Qual è la differenza tra un ultras e un ultrà?

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In Italia, ultrà e ultras rappresentano due modi diversi di sostenere una squadra di calcio. Lultrà si distingue per luso di strumenti musicali e cori radicati nella cultura locale, mentre lultras adotta uno stile più inglese, con battimani ritmici e testi originali e ricercati per i cori.

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Oltre il semplice tifo: Ultrà e ultras, due anime del calcio italiano

Il fragore dello stadio, un’onda umana che si alza e si abbassa a ritmo di cori, un’esplosione di passione e colori. Dietro questa coreografia vibrante, nel cuore del tifo calcistico italiano, si celano due realtà distinte, seppur spesso confuse: gli ultrà e gli ultras. La sottile, ma significativa differenza, non risiede solo nella grafia, ma in un approccio al tifo profondamente radicato nella storia e nella cultura del supporto organizzato.

La distinzione, seppur sfumata negli anni a causa di contaminazioni reciproche e di una progressiva omologazione, si basa principalmente su una diversa concezione del “supporto attivo”. Gli ultrà, con la “a” senza “s”, rappresentano una tradizione più antica e tipicamente italiana. La loro identità si fonda su un legame profondo con il territorio e la cultura locale. I cori, spesso tramandati di generazione in generazione, sono intrisi di dialettismo, richiamano aneddoti storici legati alla squadra o alla città, e si accompagnano frequentemente all’utilizzo di strumenti musicali tradizionali, come tamburi, trombe e fisarmoniche. L’atmosfera che creano è più “popolare”, meno costruita e più spontanea, sebbene la complessa organizzazione interna dei gruppi non debba essere sottovalutata. Si tratta di una forma di tifo che spesso trascende la semplice passione sportiva, diventando un vero e proprio rituale sociale.

Gli ultras, con la “s” finale, invece, mostrano un’influenza più marcata della cultura calcistica inglese. Il loro stile si caratterizza per un approccio più moderno e studiato, con un’enfasi maggiore sulla coreografia e sui battimani ritmici, creando un’esperienza visiva e sonora più strutturata. I cori, spesso originali e con testi in italiano ma ispirati alla tradizione inglese dei chants, sono accuratamente studiati, con una particolare attenzione alla metrica e alla ricerca di sonorità potenti e d’impatto. La loro estetica si riflette anche nell’abbigliamento, con bandiere e striscioni che seguono spesso un’impostazione più minimal e grafica rispetto alla maggiore varietà cromatica e all’impronta spesso più artigianale dei gruppi ultrà.

È importante sottolineare che questa distinzione non implica una gerarchia di valore. Entrambi gli approcci contribuiscono a rendere unico e vibrante il panorama del tifo italiano, arricchendo l’esperienza dello stadio con diverse espressioni di passione e creatività. La semplificazione della terminologia in “ultras” come termine generico, spesso utilizzata nei media e nel linguaggio comune, rischia però di appiattire la ricchezza e la complessità di una realtà variegata e profondamente radicata nella storia del calcio italiano. Capire la sfumatura tra ultrà e ultras significa comprendere la stratificazione culturale e storica che ha plasmato il tifo organizzato, un elemento fondamentale della cultura popolare italiana.