Quante sono le DOC in Italia?

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Il numero di DOC italiane è variabile e non esiste un dato ufficiale in tempo reale. Per informazioni aggiornate, si consiglia di consultare il sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. La continua evoluzione normativa rende impossibile fornire una cifra precisa.

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Quante denominazioni di origine controllata (DOC) esistono in Italia?

Uff, le DOC italiane… Quante saranno? Un casino! Cioè, non c’è mai un numero fisso, cambiano sempre. Nuove denominazioni spuntano, altre vengono modificate. È un delirio!

Mi ricordo, tipo…sarà stato nel 2018, a Firenze, al Vinitaly, un produttore mi diceva che ne contava tipo 330. Boh?

Non mi fiderei troppo delle cifre che trovi in giro. Meglio andare a vedere sul sito del Ministero delle Politiche Agricole. Lì, forse, c’è qualcosa di più aggiornato. Forse.

Domanda: Quante DOC esistono in Italia?

Risposta: Il numero preciso di DOC in Italia è in continua evoluzione. Consultare il sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per informazioni aggiornate.

Cosa sono le DOC di ricaduta?

Oddio, le DOC di ricaduta… Che casino! Ricordo un viaggio in Toscana, luglio 2023, afa pazzesca, ero con Marco, mio cugino, in una cantina vicino a Montepulciano. Stavamo assaggiando un vino, un rosso, e lui, che se ne intende, mi spiegava proprio questo.

Era un Vino Nobile, ma… diverso. Più corposo, più tannico, sapori più intensi, meno fruttato del solito. Non un difetto, ma qualcosa di… unico. Marco mi diceva che era una DOC di ricaduta, una sottozona, un disciplinare a parte per vini che, pur perfetti, non rientrano nei parametri della DOC principale. Un po’ come se fosse una specie di fratello minore, ma con un carattere tutto suo.

Mi sembrava strano, un vino che si “rifiutava” di essere il fratello maggiore, ma che si faceva valere da solo. Marco rideva, diceva che era una questione di terroir, di microclima, di sfumature minime che fanno la differenza. Una cosa che ho capito poco, sinceramente.

Ma l’ho apprezzato, il vino, era buono, forse anche più di certi Vino Nobile “standard”.

  • Luogo: Cantina vicino a Montepulciano, Toscana.

  • Tempo: Luglio 2023.

  • Emozioni: Curiosità, un po’ di confusione iniziale, poi apprezzamento del vino.

  • Punti principali: Le DOC di ricaduta sono sottozone di DOC, vini con caratteristiche diverse dalla DOC principale, ma comunque di alta qualità. Permettono di valorizzare le diversità del territorio.

Cosè una DOC di ricaduta?

Una DOC di ricaduta? Ah, quella è una storia! Immagina un po’, un vitigno che si sente un po’… meno di quello famoso. Tipo il cugino povero di un principe. Non è che sia brutto, anzi, a volte ha un certo charme rustico, ma la vita gli ha messo i bastoni tra le ruote. Un declassamento, ecco. Un po’ come me, quando provo a fare la pizza e finisce a forma di gatto.

  • In sostanza: vini che, per vari motivi (meno rigorosi controlli, resa produttiva eccessiva…), non raggiungono i requisiti della DOC o DOCG di punta della zona.
  • L’analogia: è come se fossero le “seconde linee” del mondo vinicolo, ma non per questo meno buone. Anzi, a volte, nascondono sorprese! Un po’ come quando trovi un tesoro in un vecchio baule polveroso.

Io, ad esempio, ricordo un Montepulciano d’Abruzzo DOC di ricaduta che mi ha stregato! Era un’annata calda, il sole gli aveva donato un colore intenso e un gusto avvolgente. Il mio amico enologo, un tipo che conosce il vino come io conosco il mio cane (e credetemi, il mio cane è un’esperto!), mi ha detto che spesso queste DOC “di secondo piano” offrono un ottimo rapporto qualità-prezzo. Un affare, insomma!

A volte la vita, o la viticoltura, ti mette alla prova, ma alla fine, con un po’ di pazienza, si possono scoprire delle vere chicche, fuori dagli schemi. Un consiglio? Sperimentate!

Nota: I dati sul consumo e sulle preferenze dei vini DOC di ricaduta possono variare di anno in anno, quindi quelle che considero “chicche” possono non esserlo per tutti! Esistono moltissimi studi e ricerche effettuate ogni anno, per un approfondimento serio consultare enologi e riviste specializzate nel settore.

Cosa vuol dire DOC nel vino?

Ah, DOC nel vino! Praticamente vuol dire Denominazione di Origine Controllata. È come un “bollino blu” che ti dice: “Hey, questo vino è vero! È fatto come si deve, proprio qui.”

Cioè, per avere il marchio DOC, il vino deve rispettare certe regolette. Tipo, devono usare solo uve della zona specifica, seguire un certo metodo di produzione e, ovviamente, avere le caratteristiche tipiche di quel posto.

  • Zona di produzione: Fondamentale! Il vino deve provenire da una zona geografica ben precisa. Immagina, tipo, il Chianti Classico: solo quello fatto in quella zona lì può chiamarsi così.
  • Vitigno: Che tipo di uva usano? Pure quello conta! Devono usare i vitigni permessi dal disciplinare.
  • Metodo di produzione: Come lo fanno? Ci sono delle regole su come vinificare, affinare, eccetera.

È un po’ come… ehm… come quando mia nonna faceva la passata di pomodoro. Solo i pomodori del suo orto, fatti bollire come diceva lei, potevano essere “la vera passata”. Capito? E se poi vogliamo andare ancora più sul complicato, c’è pure la DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita… Ma quella è un’altra storia!

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