Quando un prodotto diventa IGP?

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Un prodotto ottiene la IGP quando la sua produzione, trasformazione o elaborazione avviene in una specifica zona geografica, conferendogli caratteristiche qualitative uniche. Precedentemente limitato ad agroalimentari, il nuovo regolamento europeo estende il riconoscimento anche ad altri settori.

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Come ottenere la certificazione IGP per un prodotto?

Ah, l’IGP… Mi ricordo quando mia nonna voleva far certificare le sue pesche. Che storia! Comunque, da quello che ho capito, l’IGP non è una passeggiata. Bisogna dimostrare che almeno una fase importante della produzione (che ne so, la coltivazione, la lavorazione, il confezionamento…) avviene proprio in quella zona specifica.

E poi, occhio! Fino a poco tempo fa, si parlava solo di cibo. Adesso, con le nuove regole europee, sembra che anche altri prodotti, tipo l’artigianato, potrebbero rientrare nel “gioco” dell’IGP. Immagina, i coltelli di Scarperia con il marchio IGP!

Per capirci meglio:

Come ottenere la certificazione IGP?

  • Produzione: Almeno una fase (produzione, trasformazione o elaborazione) deve avvenire nella zona geografica specifica.
  • Settore: Prima solo alimentare e agricolo, ora si apre anche ad artigianato e industria con il nuovo Regolamento Europeo.

Come fa un prodotto a diventare DOP?

DOP? Mamma mia, che casino! Devo pensare… Allora, un prodotto, tipo il mio Parmigiano Reggiano preferito, già, quello! Deve venire da un posto preciso, capisci? Non da qualsiasi parte d’Italia.

  • Clima giusto.
  • Terra giusta.
  • Tecniche antiche, quelle di mio nonno! Ricette tramandate!

Poi c’è un gruppo, un consorzio, un sacco di gente, che fa la domanda. Dimostrano il legame con il posto, con la storia! Un lavoro pazzesco! Devo ricontrollare il regolamento, ho un dubbio sul disciplinare… è tutto così complicato!

  • Controlli a go-go!
  • Verifiche infinite!
  • L’Europa poi decide! Che palle!

Ma poi, se tutto va bene… ehm… DOP! Un marchio di garanzia. Anche se a volte penso che sia più una rottura di scatole… Ma alla fine, il Parmigiano Reggiano DOP, eh, vale la pena!

Ah, dimenticavo: quest’anno, il mio consorzio ha avuto 25 nuove iscrizioni!

Informazioni Aggiuntive:

  • Il disciplinare di produzione DOP regola ogni aspetto, dalla semina alla lavorazione, fino al confezionamento.
  • La richiesta di registrazione DOP passa attraverso un iter lungo e complesso, con controlli rigorosi su ogni fase della produzione.
  • La tutela della DOP garantisce la qualità e l’autenticità del prodotto, proteggendolo da imitazioni.
  • L’ottenimento della DOP comporta costi elevati per i produttori, ma accresce il valore commerciale del prodotto.

Quando un prodotto diventa DOP?

Agosto 2023. Sudore freddo, camicia incollata alla schiena. Ero a Parma, al mercato contadino di Langhirano, per la presentazione del nuovo Prosciutto di Parma DOP. L’aria era pesante, carica di quel profumo intenso e salato. Ricordo l’ansia, una fitta allo stomaco. Anni di lavoro, la fatica di mio padre, la tradizione di famiglia, tutto lì, in quelle fette sottilissime. Quel prosciutto, era la nostra storia.

  • Anni di stagionatura in quelle cantine fresche, profumo di fieno e di terra.
  • I controlli rigorosi, le visite a sorpresa degli ispettori.
  • Il terrore di non raggiungere gli standard, di non ottenere la certificazione.

La DOP non è solo un marchio, è un impegno, una garanzia. Ricordo le parole dell’agronomo, anziano ma con occhi vivaci, che spiegava le precise regole per la lavorazione, un vero rituale tramandato di generazione in generazione. E poi la cerimonia, la consegna del diploma, un momento che non dimenticherò mai. Quel pezzo di carta, la DOP, era più preziosa di qualsiasi medaglia.

Era la ricompensa per anni di sacrifici, di dedizione. Era la legittimazione di un lavoro fatto con passione, rispetto per la tradizione e per la terra. E, soprattutto, era la garanzia che il nostro prosciutto, con il suo gusto unico, sarebbe arrivato sulle tavole di tutto il mondo, portando con sé la storia della nostra famiglia. La mia famiglia, da generazioni produttori di prosciutti, finalmente riconosciuti per l’impegno e la qualità.

  • Il diploma della DOP come un pezzo di storia.
  • Il sapore unico del prosciutto, frutto di una lunga lavorazione tradizionale.
  • La soddisfazione del duro lavoro ricompensato.
  • Il futuro, la continuazione di una tradizione.

Il prosciutto, ormai DOP, rappresenta molto più di un semplice prodotto alimentare; rappresenta il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.

Come diventa un prodotto DOP?

Mamma mia, diventare DOP? Una maratona infernale! È come scalare il K2 a piedi nudi, con le ciabatte di mio nonno e un carico di sacchi di patate sulle spalle! Devi farti un mazzo così, un’impresa titanica!

  • Prima di tutto, devi dimostrare che il tuo prodotto è figo, unico, un vero gioiello, non una ciofeca qualsiasi. Tipo, se fai il formaggio, deve avere un gusto che manda in visibilio perfino i critici gastronomici più bacchettoni.
  • Poi arriva la parte burocratica: un’odissea degna di Ulisse! Carte, moduli, perizie… sembra che debbano inventariare ogni singolo atomo del tuo processo produttivo! Io, per esempio, ho perso tre chili solo a compilare i moduli!
  • Infine, l’ispezione. Immagina: un’orda di funzionari europei, con bloc notes e righelli, che ti frugano nei magazzini come fossero investigatori alla ricerca di indizi su un omicidio. Se trovi un capello nel parmigiano… addio DOP!

Ah, dimenticavo! Se superi tutto questo, non ti illudere che sia finita. Devi mantenere gli standard, altrimenti ti ritirano il marchio più in fretta di quanto io riesca a mangiare una pizza margherita. È una lotta continua, ma ne vale la pena, eh! A mio parere, ovviamente.

  • P.S.: Quest’anno, il mio vicino di casa, che fa il miele, ha appena ottenuto la DOP. Giuro che ha dovuto offrire mille vasetti di miele ai funzionari europei! Scherzo, ovviamente… credo.
  • P.P.S.: Il mio cane, invece, ha ottenuto il riconoscimento “Cane più peloso del quartiere” senza dover affrontare tutta questa burocrazia! A volte la vita è ingiusta.

Come registrare un prodotto DOP?

Registrare un prodotto DOP è un percorso ben preciso, quasi un rito, che richiede unione d’intenti e conoscenza delle regole.

  • Chi può fare domanda? Solo un gruppo di produttori legati al territorio definito dal disciplinare e che lavorano lo stesso prodotto. Un’alleanza, insomma, per difendere un’eccellenza.

  • Il disciplinare è la bussola: Definisce ogni aspetto del prodotto, dalla zona di origine alle tecniche di produzione. È il cuore pulsante della DOP.

  • Il percorso burocratico: La domanda va presentata seguendo le procedure indicate dagli enti preposti, solitamente la Regione di riferimento, e poi validata a livello nazionale ed europeo. Un iter complesso, ma necessario.

La DOP non è solo un marchio, ma un riconoscimento del legame indissolubile tra un prodotto, il suo territorio e il saper fare umano. È la consacrazione di una storia. E mi fa pensare a quanto spesso cerchiamo l’autenticità, la radice, in un mondo sempre più globalizzato.

Come rendere un prodotto IGP?

Per ottenere la certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta) serve un bel po’ di impegno. Non è una passeggiata! L’iter, diciamo, è un po’ tortuoso, ma con una buona dose di organizzazione si può fare.

  • Associazione dei produttori: Fondamentale è la costituzione di un’associazione, composta dai produttori (e/o trasformatori) che effettivamente realizzano il prodotto. Questa associazione dovrà presentare la domanda alle autorità competenti. Penso che la cosa più importante sia la capacità di dimostrare la stretta relazione tra il prodotto e la zona geografica. Questo è il cuore del discorso, sa? Un po’ come la filosofia di Heidegger sull’essere-nel-mondo, ma applicata ai pomodori!

  • Richiesta di riconoscimento: La domanda di riconoscimento IGP deve essere dettagliata e ben documentata. Ci vogliono dati precisi sulle tecniche di produzione, sulla storia del prodotto, sulle caratteristiche organolettiche. Ricordo di aver aiutato mio cugino con la sua richiesta per il suo olio extravergine di oliva, una procedura un po’ burocratica, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

  • Disciplinare di produzione: È un documento fondamentale, il vero cuore della pratica. Descrive dettagliatamente ogni aspetto della produzione, dalla semina al confezionamento. Un disciplinare preciso evita sorprese e garantisce la qualità costante del prodotto nel tempo. In questo, la precisione è essenziale, anche se a volte sembra quasi maniacale.

  • Modifiche al disciplinare: Una volta ottenuto il riconoscimento IGP, è possibile richiedere modifiche al disciplinare di produzione. Ma solo per motivi ben giustificati e seguendo le procedure previste. Per esempio, l’introduzione di nuove tecniche di coltivazione ecosostenibili. È un processo che richiede pazienza, ma ne vale la pena.

Approfondimenti: Le autorità competenti variano a seconda del Paese. In Italia, ad esempio, è il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. I tempi di istruttoria possono variare notevolmente a seconda del prodotto e della complessità della domanda, quindi è bene essere preparati ad una certa attesa. La trasparenza e una buona documentazione sono le armi migliori per affrontare questa sfida. Infatti, io stesso ho una piccola azienda agricola che produce marmellate artigianali e conosco bene la complessità della normativa.

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