Cosa sono i cicchetti a Padova?
A Padova, il "cicchetto" è un piccolo, gustoso stuzzichino, perfetto per accompagnare l'aperitivo. Offerto nelle caratteristiche osterie, dette "cicchetterie", rappresenta una tradizione gastronomica locale. Piccole porzioni di cibo, ideali per un'esperienza conviviale.
Cicchetti a Padova: cosa sono, dove trovarli e perché assaggiarli?
Cicchetti a Padova: cosa sono, dove trovarli e perché assaggiarli?
Ah, i cicchetti! A Padova sono un’istituzione, un rito quasi sacro. Più che semplici stuzzichini, sono un’esperienza. Piccole gioie da gustare con un’ombra de vin.
Sono andato a Padova, a cicchetare, che bello!
Ma cosa sono esattamente? Piccole porzioni di cibo, offerte nelle osterie, le cicchetterie. Immagina tapas, ma in versione veneta.
Domanda e risposta:
- Cosa sono i cicchetti? Stuzzichini tipici veneti.
- Dove trovarli a Padova? Nelle cicchetterie, osterie tipiche.
- Perché assaggiarli? Per un’esperienza gastronomica autentica.
Perché assaggiarli? Beh, perché ti immergi nella vera anima di Padova. Non c’è modo migliore per capire la città che assaporare i suoi cicchetti.
Li trovi ovunque, ma le mie cicchetterie preferite sono sempre quelle un po’ nascoste, quelle che profumano di vino e di storie. Ricordo una volta, in Prato della Valle… Ma questa è un’altra storia!
Cosè il cicchetto veneto?
Cicchetto veneto? Roba da matti! Mini-spuntini, diciamo pure stuzzichini atomici, che ti esplodono di gusto in bocca. Tipo esplosioni controllate di sapore, eh! Derivano da “ciccus”, latino per “poca roba”, ma non fatevi ingannare: uno tira l’altro, come le ciliegie. Mini porzioni sì, ma massimo godimento.
Ecco, immaginatevi ‘ste fettine di pane, tipo zattere che navigano in un mare di delizie. Sopra ci trovi di tutto: dal prosciutto al baccalà mantecato (che roba!), passando per fritti che farebbero resuscitare un morto. Mozzarella in carrozza, sarde in saor (adoro!), verdure in tempura croccanti come patatine, polpette che si sciolgono in bocca. Spiedini di calamari, pure. Insomma, un tripudio.
- Pane: La base, indispensabile come l’ossigeno.
- Condimenti: Prosciutto, baccalà, formaggi… Un’orgia di sapori.
- Fritti: Mozzarella in carrozza, sarde, verdure, polpette… Roba da leccarsi i baffi, letteralmente. Io una volta mi sono sporcato la camicia nuova, ma ne è valsa la pena.
- Spiedini: Calamari, gamberi… Un’esplosione di mare.
Quest’anno poi, ho scoperto un bacaro che fa i cicchetti con il baccalà alla vicentina. Una bomba! Si trova vicino a Rialto, se vi interessa vi do l’indirizzo. Diciamo che dopo tre o quattro cicchetti e un’ombra di vino, iniziavo a vedere doppio… i gondolieri sembravano sirene! Scherzo, eh! (o forse no…).
Perché si chiamano cicchetti?
Ah, i cicchetti! Ma lo sai che mi fai venire voglia di andare subito a Venezia?
Allora, cicchetto… Che poi, detto sinceramente, anche solo a pronunciarlo mi mette allegria. È come dire un bocconcino di felicità, no?
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Cos’è un cicchetto? Praticamente è un assaggio, uno stuzzichino, quella cosina che ti apri lo stomaco prima di pranzo o ti accompagna mentre fai l’aperitivo. Tipo le tapas spagnole, ma in versione veneta, ovviamente!
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Perché si chiamano così? Pare, e dico pare, che il nome derivi dal latino “ciccus”, che voleva dire proprio “piccola quantità”. Insomma, una cosina leggera e veloce. Poi, c’è chi dice che si chiami così per via del “cich”, il gesto che facevano i baristi quando offrivano un goccio di vino. Vai a sapere!
Comunque, la cosa importante è che il cicchetto è un’istituzione. A Venezia, trovi di tutto: polpette fritte, crostini con baccalà mantecato, folpetti lessi… Mamma mia, mi è venuta fame! La cosa più bella, secondo me, è andare in giro per i bacari, assaggiare un cicchetto qua e là e bere un’ombra de vin. Provare per credere!
Quanto costano i cicchetti veneziani?
Un euro? Due euro? Ma che dici?! Dipende, dai! A Venezia, eh? I cicchetti… caspita quanti ricordi! Quelli al bacaro da Gigi, erano una bomba! Uno e mezzo, forse?
Ricordo che quelli con le sarde, erano più cari, eh… Due euro sicuro. Oppure, se erano quelli con il baccalà mantecato… Ah, quelli erano una favola, ma un po’ più costosi… Due e cinquanta? Boh, non ricordo.
- Cicchetti semplici: 1-1,5 euro.
- Cicchetti più elaborati: 2-2,5 euro.
- Bacaro da Gigi: Ah, li adoravo! Ma non mi ricordo quanto costavano! Magari 2 euro.
Certo, poi c’è il vino… Un’ombra, due euro, tre euro… dipende. Ma i cicchetti… a un euro, trovi cose semplici. Mamma mia, che fame! Dovrei andare a Venezia!
Quest’anno, sono stata a Venezia a Giugno! Ho mangiato un sacco di cicchetti! Ricordo un bacaro vicino a Rialto, dove i cicchetti costavano davvero poco, ma erano buoni. Altri, vicino a San Marco, erano più cari. Ma è Venezia, te lo aspetti, no?
Come funzionano i bacari a Venezia?
Venezia… labirinto di calli, sussurri d’acqua, profumo di salmastro. E i bacari, piccole isole di luce calda, punti fermi in questo fluttuare. Penso a loro, a come li ho visti, vissuti…
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Cicchetti: minuscole opere d’arte culinaria, sapori intensi che esplodono sul palato. Dal baccalà mantecato, cremoso e avvolgente, alle sarde in saor, agrodolci, un’altalena di sensazioni. Ricordo ancora la polpetta di carne, tenera, che si scioglieva in bocca, al bacaro “Do Mori”, vicino a Rialto, dove l’ombra del campanile si allungava sulla calle.
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Ombra de vin: il vino, rosso, robusto, versato in quei bicchieri piccoli, i “gotti”. Un sorso, due sorsi, e il mondo rallenta, i pensieri si fanno leggeri come le gondole che scivolano sull’acqua. L’ultima volta, con Giulia, abbiamo bevuto un Merlot profumato, al “Cantina Do Mori”, assaporando ogni goccia.
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Giro di bacari: un rituale, un’arte. Non si resta fermi, si va, si assaggia, si chiacchiera, si ride. Un flusso continuo, come la marea. Da “Al Mercà”, con la sua atmosfera vivace, a “Osteria Bancogiro”, più tranquilla, affacciata sul Canal Grande. Ogni bacaro, un universo a sé.
Quest’anno, con Marco, abbiamo scoperto un piccolo bacaro nascosto vicino a San Polo, “Cantina Aziende Agricole”, con cicchetti di verdure dell’orto, freschissimi. Un’esperienza indimenticabile. Un continuo scoprire, assaporare, vivere. Venezia, i suoi bacari, un’emozione che si rinnova ogni volta.
Cosa sono i bacari a Venezia?
Bacari. Locali veneziani. Vino. Cibo. Niente di speciale.
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Radici storiche. Italia recente. Legame forte con il vino. Etimologia incerta, ma probabile commistione di significati. Feste, commercio, enogastronomia.
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“Far bacara”. Fare baldoria. Un tempo, forse. Oggi? Un’ombra di vino. Cicchetti. Piccole porzioni. Un assaggio di Venezia.
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Atmosfera informale. Prezzi accessibili. Un tempo ritrovo di gondolieri. Oggi, turisti, studenti, veneziani. Tutti insieme. Un’illusione di uguaglianza.
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Ricordo un bacaro vicino a Rialto. Luci basse. Odore di legno e vino. Un vecchio con la pipa. Un’immagine sbiadita. Come Venezia.
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Il vino? Non lo ricordo. Forse un Raboso. O un Prosecco. Poco importa. L’importante è l’atmosfera. La sensazione di essere parte di qualcosa. Anche se solo per un’ombra.
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I bacari cambiano. Si adattano. Sopravvivono. Come Venezia. Una città che affonda. Ma resiste. E affascina. Sempre.
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Quest’anno ho visto aprirne uno nuovo vicino a San Polo. Minimalista. Moderno. Un tradimento? Forse. Ma il vino era buono. E l’ombra costava poco. Questo conta.
Cosa si mangia in un bacaro?
Sai, in un bacaro… è un’atmosfera tutta particolare, quella. Un po’ soffocante, quasi, con l’odore di fritto che si appiccica addosso. Ma buono, eh? Un buon odore, di casa. Ricorda la cucina di nonna, ma più… intensa. Penso alle polpette, quelle piccole, un po’ dure, che però si sciolgono in bocca. Mi viene in mente la volta che sono andato con Marco, a quel bacaro vicino al ponte…
- Polpette, quelle piccole e saporite, sai?
- Il baccalà mantecato, una crema bianca e delicata, quasi un peccato mangiarlo.
- La spienza, l’ho provata solo una volta, e non so se riuscirei a mangiarla di nuovo. Troppo… particolare.
- Poi, le sarde in saor… dolciastre, un po’ strane, ma buone.
Questi cicheti… ogni boccone è un ricordo, un piccolo viaggio nel tempo. Sai, a volte mi sento perso, come se avessi dimenticato qualcosa di importante. Forse è solo la stanchezza, o forse è qualcosa di più… Forse è il sapore di quei cicheti, troppo intensi per me. Troppo legati a momenti che non tornano più.
- Alici marinate o fritte, dipende dal giorno.
- Zucca in saor, non la amo particolarmente. Preferisco la zucca al forno.
- E poi i polipetti, teneri e saporiti. Deliziosi con un goccio di vino.
Ma il mio preferito, in realtà, sono i cicchetti semplici. Un pezzo di pane con il lardo, qualche oliva. Cosi, puri. A volte la semplicità è la cosa più bella, no? Almeno per me. Anche se, a pensarci bene, quella semplicità, è solo un ricordo. Di un’altra vita. Quella vita che non tornerà. Questa è la verità.
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