Qual è il dolce tipico di San Fratello?

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Il dolce tipico di San Fratello? I pumpji! Un dolce pasquale dalla ricetta tradizionale, dal nome curioso ma dal sapore inconfondibile. Un'esperienza gustativa da non perdere.

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Dolce tipico San Fratello?

Mmmh, San Fratello… che ricordi! Ero lì il 27 aprile scorso, giornata bellissima, sole splendente. Ricordo di aver visto in una pasticceria, vicino alla piazza principale (non ricordo il nome, purtroppo!), questi “pumpji”. Sembravano… particolari.

Costo? Non ricordo con precisione, ma direi intorno ai 5 euro a pezzo, se non di più. Grandi, con una glassa bianca lucida, un po’ in stile cassata ma… diversi. L’aspetto mi incuriosiva, ma poi ho optato per un cannolo.

Sapevo del nome “imbarazzante”, l’avevo letto prima su un blog di viaggi. Non l’ho assaggiato, quindi non saprei dirti altro sulla ricetta. Mi è rimasta la curiosità, però! Forse la prossima volta…

Qual è il tipico dolce veneziano?

Fritto misto veneziano. Un’anomalia. Salato e dolce, un paradosso. L’indefinibile.

  • Bussolai. Anelli. Croccanti. Memoria di nonne.
  • Baicoli. Secchi. Caffè. Immersione. Un rito.

Preferenze? Irrilevanti. La tradizione è un labirinto. Ognuno vi si perde a modo suo. Questa è Venezia. Mia nonna preferiva i baicoli. Con il caffè. Macinato. Un’eredità.

Perché il dolce si chiama maritozzo?

Ah, il maritozzo! Mi ricordo… ero a Roma, Trastevere, tipo due anni fa, forse tre, chi si ricorda. Stavo mangiando un maritozzo gigante con la panna, seduta su un muretto mezzo sgarrupato.

  • Il nome, “maritozzo”, mi ha incuriosito. Ho chiesto al tipo del bar, uno romano verace.

  • Mi ha raccontato che, un tempo, i ragazzi lo offrivano alle fidanzate. Come un pegno d’amore, capito?

  • E se la ragazza accettava, praticamente lo chiamava “maritozzo”, in modo scherzoso, come dire “futuro marito”. Geniale, no? Un po’ come dire “amore”, ma in versione dolce.

  • Che poi, a pensarci bene, il maritozzo è un dolce semplice, pane soffice e panna, però… ti riempie il cuore! Come l’amore vero, no?

Extra: Pare che all’inizio fosse un pane arricchito con uvetta e pinoli, e che lo mangiassero durante la Quaresima. Poi, nel tempo, è diventato quello che conosciamo: una bomba di panna!

Quando si mangia il maritozzo?

Maritozzi? Ah, quelli! Li mangi quando ti pare, ma se vuoi fare il figo e citare Belli, il poeta che scriveva più veloce di una lumaca in overdose di caffè, allora devi farli sparire in Quaresima! Tipo, un vero cristiano romano, secondo lui, è uno che li divora a palate, sfidando digiuni e penitenze come un gladiatore contro un leone ubriaco.

  • Quaresima: Periodo top per la maritozzate! Un vero atto di ribellione contro la sobrietà imposta dalla Chiesa. E se ti beccano, dici che è un atto di fede!
  • Altri momenti: In realtà, io, personalmente, li trovo ottimi anche a colazione, a merenda, come dessert… insomma, come un jolly del cibo!
  • Avviso: Attenzione però, l’effetto è devastante. Provoca una dipendenza peggiore della cocaina (ma molto più buona). Mia nonna ne mangiava 5 al giorno! Che donna!

E poi, sai cosa ho scoperto leggendo le opere complete di Belli (non tutte, eh, solo quelle che ho trovato su internet)? A quanto pare lui, oltre ai maritozzi, adorava anche il vino e la “chiacchiere”! Ecco perché scriveva così bene. E non era mica grasso, anzi! Aveva una costituzione da maratoneta (anche se correre non gli interessava più di tanto, preferiva lo spritz).

Come si chiama il tipico dolce siciliano?

Cassata. Punto.

  • Origini seicentesche, pare. Ricotta, pan di Spagna. Dolcemente barocca, un’esagerazione controllata. Un po’ come la vita, no? A volte, forse.
  • Varianti: cioccolato, canditi. Questione di gusti. O di tasche.
  • Liquore: imbevibile senza. Anima del dolce, o solo palliativo?

Dicono che la vera cassata sia solo quella palermitana. Storie.

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