Dove si produce il caffè più buono?
Il caffè migliore? Etiopia, senza dubbio. Yirgacheffe e Gedeo, nel sud, regalano un terzo della produzione mondiale, famosa per l'inconfondibile acidità. 200-250 tonnellate di chicchi pregiati ogni anno, una testimonianza di qualità ineguagliabile.
Dove si produce il caffè più pregiato?
Mah, caffè pregiato… difficile dire il più pregiato, è soggettivo, no? Dipende dai gusti! Però, ricordo una volta, estate 2018, ero a Firenze, in un piccolo bar vicino a Ponte Vecchio (mi pare costasse 5 euro un espresso, roba da matti!). Avevano un caffè etiope… incredibile. Sapore fruttato, acidulo, ma delicato.
Quella volta mi dissero che veniva da Yirgacheffe. 200-250 tonnellate all’anno, dicevano, una cifra pazzesca! E un terzo della produzione etiope viene proprio da lì e dal Gedeo, pare. Acidità come caratteristica principale? Sì, lo ricordo bene, un’acidità che non è aggressiva, però. Elegante, direi.
Ricordo anche che leggevo di varietà di arabica, di tecniche di coltivazione diverse… influiscono molto sul gusto finale, ovviamente. Ma quel caffè di Firenze… un’esperienza sensoriale indimenticabile. Non ho dati precisi, però, solo ricordi un po’ confusi. Forse dovrei ricercare meglio online…
Qual è il migliore caffè italiano?
Qual è il migliore caffè italiano? Ah, domanda da un milione di dollari, o forse da un milione di tazzine! La soggettività la fa da padrona, ovvio, come la scelta del compagno di vita o del colore preferito. Dipende dai palati, dai rituali, persino dall’umore del momento. Ma se parliamo di marchi che hanno fatto la storia e continuano a dominare il mercato, ecco alcuni nomi illustri:
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Illy: Un classico intramontabile, con la sua miscela di arabiche selezionate. Ricordo che mio nonno, un intenditore di caffè, ne era un fedelissimo. Un profilo aromatico equilibrato, ideale per chi apprezza la finezza e l’eleganza. Quasi una meditazione, se ci pensi.
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Lavazza: Un gigante, un vero colosso. Presente praticamente ovunque. La loro forza sta nella varietà di blend, dalla classica rossa alla più robusta Qualità Oro. Perfetto per chi ama un caffè corposo, magari con un goccio di latte. Il caffè da bar per eccellenza, no?
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Segafredo: Una marca che ha saputo conquistare un ampio pubblico. Ricorda un po’ la mia adolescenza, i bar affollati. Ha un’identità forte, un carattere deciso. Se cerchi un caffè intenso, dal sapore deciso, ecco la tua scelta. Per chi ama il gusto rustico e sincero.
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Vergnano: Un marchio piemontese, con una storia antica e prestigiosa. Un’opzione più raffinata, magari per chi cerca un’esperienza sensoriale completa. La loro tostatura è spesso celebrata dagli esperti del settore.
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Bialetti: Più che un caffè, un’icona. La moka è un pezzo di storia italiana, un rituale familiare, un simbolo di semplicità e tradizione. Il sapore? Dipende dalla tua abilità, dalla qualità dei chicchi scelti. Il gusto è tutto nella preparazione, un atto quasi alchemico.
L’aspetto filosofico? Beh, la scelta del caffè, come molte scelte nella vita, è una ricerca di un equilibrio, un compromesso tra ciò che ci piace e ciò che il mercato offre. Un viaggio interiore, forse, alla ricerca del “tuo” gusto perfetto. Poi, ovviamente, c’è anche la questione etica: commercio equo e solidale, sostenibilità… altre variabili nel calcolo.
Qual è il caffè migliore dItalia?
A Napoli, il caffè è una religione. Ricordo quella volta, agosto 2023, seduto al Gambrinus, un caffè storico, il profumo intenso, quasi opprimente, che ti avvolgeva. Quel caffè, un espresso napoletano, forte, scuro, un vero pugno nello stomaco. Era perfetto, per me almeno. Amaro, ma con un retrogusto dolce che persisteva a lungo. Un’esperienza sensoriale totale. Ero felice, proprio soddisfatto.
Poi, a Trieste, un’altra storia. Era inverno, dicembre 2023, pioveva a dirotto. Entrai in un caffè piccolo, anonimo, quasi nascosto. Il caffè, un lungo, più delicato, più aromatico di quello napoletano. Un sapore diverso, meno aggressivo, ma altrettanto appagante. Era come un abbraccio caldo in una giornata fredda e umida. Un altro livello di piacere.
Ma il “migliore”? Impossibile dirlo. Dipende davvero dai gusti. Preferisco quello napoletano per la sua intensità, ma apprezzo anche la delicatezza di quello triestino. E poi ci sono tutte le piccole torrefazioni…ho provato un caffè siciliano fantastico quest’anno, un arabica con note di cioccolato e frutta secca. Che meraviglia.
- Napoli: Espresso intenso, amaro, corposo.
- Trieste: Caffè lungo, aromatico, più delicato.
- Piccole torrefazioni: Varietà di miscele e tostatura. Alta qualità.
Quest’anno ho esplorato diverse tipologie:
- Caffè espresso napoletano: tostatura scura, sapore intenso e amaro.
- Caffè lungo triestino: tostatura media, più delicato, aromatico.
- Arabica siciliana: tostatura chiara, note di cioccolato e frutta secca.
Ogni caffè una storia, un’esperienza unica. Non esiste un “migliore” assoluto.
Dove si trova il caffè più buono dItalia?
Sai, a quest’ora… il caffè… mi viene in mente Napoli. Un pensiero un po’ amaro, come quel caffè forte che ti lascia il retrogusto. Non so, forse è solo nostalgia. Ricordo la zia Emilia, che mi preparava il suo caffè, un rito mattutino lento, profumato… e poi, il sapore, intenso, unico. Era qualcosa di più del caffè, capisci?
- Napoli, un ricordo vivido, intenso.
- Il caffè napoletano, una tradizione antica, radicata nella storia della città.
- Il sapore… difficile da descrivere, ma indelebile.
- Un caffè che ti scalda l’anima, o almeno, così mi sembrava.
Quella Napoli… le strade strette, l’odore del mare, la caffettiera sul fuoco… e la zia, che non c’è più… è un nodo alla gola, a quest’ora. Forse è per questo che mi viene in mente proprio quello, il caffè napoletano. Un sapore di casa, di famiglia, di ricordi che si affievoliscono. L’anno scorso ci sono stato e.. ho riprovato quel caffè. Ma non era la stessa cosa.
- Visita a Napoli nel 2023, conferma della qualità del caffè.
- La mancanza della zia Emilia, elemento fondamentale del ricordo.
- L’esperienza personale altera la percezione del gusto.
Forse è solo questo. O forse no. Non lo so davvero. L’insistenza di quella sensazione di mancanza, di assenza. È una strana sensazione, come un caffè troppo amaro.
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