Qual è il dolce tipico di Palermo?

46 visite

Il Buccellato: dolce natalizio palermitano per eccellenza. Ricco di frutta secca e candita, avvolto da una fragrante pasta frolla, unisce sapori tradizionali a influenze orientali e barocche. Un capolavoro di gusto e storia.

Commenti 0 mi piace

Qual è il dolce tipico di Palermo?

Ah, Palermo e i suoi dolci… il buccellato! Ma che te lo dico a fare, se sei palermitano lo sai già. Quel profumo di Natale che ti inonda il naso appena apri la porta di casa.

Il buccellato è il dolce delle feste a Palermo. Non c’è Natale senza. Ricordo che da piccolo, nonna lo preparava sempre.

Pasta frolla che si scioglie in bocca, ripieno ricco di fichi secchi, uvetta, mandorle e quella nota agrumata della scorza d’arancia candita… un’esplosione di sapori!

Devo dire che non sono un fanatico della frutta candita, ma nel buccellato ci sta da dio, anzi, è essenziale. Un po’ come le alici sulla pizza: o le ami o le odi, però ci devono essere.

E poi, vuoi mettere la soddisfazione di affettare la prima fetta la mattina di Natale, con tutta la famiglia riunita? Momento magico. E se non te lo mangi a Natale, quando? 😉

Domanda: Qual è il dolce tipico di Palermo? Risposta: Buccellato

Qual è il tipico dolce siciliano?

Ah, la Sicilia! Un’isola dove anche le pietre sembrano fatte di zucchero. Dire qual è il dolce “tipico” è come chiedere a un genitore quale figlio preferisce: impossibile! Però, se proprio devo sbilanciarmi, direi che:

  • La cassata è un po’ la regina madre, un trionfo barocco di ricotta, pan di Spagna e frutta candita che ti fa venire voglia di indossare una corona (e magari divorare un regno intero). Un tripudio di calorie che manco un pranzo di Natale con i parenti!

  • Il cannolo, beh, il cannolo è il divo, il sex symbol, il rubacuori. Croccante fuori, cremoso dentro, è l’equivalente dolciario di un bacio appassionato al chiaro di luna. E non provare a dire che non ti piace, perché ti guarderò male.

  • La granita è l’alternativa fresca e sbarazzina, perfetta per combattere il caldo (e la crisi esistenziale). Con la brioche è un matrimonio d’amore che dura da secoli: loro due, insieme, sono la prova che Dio esiste e ha un debole per la Sicilia.

Quindi, qual è il dolce tipico? Dipende da cosa ti senti quel giorno: vuoi sentirti un re? Cassata. Un seduttore? Cannolo. Un eremita in fuga dal mondo? Granita.

Qual è la specialità di Palermo?

A Palermo, amico mio, se non mangi almeno una arancina (e bada bene, femmina!) sei stato solo di passaggio! È una tragedia greca, una roba che ti cambia la vita! E poi, ovviamente:

  • Sfincione: Una pizza così alta che sfiora il cielo, una montagna di bontà, una bomba calorica che ti fa sentire appagato come un re dopo un banchetto!

  • Pane ca meusa: Un nome che sembra uscito da un film horror, ma è una prelibatezza. Milza, polmone, panino, una esplosione di sapori che solo a Palermo puoi trovare, giuro! Mia nonna lo preparava…un ricordo indelebile.

  • Panelle e crocchè: Due fritti che sono un’esperienza mistica. Se non li hai provati, hai perso qualcosa di sacro, un pezzo della tua anima.

  • Pollanche (pannocchie): Anche quelle, anche se quest’anno il raccolto è stato un disastro, a detta del mio zio agricoltore, che ha perso mezza coltivazione a causa della grandine. Ma chi se ne importa!

  • Trippa e quarume: Roba da veri guerrieri dello stomaco! Io personalmente non li tocco nemmeno con un bastone da 10 metri, ma fanno parte della tradizione palermitana a tutti gli effetti.

Insomma, a Palermo mangi che è una bellezza, ma preparati a un’esperienza culinaria travolgente che ti lascia senza fiato, e forse anche un po’ rimbambito! Quest’anno ho provato uno sfincione nuovo, da “Ciccio il panettiere”, assolutamente da provare!

Qual è la pasticceria più antica di Palermo?

A Palermo? La più antica? Ah ah ah, che domanda da un milione di dollari! Come dire, quale stella brilla di più nel firmamento? Impossibile! Ma se proprio devo puntare il dito (e rischiar di beccarmi un cannolo in faccia), diciamo che quella del 1950 è una veterana, una vera matusalemme del dolce! Un dinosauro tra le granite!

  • Anni ’50: Era tutto un altro mondo, i Beatles ancora non facevano casino, e le loro torte probabilmente erano più buone! Chiacchiere, eh?
  • Due indirizzi? Ma cosa ne so io, mica sono il GPS di Google! Uno a Palermo città, l’altro a Mondello, perché la dolcezza si sa, arriva ovunque! Come la zia Pina che arriva a Natale con le sue leccornie!
  • Specialità siciliane? Scommetto che ci sono anche i cannoli ripieni di crema che mia nonna faceva… e li faceva meglio di chiunque!

Sai, a Palermo, di pasticcerie se ne contano a bizzeffe, come formiche al picnic. Ma questa del ’50 è una leggenda! O almeno, così mi ha raccontato zio Giovanni che ci lavorava, prima di vincere alla lotteria e scappare ai Caraibi. Ah, gli anni ’50!

Ps. Zio Giovanni ha anche detto che il segreto è nell’acqua del rubinetto… Magari!

Quali sono i dolci tipici di Catania?

Ok, vediamo… dolci di Catania… uhm…

  • Ossa di Morto: Ah, sì! Biscotti che sembrano ossa, ma sono super buoni. Li prendevo sempre alla festa dei morti con mia nonna. Che ricordi! Ma perché ossa? Mah… Forse perché si mangiano in quel periodo? Boh!

  • Nzuddi: Questi so che sono fatti con le mandorle, giusto? Mi pare che zia Pina li faccia sempre a Natale. Devo chiederle la ricetta, forse è facilissima!

  • Totò: Questi non li conosco bene, devo provarli! Sono simili ad altri dolci siciliani?

  • Biscotti Regina e Bersaglieri: Regina… con il sesamo, vero? Buonissimi! I Bersaglieri invece non li ho mai assaggiati. Devo rimediare assolutamente!

  • Rame di Napoli: Ma sono catanesi o napoletani? Confusione totale! Cacao e glassa… sembra goloso.

  • Frutta Martorana e Pupaccena: La frutta martorana è bellissima! Sembra vera, ma è fatta di pasta di mandorle. Che arte! La Pupaccena invece… cos’è? Ah, sì! Un dolce con la frutta secca dentro. Mamma mia, quanti dolci!

Informazioni aggiuntive: Mi è venuta voglia di dolci siciliani! Devo fare un salto in pasticceria al più presto. Magari provo a fare gli Nzuddi con la ricetta di zia Pina. Chissà se mi vengono bene! Oppure potrei chiedere a mia cugina che lavora in una pasticceria, lei sarà sicuramente brava a farli.

Cosa si mangia a Palermo di tipico?

Palermo offre un mosaico di sapori. Un assaggio di strada e di storia. La cucina è uno specchio dell’anima.

  • Pane con la milza: Un classico. Un panino, una sfida. Ogni morso racconta una storia di necessità e ingegno. Memento mori, forse?

  • Spaghetti ai ricci di mare: Il mare nel piatto. Un sapore intenso, una brezza salmastra. Lusso accessibile.

  • Setteveli: Un dolce complesso. Sette strati di piacere, un’esperienza sensoriale. La perfezione è negli strati.

  • Sfincione: Pizza palermitana. Un trionfo di cipolle, pomodoro e caciocavallo. La semplicità che conquista.

  • Stigghiola: Interiora grigliate. Un sapore forte, un’esperienza autentica. Non per tutti i palati.

  • Mussu: Muso di vitello bollito. Un piatto povero, un sapore antico. Un ritorno alle origini.

  • Caserecce Lido: Un primo piatto estivo, fresco e leggero. Perfetto dopo una giornata al mare.

  • Pasta con tenerumi: Zucchine lunghe e teneri germogli. Un piatto vegetariano, un omaggio alla terra. La terra nutre.

Informazioni aggiuntive: Ogni piatto riflette l’influenza araba, normanna e spagnola sulla città. A Palermo, il cibo è un linguaggio.

In che periodo le saline di Marsala sono rosa?

Le saline di Marsala rosa? Ah, una meraviglia! Un quadro impressionista, ma solo in certi periodi, eh! Non è che stiano lì a fare la tinta rosa tutto l’anno, mica sono delle Barbie!

  • Primavera: Un tripudio di rosa! I fenicotteri, che sembrano usciti da un cartone animato di Walt Disney sballato, arrivano a frotte! Maggio e Giugno, il top del top! Potresti persino incontrare mio zio Pippo che li fotografa con la sua Nikon super mega professionale (che gli ho prestato io, ovviamente).
  • Autunno: Il ritorno! Settembre e Ottobre, una replica bis del rosa fenicottero. Meno folla, più relax, più possibilità di godersi lo spettacolo senza la ressa dei turisti che si calpestano a vicenda come formiche in un formicaio.

Insomma, se vuoi vedere quel rosa shocking, primavera e autunno sono la chiave! Altrimenti, ti ritrovi con un pallido giallastro, un po’ come quel mio maglione che ho indossato per 10 anni e non ho mai lavato. Roba da mal di mare, solo che invece del mare c’è il sale.

Nota bene: Il rosa varia a seconda della concentrazione di alghe, della luce e del livello di umidità. Potresti beccare un rosa pallido, un fucsia sgargiante o un rosa pesca. Non si sa mai, è la magia delle saline, eh!

#Dolce #Palermo #Tipico