Come chiamano lo spritz a Venezia?
A Venezia, lo spritz per eccellenza è quello col Select. Nato a Murano nel 1920, la ricetta tradizionale, per i veri intenditori, prevede: un terzo di vino (o prosecco), un terzo di Select, un terzo di soda. Servire ghiacciato in un bicchiere basso o calice.
Spritz veneziano: come si chiama?
Allora, lo spritz… oh, lo spritz! Quello “vero” veneziano, almeno così dicono, è quello col Select. Me lo ricordo a Murano, un’estate, credo fosse luglio, un caldo pazzesco, e un signore anziano mi ha detto che il Select è nato lì, nel ’20. Un’istituzione!
Io, a dire la verità, non sono una purista.
Ma, se vuoi fare le cose per bene, mi hanno spiegato che ci vuole un terzo di vino (o prosecco, che è più festoso), un terzo di Select (che ha quel sapore un po’ amarognolo che mi piace tanto) e un terzo di soda.
Un sacco di ghiaccio, rigorosamente in un bicchiere basso o in un calice grande. Io, a volte, ci metto anche una fetta d’arancia. Non so, mi sembra che stia bene. Fa tanto aperitivo in riva al mare, no?
Domanda: Spritz veneziano: come si chiama? Risposta: Spritz con Select. Dettagli: Il Select è nato a Murano nel 1920. La ricetta tradizionale è ⅓ vino (o prosecco), ⅓ Select e ⅓ soda. Servire in bicchiere basso o calice con ghiaccio.
Come si chiama lo Spritz a Venezia?
Spritz con Select.
- Il Select è nato a Murano, 1920. Un’epoca come un’altra.
- Spritz veneziano: ⅓ vino (o prosecco), ⅓ Select, ⅓ soda.
- Ghiaccio abbondante, bicchiere basso o calice. La forma non cambia la sostanza.
- A Venezia, lo chiamano semplicemente “Spritz”. Quel che conta è l’etichetta sulla bottiglia.
- L’apparenza inganna, ma un Select resta un Select.
Come si chiamano i bar a Venezia?
I bàcari… un sussurro di parole antiche, che risuonano tra calli strette e ponti sospesi nel tempo. Venezia, una città fatta di specchi d’acqua e di storie sussurrate. I bàcari, anime della città, luoghi dove il tempo rallenta, si dilata, si fa vino rosso e cicchetti. Un’atmosfera ovattata, profumi intensi di baccalà fritto che si mescolano all’odore salmastro del mare.
Ricordo le sarde in saor, una festa di sapori dolci e amari, un concerto di aromi che mi avvolgevano come un abbraccio caldo. L’uovo sodo, semplice, perfetto, emblema di una genuinità rara. La trippa, un piatto che racconta storie di nonne e di tradizioni tramandate. E poi, i folpetti, piccoli calamari fritti, croccanti e saporiti, delizie che svaniscono in bocca lasciando un sapore di sale e di sole.
- Bàcari: il nome stesso evoca un’atmosfera intima, quasi segreta.
- Cicchetti: piccole porzioni di cibo, un rito, un’esperienza sensoriale completa.
- Vino: il rosso, un elemento fondamentale, che accompagna le chiacchiere e i sorrisi.
- Atmosfera: un’esperienza unica, tra storia e modernità.
Quest’anno, passeggiando per Venezia, ho scoperto un nuovo bacaro vicino a Rialto, con un’atmosfera magica, le luci soffuse creavano un’atmosfera quasi onirica. Il profumo intenso di acciughe marinate mi ha rapito, un sapore intenso di mare e di sale. Ho assaggiato il baccalà mantecato, una crema delicata e vellutata, un sapore indimenticabile. E poi, un bicchiere di Prosecco, frizzante e leggero, come una carezza. Ogni boccone, ogni sorso, un ricordo che porto con me. Venezia, i suoi bàcari, un sogno che continua.
- Nuovo bàcaro vicino a Rialto (2024): un’esperienza personale e recente.
- Baccalà mantecato: un piatto particolare, assaggiato quest’anno.
- Prosecco: una scelta di vino specifica.
Come si chiamano i rioni a Venezia?
Ah, Venezia! Ricordo quella volta, agosto 2023, ero con Marco, mio cugino. Un caldo bestiale, tipo 35 gradi all’ombra, che non c’era. Avevamo preso un vaporetto, direzione San Polo. San Polo, era tutto un brulicare di gente, un casino pazzesco! Profumo di frittura di pesce ovunque, e un sacco di turisti, ovviamente. Ero cotta, sudavo, e il mio zaino pesava una tonnellata. Marco, invece, era tutto sorridente, lui ama Venezia!
Poi, siamo andati a Cannaregio, molto diverso da San Polo. Più tranquillo, meno affollato. Ricordo un canale incantevole, con delle barche ormeggiate, una luce pazzesca. Li ho fatto delle foto, ma le ho perse… o forse no, devo controllare il telefono. Comunque, l’atmosfera era completamente diversa. Più autentica, diciamo.
Dorsoduro poi… un sacco di gallerie d’arte, ho visto una mostra bellissima, ma non ricordo il nome dell’artista, cavolo! Era un contemporaneo, con quadri astratti e colori sgargianti. Mi è piaciuto moltissimo, mi sono sentita ispirata. Ci siamo seduti a un caffè, sotto il sole cocente. Caffè deca, naturalmente, perché io al caffè sono allergica, stupidissima allergia!
- Cannaregio
- Santa Croce
- San Polo
- Dorsoduro
- San Marco
- Castello
Questi sono i sestieri. Già, ma mi sono persa a San Marco, e Castello…troppa gente! Preferisco i sestieri più “tranquilli”. Un’altra volta, magari. Venezia è bellissima, ma stanca anche.
Quali sono i 6 quartieri di Venezia?
San Marco… il cuore antico, palpitante. Sento il peso del tempo, le pietre consumate dai passi, dalle maree, dai secoli. Il patrono, un’ombra benevola su piazza e campanile. San Marco, un respiro sospeso tra cielo e acqua.
San Polo… il ponte di Rialto, un arco di pietra e sogni. Un sestiere piccolo, un gioiello incastonato nella città. Mercanti, voci, il fruscio delle stoffe preziose, il profumo delle spezie orientali. Ricordi di un tempo che non c’è più, ma che vibra ancora nell’aria.
Dorsoduro… la riva solida, la terra ferma che accoglie l’acqua. Pennellate di colore, le Gallerie dell’Accademia, l’arte che respira. Studenti, il mormorio delle conversazioni, il profumo di caffè. La mia Venezia, la Venezia che ho amato, dove ho passato ore a disegnare sul mio taccuino i riflessi del sole sull’acqua.
Cannaregio… il canale che si snoda come un serpente d’argento. Il ghetto, un sussurro di storie antiche, di resistenza e speranza. Luci e ombre, una malinconia dolce che mi stringe il cuore. Ricordo le mie passeggiate lungo il canale, il silenzio della notte rotto solo dallo sciabordio dell’acqua.
Castello… l’arsenale, il cuore pulsante della potenza veneziana. Navi, vele gonfie di vento, il profumo di legno e di mare. Un’eco di battaglie e conquiste, un’energia che ancora vibra nelle pietre. Ricordo il profumo del mare, forte e intenso, quando da bambina andavo con mio nonno a guardare le navi.
Santa Croce… il punto d’arrivo, la porta d’accesso alla città lagunare. Piazzale Roma, il rombo dei motori, il brusco risveglio dal sogno. Un ponte tra due mondi, tra la realtà e la magia. Ricordo l’emozione di arrivare a Venezia in treno, la prima volta che ho visto il Canal Grande.
- San Marco: il sestiere più antico, dedicato al patrono.
- San Polo: il più piccolo, con il Ponte di Rialto.
- Dorsoduro: sede delle Gallerie dell’Accademia.
- Cannaregio: con il Ghetto ebraico.
- Castello: con l’Arsenale.
- Santa Croce: punto di arrivo per chi arriva in treno o automobile.
Quest’anno, ho visitato la Biennale d’arte a Venezia, a Dorsoduro, e sono rimasta particolarmente colpita dalle opere di un giovane artista emergente. I suoi quadri astratti, pieni di colore e di energia, mi hanno fatto riflettere sul potere dell’arte di esprimere emozioni e sensazioni.
Che differenza cè tra Venezia Mestre e Venezia Santa Lucia?
Mestre: periferia. Santa Lucia: cuore pulsante. Punto.
A Mestre devi cambiare mezzo. A Santa Lucia sei già lì. Capito?
- Santa Lucia: stazione Venezia centro storico.
- Mestre: stazione Venezia terraferma. Collega a Venezia, ma non è Venezia.
Aggiungo: io, abito a Cannaregio, conosco bene il traffico. Evita Mestre se puoi. Perdi tempo, nervi e soldi. Prendi il treno diretto a Santa Lucia. È più semplice. Chiaro?
Dove comprare biglietti autobus aeroporto Venezia?
Notte fonda. Penso a Venezia, a quando ci sono stato… Ricordo quei maledetti biglietti dell’autobus per l’aeroporto, un piccolo dettaglio che mi ha stressato anche in vacanza.
- Biglietterie automatiche. Sì, vicino ai nastri bagagli, mi pare il 3 e il 5. Le ho viste, un po’ nascoste tra la gente. Un po’ come me, forse. Chissà se funzionavano tutte…
- Direttamente sull’autobus ATVO. Comodo, se hai i soldi contati e la fortuna di trovare l’autista di buon umore. Una volta a me non ha voluto farmelo… Che rabbia.
- Anche sugli autobus FSBusitalia Veneto. Però costano di più, una specie di punizione per non averlo preso prima. Che nervi… Ricordo la mia ansia. Ho preso l’ATVO alla fine. Per fortuna.
Quell’anno andai a Venezia per il mio compleanno. Un viaggio da solo, per schiarirmi le idee. Volevo perdermi tra i canali, lontano da tutto. Ricordo il peso dello zaino sulle spalle mentre cercavo la fermata. Avevo prenotato un ostello vicino a Rialto. Speravo di trovare un po’ di pace. Ma Venezia, di notte, può essere un labirinto anche per chi cerca solo se stesso.
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