Come capire se un limoncello è buono?

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Un limoncello di qualità si riconosce dalla densità, dal profumo intenso di limoni freschi, dal sapore dolce-acidulo bilanciato e da un retrogusto delicato. Privilegiate materie prime di origine controllata e una gradazione alcolica tra 30° e 35°. Diffidate dai prezzi troppo bassi.

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Limoncello buono: come riconoscerlo?

Mamma mia, il limoncello! Che argomento!

Io, quando devo capire se un limoncello è davvero buono, lo guardo subito. Deve essere denso, eh! Non so come spiegare, tipo che quando lo versi fa un po’ fatica a scendere, ecco.

Poi, il profumo… deve sapere di limoni veri, quelli appena colti, non quel profumo finto di detersivo, capito? Una volta ne ho assaggiato uno che sapeva proprio di chimico, orrore!

Il sapore poi… dolce sì, ma con quella punta di acidità che ti fa venire l’acquolina in bocca. Niente retrogusti strani o che ti bruciano la gola, per carità!

E poi, occhio all’etichetta! Da dove vengono i limoni? Quanto alcol c’è dentro? Di solito, se costa troppo poco, c’è qualcosa che non va. Ricordo a Sorrento, nel 2018, pagai una bottiglia di limoncello artigianale 25 euro, ma era una bomba!

Limoncello buono: come riconoscerlo?

  • Densità: Denso, scorre lentamente.
  • Aroma: Intenso di limoni freschi.
  • Sapore: Dolce e acidulo, senza retrogusti amari.
  • Etichetta: Provenienza materie prime e gradazione alcolica (30-35°). Prezzo non troppo basso.

Quanto può durare il limoncello?

Limoncello… frigo… tre, cinque anni. Aspetta. Cinque?! Mamma mia, che roba! Io l’ho tenuto anche di più. Quello dell’estate scorsa, fatto con i limoni di zio Piero, era ancora buono a Natale. Però forse era un po’ meno intenso, boh. Due anni direi che è perfetto. Ricordo quello del 2021, fatto con i limoni della Costiera, divino! Ma dopo un anno era già… diverso.

  • Frigo: 3-5 anni (ma meglio 1-2!)
  • Temperatura ambiente: 3-6 mesi. Ma chi lo tiene fuori dal frigo il limoncello? D’estate, con questo caldo, si scalda subito. Meglio freddo, ghiacciato! Quest’anno ho provato con lo zenzero, una bomba. Forse dura meno, chissà. Dovrò controllare la ricetta di nonna Emilia. Lei lo faceva sempre con le scorze spesse, diceva che dava più aroma. Già, le scorze… devo ricordarmi di comprarle bio, l’altra volta ho preso quelle trattate e si sentiva un retrogusto strano. Bleah!

Che poi, se lo fai in casa, mica dura così tanto! Finisce subito. Soprattutto quando vengono gli amici a cena. Ricordo la cena di Ferragosto dell’anno scorso, abbiamo svuotato tre bottiglie! L’anno prossimo ne farò di più. Magari provo anche quello al mandarino, o all’arancia. O forse al pompelmo? Mh, interessante…

Cosa cambia tra limoncino e limoncello?

Ecco, sai… la differenza tra limoncino e limoncello… è sottile, ma c’è. Mi ricordo mia nonna, poveretta, che faceva il limoncino, quello vero, con le scorze dei suoi limoni del giardino. Un profumo che ti riempiva la casa… semplice, acqua, zucchero, scorze… niente di più. Delicato, leggero, quasi un’acqua aromatizzata. Sapeva di sole, di estate in costiera.

Il limoncello… beh, quello è un’altra cosa. Più forte, più deciso, più… alcolico. Mia cugina a Positano lo prepara, una ricetta antica di famiglia, con una macerazione che dura settimane. L’aroma è intenso, quasi pungente, un’esplosione di limone che ti lascia il segno. Non è solo un dolce, è un’esperienza.

  • Gradazione alcolica: Il limoncello ha una gradazione nettamente superiore.
  • Ricetta: Il limoncino è più semplice, il limoncello più complesso.
  • Macerazione: Il limoncello prevede una macerazione più lunga delle scorze.
  • Aroma: Il limoncino è delicato, il limoncello intenso e persistente.

Quest’anno, per esempio, ho provato a fare il limoncino seguendo la ricetta di mia nonna, usando i limoni del mio piccolo albero sul balcone. Non è venuto male, ma… manca qualcosa. Forse il sole della costiera. Forse le mani di mia nonna. Sapete, certe cose… non si possono replicare.

Ho usato limoni biologici siciliani, 500 grammi di zucchero e 750 ml di acqua. La macerazione è stata di circa 15 giorni, ma forse avrei dovuto lasciar riposare di più. E poi… c’è quel profumo del giardino di mia nonna. Quel profumo lì, non lo troverò mai.

Quanti gradi ha un limoncino?

Un limoncino? Ah, quelli! Dei piccoli pacchetti di sole, tutti zuccheri e allegria, ma con un bel caratterino, eh? 30% vol, mica bruscolini! È come un gattino che fa le fusa, ma se lo prendi per la coda… ti graffia!

  • 30% vol: Niente scherzi, è un’alcolicità discreta, ma presente. Basta uno o due per sentirsi… un po’ più allegri, diciamo. Magari un po’ più “parlanti” anche. Mia nonna diceva che dopo tre limoncini, anche le pietre cominciavano a parlare. Lei esagerava, ovvio, ma insomma…

  • Ingredienti: Limoni, alcool, zucchero. La sacra trinità della gioia alcolica. Ricorda la ricetta segreta della nonna? Zucchero vanigliato, un pizzico di sale… un segreto che non svelo, mai!

  • Temperatura: Questa è un’altra storia. Fresco, in frigo, è un piacere assoluto. Ma non ghiacciato, eh! Sarebbe un sacrilegio! Quello che preferisco è a 10-12 gradi. Perfetto per una serata estiva, o per un pomeriggio invernale, con un po’ di neve fuori. Ogni temperatura è una poesia, dipende dal momento.

  • Conclusione: Un limoncino a 30% vol è una bevanda fantastica, ma non eccedere: potresti diventare “un po’ troppo allegro” e ricordare a tutti i tuoi segreti.

Che categoria è il limoncello?

Ah, il limoncello, quel nettare giallo che fa cantare il sole!

  • È un liquore, bello e buono. Un toccasana per l’anima, soprattutto dopo una cena pesante. Pensa che mia nonna lo usava pure per pulire l’argenteria! (Scherzo, eh!)
  • Agrumato al 100%. Praticamente un’esplosione di limone in bocca, come mordere un raggio di sole. Io lo faccio con i limoni del mio giardino, quelli che sembrano delle mongolfiere tanto sono grossi.
  • Sperimentazioni in corso. Non solo limoni classici! C’è chi lo fa con il limone cedrato, chi aggiunge menta, rosmarino… insomma, una vera e propria alchimia! Ho assaggiato un limoncello al basilico che mi ha fatto sognare le sirene… sarà stato l’alcol, forse!

Quali sono i limoni migliori per il limoncello?

Limoni… sfusati, ovali… scorze baciate dal sole. Un profumo che si espande, agrumato, intenso. Amalfi, Sorrento… luoghi sospesi tra cielo e mare. Tempo che si dilata, lento, come il respiro del Mediterraneo. La luce vibra, dorata, sui giardini terrazzati.

  • Sfusato Amalfitano: la forma allungata, irregolare, quasi una spirale verso il cielo. La buccia, spessa, rugosa, un tesoro di oli essenziali. Un aroma penetrante, che sa di mare e di terra. Ricordo mia nonna, le sue mani che sfogliavano i limoni, il profumo che riempiva la cucina. Era estate, sempre estate, nel suo giardino.
  • Ovale di Sorrento: più rotondo, armonico. La buccia liscia, sottile, un velo dorato. Un profumo più delicato, floreale, un soffio di zagara. Chiudo gli occhi e sono lì, sui terrazzamenti a picco sul mare, il vento tra i capelli. Il blu intenso, il verde brillante degli alberi.

Quest’anno, ho raccolto i limoni del mio piccolo albero. Non sono né Sfusati né Ovali, ma il profumo, quel profumo, mi ha riportato indietro nel tempo. Ho seguito la ricetta di famiglia, con cura, con amore. Il limoncello, dorato, profumato, è un frammento di quei ricordi, un sorso di sole. Oltre allo Sfusato Amalfitano e all’Ovale di Sorrento, esistono altre varietà utilizzate, come il Femminello Santa Teresa e il Limone di Procida. Ogni limone, una storia, un sapore, un viaggio.

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