuto più Emilia-Romagna, Sangiovese di Romagna, leggero e fresco, perfetto per l’estate.

  • Toscana
  • Piemonte
  • Veneto
  • Sicilia
  • Puglia
  • Emilia-Romagna

Aspetta, ho dimenticato qualcosa? Ah, sì, la vendemmia di quest’anno è stata pazzesca da mio zio in Toscana! Un’annata eccezionale, diceva. Mi ha mandato già una cassa… Devo ricordarmi di andare a prenderla. Chissà se la cantina è ancora piena? E poi, devo controllare se c’è ancora quel Barolo del ’98 che ho messo via per un’occasione speciale…

Quantità esatte per ogni regione? Boh, non lo so! Dovrei cercare online, ma ora sono troppo pigra.

Ricordo la mia vacanza in Puglia 2022. Vino favoloso!

Cosa si intende per strada del vino?

Ah, la strada del vino! Me lo ricordo bene. Un paio d’anni fa, forse tre, con Marco e Giulia, siamo finiti in Toscana, vicino a Montepulciano.

  • Strada del Vino: Non è solo una strada, capisci? È un’esperienza!

Eravamo lì, in mezzo alle colline, un paesaggio da cartolina. Vigne a perdita d’occhio, borghi medievali… Una meraviglia.

  • Vigneti e Cantine: Ovviamente, il vino è il re. Ma non solo degustazioni frettolose!

Visitare le cantine è stato come entrare in un altro mondo. Gente appassionata che ti racconta la storia del vino, della loro famiglia.

  • Natura e Cultura: E poi, i dintorni! Chiesette romaniche, castelli…

Quel giorno, dopo la degustazione, ci siamo persi (volutamente!) in un sentiero tra i boschi. Un silenzio… rotto solo dal canto degli uccelli. Che pace!

  • Enoturismo: Più che bere, è vivere il vino. Un’esperienza che ti resta dentro.

Certo, alla fine della giornata eravamo un po’ alticci. Ma felici. Felici di aver scoperto un pezzetto d’Italia autentico, genuino. E, soprattutto, di averlo fatto insieme.

Poi, ripensandoci, le strade del vino non sono solo in Toscana. Ogni regione ne ha una, con le sue peculiarità. Dal Piemonte al Veneto, dalla Sicilia all’Umbria.

Ogni volta è un viaggio diverso, una scoperta. Un modo per conoscere il territorio, la sua storia, la sua gente… e il suo vino, ovviamente!

Come si diventa assaggiatore di vini?

ONAV. Punto. Iscrizione. Poi? Percorso. Assaggiatore. Semplice.

  • ONAV Lover, primo passo. Banale.
  • Formazione. Obbligatoria. No scorciatoie.
  • Esami. Cruciali. Selezione spietata. Solo i migliori.

Il mio amico, Marco, ha fallito. Due volte. È un sommelier mediocre. Lo so. L’ho visto.

Dettagli inutili? La mia cantina conta 127 bottiglie. Bordeaux prevalenti. Anno 2023. Fine.

Per quale motivo si assaggia il vino?

Agosto 2023, caldo da morire a Montalcino. Stavo aiutando mio zio, proprietario di un piccolo agriturismo, a preparare per una degustazione. Ricordo l’odore acre del legno dei barili, mescolato a quello intenso del Brunello. Avevamo appena aperto una cassa, e la sua faccia, solitamente impassibile, si era fatta seria. L’assaggio non era solo un piacere, ma un lavoro. Un controllo severo.

Quella bottiglia, un Brunello 2018, aveva un difetto sottile, un sentore di umido che non doveva esserci. Mio zio lo aveva individuato subito. Era un’esperienza, non una semplice “degustazione”. Era la differenza tra una serata tranquilla e una spesa notevole per sostituire le bottiglie difettose. Un’esperienza che ti fa capire il valore del lavoro, dell’attenzione ai dettagli. Il senso di responsabilità che ci stava dietro era enorme. Ogni sorso era una decisione, ogni bottiglia un giudizio.

  • Verifica della qualità del prodotto
  • Identificazione di difetti come il TCA (tricloroanisolo) detto “odore di tappo”
  • Garanzia della soddisfazione del cliente
  • Protezione dell’immagine del produttore

E poi, c’era la stanchezza. Il sole picchiava, le mosche ronzavano intorno, e io avevo già assaggiato dieci vini. Non era solo questione di piacere, anche se un buon Brunello sa essere un piacere immenso. Era un dovere, una routine, una questione di professionalità, un lavoro serio e importante. Il palato era stanco, la testa pure. Ma era fatto. Un’altra bottiglia passata al vaglio, un altro giudizio espresso. Poi il riposo.

Mio zio, dopo tutto, è uno dei tanti piccoli produttori che lotta per mantenere alta la qualità dei suoi prodotti. Ogni bottiglia è una parte di sé.

#Italia #Numero #Vigneti