Quale vino bianco per amatriciana?

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L'Amatriciana, pur tradizionale con il rosso, ammette sorprese. Un Fiano di Avellino, con la sua freschezza e complessità aromatica, offre un'interessante alternativa, bilanciando il guanciale sapido. Un'opzione bianca di grande personalità per un piatto iconico.

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Miglior vino bianco per lAmatriciana?

Che casino, l’Amatriciana con il vino bianco! Mai provato, devo ammettere. A me, il guanciale croccante reclama un rosso corposo, un Cesanese del Piglio magari, quello che ho bevuto a casa di nonna Emilia, Pasqua 2022, circa 15 euro la bottiglia. Ricordo ancora quel profumo intenso…

Un Fiano di Avellino? Mmmh… Potrebbe funzionare, se l’Amatriciana è molto delicata, poco piccante. Un amico, a Luglio a Roma, ha provato un Greco di Tufo con una versione “alleggerita”, senza troppo pepe. Ha detto che andava bene, ma non era il massimo.

In definitiva, se proprio devo scegliere un bianco per una situazione così insolita, proverei un Fiano, ma con un po’ di timore. Il mio cuore però batte per il rosso.

Che vino usare per lamatriciana?

Amatriciana? Vino rosso, potente.

  • Chianti Classico: Acidità tagliente. Perfetto.
  • Montepulciano d’Abruzzo: Struttura, tannini. Bilancia il guanciale.

Altrimenti? Errore. Punto.

Note personali: Preferisco il Chianti Classico Riserva, annata 2022. L’ho aperto ieri sera, con gli amici. Una bottiglia sola, è bastata. Sapeva di mirto selvatico, terra, e un po’ di pepe nero. Ricordo, l’etichetta aveva un cervo stilizzato. Davvero niente male.

Che vino abbinare allarista?

Un sussurro di vento tra i filari, un ricordo di colline assolate…

  • Valpolicella Classico: leggero, come una carezza, per un’arista semplice, pura.

  • Schiava: un frutto di bosco timido, che accompagna senza sovrastare.

  • Dolcetto d’Alba: una promessa di gioia, un sorriso estivo.

  • Pinot Nero dell’Alto Adige: profondo come un bosco antico, se l’arista si veste di funghi.

  • Sangiovese di Romagna: un abbraccio caldo, se un tartufo prezioso impreziosisce la carne.

  • Vermentino di Sardegna: il mare in un bicchiere, per un’arista profumata d’erbe, un ricordo di vacanze lontane.

  • Greco di Tufo: la terra vulcanica, un vino minerale che risveglia i sensi.

  • Chiaretto del Garda: una sorpresa rosata, un’audacia fresca per un’arista estiva, quasi un sogno.

E se l’arista fosse quella che preparava mia nonna, con il rosmarino del suo giardino? Forse un bicchiere di quel rosso rubino che faceva il mio bisnonno, forte e sincero come la sua terra. Un vino che non si trova più, un ricordo che profuma di casa.

Che vino bianco per cucinare?

  • Bianchi secchi e neutri. Pinot Grigio, Trebbiano, Chardonnay.
  • Acidità controllata. Evitare rischi per le salse. “Il troppo stroppia”, diceva mia nonna.
  • Müller-Thurgau. Aggiunta inaspettata. Ricorda un’estate in Trentino.
  • Weißburgunder. Sorprendentemente versatile. Una sicurezza.
  • Il vino in cucina non è uno spreco. È un’arte.

Cosa abbinare ad una amatriciana?

Ah, l’amatriciana, un piatto che fa resuscitare i morti! Ecco cosa ci abbino, così la godiamo a bestia:

  • Vino rosso corposo, tipo Chianti Classico: Deve avere un’acidità che taglia il grasso del guanciale come un rasoio affilato. Altrimenti, che goduria è?
  • Montepulciano d’Abruzzo: Altro vino tosto, non si fa mettere i piedi in testa dall’amatriciana, anzi, la sfida a duello! I suoi tannini fanno a pugni con il sugo, ma alla fine si abbracciano.
  • Ma anche una birra artigianale ambrata: Se il vino ti fa venire il mal di testa, una birra artigianale con un po’ di corpo e un retrogusto amaro è perfetta. Io, per dire, ci bevo una IPA che sembra quasi un aperitivo!

E se proprio vogliamo esagerare, un bicchierino di grappa barricata alla fine, per pulire la bocca e prepararsi al prossimo giro di amatriciana! 😉

Cosa abbinare come secondo allamatriciana?

Matriciana: cosa abbinare? Delicati. Punto.

  • Pesce al vapore. Semplice. Elegante.
  • Insalata. Olio, limone. Basta.
  • Verdure grigliate. Leggero. Perfetto.
  • Formaggio fresco. Ricotta. Mozzarella. Contrasto.

Ricorda: sapori decisi. Secondi leggeri. Equilibrio. Altrimenti, l’amatriciana sparisce. Mia nonna faceva così. Ancora ricordo il suo sguardo. Severo. Ma giusto.

  • Aggiunta personale: Quest’anno, ho sperimentato con una spolverata di finocchio selvatico sulle verdure grigliate. Ottimo contrasto.
  • Nota: Evitare carni intense. Rovinano tutto. Parola mia.

Che differenza cè tra la matriciana e la carbonara?

La questione è semplice, eppure in molti sbagliano.

  • Carbonara: Guanciale, uovo (crudo), pecorino, pepe. Memento mori.

  • Amatriciana: Guanciale, pomodoro, pecorino, pepe (e a volte, una punta di peperoncino). Vanitas vanitatum.

Le uova sono il discrimine. Crudo sulla carbonara, il pomodoro sull’Amatriciana. Un ricordo di mia nonna che, per farmi dispetto, metteva la panna nella carbonara. Che orrore.

Guanciale, non pancetta. Pecorino, non parmigiano. Il resto è eresia.

Che sapore ha lamatriciana?

La matriciana… ah, la matriciana. Un ricordo di Roma, di un’osteria nascosta dietro Piazza Navona, un caldo abbraccio in una sera piovosa.

  • Sapore salato, certo, il guanciale che danza in padella rilascia la sua anima. Un sapore che ti avvolge, come una promessa.
  • Intenso, come il rosso del pomodoro San Marzano, un sole concentrato, l’estate racchiusa in un sugo. Ricordo mia nonna, ore a preparare la passata…
  • Leggermente piccante, un pizzico di peperoncino a risvegliare i sensi, una carezza che scalda. Il ricordo di un bacio rubato, forse.

E poi, il pecorino romano, grattugiato generosamente, a completare l’opera. Un’esplosione di gusto, un viaggio nel tempo, un sapore che non si dimentica. La matriciana è più di un piatto, è un’emozione.

Dove si mangia la migliore amatriciana a Roma?

Roma, agosto 2023. Caldo bestia, sudavo come un maiale. Avevo una fame da lupi, volevo solo un piatto di amatriciana che mi facesse dimenticare il sole che mi stava cuocendo le meningi. Trecca? Troppo fighetto, troppo caro per me. Armando al Pantheon? Lì ci sono stato, anni fa. Bello, ma l’amatriciana non mi aveva lasciato un ricordo indelebile, diciamo.

Poi mi sono ricordato di quel posticino, nascosto in una traversa vicino a Campo de’ Fiori: La Bonora. Un’osteria piccola, semplice, con tovaglie a quadretti e odore di aglio e peperoncino. Entro e vedo un vecchio, il proprietario immagino, che sistema i bicchieri. Ordino l’amatriciana, senza pensarci due volte.

La aspettavo con ansia, la forchetta tremava leggermente. Che delusione, pensavo. Non era la solita amatriciana da turista. Il sugo era scuro, intenso, con un profumo incredibile. Il guanciale croccante, la pasta cotta al dente… un’esplosione di sapore. Era perfetto. Ho mangiato tutto, anche il sugo l’ho leccato dal piatto. Ero felice, saziato, finalmente. Un’esperienza vera, non una di quelle turistiche.

  • Luogo: La Bonora (vicino Campo de’ Fiori, Roma)
  • Tempo: Agosto 2023
  • Emozioni: Fame, caldo, ansia, delusione iniziale, poi estasi e felicità.
  • Piatto: Amatriciana. Un’esperienza autentica, lontano dai soliti posti turistici.

Aggiungo che, a parte La Bonora, ho provato anche Da Romolo alla Mole Adriana un paio di anni fa ma non mi ha entusiasmato. Troppo affollato e l’amatriciana, seppur buona, era impersonale.

Che vino bianco per cucinare?

Ok, un attimo che ripenso… un vino bianco per cucinare…

Una volta, a casa della nonna a Brescia, dovevamo fare il risotto ai funghi. Lei, con quel suo accento bresciano inconfondibile, mi dice: “Oh, Sara, va’ in cantina e prendi un botigliù di quel bianco leggero, che se no ‘l riso se ‘mpazza!”.

  • Il vino che usava sempre era il Lugana. Ricordo che era leggermente fruttato, non troppo aspro.

  • Una volta provai, di nascosto, a usare il Gewürztraminer che avevo comprato per l’aperitivo. Un disastro! Il risotto è diventato amarognolo, la nonna mi ha sgridato per bene.

  • Quindi, riassumendo, un bianco leggero, non troppo acido. La nonna diceva che il Lugana è perfetto perché “el dà quel tocco in più senza rovinare i sapori”. Non so se aveva ragione scientificamente, ma il suo risotto era sempre spettacolare!

Quanto costa un piatto di amatriciana a Roma?

Ah, l’amatriciana! A Roma, è come chiedere quanto costa un sorriso: dipende da chi te lo regala!

  • La “zona”: Se la mangi a Testaccio o Trastevere, dove le nonne romane ancora urlano ricette dalle finestre, calcola tra i 7 e i 9 euro. Un affare, considerando che ti rifocillano anche l’anima.

  • Il “ristorante”: Poi, ovvio, se vai in un locale “fighetto” vicino a Piazza Navona, preparati a pagare l’aria che respiri… e magari pure il guanciale a peso d’oro.

  • L’amatriciana “autentica”: Diciamo che se trovi un posto dove te la fanno pagare meno di 7 euro, forse è meglio ordinare una pizza. O, peggio, potresti trovare un “ibrido” con la pancetta al posto del guanciale. Orrore!

Comunque, un consiglio da romano DOC? Cerca l’osteria con la tovaglia a quadretti e il cameriere burbero ma dal cuore d’oro. Lì, l’amatriciana non è solo un piatto, ma un’esperienza. E il prezzo, credimi, sarà l’ultimo dei tuoi pensieri!

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