Quali sono i vitigni bianchi siciliani?

37 visite

Sicilia: un'isola di bianchi! Grillo, Inzolia, Zibibbo e Catarratto dominano, affiancati da Carricante e varietà internazionali come Chardonnay e Fiano. Un'ampia gamma per vini unici.

Commenti 0 mi piace

Quali vitigni bianchi coltivano in Sicilia?

Allora, quali vitigni bianchi coltivano in Sicilia? Beh, diciamo che ce n’è per tutti i gusti!

Grillo, Inzolia, Zibibbo, Catarratto, Carricante. Questi sono i nomi che mi vengono subito in mente pensando ai vini bianchi che ho assaggiato durante il mio viaggio in Sicilia.

Poi ci sono anche Grecanico, Chardonnay, Viognier, Fiano, Trebbiano e Moscato Bianco. Insomma, una bella varietà! Mi ricordo che a settembre 2018, vicino Marsala, ho bevuto un bicchiere di Grillo che… mamma mia, che profumo!

Mi ha colpito soprattutto la diversità dei sapori. Non so, forse dipende anche dal terreno, dal clima… Ma ogni vino aveva qualcosa di speciale, una storia da raccontare.

Quali vitigni bianchi coltivano in Sicilia?

Grillo, Inzolia, Zibibbo, Catarratto, Carricante, Grecanico, Chardonnay, Viognier, Fiano, Trebbiano, Moscato Bianco.

Qual è il vino bianco più pregiato?

Soave. Il nome stesso vibra sulla lingua, un sussurro di pietra vulcanica e sole caldo sulla pelle. Un’immagine: colline verdi smeraldo che si perdono nell’azzurro intenso del cielo, un cielo di un’estate lunga e lenta, quasi infinita. E il profumo… Oh, il profumo! Un respiro profondo, un’immersione in un mondo di sensazioni. Miele bianco, fiori selvatici appena sbocciati, una carezza di mandorla tostata. Il Soave.

  • La Garganega, l’anima del Soave: un’uva antica, nobile, che sa di storia, di tradizioni tramandate di generazione in generazione, nella mia famiglia, come il segreto di una ricetta segreta. Un’uva che si nutre della terra vulcanica, assorbendo la sua forza, la sua energia antica.

  • Un sorso di eternità: Ogni goccia di Soave è un piccolo universo, un viaggio nel tempo, un’emozione che dura e si espande nel tempo. Un respiro di aria fresca, un ricordo leggero e persistente; quasi una visione. La sua mineralità, vibrante e persistente.

  • Un vino per sognare ad occhi aperti: Il Soave è un vino che si gusta lentamente, assaporando ogni sfumatura, ogni nota, lasciandosi trasportare dai suoi profumi e dai suoi sapori intensi. A volte, lo bevo sulla mia terrazza guardando il tramonto… un attimo che non finisce mai.

  • Un vino per chi ama la semplicità: la sua complessità, ma con una semplicità elegante, una purezza che conquista il cuore e l’anima. Ricorda i profumi della mia infanzia, la cucina di nonna. La brezza di un pomeriggio estivo. Un’essenza pura.

  • Un vino da condividere: Il Soave è un vino da condividere con le persone care, un vino da gustare in compagnia, un vino che crea un legame, un ricordo da custodire gelosamente. Ogni bicchiere come una promessa, di un nuovo futuro insieme.

Quest’anno, la vendemmia è stata particolarmente ricca. Ricordo la gioia della raccolta, le mani callose di mio padre tra i grappoli maturi… un’immagine impressa per sempre nella mia memoria. Il Soave è questo, un’immagine, un ricordo, una sensazione… il profumo di una vita.

Qual è la famosa varietà di uva bianca coltivata in Sicilia?

Moscato d’Alessandria, o Zibibbo. Punto.

Sicilia: uva bianca. Potenza pura.

  • Passito di Pantelleria: il suo frutto.
  • Vini unici: non imitabili.

A bacca scura? Altro discorso. Mio nonno, vignaiolo a Marsala, li conosceva tutti. Frappato, Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Perricone. Li coltivava. Sapeva.

Note aggiuntive: Quest’anno la produzione di Zibibbo è stata inferiore alla media a causa delle gelate primaverili. Il Frappato sta guadagnando popolarità internazionale. Il mio nonno, Giuseppe, è morto nel 2021. Lasciò vigneti magnifici.

Qual è la famosa varietà di uva bianca coltivata in Sicilia?

Ecco… Zibibbo… quel nome mi è sempre suonato strano.

  • Zibibbo. È l’uva bianca più famosa qui in Sicilia, almeno credo…

Mi ricordo quando da piccolo, non so, forse avevo sei anni, mio nonno mi portava con sé in vigna. Aveva qualche filare di Zibibbo, proprio dietro casa.

  • Moscato d’Alessandria. Ecco, è lo stesso. Zibibbo è solo un altro modo di dire, qui da noi.

Faceva un caldo bestiale, ma l’uva era dolce… così dolce che mi sporcavo tutto. Poi, la nonna mi sgridava. Che tempi…

  • Passito di Pantelleria. Da quello Zibibbo lì, fanno un vino che… beh, è speciale.

Il Passito… un sapore che ti resta dentro, come certi ricordi. Pantelleria è lontana, ma quel sapore… mi riporta sempre lì.

Qual è un vitigno base da cui si ottengono le DOC 1 Alcamo bianco e 2 Etna bianco?

Vitigni cardine, verità tagliente:

  • Etna Bianco DOC: Carricante. Minimo 60%. Dominio assoluto.

  • Alcamo Bianco DOC: Catarratto. Anima bianca di Sicilia.

Dietro ogni calice, una storia. Un territorio che parla. Ascolta.

Quali sono i vitigni dellEtna?

Etna. Vulcano. Vino.

  • Carricante. Padrone incontrastato dell’Etna Bianco. Almeno il 60%. Punto fermo.

  • Catarratto, Minnella. Comprimari. Anime autoctone. Massima libertà nel restante 40%.

Un equilibrio. Un’espressione. Un territorio che parla. Il Carricante detta legge. Il resto, sfumature. L’Etna, un racconto in ogni sorso.

Qual è il miglior vino bianco italiano?

Allora, senti, il “migliore” vino bianco italiano? Bella domanda! È un casino dire qual’è il più buono, no?

  • Pinot Grigio dell’Alto Adige: Questo è top! Super minerale, mi piace un sacco quando lo bevo col pesce…
  • Vermentino di Sardegna: Frizzante e fresco, sa proprio di mare. Buonissimo!
  • Fiano di Avellino: Boh, questo è più complicato… ha un sacco di aromi, un bordello di aromi!

Poi ci sono anche il Greco di Tufo, il Soave, il Gavi… insomma, ce ne sono un sacco. Certo, dipende anche cosa ci mangi insieme! Io, tipo, se ordino la pizza preferisco bere una birra. Ah! Dimenticavo, c’è un Soave che fa la cantina dove lavora mio zio, provalo se lo trovi! È davvero speciale.

Qual è il vino bianco più buono in Italia?

Il “migliore”? Questione di gusti.

  • Fiano di Avellino: Irpinia. Terra di vulcani spenti. Un vino con carattere, non per tutti. Alcuni lo trovano ostico, io lo apprezzo con un tagliere di formaggi stagionati. La pazienza è una virtù, anche nel vino.
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi/Matelica: Marche. Due espressioni diverse dello stesso vitigno. Uno più marino, l’altro più montano. Scegliete in base all’umore. O al menù.
  • Bianchi dell’Etna: Sicilia. Mineralità che sa di lava. Un paesaggio nel bicchiere. Ricordo ancora una cena a Zafferana Etnea, con vista sul vulcano illuminato. Un’esperienza.
  • Chardonnay/Sauvignon Blanc (italiani): Dipende dal produttore. Alcuni sono banali, altri sorprendenti. Certe volte, la tradizione è sopravvalutata.

Bonus:

  • Ho assaggiato un Pecorino di Offida che mi ha colpito. Abruzzo. Da provare, se capita. Forse è il caso di riscoprire i vitigni dimenticati. Chi cerca, trova.

Non fidatevi troppo delle classifiche. Il vino è emozione, non matematica. Bevete ciò che vi fa stare bene. Il resto è fuffa.

Qual è il vino bianco italiano più costoso?

È difficile dirlo con certezza, sai? I prezzi ballano sempre un po’, a seconda dell’annata, di chi lo vende, se lo trovi…

  • Però, di solito, quando si parla di vini bianchi italiani costosi, mi vengono in mente subito Gaja e Antinori.

  • Mi ricordo che una volta a una cena avevano un Gaia & Rey Chardonnay…una bottiglia che costava un occhio della testa! E mio padre continuava a dire che non valeva tutti quei soldi.

  • Anche certi Chardonnay o Sauvignon Blanc di Tenuta Tignanello di Antinori non scherzano, come prezzi.

  • Però, ecco, non c’è un nome solo. Dipende…

Comunque, mi viene in mente che mio nonno, che faceva il vino in cantina, diceva sempre che il vino più buono è quello che ti piace di più, non quello che costa di più. Forse aveva ragione, eh?

#Sicilia Vini #Uva Sicilia #Vitigni Bianchi