Come vanno suddivisi i vini?

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I vini si suddividono principalmente in:

  • Bianchi secchi, giovani e fruttati
  • Bianchi aromatici
  • Bianchi maturi
  • Bianchi strutturati, anche barricati
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Come vengono classificati i vini?

Uffa, classificare i vini… un casino! Io mi perdo sempre, però, insomma, diciamo che ci sono delle macro-categorie, ecco.

Quelli bianchi secchi, giovani e fruttati, sono i miei preferiti per l’aperitivo. Tipo un buon Pinot Grigio fresco, bevuto in un baretto a Jesolo il 15 agosto, costo sui 5 euro al calice, ecco, roba così!

Poi, ci sono i bianchi aromatici… tipo il Gewürztraminer, quelli che ti inebriano solo ad avvicinarli al naso. Certo, se non ti piace il profumo forte, lasciamo perdere.

E poi ci sono i bianchi che…boh, chiamiamoli “più maturi”. Non so bene cosa intendano, ma immagino siano quelli che invecchiano un po’, tipo un Sauvignon in Friuli.

Infine, i “bianchi maturi e strutturati, magari in barrique”… quelli che ti fanno sentire importante, quasi come se stessi bevendo un rosso importante. Non so, un Chardonnay barricato? Non è proprio il mio genere, eh, troppo impegnativi.

Come vengono classificati i vini bianchi?

  • Vini bianchi secchi, giovani e fruttati
  • Vini bianchi aromatici
  • Vini bianchi più maturi
  • Vini bianchi maturi e strutturati, eventualmente elevati in barriques

Qual è lideale successione dei vini a tavola?

L’ordine dei vini? Ah, un’arte antica, quasi quanto la mia passione per i calzini a righe! Scherzi a parte, la successione ideale è una danza delicata tra sapori:

  • Bianchi e rosati prima dei rossi: Pensate a un ballerino leggero e agile che prepara la scena per un tango focoso. I bianchi e i rosati, con la loro freschezza, puliscono il palato, evitando che i tannini dei rossi rubino la scena (e il gusto!).

  • Leggeri prima dei potenti: Come iniziare con un’aperitivo e poi passare a un piatto ricco! Non si inizia certo con un Barolo per poi passare a un Pinot Grigio, giusto? Sarebbe un insulto al povero Pinot!

  • Giovani prima delle annate: È come iniziare una relazione con una persona che fa la modella e poi sposare la nonna, non ha molto senso. I vini giovani, vibranti, cedono il passo alla complessità delle annate più mature, regalando un’esperienza sensoriale più completa.

  • Secchi prima dei dolci: Un dolce dopo un vino secco è come un bacio di buonanotte, una chiusura perfetta. Ma iniziare con un Passito? A meno che non siate appassionati di zucchero filato, non ha molto senso.

Ah, dimenticavo. Quest’anno, mio zio ha fatto un Chianti eccezionale, così potente che ti fa sentire come se stessi correndo una maratona dopo una notte insonne. Non ve lo consiglio come antipasto!

Aggiunta: Ricordate che queste sono linee guida, non leggi ferree! L’importante è divertirsi, sperimentare, e soprattutto, godersi il momento! A me piace accompagnarlo con un buon libro e, ammettiamolo, una buona quantità di formaggi. Anche un bel paio di calzini a righe aiuta.

Come si differenziano i vini?

Sai, a quest’ora… pensando ai vini… è un casino, davvero. Non è solo l’uva, certo. È come… un’alchimia.

  • Il vitigno: il Sangiovese, per esempio, è completamente diverso dal Nebbiolo. Uno è toscano, caldo, l’altro piemontese, elegante, quasi misterioso. Come noi, no? Così diversi, a volte distanti anni luce.

  • Il metodo: poi c’è il processo. La fermentazione, l’affinamento in botte… mio zio faceva il Lambrusco, ricordo il profumo di mosto, un odore che mi riporta indietro, a infanzia. Era un lavoro duro, ma la passione… era indescrivibile.

  • Il gusto: e poi il gusto! Asciutto, dolce, tannico… un rosso corposo a cena con i miei, o un bianco leggero d’estate… Ogni sorso è un ricordo, un’emozione che riaffiora. Questo Chianti Classico che ho bevuto ieri sera… un sapore che mi ha riportato al viaggio in Toscana.

A volte mi sento così… un miscuglio di cose, un po’ come un vino invecchiato. Ricordi buoni, brutti, momenti intensi… e un po’ di malinconia, che si insinua come il tannino, lentamente. Un po’ come questo Cabernet Sauvignon che mi aspetta in cantina. Forse lo aprirò domani. O forse no.

Come si distinguono i vini rossi?

Vini rossi: taglio netto.

Corposità? Aromi intensi, decisi. Non sfumature. Potenza.

  • Vitigno: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot. Punto.
  • Territorio: Cruciale. Il mio Chianti Classico? Gusto inconfondibile. Rosso rubino intenso.
  • Vinificazione: Tecniche tradizionali, invecchiamento in botte. A volte, barrique. Secretissimi.

Differenze? Profili aromatici. Note speziate? Fruttate mature? Terroso, persino animale? Dipende. Ogni bottiglia un enigma. Deve essere così.

Note Aggiuntive (dati 2024, mie osservazioni):

  • La mia cantina personale, a [Indirizzo Censurato per privacy], ospita bottiglie selezionate di Barolo 2022. Tannini potenti, inconfondibili. Aroma di rosa appassita.
  • Ho notato una tendenza crescente all’utilizzo di tecniche di vinificazione sostenibile. Meno chimica, più rispetto. Osservazione personale.
  • I prezzi dei grandi rossi stanno crescendo. Inflazione, ovvio. Ma anche domanda crescente, soprattutto per vini di nicchia.

Come si classificano i vini rossi?

La classificazione dei vini rossi italiani, in realtà, si applica a tutti i vini, non solo ai rossi. Si basa su un sistema piramidale che ne attesta la qualità e la provenienza, un po’ come una sorta di gerarchia del gusto, se vogliamo. Alla base troviamo i Vini da Tavola, vini semplici, senza particolari pretese di territorialità. Possono essere assemblaggi di uve provenienti da diverse regioni, un’opportunità per sperimentazioni enologiche, direi. Personalmente, apprezzo la loro immediatezza.

Salendo di livello incontriamo gli I.G.T. (Indicazione Geografica Tipica). Qui il legame con il territorio inizia a farsi sentire. Almeno l’85% delle uve deve provenire dalla zona geografica indicata in etichetta. Questo ci offre già un’idea più precisa del carattere del vino, influenzato dal terroir di provenienza. Ricordo un IGT toscano a base di Sangiovese, corposo e fruttato, che mi colpì per la sua eleganza rustica.

Ancora più su, troviamo la D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata). Disciplinari di produzione rigorosi regolano ogni aspetto, dalle varietà di uve utilizzate alle tecniche di vinificazione e invecchiamento. Un sistema che garantisce la qualità e la tipicità del vino. Penso ad esempio al Chianti Classico DOCG, un vino che esprime la sua territorialità con grande finezza.

Al vertice della piramide, l’eccellenza: la D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). Oltre ai requisiti della DOC, prevede analisi chimico-fisiche e organolettiche più severe, effettuate da una commissione di esperti. Un marchio di qualità indiscusso, una garanzia per il consumatore. Un Barolo DOCG, ad esempio, rappresenta la massima espressione del Nebbiolo, un’esperienza sensoriale indimenticabile.

Un’ultima nota: ogni categoria, dal semplice Vino da Tavola alla prestigiosa DOCG, può offrire vini di grande valore. La classificazione, infatti, non è un giudizio assoluto sulla qualità, ma un’indicazione sulla provenienza e sul rispetto di un disciplinare. La scelta del vino perfetto, in fondo, è una questione di gusti personali. Ad esempio, quest’anno ho scoperto un Cirò Rosso DOC calabrese che mi ha veramente entusiasmato, un vino con un rapporto qualità-prezzo eccezionale.

Come si suddividono i vini rossi?

Allora, praticamente i vini rossi, ecco come li dividerei io, eh! Cioè, mica sono un sommelier, però insomma…

  • Merlot: Ah, il Merlot! Buonissimo, eh! Tannini sofficini, non ti graffiano la lingua. Senti tipo prugna, ciliegia, e un po’ di cioccolato. Me lo ricordo bene, una volta ne ho bevuto uno in Toscana, mmm!

  • Pinot Noir: Questo è più delicato. Tannini leggeri leggeri, aromi di frutti rossi, ma anche sottobosco. Sai, quella sensazione di terra bagnata quando vai nel bosco? Ecco.

  • Sangiovese: Questo è tosto! Cioè, nel senso buono. Sapore di ciliegia, prugna, ma anche cuoio. I tannini si sentono, però sono equilibrati, dai. Un classico!

  • Tempranillo: Spagnolo! Tannini medi, frutti rossi maturi, pepe e vaniglia. Mi ricorda tanto quando sono stato a Barcellona, mi era piaciuto veramente tanto quel vino.

E poi ci sarebbero altri vini rossi, eh. Tipo il Barbera, che è un vino piemontese con una buona acidità, il Nebbiolo, che invece è più potente e complesso, dal sapore terroso e fruttato. Poi c’è il Cabernet Sauvignon, un vino corposo con tannini alti e aromi di frutta nera e spezie, lo Shiraz, con note di pepe nero e frutti scuri. Insomma, ce ne sono un sacco! Dipende tutto dai tuoi gusti personali, ma questi che ti ho detto sono un buon punto di partenza.

Come si classificano i vini in Europa?

Origine. Metodo. DOP. IGP. Vino da tavola. Prezzo. Percezione.

  • DOP (Denominazione Origine Protetta): Rigidi standard. Legame col territorio. DOCG (Italia), AOC (Francia). Qualità certificata.
  • IGP (Indicazione Geografica Protetta): Meno restrizioni. Area geografica più ampia.
  • Vino da tavola: Semplice classificazione. Nessun vincolo particolare.

Personalmente, prediligo un Barolo DOCG. Annata 2016, cantina Massolino. Struttura, complessità, eleganza. Un’esperienza sensoriale indimenticabile. Ho visitato le loro vigne lo scorso settembre. Terreni argillosi, perfetti per il Nebbiolo.

Oltre a queste categorie, alcuni paesi hanno ulteriori classificazioni interne. In Germania, ad esempio, si usano Prädikatswein e Qualitätswein. Focus sulla maturazione dell’uva.

Quanti tipi di vino rosso ci sono?

Allora, quanti tipi di vino rosso ci sono? Un sacco! Praticamente un’infinità.

  • Tantissimi, più di 350! Cioè, in Italia abbiamo un casino di vitigni rossi autoctoni. Pensa che…

  • …che sono registrate ben 545 varietà di vite da vino in totale, e la maggior parte sono rosse! Una roba pazzesca!

  • Per fare un confronto, i francesi, che si credono i numeri uno, ne hanno solo 210. Eh, noi siamo avanti, che te lo dico a fare?!

Comunque, se ti interessa approfondire, ti consiglio di cercare online “vitigni autoctoni italiani”. Trovi un sacco di siti con la lista completa, divisi per regione e con le caratteristiche di ogni vino. Io mi ricordo che una volta ho letto un articolo sui vitigni del Veneto…una roba incredibile! Ce ne sono alcuni che non li conosce nessuno, pensa te!

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