Come si chiamano gli aperitivi in Veneto?

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«In Veneto, l'aperitivo per eccellenza è lo Spritz, un'icona regionale oggi celebre in Italia e nel mondo. A differenza del tiramisù, la sua paternità veneta è indiscussa, un vanto locale spesso raccontato nei tour enogastronomici veneziani.»

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Quali sono i nomi degli aperitivi in Veneto?

Sai, a Venezia, lo Spritz è ovunque! Un classico, lo bevo spesso al bacaro vicino casa, il “Cantina Do Mori”, spendo sui 5 euro a bicchiere. Ricordo un tramonto rosso fuoco da lì, magari un po’ sdolcinato, ma bello.

Veneto, aperitivi? Beh, oltre allo Spritz, c’è il “Bellini”, prosecco e purea di pesca. Elegante, l’ho assaggiato a Padova, al Pedrocchi, per un’occasione speciale, un po’ caro, credo 12 euro, ma ne valeva la pena.

Poi, dipende dalla zona, certo. Ogni paesino ha le sue varianti, con vini locali, succhi di frutta… È un mondo! Non so darti nomi precisi, a dire il vero. Ho visto aperitivi con prosecco e seltz in molti posti, con nomi diversi in ogni locale. Confuso, vero?

Come si chiama aperitivo in Veneto?

Lo Spritz.

Ecco, lo Spritz, è l’aperitivo veneto. Non c’è storia, non c’è competizione. Penso a quando ero ragazzino, a Padova, ed era il rito del sabato sera. Tutti in piazza, bicchiere in mano, rigorosamente con l’oliva dentro.

Si dice che l’origine sia legata ai soldati austriaci, durante l’occupazione del Veneto. Pare che trovassero i nostri vini troppo forti e li allungassero con acqua. Da lì, l’evoluzione con l’Aperol, il Prosecco…un’alchimia perfetta!

  • Spritz: L’aperitivo veneto.
  • Origine: Soldati austriaci che diluivano il vino.
  • Evoluzione: Aperol, Prosecco, seltz.
  • Emozione: Ricordo di serate padovane spensierate.

Come si chiama lo spritz in Veneto?

Lo spritz, in Veneto, ha diverse denominazioni, a seconda della zona e delle preferenze personali. È un po’ come dire “pane”: esistono mille varietà, ma il concetto rimane lo stesso. In generale, si parla semplicemente di “Spritz”.

A Venezia, però, il re indiscusso è lo Spritz Select. Questo perché il Select, un bitter prodotto a Venezia dai fratelli Pilla sin dal 1920, ha acquisito una posizione di prestigio, diventando quasi sinonimo del cocktail stesso. È una questione di storia, di tradizione, quasi di appartenenza identitaria per molti veneziani. La mia nonna, ad esempio, giurava che solo con il Select fosse un vero Spritz.

Ricorda un po’ la questione del Chianti Classico rispetto ad un semplice Chianti: la differenza sta nei dettagli, nella storia, nella qualità degli ingredienti. Un’analisi sensoriale dettagliata rivelerebbe sfumature di gusto e aroma che distinguono nettamente lo Spritz Select dagli altri. È un piccolo mondo, quello degli aperitivi, con sfumature infinite.

  • Punti chiave:
    • Lo spritz in Veneto è semplicemente chiamato “Spritz”.
    • A Venezia domina lo Spritz Select, grazie alla storia e alla qualità del bitter.
    • La differenza è simile a quella tra Chianti Classico e Chianti.

Approfondimenti: La produzione del Select è tuttora attiva. La distilleria Pilla, pur avendo subito cambiamenti nel corso degli anni, continua a produrre questo amaro iconico. L’utilizzo del Select nello Spritz non è semplicemente una questione di gusto, ma contribuisce a definire un’identità veneziana. Alcuni storici del bere, i miei amici Paolo e Luca ad esempio, considerano questa bevanda un piccolo gioiello di storia veneziana, legato indissolubilmente alla sua tradizione. Ci sono poi le varianti locali: alcuni aggiungono un goccio di Chinotto, altri preferiscono un Prosecco più o meno secco. Un’infinità di possibilità, un universo di sapori.

Come si può chiamare laperitivo?

Ah, l’annosa questione! Come chiamare quel magico momento tra il lavoro e la cena, quando lo stomaco brontola come un nonno brontolone?

  • Apericena? Mmm, suona un po’ come un compromesso, tipo “non so se ho fame o se voglio solo far finta di essere chic”. Forse troppo ambizioso, come promettere la luna e dare un sassolino.

  • Happy hour? Beh, se l’ora è davvero felice, chi siamo noi per giudicare? Però, detto tra noi, sembra un po’ una scusa per bere prima di cena. Non che io mi tiri indietro, eh! Diciamo che mi ricorda le offerte del supermercato, un po’ troppo sfacciato.

  • Aperitivo? Classico, intramontabile, come la pizza margherita. Va bene sempre, non delude mai. Un po’ come la mia vecchia felpa preferita, comoda e senza pretese. Per me, vince lui!

Se poi vuoi fare il figo, puoi sempre dire “pre-dinner cocktails”, ma preparati a essere guardato con sospetto. Oppure, inventa un termine tutto tuo! Tipo “spizzica-time” o “bevi-e-chiacchiera”. L’importante è che ci sia da mangiare e da bere, il resto è fuffa!

Come si chiamano gli stuzzichini in Veneto?

Cicchetti! A volte scrivo cichetti con due “c”, chissà perché. Boh. Comunque, sì, cicchetti. Piccoli, sfiziosi. Tipo, ieri ho mangiato un cicchetto con baccalà mantecato… divino! Dove l’ho mangiato? Da “Osteria al Ponte”, vicino Rialto. Sì, proprio lì, hanno anche delle polpettine fritte… mamma mia! Che fame adesso… Ciccus… latino. Mai pensato al latino quando mangio cicchetti! Strano, no?

  • Cicchetti: nome veneto per stuzzichini.
  • Baccalà mantecato: un classico cicchetto veneziano.
  • Polpettine fritte: altro cicchetto popolare.
  • Osteria al Ponte (Rialto): posto dove ho mangiato ottimi cicchetti. Consigliato!

A proposito di Rialto… oggi dovevo andare a fare la spesa al mercato. Pesce fresco… magari compro del baccalà. No, forse meglio le sardine. O le capesante? Oddio, che indecisione! Forse prendo un po’ di tutto e poi… cicchetti per tutti! Ahah!

  • Rialto: mercato del pesce a Venezia.
  • Ingredienti per cicchetti: baccalà, sardine, capesante…

Ho sentito dire che anche a Treviso fanno dei buoni cicchetti… dovrei andarci un giorno. Oppure a Padova. Sì, Padova, mi hanno detto che c’è un’osteria… come si chiamava? Boh, non mi ricordo. Vabbè, la cerco su internet. Intanto penso a cosa preparare per cena…

Cosa sono i cicchetti in Veneto?

I cicchetti veneti, piccole prelibatezze da gustare con un’ombra di vino, derivano, pare, dal latino ciccus, “piccola quantità”. Un nome azzeccato, considerando le dimensioni ridotte di queste delizie. Ma attenzione, la varietà è immensa. Si va dalle classiche fette di pane, sovrastate da affettati pregiati – pensate al prosciutto crudo veneto o alla sopressa – o dal cremoso baccalà mantecato, a una sinfonia di fritti.

Tra i fritti spiccano le mozzarelle in carrozza, avvolte in una croccante panatura dorata, le sarde in saor, una ricetta antica che unisce il dolce e l’agro, e le verdure pastellate, leggere e croccanti. Non mancano poi le polpette, morbide e saporite, e gli spiedini di calamari, un vero trionfo di mare. A Venezia, ricordo di aver assaggiato degli straordinari gamberetti in saor, presso l’Osteria al Ponte, vicino a Rialto. Un’esplosione di sapori. Dopotutto, il cibo, come l’arte, è un’esperienza sensoriale che ci connette al mondo.

  • Base di pane: Spesso si parte da una fetta di pane, che funge da tela per le creazioni culinarie.
  • Affettati: Prosciutto crudo, sopressa, speck, salame, mortadella, coppa. La scelta è ampia e varia a seconda della zona.
  • Baccalà: Il baccalà mantecato, una crema spumosa e delicata, è un grande classico.
  • Fritti: Mozzarella in carrozza, sarde in saor, verdure in pastella, polpette, spiedini di calamari e molto altro.

La tradizione dei cicchetti, a mio avviso, rappresenta un modo conviviale di vivere la gastronomia. Non si tratta solo di mangiare, ma di condividere un momento di piacere con gli amici, assaggiando piccole porzioni di diverse specialità. Una sorta di filosofia del “poco ma buono”, che invita alla scoperta e alla degustazione. E voi, quale cicchetto preferite?

Quali sono i cicchetti veneziani?

Cicchetti veneziani: bocconi salati.

  • Baccalà mantecato: crema di baccalà, olio, latte. Un classico.
  • Sarde in saor: sarde, cipolle, uvetta, pinoli. Sapore intenso.
  • Polpette di carne: semplici, ma gustose. Ricetta di famiglia.
  • Verdure grigliate: cicoria, radicchio, semplice ma efficace.
  • Formaggi locali: Asiago, Montasio. Selezione accurata.

Punto focale: varietà. Ogni cicchetto, una storia.

Ingredienti base: pesce azzurro, verdure, salumi, formaggi. Dipende dal locale.

Nota personale: la mia nonna faceva i migliori cicchetti al mondo. Ricetta segreta.

Cosa si mangia in un bacaro?

Uff, cosa si mangia in un bacaro?

  • Polpette, ovvio! Quelle di carne, fritte, piccole…dipende dal bacaro. Al mio preferito le fanno con un sugo segreto, mannaggia.

  • Baccalà mantecato: spalmato sul pane o sulla polenta. Devo assolutamente rifarlo a casa, ho visto una ricetta con l’aglio nero…

  • Poi… la spienza! Non so, a me non fa impazzire, ma è tipica. Mia nonna la adorava.

  • Sarde in saor e zucca in saor. Agrdolce, tipicissime. Quante ne ho mangiate da bambino!

  • Alici marinate o fritte, dipende dai gusti. Fritte sono una tira l’altra.

  • Polipetti: lessi, con un filo d’olio. A volte piccanti. Buonissimi.

  • Ah, e cichéti vari, insomma. Un po’ di tutto.

Ho dimenticato qualcosa? Forse le mozzarelline in carrozza, un classico. E le olive ascolane! Mamma mia, mi è venuta fame. Devo chiamare Marco per un’uscita a cichetti.

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