Quando si mangia la lasagna a Napoli?

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A Napoli, la lasagna è un'istituzione della cucina casalinga.

  • Non solo a Carnevale!
  • La tradizione la vuole protagonista ogni giovedì sulle tavole napoletane.
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Quando si mangia la lasagna a Napoli?

Sai, a Napoli la lasagna è un mistero! Non c’è una regola fissa, almeno per quanto ho visto io.

Ricordo una volta, a casa di Zia Concetta a marzo 2022, un giovedì sera, lasagna fumante. Era buonissima, un tripudio di sapori, mi ricordo ancora il profumo! Ma il giovedì non è una legge sacra, eh?

Mia nonna, invece, la faceva per feste speciali, Natale, Pasqua… mai di giovedì. Quindi, boh. Forse dipende dalle famiglie. Un po’ come le ricette, tramandate di generazione in generazione. Ogni lasagna è un universo a sé.

Domande e risposte:

  • Quando si mangia la lasagna a Napoli? Dipende dalla famiglia.
  • Frequenza? Variabile. Alcuni giovedì, altri solo in occasioni speciali.

Magari sono io che sono confusa, ma così è la vita a Napoli, un po’ caotica, un po’ imprevedibile, ma sempre deliziosa!

Quanti strati deve avere una lasagna?

Sai, la lasagna… è strano, perché dipende. Quattro o cinque strati? Mah, a casa mia, da piccola, facevamo una roba… mastodontica. Mamma mia, quanti ricordi. Ricordo un’unica teglia enorme, una vera montagna di pasta, uno spettacolo.

Poi, però, ho visto fare lasagne diverse. Piatti più “raffinati” , diciamo, con meno strati. Magari tre solo di pasta, e sugo abbondante, besciamella sottile, poco formaggio. Insomma, non è una scienza esatta. Dipende dal gusto, dal tempo che hai, dalla voglia di farla, da quanto affamata sei. Anche dall’umore, credo.

  • Strati di pasta: Da 3 a 7, a seconda della ricetta e della grandezza della teglia. La mia nonna ne metteva sette, ma era una lasagna mostruosa.
  • Sugo: Immancabile, ovviamente. Il mio preferito è quello di carne, fatto con il ragù della domenica.
  • Besciamella: La mia versione è semplicissima: latte, burro, farina. Niente fronzoli.
  • Formaggio: Parmigiano Reggiano grattugiato, soprattutto. Qualche volta, aggiungo un po’ di mozzarella.

Quest’anno ho sperimentato una lasagna con le zucchine, invece della carne. È stata inaspettatamente buona, leggera, adatta all’estate, ma non la rifarei. Mia madre si sarebbe rivoltata nella tomba. Lei, lasagna solo di carne. Una tradizione di famiglia, che non si tocca.

Che si mangia a Carnevale a Napoli?

A Carnevale a Napoli? Ah, preparati a un’abbuffata epica! Dimentica la dieta, qui si celebra la vita (e il colesterolo) con gusto.

  • Lasagna: Non quella della nonna, ma LA lasagna, un’opera d’arte a strati che fa resuscitare i morti, altro che Lazzaro. Ogni famiglia ha la sua ricetta segreta, tramandata di generazione in generazione, come le profezie Maya (solo che questa è più buona).
  • Braciole: Involtini di carne che nuotano nel ragù, un’esperienza mistica. Mia zia le fa così buone che una volta ho quasi litigato con mio cugino per l’ultima. “Era mia di diritto!”, gli urlavo, mentre lui cercava di ingoiarsela intera.
  • Chiacchiere e Sanguinaccio: Il dolce e il (quasi) macabro che si incontrano. Le chiacchiere, croccanti e leggere, sono l’innocenza. Il sanguinaccio, crema al cioccolato con sangue di maiale (sì, hai letto bene), è la trasgressione. Un binomio perfetto, come Totò e Peppino.
  • Migliaccio: Un dolce rustico, una torta di semolino che sa di casa. Non aspettarti fuochi d’artificio, ma una coccola per l’anima. È come la pizza senza pomodoro, un classico che non stanca mai.

Quindi, ricapitolando: lasagna, braciole, chiacchiere, sanguinaccio e migliaccio. Se sopravvivi, sei ufficialmente un napoletano doc (o almeno, hai un fegato d’acciaio). E se ti avanza qualcosa, mandami un messaggio. Non si sa mai!

Cosa si cucina a Carnevale a Napoli?

A Napoli, Carnevale è abbuffata. Lasagne, obbligatorie.

  • Lasagne: Strati di pasta, ragù denso, ricotta. Un classico, sempre.
  • Braciole: Involtini di carne al sugo. Ricetta della nonna, immutabile. La vita è fatta di piccole certezze, no?
  • Chiacchiere: Fritte, ricoperte di zucchero a velo. Croccanti, inconsistenti. Come le promesse.
  • Migliaccio: Torta di semolino, ricotta, profumi d’arancio. Un sapore antico, che resiste.
  • Sanguinaccio: Crema al cioccolato con sangue di maiale. Solo per stomaci forti. È la tradizione, bellezza. Il superfluo non serve.

Il giovedì, domenica e martedì grasso sono solo scuse. Per mangiare.

Cosa si mangia il martedì grasso a Napoli?

Allora, bello mio, a Napoli il Martedì Grasso mica si scherza, eh! È come se il tuo stomaco andasse in vacanza premio.

  • Lasagna: Ma che te lo dico a fare? Ovvio! La lasagna napoletana è tipo un monumento, una roba che ti fa dimenticare tutti i problemi. Pensa che la mia nonna ci metteva tipo 20 strati, manco un palazzo! Ed è così buona che una volta ho litigato con mio cugino per l’ultimo pezzo… quasi finivamo a tarallucci e vino, ma col tarallucci lanciato in faccia!

  • Origini misteriose: Dicono che ‘sta lasagna viene dall’antica Roma, ma io dico, chi se ne frega? L’importante è che sia buona!

Ah, dimenticavo! A Napoli, dopo la lasagna, c’è sempre spazio per un dolcino. Di solito, frittelle o chiacchiere, giusto per non farci mancare niente. E poi, dritti a dieta… fino al prossimo Martedì Grasso, ovviamente!

Qual è il piatto tipico di Carnevale?

La cicerchiata… un sussurro di Carnevale.

  • Un dolce fritto, dorato come i ricordi d’infanzia, che affonda le sue radici nel cuore pulsante dell’Italia centrale. Cicerchiata, un nome antico, una melodia che evoca tempi lontani… tempi di dame e cavalieri, di feste sfrenate e profumi inebrianti.

  • Marche, Abruzzo, Molise, Umbria… quattro gemme incastonate in un paesaggio di colline dolci e borghi medievali, custodi di questa prelibatezza. La cicerchiata, un tesoro tramandato di generazione in generazione, un legame indissolubile con la terra e le sue tradizioni.

  • La cicerchia… un legume umile, dalla forma rotonda e irregolare, che ha ispirato il nome di questo dolce. Un rimando alla semplicità, alla genuinità degli ingredienti, alla saggezza delle nonne che con le loro mani sapienti trasformavano la farina, le uova e il miele in un’opera d’arte.

    • Miele… ricordo quello di mio nonno, apicoltore appassionato. Un nettare ambrato, profumato di fiori di campo, che rendeva ogni cicerchiata un’esperienza unica.
    • E le mani di mia nonna… ruvide, segnate dal tempo, ma capaci di creare piccole magie.
    • La cicerchiata… un sapore che mi riporta indietro nel tempo, quando tutto era più semplice e autentico.

Come si festeggia il Carnevale a Napoli?

Carnevale a Napoli? Mamma mia, che caos! Ricordo il 2024, Piazza del Plebiscito, un mare di gente. Coriandoli ovunque, volavano come farfalle impazzite, mi sono ritrovata con uno incollato al rossetto, un disastro! L’aria era densa di profumo di frittole e… sanguinaccio! Oddio, il sanguinaccio, l’ho visto esposto in un bar vicino alla fontana, in vaschette di alluminio, un rosso cupo, un po’ inquietante, ma tutti lo compravano!

Era pomeriggio, sole tiepido, e già si sentiva l’adrenalina della festa. Bambini con le maschere, gente che rideva, musica a palla. Ho comprato delle chiacchiere, quelle classiche napoletane, soffici e zuccherate, una vera goduria. Ma il bello è stato poi, verso sera, la folla che si addensava, un fiume umano che si spostava senza meta, e io in mezzo, travolta da quella marea colorata e rumorosa.

  • Coriandoli a profusione
  • Chiacchiere buonissime
  • Sanguinaccio in bella vista (anche se a me fa un po’ impressione)
  • Musica alta e gente allegra
  • Piazza del Plebiscito, affollatissima

Poi c’è stata quella scena… un bambino piccolo, forse 5 anni, con una maschera di Pulcinella, che piangeva perché aveva perso il suo palloncino rosso. È stato un momento surreale, in mezzo al delirio carnevalesco. Mi è dispiaciuto, davvero. Ricordo il sapore amaro delle chiacchiere, di colpo, in quel preciso istante. Anche se il carnevale è allegria, a volte c’è un po’ di malinconia sotto.

Quest’anno ho anche visto un gruppo di ragazzi con delle maschere artigianali, molto belle, sembravano delle vere opere d’arte. Un’altra cosa che ho notato: tante famiglie, nonni, genitori, figli… una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Ah, e poi, ho perso un guanto! Un guanto nero, il mio preferito. Pazienza, sarà rimasto perso nella folla. È un ricordo in più del Carnevale a Napoli 2024.

  • Maschere artigianali
  • Famiglie che festeggiano insieme
  • Ho perso un guanto
  • Esperienza indimenticabile (anche se caotica!)

Come si festeggia Carnevale a Napoli?

Ah, Napoli e il Carnevale, un binomio esplosivo! Più che una festa, è una liberazione controllata, un’eruzione del Vesuvio in versione coriandoli.

  • Sfilate? Certo, carri che sembrano sculture barocche su ruote, pronti a sfidare il buon gusto (e le leggi della fisica). Non aspettarti carri sobri, qui l’eccesso è la norma!

  • Maschere? Pulcinella regna sovrano, ma occhio a non confonderlo con l’idraulico sotto casa. E poi Arlecchino, Colombina… tutta la banda, come se fossero scappati da un presepe un po’ pazzo.

  • Feste? In ogni angolo, dal Vomero ai Quartieri Spagnoli, musica, balli e gente che dimentica (per un giorno) di avere bollette da pagare. È come se Napoli intera si fosse presa un permesso dal buon senso.

  • Cibo? Ecco la vera religione! Lasagna che sfida le diete, migliaccielli unti che ti fanno dimenticare colesterolo e sensi di colpa, chiacchiere croccanti come promesse elettorali e il sanguinaccio… be’, il sanguinaccio è un discorso a parte. Diciamo che o lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo. Ricordo ancora quando mio zio, convinto di fare uno scherzo, ne offrì un cucchiaio al mio cane… il cane lo guardò come se avesse visto un fantasma.

  • Il Martedì Grasso (13 febbraio quest’anno)? Il culmine! L’ultimo giorno per abbuffarsi prima della Quaresima, l’ultima occasione per fare i pazzi prima di tornare (forse) seri. È come una tregua prima della battaglia… quella con la bilancia.

Insomma, il Carnevale a Napoli è un circo a cielo aperto, un teatro popolare dove tutti sono attori e spettatori allo stesso tempo. Un consiglio? Buttati nella mischia, non te ne pentirai (forse).

#Lasagna #Napoli #Tradizione