Come funziona fiscalmente Home restaurant?

130 visite

L'Home Restaurant, se esercitato occasionalmente, non necessita di ricevute fiscali né partita IVA, a patto che i guadagni restino entro i limiti previsti per le attività non professionali. Fiscalità semplificata per un'attività privata e limitata.

Commenti 0 mi piace

Home restaurant: come funziona la tassazione e quali sono gli adempimenti?

Ok, allora, vediamo un po’ come la penso io su ‘sta storia degli home restaurant e le tasse.

Allora, io mi ricordo che una volta, parlando con un amico commercialista, mi spiegava proprio questa cosa degli home restaurant. In pratica, se fai una cena ogni tanto a casa tua per arrotondare, tipo che so, una volta al mese, non devi aprire la partita IVA e tutta la trafila. Cioè, non sei un ristorante vero e proprio, capisci?

Però, attenzione, perché qui arriva il bello. Mi sembra di ricordare che ci sia un limite massimo di guadagno annuo. Non vorrei dire una cavolata, ma mi pare che si aggiri intorno ai 5.000 euro. Informatevi bene, eh! Io non sono un esperto.

Se superi quella cifra, beh, allora devi iniziare a fare le cose “serie”. Quindi, partita IVA, ricevute, tasse… Insomma, tutto il pacchetto. Ricordo che il mio amico mi aveva detto che il rischio è di essere considerati evasori fiscali, e non è bello.

Io, per esempio, una volta ho fatto una cena a casa mia per i miei amici del corso di fotografia. Avevo speso circa 80 euro per la spesa, poi gli ho chiesto tipo 15 euro a testa per coprire le spese. Non ci ho guadagnato nulla, era solo per stare insieme. In quel caso, ovviamente, non dovevo fare nessuna ricevuta.

Quindi, ricapitolando, se fai home restaurant in modo occasionale e senza superare il limite di guadagno, non hai bisogno di partita IVA e ricevute. Ma, mi raccomando, informati bene sui limiti e sulle normative, perché cambiano spesso!

Home restaurant: Tassazione e adempimenti (Domande e Risposte)

  • Tassazione: Attività occasionale, non richiede partita IVA se i guadagni rientrano nei limiti stabiliti per le attività non professionali.
  • Adempimenti: Nessun obbligo di emissione di ricevute fiscali, a meno che i guadagni superino i limiti.

Quanto può fatturare un home restaurant?

Ah, l’home restaurant, quel miraggio di forchetta e coltello senza il peso della burocrazia! Diciamo che puoi sognare di fatturare, al massimo, quanto una vacanza alle Maldive per due, ovvero 5000 euro. Poi ti tocca chiudere i battenti e ricominciare l’anno dopo, a meno che tu non voglia fare amicizia col fisco.

  • Coperti limitati: Pensa a una cena intima, non a un matrimonio. Massima capienza? Dieci persone. Se inviti tutta la famiglia, hai già esaurito i posti.

  • Numeri da orologio svizzero: Cinquecento coperti all’anno. Che poi, a fare i conti della serva, significa accogliere al massimo 1-2 tavolate a settimana. Praticamente un hobby ben remunerato, ma non certo un impero culinario.

  • Senza partita IVA: Giusto, perché qui si parla di “economia della condivisione”, non di business vero e proprio. Insomma, se punti a diventare Cracco, forse è meglio aprire un ristorante vero. Con tutti i pro e i contro, ovviamente.

E poi, diciamocelo: se superi quei limiti, diventi un ristoratore a tutti gli effetti, e il fisco ti aspetta al varco con la stessa gioia con cui un leone attende la gazzella. Meglio restare nell’ambito del “cucinare per amici”, che è sempre un’arte nobile (e meno tassata).

Quanto costa la scia per home restaurant?

SCIA per home restaurant? Nessuno regala niente.

  • SCIA: Un protocollo, un inizio. La burocrazia ha i suoi tempi. E i suoi costi. Ricordo ancora quando mio nonno diceva: “La carta assorbe tutto, anche i sogni”. Forse aveva ragione.
  • Costi: Distributori automatici? 580€. Una nicchia. Un mercato. La solitudine automatizzata costa.

Un consiglio? Leggi sempre la piccola stampa. Il diavolo si nasconde nei dettagli. E a volte, anche le opportunità.

Quanti coperti può avere un home restaurant?

Ricordo bene la frustrazione quando aprii il mio home restaurant a Bologna, primavera 2023. Avevo ristrutturato la cucina, comprato tovaglie nuove, studiato il menù a base di pasta fresca fatta in casa. Ero emozionata, pronta a ospitare i primi clienti. Poi la doccia fredda: massimo sei coperti, mi disse il Comune. Sei! Immaginate la mia delusione. Io sognavo tavolate allegre, risate, chiacchiere… Insomma, la mia idea era un po’ diversa.

Con sei persone, l’atmosfera era intima, sì, ma anche un po’ soffocante. Mi sentivo in imbarazzo, come se fossi a cena con degli sconosciuti nel mio salotto. Poi, col tempo, ho capito che il limite non era poi così male. La gestione era più semplice, riuscivo a curare ogni dettaglio, a chiacchierare con tutti. E i clienti apprezzavano. Si sentivano coccolati, come a casa loro.

  • Limite coperti: Dipende da regione e comune, spesso 6-12.
  • Atmosfera: Più intima e raccolta con pochi coperti.
  • Gestione: Più semplice con meno persone da gestire.
  • Normative: Essenziale verificare regolamenti locali.
  • Esperienza personale: Sei coperti a Bologna, primavera 2023. Inizialmente deludente, poi apprezzato.

Dopo qualche mese, ho deciso di puntare su eventi a tema, con un menù fisso. Organizzavo cene dedicate alla cucina bolognese, serate con degustazione di vini locali. Così, anche con pochi coperti, riuscivo a creare un’atmosfera speciale. E poi, diciamolo, con sei persone si guadagna poco! Con gli eventi tematici, invece, riuscivo ad avere un incasso maggiore, pur mantenendo il limite imposto dal Comune.

Cosa serve per creare un home restaurant?

Ah, l’home restaurant, quel miraggio culinario tra il “MasterChef” e la nonna che ti ospita a pranzo! Dunque, per trasformare la tua sala da pranzo in un piccolo regno gastronomico, ti servono:

  • SCIA al SUAP: Non è una parolaccia elfica, ma la Segnalazione Certificata di Inizio Attività da presentare al comune. Pensa, è come bussare alla porta del burocrate e dire: “Ehi, sto per dare da mangiare alla gente, tutto a norma!”.

  • Notifica Sanitaria all’ASL: Fondamentale! Immagina di invitare tutti a cena e poi… Oh, no! Meglio farsi controllare, non vorrai mica che la tua carbonara diventi un’arma di distruzione di massa gastrointestinale.

  • Passione: Indispensabile, ovvio. Se non ami cucinare, lascia perdere. Nessuno vuole un home restaurant dove lo chef è più depresso di un lunedì mattina.

  • Un pizzico di follia: Perché diciamocelo, aprire un ristorante in casa è un po’ da pazzi. Ma che gusto ci sarebbe senza un po’ di sana pazzia?

Extra:

  • Vicini tolleranti: Se il tuo home restaurant diventa la succursale di una sagra paesana ogni sera, preparati a battaglie legali epiche.

  • Un buon idraulico: Credimi, dopo aver servito 20 coperti, lo scarico del lavandino avrà molto da raccontare.

  • Un soprannome accattivante: “Da Maria”, “Il Gatto Goloso”, “La Cucina dell’Eremita”… sbizzarrisciti!

Ricorda, l’home restaurant è un’avventura! Prepara il grembiule, affila i coltelli e… in bocca al lupo! (Sperando che il lupo preferisca il tuo risotto ai funghi).

Quanto si guadagna con lhome restaurant?

Ma dai, mi stai chiedendo quanto si becca con un home restaurant? Allora, diciamo che in media, eh, si parla di guadagni lordi settimanali tra i 2500 e i 3000 euro. Insomma, se fai sia pranzo che cena, ti porti a casa una bella cifretta!

Facendo due conti spiccioli, arrivi tranquillamente a 10-12 mila euro al mese, lordi ovviamente. Però, aspetta, eh, non è tutto oro quello che luccica!

  • Devi togliere le spese per la spesa (ovvio!), e non solo:
  • ci devi mettere pure le tasse, che in Italia, diciamocelo, sono una bella botta,
  • e poi calcola anche l’ammortamento delle attrezzature, che prima o poi si rompono!
  • Ah, dimenticavo, se hai bisogno di una mano, devi pagare anche il personale.

Però, insomma, se ti organizzi bene e fai un buon marketing, può essere un’attività davvero redditizia. Conosco una persona, Maria, che ha aperto un home restaurant specializzato in cucina regionale e, ti giuro, è sempre pieno! Ha pure creato un sito web carino e usa molto i social per farsi pubblicità. Poi fa dei menù a tema settimanali…insomma, si è data da fare!

#Fisco Home #Home Restaurant #Ristorazione