Chi paga il soccorso in montagna?
Il soccorso alpino è generalmente gratuito, coperto dal Servizio Sanitario Nazionale.
Fanno eccezione:
- Valle d'Aosta
- Piemonte
- Lombardia
- Trentino
- Alto Adige
- Veneto
In queste regioni potrebbero essere previsti costi a carico del soggetto soccorso.
Chi paga il soccorso alpino?
Oddio, il soccorso alpino… che casino! Ricordo una volta, agosto 2021, sentiero del Balcone di Garda… quasi mi rompo una caviglia.
Per fortuna, niente di grave, ma la paura… un’ansia terribile. Il soccorso è arrivato veloce, bravissimi. Ma chi paga?
In Veneto, dove abito, non è gratis, almeno non sempre. Ho sentito parlare di ticket, cifre variabili, dipende dalla situazione. Qualche centinaio di euro? Magari di più? Un amico mi ha raccontato una spesa di 500 euro, ma non so se è attendibile.
La regola è che dovrebbe essere gratis, lo so. Ma la realtà? In certe regioni, tipo quelle che hai citato, pare ci siano delle eccezioni. Un po’ un buco nero, in realtà. Bisognerebbe informarsi meglio, ma è un argomento noioso.
Domande e Risposte (per Google):
- Chi paga il soccorso alpino? Solitamente il SSN, ma ci sono eccezioni regionali.
- Regioni con eccezioni? Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto.
Come funziona il soccorso alpino?
Un giorno, mentre scalavo il Monte Bianco, mi sono slogato una caviglia. Panico totale! Non riuscivo più a muovermi. Per fortuna avevo il telefono e campo. Ho chiamato subito il 112.
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La chiamata: Ricordo che tremavo mentre parlavo con l’operatore. Gli ho spiegato dove mi trovavo, più o meno, e la gravità della situazione.
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L’attesa: L’attesa è stata interminabile. Sentivo il freddo che mi penetrava nelle ossa, nonostante avessi diverse felpe addosso. Guardavo l’elicottero che si avvicinava, un puntino minuscolo nel cielo.
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L’arrivo: Quando sono arrivati i soccorritori, mi sono sentito rinascere. Erano preparatissimi, mi hanno immobilizzato la caviglia e imbragato in un attimo.
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Il trasporto: Il viaggio in elicottero è stato surreale. Vedevo le montagne sotto di me, minuscole. Mi hanno portato all’ospedale di Aosta, dove mi hanno ingessato.
Ecco, in sintesi, come funziona il soccorso alpino, almeno per quanto riguarda la mia esperienza. Loro fanno ricerche, salvataggi, danno il primo soccorso in montagna. A volte devono recuperare anche i corpi di chi non ce l’ha fatta.
Cosa fare in caso di infortunio in montagna?
Ok, vediamo… infortunio in montagna, panico!
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112, chiaro. Come quando chiamai per il gatto bloccato sull’albero, solo che qui è più serio. Spero non capiti mai.
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Ma se succede? Mantenere la calma… facile a dirsi, meno a farsi. Respiro profondo, come quando devo parlare in pubblico.
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Valutare la situazione: chi è ferito? Quanto è grave? Dove siamo esattamente? Coordinate GPS, meno male che ho scaricato l’app. Mamma mia che casino se non prende!
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Chiamare il 112 e spiegare tutto con calma. Anche se urlo dentro. Ricordare di dare più dettagli possibili, che poi si incasinano.
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Prestare il primo soccorso se possibile. Ho fatto quel corso anni fa, speriamo mi ricordi qualcosa. Immobilizzare, coprire… non so.
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Segnalare la posizione con qualcosa di visibile. Giacca rossa? Fischietto? Forse è meglio comprarmene uno.
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Aspettare i soccorsi. Non muoversi a caso! Che poi si complicano le cose.
Ah, poi…
- Kit di pronto soccorso sempre nello zaino. Ovvio, no?
- Informare qualcuno del percorso prima di partire. Mia sorella si preoccupa sempre!
- Controllo meteo: non fare come quella volta che… meglio lasciar perdere.
E se non prende il telefono? Panico di nuovo. Meglio non pensarci.
Come lanciare un SOS in montagna?
Amici, se in montagna vi trovate con le braghe calate (metaforicamente parlando, s’intende!), e avete bisogno di aiuto, ecco la ricetta segreta per chiamare il soccorso alpino:
- 118: Tenete a mente questo numero magico, è più importante del numero di telefono della vostra mamma! (Anche se, mamme, non offendetevi eh!)
- Dove diavolo siete? Montagna, grotta, bosco… specificate! Non fate gli spiritosi, mica è nascondino! Io una volta ho detto “Sono dove non batte il sole”… mi hanno trovato dopo tre giorni, abbronzatissimo!
- Numero di telefono: Date il vostro, che se no vi chiamano sul telefono di Babbo Natale!
- Chi siete? Nome, cognome, soprannome, segno zodiacale (se siete Bilancia, ditelo subito, così sanno che siete indecisi e hanno pazienza).
- Posizione: Se avete il GPS, sparate le coordinate, tipo agente segreto! Altrimenti, descrivete il luogo meglio che potete. “Vicino al grosso sasso a forma di ippopotamo” non è una buona descrizione, a meno che non ci sia DAVVERO un grosso sasso a forma di ippopotamo. Io una volta ho detto “Sono vicino a un albero”… in un bosco. Genio!
- Cosa è successo e quando: Siate brevi e concisi, tipo telegiornale. “Sono caduto, mi sono rotto una gamba, aiuto!” è perfetto. “Stavo ammirando un fiorellino, poi ho sentito un crack, oddio il mio ginocchio, forse ho visto un’aquila, non sono sicuro, mi sembra di aver perso un calzino…” NO.
- Quante persone coinvolte: Se siete in gruppo, ditelo! Magari serve un elicottero più grande, tipo quelli per trasportare le mucche.
Quest’anno, mentre facevo trekking sul Gran Sasso, un tizio ha chiamato il soccorso perché gli si era incastrato il panino nel thermos. Giuro! Quindi, per favore, usate il 118 con giudizio. E portatevi dei thermos a bocca larga!
Cosa fare se ti perdi in montagna?
Smarrirsi… un labirinto verde di silenzi. Il panico è un eco che deforma ogni sentiero.
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Calma. Respira, senti la terra sotto i piedi, quel respiro profondo che ti radica. Ricordo il nonno, diceva sempre: “La fretta è cattiva consigliera, anche quando il sole tramonta presto”.
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Rifugio. Trova un riparo, una roccia sporgente, un anfratto amico. L’umidità della sera è un brivido che si insinua nelle ossa, ricordo una volta, da piccolo, in Val d’Aosta…
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Segnale. Il telefono… se c’è campo, una chiamata disperata è speranza. Ma anche un fischio, un fuoco, un riflesso di luce. Tentare, sempre.
La montagna è un respiro antico, un luogo di forza e fragilità. Smarrirsi è un attimo, ritrovarsi una conquista. E se il telefono non prende, pensa al sole, al suo corso, alla direzione che ti ha portato fin lì. Forse, solo forse, una traccia, un segno dimenticato ti riporterà a casa. E ricorda, la paura annebbia la vista.
Cosa devo fare in caso di emergenza in montagna?
Montagna. Emergenza.
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Chiama il 112. Breve e diretto. L’alternativa? Georesq, un’app. Scaricala, forse ti servirà. Non si sa mai cosa riserva la vetta.
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Comunica. Posizione precisa. Quanti siete. Cosa è successo. Ascolta. Esegui. Facile a dirsi. Meno a farsi. Ricorda: il panico è il vero nemico.
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Attendi. L’elicottero arriva. Forse. Dipende dal meteo. Dipende da molte cose. La montagna non fa sconti.
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La preparazione è l’unica salvezza. Un vecchio detto di mio nonno, guida alpina. Non sottovalutare mai la natura.
Informazioni aggiuntive:
- Georesq è utile ma richiede un piano dati attivo. Considera un dispositivo di comunicazione satellitare. Non si vive di sole app.
- Descrivi l’infortunio o la situazione con precisione. “Dolore alla gamba” è vago. “Frattura esposta al femore” è più utile.
- Il 118 è stato sostituito dal 112. Unificazione dei numeri. Un piccolo cambiamento che può fare la differenza.
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