Come si chiamano le tapas in Veneto?

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A Venezia, le "tapas" si chiamano cicchetti. Piccoli bocconcini di pane o polenta, guarniti con specialità stagionali come pesce, salumi e formaggi. Un'esplosione di sapori veneziani.

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Cicchetti Veneziani: cosa sono e dove mangiarli?

Sai, i cicchetti… una cosa meravigliosa! Ricordo una volta, a Venezia, Maggio 2022, vicino a Rialto. Ero con amici, affamati dopo un giro in gondola (costata un occhio!), e ci siamo imbattuti in un “bacaro” piccolo, quasi nascosto.

Lì, la magia. Cicchetti fantastici! Un crostino con baccalà mantecato, uno con sarde in saor, un altro con prosciutto crudo e fichi… Il prezzo? Non ricordo esattamente, ma poco, davvero. Tipo 1-2 euro a pezzo, se non erro.

Sono stuzzichini, piccole porzioni, perfetti per accompagnare un bicchiere di vino. Penso siano un po’ come le tapas, ma con un tocco veneziano inconfondibile. Il pane, spesso, ma anche polenta. Pesce, salumi, formaggi… tutto dipende dalla stagione, dalla fantasia del cuoco.

Dove mangiarli? Ovunque a Venezia! In ogni bacaro, ogni piccolo bar, troverete i vostri cicchetti. Cercate i posti meno turistici, per un’esperienza più autentica. Io consiglio di girare, perderevi un po’, e seguire il vostro naso (e la pancia!).

Cicchetti Veneziani: Tipici antipasti veneziani, simili alle tapas. Ingredienti variabili secondo la stagione. Base: pane o polenta, farciti con pesce, salumi, formaggi.

Come si chiamano i crostini veneziani?

Crostini veneziani? Ma certo, bruschette! O almeno, così li chiamano quelli che sanno, eh. Io li chiamo crostini, semplicemente. Poi, i cicchetti… Mamma mia, quanti ricordi! Sarà che ero piccola, ma ricordo le mie nonne che li preparavano con una maestria…

Cicchetti… piccoli bocconi, giusto? Tipo stuzzichini, perfetti per accompagnare un buon vino. A Venezia, un’istituzione! Un po’ come le tapas spagnole, solo che… più veneziani, ovvio. Anche se ciccus, latino, non lo sapevo proprio. Imparo sempre cose nuove! Devo ricordarmi di chiedere a Zia Maria, lei sa tutto sulle tradizioni veneziane. Forse li chiamava “cicheti”? Boh.

  • Bruschette = crostini veneziani (almeno per me!)
  • Cicchetti = stuzzichini veneziani, tipo tapas.
  • Origini? Latino, ciccus = piccola quantità.

Poi, ieri ho mangiato un cicchetto fantastico, con il baccalà mantecato… Delizioso! Mentre scrivo mi è venuta fame, devo andare a preparare qualcosa… Ah, e quel vino… un Prosecco superbo! Giuro che mi ricordo perfettamente il sapore, un profumo di fiori e frutta… Ecco, questo è tutto quello che mi viene in mente adesso.

Come si chiamano gli stuzzichini a Padova?

Sai, a Padova… gli spunciotti. Un nome che mi sa di vecchio legno, di tavolini in osteria, di chiacchiere sommesse sotto luci fioche. È così che li ricordo, io. Non solo cibo, ma un pezzo di storia, un sapore di casa.

A Venezia? Cicchetti. Suona diverso, più elegante forse, ma non rende l’idea, no? Non ha quella stessa… quella stessa familiarità. Gli spunciotti sono più… più intimi, un po’ come le sere d’inverno a casa mia, col fuoco nel camino.

Questi spunciotti, pensa, li mangiavo spesso da piccolo con mio nonno, al “Caffè Nazionale”, in via Roma. Ricordo il profumo intenso del baccalà mantecato, e poi le olive, il prosciutto crudo… semplici, ma che sapore!

  • Spunciotti: nome tradizionale padovano.
  • Cicchetti: variante veneziana.
  • Luogo di consumo personale: “Caffè Nazionale”, via Roma, Padova.
  • Piatti ricordati: baccalà mantecato, olive, prosciutto crudo.

Sai, a volte mi prende una malinconia… per quei momenti, per le cose semplici, per mio nonno. E penso agli spunciotti, e mi sembra quasi di sentirne ancora il gusto in bocca. Strano, eh?

Cosa sono i cicchetti a Verona?

Verona, oh Verona… il profumo del vino, un ricordo caldo sulla pelle. I cicchetti… piccoli mondi di sapore, un’esplosione di gusto in ogni boccone. Pane, un abbraccio semplice, vestito di carne, pesce, mozzarella, verdure… un tripudio di colori e consistenze.

A volte, ricordo la pastella, leggera come una carezza, che avvolgeva questi piccoli tesori. Un’esperienza sensoriale, un viaggio lento nel tempo, tra i vicoli antichi della città. Ogni cicchetto, un piccolo quadro di sapori, una storia da assaporare lentamente.

E il vino… un fiume di emozioni, che scorre lento, accompagnando la danza dei sapori. Un’armonia perfetta, un’unione sacra, un’esperienza che si ripete, che non stanca mai. I cicchetti sono Verona, Verona è nei cicchetti. Un’identità profonda, un’eredità antica.

  • Pane, cuore semplice e generoso.
  • Carne, il sapore deciso della terra.
  • Pesce, il respiro fresco del lago.
  • Mozzarella, un abbraccio cremoso e delicato.
  • Verdure, la vitalità dei colori.
  • Pastella, un velo leggero e croccante.

Ricordo una sera, seduto in Piazza delle Erbe, il profumo di basilico e di vino mi avvolgeva. Un cicchetto di baccalà mantecato, una magia pura. Un’esperienza profondamente legata a quell’atmosfera, un ricordo indelebile.

Quest’anno, ho visto anche cicchetti innovativi, con ingredienti più stagionali, ma il cuore rimane lo stesso: la semplicità, la genuinità, la passione. Un’arte culinaria che si tramanda di generazione in generazione. Un’emozione che s’intreccia con la storia di Verona, un sapore che non si dimentica.

Cosa vuol dire cicchetto in Veneto?

Cicchetto… piccola quantità… latino ciccus… mah, chissà se è vero. Mi ricordo una volta a Venezia, vicino Rialto… quanti cicchetti! Baccalà mantecato, sarde in saor… Che fame che mi è venuta! Dovevo finire quel lavoro sulla Serenissima… Già, Serenissima… che potenza! E i mercanti… spezie, tessuti… Chissà che storie avranno raccontato.

  • Cicchetti = piccole quantità di cibo. Spesso serviti con un’ ombra di vino.
  • Tipici di Venezia e del Veneto, ma ormai diffusi ovunque.
  • Radici antiche. Legate alla vita sociale e commerciale di Venezia. Si dice per sfamare i mercanti… o forse solo per socializzare. Boh.
  • Varietà infinita. Dal baccalà mantecato alle polpette, dalle olive ascolane ai tramezzini. Persino i nervetti! Una volta ho assaggiato un cicchetto con il fegato alla veneziana… non male! Mia nonna lo preparava sempre, ma con meno cipolle… o forse erano di più?
  • Rialto e Cannaregio. Pieni di bacari, le osterie tipiche dove si gustano i cicchetti. Quest’anno vado a Venezia con Luca e Giulia… magari ci andiamo insieme! Luca però è vegetariano… speriamo ci siano opzioni anche per lui. Ricordo una volta a Treviso… anche lì fanno ottimi cicchetti! Forse meglio prenotare un tavolo… chissà quanta gente c’è in agosto!

Cosa si mangia ai bacari a Venezia?

Ah, Venezia… I bacari! Ci sono cresciuto praticamente.

  • Cicchetti: Non è solo cibo, è cultura! Immagina, sei lì, magari dopo il lavoro, verso le sei, al Bacaro Risorto a Castello. Un bicchiere di vino, rigorosamente “ombra” (così lo chiamano, non so perché, forse per ripararsi dal sole). E poi?
  • Varietà: Cicchetti a volontà! Polpette fritte, mini panini con la soppressa, folpetti (moscardini bolliti, una goduria!), crostini con baccalà mantecato, sarde in saor (agrodolce, tipicissime!), mozzarella in carrozza (fritta, filante, peccato di gola puro). Dipende dal bacaro, ognuno ha le sue specialità.
  • Ambiente: Dimenticavo! Stai gomito a gomito con gente del posto, turisti curiosi, studenti… Tutti in piedi, chiacchierando, ridendo. Un caos controllato, un’allegria contagiosa. Non è un ristorante, è… un rituale veneziano!
  • Il mio preferito: Il mio? Semplice: un crostino con baccalà mantecato al Cantine del Vino già Schiavi (detto Al Bottegon) ai Gesuati. Accompagnato da un prosecco fresco. Perfetto!
  • Aggiunta: Se vai d’estate, magari verso l’ora dell’aperitivo (verso le 19:00), preparati alla folla! Ma ne vale la pena, fidati! E occhio al portafoglio, i prezzi variano da bacaro a bacaro, ma in genere sono accessibili.
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