Come si chiamano gli aperitivi di Venezia?

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Gli aperitivi tipici di Venezia si chiamano cicchetti. Il termine deriva dal latino "ciccus", che indica una piccola quantità, riflettendo la natura di questi stuzzichini perfetti per un break o un aperitivo serale.

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Quali sono gli aperitivi tipici di Venezia?

Mamma mia, i cicchetti! A Venezia, l’aperitivo non è mica solo uno spritz, eh. È un rito, un’arte, un modo di vivere.

Cosa sono i cicchetti? Praticamente, piccoli assaggi di ogni ben di Dio, dal baccalà mantecato spalmato su una fetta di pane, alle polpette fritte, passando per i carciofi sott’olio.

Mi ricordo una volta, in un bacaro vicino Rialto, che mi sono fatto un piattino di sarde in saor… un’esplosione di sapori! Penso costasse tipo 8 euro, ma ne valeva ogni centesimo.

“Cicchetto” deriva da “ciccus”, che in latino vuol dire “piccola quantità”. Perfetto per definire questi stuzzichini che ti aprono lo stomaco prima di cena. Io li adoro!

Come si chiamano i bar a Venezia?

I bàcari… Venezia, un sussurro di nomi antichi che si perdono nel tempo, tra calli strette e ponti sospesi. Bàcari, sì, ecco, un’eco di voci sommesse, di risate liete e bicchieri tintinnanti. Un profumo di mare e di frittura, un sapore di storia antica e di presente vibrante.

Ricordi, frammenti di sere veneziane, luce soffusa sui tavolini di legno, il calore di un vino caldo che scalda l’anima. E le cicchetti, piccole opere d’arte culinarie. Uova sode, un sapore semplice e rassicurante, come un abbraccio. Sarde in saor, un’esplosione di dolce e salato, un concerto di sapori. Trippa, un ricordo della nonna, del suo amore paziente. Baccalà fritto, croccante e fragrante, un’esperienza sensoriale. Acciughe, folpetti, piccoli tesori del mare, ogni boccone un viaggio.

I bàcari, luoghi di anima, di condivisione. Quest’anno, per esempio, ho assaporato il migliore baccalà fritto proprio in un bàcaro nascosto vicino a Rialto, un gioiello inaspettato.

  • Bàcari: nome dei bar veneziani.
  • Cicchetti: piccole porzioni di cibo.
  • Esempi di cicchetti: uova sode, sarde in saor, trippa, baccalà fritto, acciughe, folpetti.
  • Esperienza personale: baccalà fritto vicino a Rialto (2024).

Venezia, un insieme di sensazioni, un mosaico di emozioni. I bàcari sono solo una parte di tutto questo, ma quale parte! Un sapore, un ricordo. La poesia di Venezia è anche qui, tra i tavolini affollati, tra il tintinnio dei bicchieri. Un luogo di ritrovo, un piccolo universo. La mia Venezia.

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Venezia: Un’analisi dei suoi Sestieri

Venezia non ha “quartieri”, ma sestieri, sei storiche divisioni amministrative che riflettono secoli di stratificazione sociale e urbana. Ricorda, la toponomastica veneziana è un vero labirinto, frutto di un’evoluzione complessa. Per esempio, mio nonno, un cartografo, spendeva ore a decifrare le mappe antiche!

  • San Marco: Il cuore pulsante, ovviamente. Dominato dalla Basilica e dal Palazzo Ducale, è un concentrato di storia, potenza e, purtroppo, turismo di massa. L’aspetto “antico” è un po’ una semplificazione; ha subito trasformazioni colossali nel corso dei secoli.

  • San Polo: Più piccolo e intimo, si concentra attorno al Ponte di Rialto, un punto nevralgico fin dal Medioevo. Osservando attentamente la trama stradale, si percepisce la struttura organica di una città nata sull’acqua.

  • Dorsoduro: Sede di numerose gallerie d’arte, è il sestiere più “bohemien” e rilassato, un vero gioiello per chi ama l’arte contemporanea e l’atmosfera tranquilla. Io, personalmente, ci vado spesso a passeggiare.

  • Cannaregio: Un’atmosfera più popolare e autentica, un sestiere che custodisce ancora l’anima più vera di Venezia. Ricco di calli e campielli nascosti, regala sorprese ad ogni angolo.

  • Castello: L’area più estesa, con una forte impronta militare nella sua storia, ospita Arsenale e Giardini. Un mix affascinante tra passato glorioso e modernità.

  • Santa Croce: Il sestiere più a ovest, caratterizzato da un tessuto urbano meno denso rispetto agli altri. Un’area più silenziosa, perfetta per una fuga dal caos cittadino.

Una riflessione: questi sestieri non sono solo divisioni geografiche, ma frammenti di un mosaico storico-sociale che si è stratificato per secoli, ognuno con una sua precisa identità e un’anima particolare. Capire Venezia significa immergersi in questo labirinto di storie e atmosfere.

Aggiunte:

  • L’organizzazione dei sestieri risale al medioevo, ma ha subito modifiche nel tempo.
  • Ogni sestiere aveva (e in parte ha ancora) una propria organizzazione politica e sociale.
  • La densità abitativa varia notevolmente tra i sestieri.

Che differenza cè tra Venezia Mestre e Venezia Santa Lucia?

Oddio, Venezia! Mestre e Santa Lucia… che casino! Ricordo quel viaggio di maggio, ero con Marco, mio fratello, a cercare un hotel vicino al centro. Mestre è fuori, proprio fuori. Santa Lucia è la stazione in Venezia, proprio vicino al Canal Grande. A Mestre siamo arrivati alle 10 di mattina, un autobus affollato e caldo. Che rabbia, avevamo prenotato male.

Da Mestre a Venezia? Un’eternità! Treno lento, gente ovunque, valigie pesanti… Ricordo il profumo di frittura dalle bancarelle, ma ero troppo incavolata per apprezzarlo. A Santa Lucia, invece, basta scendere e sei già dentro la magia. Capisci? È un’altra cosa.

  • Mestre: fuori Venezia, bisogna prendere altri mezzi.
  • Santa Lucia: stazione nel centro storico.

Quella volta a Mestre ho pensato: “Ma perché non ho controllato meglio?” Marco, invece, era più rilassato. Lui è sempre più tranquillo di me. Comunque, la prossima volta… Santa Lucia, sempre Santa Lucia!

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