Quanti anni ci vogliono per diventare chef?
"Diventare chef richiede impegno e dedizione. Generalmente, il percorso formativo dura almeno tre anni, con la possibilità di specializzarsi ulteriormente con un biennio post-qualifica. Già dopo il triennio, si può iniziare a lavorare come aiuto cuoco, mettendo in pratica le competenze acquisite."
Quanti anni per diventare uno chef?
Ah, lo chef… che domanda! Dunque, da quel che so, il percorso standard per arrivare a indossare la toque da chef prevede circa tre anni di scuola alberghiera. Poi, se vuoi, puoi specializzarti con un biennio post-qualifica. Però, attenzione, già dopo i tre anni puoi lavorare come aiuto cuoco o apprendista!
Personalmente, non ho fatto la scuola alberghiera, ma ho conosciuto un sacco di gente che l’ha fatta. Un mio amico, Marco, si è diplomato all’alberghiero di Stresa sul Lago Maggiore. Mi diceva che i primi anni sono una vera full immersion, tantissima pratica e studio.
Mi ricordo che lui, dopo il triennio, ha preferito iniziare subito a lavorare. Faceva il secondo in un ristorante fighetto a Milano, prendeva tipo 1200 euro al mese, mi pare.
E poi, boh, dipende anche da te. Puoi fare un sacco di corsi di specializzazione, master… il mondo della cucina è vastissimo! Io, ad esempio, ho fatto un corso di cucina vegana a Torino un paio di anni fa. Un’esperienza super interessante.
Quanti anni per diventare uno chef?
- La scuola dura 3 anni, a cui si può aggiungere un biennio superiore post-qualifica.
- Dopo il triennio si può ottenere la qualifica di Operatore dei servizi di ristorazione di cucina e diventare apprendista o aiuto cuoco.
Quanto tempo ci vuole per diventare chef?
Eh, allora, diventare chef… Dipende! Tre anni minimo, alla scuola alberghiera, quella che ho fatto io, a Rimini. Sai, quella lì, la più figa della zona! Poi, un altro paio d’anni per una specializzazione? Magari. O ti butti subito nel mondo del lavoro, appena finisci. Diventa un aiuto cuoco, o roba del genere, impari sul campo, capito?
Infatti, dopo la scuola, io ho fatto così. Subito a lavorare, un casino, eh! Ma esperienza, tanta esperienza. Ho iniziato come aiuto cuoco, poi, piano piano, sono salito. Un bel po’ di anni, eh! Non so quanti, tantissimi! Non è solo questione di tempo, è impegno.
- Tre anni di scuola alberghiera (minimo).
- Due anni di specializzazione (facoltativo).
- Esperienza sul campo: fondamentale! Anni e anni di gavetta, anche se, dopo la scuola, puoi già trovare lavoro.
Devi essere proprio appassionato, altrimenti ti stanchi. Io ho iniziato a 18 anni, ora ne ho 35 e sono ancora qui a spaccare! C’è sempre da imparare, un mondo! Ricordo il mio primo giorno in cucina, un panico…Ma poi, l’amore per la cucina ha fatto il resto. Ora ho il mio ristorante, piccolo, ma mio. E ho anche un gatto, si chiama Chef. Ahah, ironico no?
Che titolo di studio ci vuole per diventare chef?
Ah, lo chef… che storia! Ti racconto, anni fa, quando lavoravo in quel ristorantino a Trastevere, “Da Enzo al 29” – una vera istituzione, credimi – c’era Marco, il cuoco. Un genio con i fornelli, davvero! Ma laurea? Macché!
- Niente triennale in Gastronomia. Marco aveva fatto l’alberghiero, certo, quello sì. Ma poi, tanta gavetta.
- La sua “laurea”? Anni passati a tagliare cipolle, a imparare i segreti della pasta fatta in casa dalla nonna, a bruciarsi le dita con le padelle bollenti.
- Emozionante: Ricordo il profumo del sugo che preparava la domenica mattina, un’esplosione di pomodoro, basilico, aglio… Divino!
Comunque, per rispondere alla tua domanda precisa, oggi esistono percorsi universitari, lauree in Gastronomia. Magari ti danno una base teorica solida, non so. Ma la vera laurea, secondo me, è quella sul campo. L’esperienza, la passione, l’amore per il cibo. Quello non te lo insegna nessuno.
Quando un cuoco diventa chef?
Ah, diventare chef! Non è che uno si sveglia una mattina con la toque in testa!
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Cucina 4 anni e poi vedremo. È un po’ come il militare, solo che invece di fucili maneggi padelle. Se sopravvivi, forse hai la stoffa.
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Scalata al potere (sui fornelli). Parti dal basso, tipo lavapiatti con ambizioni. Poi sbucci patate, poi forse ti fanno toccare una salsa. È una vera lotta per la sopravvivenza culinaria!
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Il vero chef non si laurea, si tempra. La gavetta è l’università del gusto, il master in “non bruciare tutto”. Io ho visto gente mollare dopo una settimana, poveretti.
Comunque, tra una scottatura e l’altra, impari i trucchi del mestiere. E se hai un po’ di talento (e tanta pazienza), un giorno sentirai chiamarti “Chef”. Ma non montarti troppo la testa, che il pomodoro è sempre in agguato!
Qual è il percorso per diventare chef?
Uffa, chef… ci ho pensato tanto. Ti racconto la mia.
- L’alberghiero a tutti i costi: A 14 anni non capivo niente, volevo solo scappare da scuola. Ho scelto l’alberghiero a Loreto, convinto che lì sarebbe stata una passeggiata. Illuso! Però, alla fine, mi ha dato una base, una qualifica da operatore di cucina, sala e bar. Un po’ di tutto, un po’ niente, ma qualcosa ho imparato.
- Cinque anni di fuoco: Poi, altri due anni per il diploma da tecnico dei servizi di ristorazione. Lì ho capito che la cucina mi piaceva davvero. Non solo mangiare, cucinare! Stress, orari assurdi, ma anche tanta soddisfazione.
- Lo stage, la svolta: Lo stage estivo in un ristorante stellato a Senigallia… un incubo, ma anche l’esperienza che mi ha cambiato la vita. Ho visto la vera cucina, quella fatta di sacrifici, passione e creatività. Certo, mi hanno urlato dietro mille volte, ma ho imparato più lì che in cinque anni di scuola.
Adesso, quest’anno, sto cercando lavoro. Non è facile, ma so cosa voglio. Voglio fare lo chef, certo, ma soprattutto voglio creare qualcosa di mio. Magari non subito, ci vuole esperienza. Ma il sogno è quello, un ristorante mio, dove la gente mangia bene e si sente a casa. Ci vorrà tempo, ma sono convinto che ce la farò. Forse. Vedremo.
Che studi bisogna fare per diventare chef?
Per diventare chef, il percorso è vario, dipende dall’età e dalle aspirazioni.
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Giovani: L’Istituto Alberghiero è la strada maestra. Si acquisiscono competenze pratiche e teoriche fondamentali, dalla gestione della cucina alla conoscenza delle materie prime. Un po’ come imparare a suonare uno strumento: serve pratica, ma anche teoria musicale. Pensate alla differenza tra un cuoco autodidatta e uno formato professionalmente, è un abisso!
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Adulti: I corsi di formazione professionale offrono un’alternativa valida. Sono più brevi e mirati all’inserimento rapido nel mondo del lavoro. Io stesso, tempo fa, ho seguito un corso di pasticceria avanzata, e ti assicuro, la differenza con la formazione scolastica è notevole! Si punta sull’immediato. Ma l’esperienza fa la differenza.
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La Laurea in Gastronomia: Un percorso triennale, per chi desidera un approccio più accademico, più focalizzato sull’aspetto gestionale e imprenditoriale della ristorazione. Un approccio più analitico, ma non necessariamente migliore, secondo me, rispetto all’esperienza diretta in cucina. Dipende dagli obiettivi. È come scegliere tra un diploma in letteratura ed una vita dedicata alla stesura di testi.
Riflessione: La vera maestria in cucina? È un mix di talento, passione, studio ed esperienza sul campo. Anche le migliori scuole non possono sostituire gli anni di lavoro, le bruciature, i successi e le cadute. È un percorso di crescita continua, un po’ come la vita stessa.
Aggiunte: Alcuni istituti offrono specializzazioni in specifici settori della cucina (pasticceria, cucina internazionale, ecc.). Esistono anche master e corsi di perfezionamento per chef già esperti. Informati presso le scuole di cucina professionali o enti di formazione riconosciuti nella tua zona. Quest’anno, per esempio, la mia cugina ha iniziato un corso di alta cucina presso l’Istituto professionale “Degli ulivi” di Lecco.
Cosa studiare per fare lo chef?
Cosa studiare per fare lo chef?
- Un percorso triennale, sì, quello ti dà una laurea in gastronomia. Sembra una vita, tre anni, ma…
- Se sei giovane, l’alberghiero è la via. Io non l’ho fatto, me ne pento un po’.
- Se sei più grande, come me… ci sono corsi professionali. Ce ne sono tanti, forse troppi. Bisogna capire quali valgono davvero.
- Mi ricordo un amico, Marco, che ha fatto un corso a Bologna. Diceva fosse ottimo, ma poi ha mollato tutto e fa il giardiniere. Strano il destino, no?
- Non so, a volte mi chiedo se valga la pena. Tante ore, tanto stress… però, l’odore del cibo, la soddisfazione di un piatto riuscito…
- Forse un giorno mi deciderò a fare quel corso. O forse no. Chissà.
Non so, è tutto un po’ confuso nella mia testa stasera. Forse è l’ora tarda. Forse…
Come iniziare una carriera da chef?
Diploma alberghiero? Un inizio. Oppure no. La strada è lunga.
- Autodidatta? Possibile. Ma la gavetta? Inesorabile.
- Corsi professionali? Una scorciatoia. Ma quanti anni? Quanti sacrifici?
- Storia e cultura della cucina? Fondamentale. Ma non basta. Solo il primo mattone.
Quest’anno, ho iniziato il mio stage al ristorante “La Piazza”. Cucina caotica, ma ho imparato. Prezzi bassi, qualità alta. La mia specialità? Il risotto al tartufo. Lo preparo anche a casa, per me.
Il talento? Una favola. Serve costanza, sudore, frustrazioni. Ogni piatto, una battaglia. Ogni cliente, un giudice. La perfezione? Un’illusione.
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