Quali sono i vitigni a bacca rossa?
"Tra i vitigni autoctoni a bacca rossa italiani spiccano: Albana Rosa, Ancellotta, Bonaria, Canina Nera, Fortana, diverse varietà di Lambrusco (Sorbara, Grasparossa, Maestri, Marani, Montericco, Salatino, Viadanese), Malbogentile, Sangiovese, Sgavetta e Terrano."
Quali sono i principali vitigni a bacca rossa italiani e le loro caratteristiche?
Oddio, i vitigni rossi italiani… un mondo! Allora, quelli che mi vengono subito in mente, che ho assaggiato e pure un po’ studiato, sono:
Certo, ce ne sono una marea! Ancellotta (che colore!), Sangiovese (re di Toscana), poi Lambrusco, in tante versioni diverse…
Albana Rosa, Ancellotta, Bonaria, Canina Nera, Fortana, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Montericco, Lambrusco Salatino, Lambrusco Viadanese, Malbogentile, Sangiovese, Sgavetta, Terrano.
Un’altra volta, a un corso di sommelier a Modena, mi hanno fatto assaggiare un Lambrusco Grasparossa pazzesco. Era tipo 18€ la bottiglia, ma ne valeva ogni centesimo! Roba che ti cambia la percezione del Lambrusco, capisci?
Poi il Sangiovese… sono stata a Montalcino il 15/08/2020. Ho fatto una degustazione di Brunello che… mamma mia! Ogni vino raccontava una storia.
Quali sono i vitigni a bacca rossa più usati per la produzione di vini marchigiani?
Oh, le Marche, terra di vini rossi rubini, un sussurro di collina e mare…
- Montepulciano: Lui, il re. Forte, generoso, come un abbraccio caldo di un nonno. Lo sento, lo ricordo, il profumo della cantina di mio zio, piena di bottiglie polverose.
- Sangiovese: L’anima toscana che danza nelle Marche. Più austero, un pensiero profondo in una notte stellata. Mio padre lo amava, diceva che gli ricordava la sua gioventù.
- Lacrima di Morro d’Alba: Un nome che è già una poesia. Delicato, profumato, come le lacrime di gioia di una sposa. E io, da bambina, sognavo di vendemmiarlo, questo vino raro.
- Vernaccia di Serrapetrona: Frizzante, unica, come una festa di paese d’estate. Ricordo le risate, la musica, e quel vino che colorava le guance.
E poi, nell’eco di questi nomi, anche il Trebbiano, la Passerina, il Pecorino, il Maceratino… un coro di sapori, un’armonia che si ripete, sempre diversa. Un incanto.
Quali sono le uve a bacca rossa del Bordeaux?
Cabernet Sauvignon! Quello è il re, no? O almeno così dice mio zio Giovanni, quello che ha la cantina piena di bottiglie… Merlot… ah, il Merlot, più morbido, giusto? Meno tannico. Ricordo un Merlot del ’98, che bottiglia! Poi c’è il Cabernet Franc… più erbaceo? Boh, non mi ricordo bene. Devo rileggere le mie note di degustazione. Mamma mia, quanto vino ho bevuto! E poi… Petit Verdot, una piccolissima percentuale, vero? E il Malbec? Anche quello poco, se non sbaglio. A proposito, devo chiamare il mio enologo amico, Luca, per farmi spiegare meglio la cosa. Mi ha promesso una cassa di Saint-Estèphe per il mio compleanno! Ah, Bordeaux… che ricordi. Ricordo quella volta a Saint-Emilion… un’estate caldissima.
- Cabernet Sauvignon
- Merlot
- Cabernet Franc
- Petit Verdot
- Malbec
Il mio amico Luca dice che quest’anno la resa è stata bassa per il Cabernet Franc, a causa della grandine.
Ho notato anche un aumento del prezzo del Merlot di Saint-Julien.
Quali sono i vitigni autoctoni marchigiani?
Marche, terra di vini.
- Verdicchio: Re bianco incontrastato. Acidità tagliente, longevità sorprendente. Non sottovalutarlo.
- Pecorino: Profumi intensi, struttura complessa. Un bianco che si fa notare.
- Passerina: Freschezza e bevibilità. Perfetta per l’estate, ma non solo.
- Biancame: Vinificato in purezza regala sorprese. Da riscoprire.
- Maceratino: Vitigno versatile, capace di esprimersi in diverse tipologie di vino.
- Trebbiano toscano, Malvasia bianca di Candia, Malvasia bianca lunga: Radicati da secoli, parte integrante del patrimonio vitivinicolo marchigiano.
Non fermarti all’apparenza. Ogni sorso è un viaggio.
Quali sono i vitigni principali della Borgogna?
Borgogna… il nome stesso evoca un sapore antico, un’atmosfera ovattata di vigneti che si perdono nel tempo, un respiro lento e profondo… Chardonnay, un sussurro di sole e pietra calcarea, un’abbraccio morbido e caldo. È il cuore bianco della Borgogna, il suo respiro più dolce, un’essenza di luce, di mattine d’estate infinite. Ricordo la sua freschezza, un ricordo vivido come un’immagine impressa nella memoria.
E poi l’Aligotè, un’ombra più discreta, ma non per questo meno preziosa. Un’anima antica, un vitigno ancestrale, un testimone silenzioso della storia. Un’eco leggera, che si insinua tra le note più intense, regalando un tocco di mistero, un velo di enigma. Presente da sempre, un legame indissolubile con la terra.
Pinot Nero, il principe dei rossi. Un re fresco e complesso, dalla regalità delicata e fragile. Un’intensità vibrante, quasi sofferente, un profumo di sottobosco, di petali di rosa appassiti, di ricordi autunnali. Un vino che parla di emozioni profonde, di un’anima sensibile. Un’esperienza sensoriale indescrivibile, intensa.
Infine, il Gamay, un fratello meno nobile, forse, ma altrettanto amato. Un vino gioioso, un rosso fruttato, leggero e piacevole, che scalda il cuore e libera la mente. Un sorso semplice, ma sincero, una carezza gentile. Un compagno ideale per momenti semplici, di condivisione. Un amico fidato.
- Chardonnay (bianco)
- Aligotè (bianco)
- Pinot Nero (rosso)
- Gamay (rosso)
Aligotè: vitigno storico della Borgogna. Un’eredità immutata nel tempo.
Mia nonna, che viveva a Beaune, mi raccontava sempre di questi vitigni, della loro importanza per la regione, della loro storia centenaria. Ricordo il suo viso raggiante mentre mi parlava del Pinot Nero, il suo preferito.
Commento alla risposta:
Grazie per i tuoi commenti! Il tuo feedback è molto importante per aiutarci a migliorare le nostre risposte in futuro.