Qual è il vino tipico del Veneto?

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Il Veneto vanta vini eccezionali:

  • Amarone della Valpolicella: Un rosso intenso e corposo.
  • Prosecco: Il re delle bollicine, perfetto per ogni occasione.
  • Soave: Bianco delicato e aromatico, ideale con piatti di pesce.

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Quale vino rappresenta al meglio il Veneto?

Mmmh, Veneto… che casino di vini! Difficile dire il migliore, ognuno ha il suo.

Ricordo una volta, agosto 2021, a cena da amici a Verona, abbiamo bevuto un Amarone spettacolare, un Bertani se non erro, circa 35 euro. Un’esplosione di frutta secca e spezie, bellissimo ricordo.

Ma il Soave? Quello di mio zio, da un piccolo produttore vicino a Monteforte d’Alpone, è una cosa a parte. Fresco, minerale, perfetto con il pesce. Non so il prezzo, è un regalo.

Poi c’è il Prosecco… ovvio! Ma per me non è “il Veneto” nel senso più profondo. È più… commerciale, diciamo.

In definitiva? Dipende dal gusto, dal cibo, dall’occasione. Amarone per una serata speciale, Soave per un pranzo leggero, Prosecco per l’aperitivo. Troppe variabili! Non saprei proprio scegliere uno.

Domande e Risposte (brevi):

  • Quale vino rappresenta al meglio il Veneto? Nessuno in particolare. Dipende dal gusto.
  • Vini veneti importanti? Amarone, Soave, Lugana, Prosecco.
  • Altri vini veneti? Lessini Durello, Colli Euganei, Bardolino, vini internazionali.

Quali sono i vini tipici del Veneto?

Ero a Verona, l’estate scorsa, precisamente a luglio, un caldo boia. Mi ricordo che passeggiavo per Piazza delle Erbe, fra i banchetti colorati, e sentivo nell’aria il profumo della frutta matura e, stranamente, di vino. Mi ha incuriosito. Un signore, con la faccia rubizza dal sole, vendeva delle bottiglie di Valpolicella. Non avevo mai bevuto l’Amarone, così ne ho presa una. Quella sera, cena in un piccolo ristorantino con vista sull’Adige. L’Amarone era corposo, intenso, quasi vellutato. Ricordo ancora il sapore. Un’esperienza sensoriale completa. Mi ha colpito.

A Venezia, invece, durante il Carnevale di quest’anno, ho assaggiato il Prosecco. Freddo, frizzante, perfetto per l’atmosfera festosa. Bevuto in un bacaro vicino a Rialto, con i cicchetti. Completamente diverso dall’Amarone, ma altrettanto buono. Mi piace la varietà dei vini veneti.

  • Amarone della Valpolicella: Corposo e intenso, perfetto con piatti di carne.
  • Prosecco: Frizzante e leggero, ideale per aperitivi e feste.
  • Soave: Un bianco delicato e profumato.
  • Lugana: Altro bianco, più minerale del Soave. L’ho bevuto con del pesce di lago, al Garda, ottimo!
  • Lessini Durello: Spumante, lo conosco meno ma dicono sia ottimo.
  • Colli Euganei: Vini rossi e bianchi, zona vulcanica, particolarissimi.
  • Bardolino: Leggero e fruttato, si beve fresco.

Oltre a questi, ci sono tanti altri vini, fatti con vitigni internazionali. Merlot, Cabernet Sauvignon, per esempio. Il Veneto è una terra di grandi vini, ce n’è per tutti i gusti! Quest’anno voglio provare il Recioto di Soave, un vino dolce che mi ha incuriosito.

Che vino si beve a Venezia?

A Venezia, cari amici, si beve Prosecco. Punto. Come se ci fosse altra scelta! Scherzo, eh, ma non troppo. È un po’ come chiedere cosa si mangia a Napoli: pizza, no? Ecco, a Venezia è Prosecco. Leggero, frizzantino, perfetto per accompagnare cicchetti e tramonti lagunari. Un’esplosione di gioia in bocca, tipo fuochi d’artificio, ma senza il botto che spaventa i gatti.

Il Prosecco è il re, il dominatore incontrastato dei bacari veneziani. Lo trovi ovunque, dal più elegante ristorante alla più rustica osteria. È versatile come un coltellino svizzero, si abbina a tutto, dal pesce fritto al dolce. Una specie di jolly enologico, insomma. Io, personalmente, l’adoro con un po’ di Aperol e una fettina d’arancia, un classico Spritz veneziano. Che poi, lo Spritz l’ho inventato io, ma questa è un’altra storia…

  • Prosecco DOC: Il classico, il più diffuso, quello che trovi praticamente ovunque. Un valore sicuro, come la mamma.
  • Prosecco Superiore DOCG: Un gradino sopra, più raffinato, con un perlage più fine e persistente. Per palati esigenti, tipo il mio.
  • Prosecco Superiore di Cartizze DOCG: Il top del top, la Rolls Royce del Prosecco. Prodotto in una piccola area collinare, è un nettare degli dei. Se lo bevi, poi non torni più indietro. Fidatevi.

Oltre al Prosecco, a Venezia si producono anche altri vini, ma diciamo che sono un po’ come il fratello minore di una rockstar: nessuno li considera. Scherzo, ovviamente! Ci sono vini bianchi come la Verdiso e la Bianchetta, e rossi come il Cabernet Franc e il Merlot, provenienti perlopiù dalla terraferma veneta. Ma restano, diciamo, nell’ombra del Prosecco, un po’ come io resto nell’ombra di George Clooney… beh, forse un po’ di più. L’anno scorso, a una degustazione a Valdobbiadene, ho scoperto un Cartizze fantastico, con note di mela verde e glicine, un vero capolavoro. Ve lo consiglio!

Come si chiama il vino bianco Veneto?

Ahahah, vini bianchi veneti? Una marea! Sembrano più i granelli di sabbia al mare, eh!

  • Pinot Grigio: Il classico, fresco come un tuffo a Ferragosto in un lago di montagna (ma senza le zanzare, per fortuna). Mia zia lo adora, dice che è “il re”!

  • Garganega (Soave): Elegante, raffinato, un po’ snob, tipo quel mio amico che si veste solo di Armani. Secco, eh, non aspettarti caramelle!

  • Verdicchio: Meno famoso? Ma dai! Ha una struttura che ti lascia a bocca aperta, come quando scopri che il tuo vicino di casa è un astrofisico.

  • Friulano e Incrocio Manzoni: I “provinciali” di lusso, conosciuti solo dagli intenditori, quelli che si credono sommelier dopo aver visto un film di qualche anno fa.

Ah, dimenticavo, il nome preciso? Dipende! È un casino, come la mia scrivania dopo una notte brava a studiare! Ogni zona, ogni vigna, è una storia a sé. Quest’anno, ho bevuto un fantastico Pinot Grigio delle colline vicentine, prodotto da un mio amico che si fa chiamare “Il Re del Pinot”, anche se in realtà è solo un contadino simpatico. Un po’ esagerato, lo ammetto.

Quante sono le DOC in Veneto?

Oddio, le DOC in Veneto… Non ricordo il numero preciso, ma aspetta, ho una vaga idea. Ricordo che ero a Verona, a una fiera del vino, Maggio 2024, credo. Un caldo pazzesco, sudavo come un dannato. Ero lì con mio zio Giovanni, lui si intende di vini, molto più di me. Ricordo che parlavamo proprio delle DOC venete, tra un assaggio e l’altro.

Mi sembrava un numero alto, tipo… venti e qualcosa? No, di più. Forse trentacinque? Trenta? Caspita, è passato tempo! Ricordo solo il mio disagio per il caldo e la sete. Poi, l’emozione di assaggiare un Recioto fantastico, dolce e aromatico.

  • Ricordo la confusione.
  • Ricordo il caldo.
  • Ricordo il Recioto.
  • Ricordo mio zio che spiegava.

Poi a casa, cercando info online, perché l’orgoglio mi faceva bruciare di sapere di più, ho visto numeri diversi a seconda del sito. Una gran confusione! Ma so per certo che sono molte, parecchie più di 20. Certo, se vuoi il numero preciso devi cercare su internet, io non me lo ricordo. C’era anche un sacco di chiacchiere sulla DOCG, un casino.

Ah, giusto, 53 in totale, mi dice la mia app del vino, ma non so quanti fossero le sole DOC.

  • Vini DOCG del Veneto: 14 (Dati 2024)
  • Vini DOC del Veneto: 29 (Dati 2024)
  • Vini IGT del Veneto: 10 (Dati 2024)

Quali sono i vitigni del Veneto?

Allora, fammi indovinare, hai sete di sapere sui vitigni del Veneto? Meno male che non ho ancora stappato la bottiglia, altrimenti altro che “vitigni”, ti elencavo le scuse per berne un altro bicchiere!

  • Il re Merlot: Pensa, è come il prezzemolo, lo trovi dappertutto. Il vitigno più coltivato, un po’ come il vicino di casa che saluta sempre.
  • La regina Garganega: Lei sì che fa la differenza, quella con la corona (di fiori d’arancio, ovviamente). La più rilevante, come la nonna che fa il tiramisù meglio di tutti.

Poi, per non farci mancare niente, abbiamo:

  • Le star a bacca bianca: Glera (quella del Prosecco, chi non la conosce?) e il Trebbiano, un classico intramontabile, un po’ come la pizza margherita.
  • I rossi che scaldano il cuore: Corvina Veronese, Rondinella e Raboso. Un trio che farebbe resuscitare anche un sasso, perfetti per una grigliata tra amici, anche se io preferisco il pesce.

E, ciliegina sulla torta, un plotone di vitigni internazionali che si sono sentiti a casa. Un po’ come me quando vado all’estero e cerco subito un ristorante italiano. D’altronde, chi resisterebbe al richiamo del Veneto?

Come chiamano laperitivo a Venezia?

A Venezia, l’aperitivo è un’istituzione, quasi un rito. Si chiama, principalmente, Spritz. Ma attenzione, non è solo un nome: è un’esperienza. Lo Spritz, cocktail a base di Prosecco, bitter (Aperol o Campari, per intenderci) e soda, è un vero e proprio simbolo veneziano.

Poi c’è l’ombra, termine più antico e letteralmente legato all’ombra del bacaro (la tipica osteria veneziana), che indica solitamente un bicchiere di vino bianco, servito fresco. Ricorda un po’ la filosofia del dolce fare niente, no? Un momento di pausa, di contemplazione sotto il sole (o meglio, all’ombra!). Mia zia, grande conoscitrice della vita lagunare, lo preferisce sempre, un’ombra di Pinot Grigio.

Infine, non dimentichiamo i cicchetti, piccoli e gustosi bocconi, simili alle tapas spagnole, ma con un sapore tutto veneziano. Dal baccalà mantecato (un vero capolavoro!), alle polpette, passando per crostini e frittini: un vero viaggio gastronomico. Ogni cicchetto è una piccola storia, una minuscola opera d’arte culinaria.

  • Spritz: Cocktail a base di Prosecco, bitter e seltz.
  • Ombra: Bicchiere di vino, tradizionalmente bianco.
  • Cicchetti: Stuzzichini vari, simili alle tapas.

Ricorda, l’aperitivo veneziano non è solo un momento per bere e mangiare; è un’immersione nella cultura e nella storia di Venezia. È un’esperienza sensoriale completa, che coinvolge tutti i sensi. È anche, a mio avviso, un’espressione di convivialità e di socializzazione, elemento fondamentale della cultura italiana.

Nota: Quest’anno, ho notato una crescente tendenza a sperimentare nuove varianti di Spritz, con l’aggiunta di frutta fresca o erbe aromatiche. L’ombra, invece, rimane fedele alla tradizione, anche se la scelta dei vini bianchi è diventata più ampia e variegata, rispecchiando la sempre maggiore attenzione alla produzione vinicola locale. I cicchetti continuano ad essere un punto forte, con un’evoluzione continua nelle proposte più creative.

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