Come conservare le feci per Helicobacter pylori?

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Per lesame *Helicobacter pylori* su campione fecale, conservare il materiale a 4°C per massimo 24 ore. Lanalisi è inaffidabile su feci liquide o diarroiche e sconsigliata in presenza di mestruazioni, sanguinamento nasale o gengivale.
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La corretta conservazione del campione fecale per la ricerca di Helicobacter pylori: un aspetto cruciale per la diagnosi

L’Helicobacter pylori, batterio responsabile di gastriti, ulcere peptiche e persino carcinoma gastrico, può essere diagnosticato anche attraverso l’analisi delle feci. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, la semplice raccolta del campione non è sufficiente per garantire un risultato attendibile. La corretta conservazione del materiale fecale prima dell’analisi è infatti un passaggio fondamentale che incide direttamente sulla validità del test. Una manipolazione inadeguata può compromettere la presenza del batterio e portare a falsi negativi, con conseguenze importanti per la salute del paziente e la successiva gestione terapeutica.

L’aspetto più importante da considerare è la temperatura di conservazione. Per garantire l’integrità del campione e la sopravvivenza dell’Helicobacter pylori, è necessario mantenere il materiale a una temperatura di 4°C (temperatura di refrigerazione standard). Questo intervallo di temperatura limita la proliferazione di microrganismi contaminanti e rallenta la degradazione del DNA batterico, essenziale per la rilevazione tramite tecniche di biologia molecolare, spesso utilizzate per l’analisi. È fondamentale, tuttavia, rispettare il limite temporale di massimo 24 ore dalla raccolta del campione alla consegna al laboratorio. Trascorso questo lasso di tempo, il rischio di alterazione del campione aumenta significativamente, rendendo l’analisi inaffidabile e potenzialmente priva di valore diagnostico.

Un altro fattore determinante per la qualità dell’analisi è la consistenza delle feci. L’esame su campione fecale per Helicobacter pylori risulta inaffidabile in caso di feci liquide o diarroiche. La presenza di eccessiva acqua può diluire il campione, riducendo la concentrazione batterica al di sotto della soglia di rilevabilità dei test. Analogamente, la presenza di sangue nelle feci, derivante da mestruazioni, sanguinamento nasale o gengivale, può interferire con l’analisi, generando risultati falsi positivi o negativi, e quindi deve essere evitata. Si consiglia pertanto di evitare la raccolta del campione in questi casi, rimandando l’esame a un momento più opportuno.

In conclusione, la diagnosi di Helicobacter pylori tramite analisi delle feci richiede attenzione a ogni fase del processo, a partire dalla conservazione del campione. Il rispetto scrupoloso delle indicazioni di conservazione a 4°C per un massimo di 24 ore, unito alla considerazione della consistenza delle feci e all’assenza di sanguinamento, è imprescindibile per ottenere un risultato accurato e affidabile, consentendo così una diagnosi corretta e un’adeguata gestione della patologia. La collaborazione attiva del paziente con il personale sanitario è cruciale per garantire la validità dell’esame e la successiva efficacia delle terapie.

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