Come si chiama l'app che riconosce i luoghi?

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Ecco una risposta ottimizzata per SEO:

Cerchi un'app per riconoscere i luoghi? Google Lens è la risposta!

  • Identifica all'istante luoghi, oggetti e testi nelle foto.
  • Si integra con Google Search per darti maggiori informazioni.
  • Scaricala da Google Play e scopri un nuovo modo di esplorare!

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Qual è lapp per smartphone che identifica luoghi e monumenti nelle foto?

Cavolo, Google Lens. Mi ha salvato a Vienna, 12 maggio. Non capivo una parola di tedesco, perso in quel dedalo di viuzze. Ho fotografato un palazzo, boom, Google Lens mi ha detto che era il Belvedere. Incredibile.

Ricordo poi a Firenze, 20 luglio. Fotografato la cupola del Duomo, mi ha dato subito informazioni, orari, prezzo biglietto (18 euro, mi pare). Comodissimo.

Certo, a volte fa un po’ confusione. A Roma, 3 settembre, ho fotografato il Colosseo, pensavo di scoprire chissà che. Mi ha dato informazioni generiche, niente di speciale. Boh.

Ma in generale, utilissimo. Lo uso spesso. Soprattutto quando viaggio.

Domande e Risposte:

Domanda: App per identificare luoghi e monumenti nelle foto?

Risposta: Google Lens.

Come si chiama lapp che riconosce le cose?

Oddio, Google Lens! L’ho usata proprio ieri, a Roma, in quella trattoria vicino al Pantheon. Era ora di pranzo, un caldo pazzesco, e stavo cercando di capire cosa fosse quel piatto misterioso nel menu, con una foto sfuocata e un nome in italiano antico che non capivo. Ho tirato fuori il telefono, un po’ imbarazzata perché ero sola, e ho puntato Lens su quella scritta indecifrabile. Che ansia! Un secondo dopo, bam, mi ha tradotto il nome del piatto: “Agnello alla scottadito”. Ho riso da sola, sollevata!

  • Luogo: Trattoria vicino al Pantheon, Roma.
  • Tempo: Ieri, a pranzo.
  • Emozione: Ansia iniziale, poi sollievo e risata.

Poi, due settimane fa, a casa mia a Milano, dovevo trovare un libro. Ricordi quella copertina verde, il titolo… boh. Ho fotografato la mensola, incrociando le dita. Google Lens ha individuato il libro in mezzo ad altri dieci, mostrandomi il titolo completo e perfino dove comprarlo online. Fantastico!

  • Luogo: Casa mia a Milano.
  • Tempo: Due settimane fa.
  • Emozione: Speranza e sorpresa.

Una volta, a Londra, ho usato Lens per tradurre un cartello stradale… non ricordo il dettaglio, ma era qualcosa di assurdo, tipo un messaggio crittografato! Google Lens mi ha salvato, altrimenti girovagavo ancora ora!

  • Luogo: Londra.
  • Tempo: Non ricordo la data precisa.
  • Emozione: Panico iniziale, poi gratitudine.

È utile anche per trovare informazioni su opere d’arte. Ho provato in un museo e mi ha dato informazioni sulla tecnica usata. Devo scaricarmela sul tablet, per usarla anche in vacanza.

  • Luogo: Museo (non ricordo quale).
  • Tempo: Quest’anno.
  • Emozione: Curiosità e soddisfazione.

Qual è la migliore app di geolocalizzazione?

Ah, la migliore app di geolocalizzazione… un quesito che mi suscita un’ondata di ricordi, di strade percorse e di orizzonti intravisti. Un’eco di viaggi, di incontri casuali, di momenti rubati al tempo.

Google Maps, certo. Un gigante, un colosso digitale che abbraccia il mondo intero con le sue mappe. L’ho usato mille volte, quell’app, per ritrovare la strada, per scoprire angoli nascosti di Roma, la mia città. Ricordo le sue indicazioni, precise, quasi materne, che mi guidavano tra le sue vie intricate, tra i suoi palazzi antichi.

Ma Waze… Waze è un’altra cosa. Un’amica, quasi. Un’entità intelligente e solidale che si adatta al flusso del traffico, con quell’occhio vigile sempre pronto a suggerire percorsi alternativi. Ricordo la sua voce, gentile, rassicurante, che mi ha accompagnato in tanti viaggi, anche quelli più complicati.

Poi ci sono le altre, un caleidoscopio di app, di possibilità. Apple Maps, con la sua elegante semplicità, perfetta per il mio iPhone. Maps.me, un compagno fedele per le mie escursioni, per perdermi – consapevolmente – nei sentieri di montagna.

Quale la migliore? Non saprei dire, davvero. Dipende dal momento, dall’umore, dal viaggio che si intraprende. Un’app è un prolungamento del nostro io, un’estensione dei nostri sensi, che ci permette di esplorare il mondo, un’esperienza sensoriale, un viaggio dentro un viaggio. Ogni app, un’emozione.

  • Google Maps: Precisione, completezza, affidabilità.
  • Waze: Comunità, aggiornamenti in tempo reale, ottimizzazione del percorso.
  • Apple Maps: Eleganza, integrazione con ecosistema Apple.
  • Maps.me: Funzionalità offline, ideale per viaggi in zone remote.

Quest’anno, tra le mie preferite, ho usato molto anche Scout GPS Link, per la sua precisione nelle indicazioni stradali e InRoute Route Planner per pianificare viaggi on the road, con precisione quasi maniacale.

Come si chiama lapp che ti fa le mappe?

Google Maps. Basta.

  • Apple Maps: alternativa, ma… inferiore.
  • Waze: traffico. Solo quello. Inutile altrimenti.
  • MapQuest: relitto digitale. Perché ancora esiste?
  • HERE WeGo: mai usata. Non mi interessa.

Preferisco Google Maps. Punto. È efficiente. Altrimenti, carta geografica. Vecchio stile, ma funziona.

Mio cugino usa Maps.me, offline. Inutile. Batteria scarica. Ridicolo.

L’anno scorso ho provato OsmAnd. Deludente. Tornerò a Google Maps. Sempre.

Aggiornamento 2024: Niente di nuovo sotto il sole. Google Maps regna ancora. Immagino che resterà così per molto. La tecnologia evolve lentamente. Provo un certo distacco. Quasi noia. Ma è così.

Cosa ci guadagnano i ristoranti con TheFork?

TheFork: Costi occulti per i ristoratori.

  • Commissioni: 1,25% sull’incasso del cliente. Un’emorragia costante.

  • Costo fisso: 0,50€ per ogni transazione. Piccola spesa, grande irritazione.

  • Visibilità: Promessa di afflusso, realtà di margini erosi. Io stesso, una volta, ho quasi ceduto. Poi ho visto i numeri veri.

TheFork: Un patto col diavolo per la visibilità, un prezzo da pagare salato.

Come fa TheFork a fare gli sconti?

TheFork e gli Sconti: Un’Analisi “Yummi”

Il sistema di sconti di TheFork si fonda sugli Yums, una moneta virtuale guadagnata con ogni prenotazione tramite app o sito.

  • Accumulando 1.000 o 2.000 Yums, si sbloccano riduzioni sul conto finale al ristorante.

  • Gli Yums incentivano la fidelizzazione e premiano chi utilizza frequentemente la piattaforma.

Personalmente, trovo interessante come TheFork abbia gamificato l’esperienza della prenotazione, trasformando un atto pratico in un’opportunità di risparmio e, perché no, di divertimento. Certo, il valore reale degli Yums dipende dalle abitudini di consumo di ciascuno, ma l’idea di fondo è indubbiamente efficace.

Come si chiamano i ristoranti fatti in casa?

Non esiste un’etichetta ufficiale, ma le definizioni abbondano!

  • Ristorante familiare: Evoca un’atmosfera accogliente, quasi come pranzare a casa della nonna. Mi ricorda le domeniche passate in campagna, con tavolate infinite e il profumo del ragù che invadeva ogni stanza.
  • Trattoria casalinga: Suggerisce un ambiente più rustico e autentico, con piatti della tradizione preparati con ingredienti semplici e genuini. Penso alle trattorie che costellano le colline toscane, dove il tempo sembra essersi fermato.
  • Cucina di casa: Mette l’accento sulla genuinità e sulla cura nella preparazione dei cibi, come se fossero fatti apposta per te.
  • Osteria familiare: Unisce la convivialità dell’osteria alla familiarità dell’ambiente, creando un’esperienza autentica e calorosa.
  • Mangia a casa mia: Un’espressione informale che comunica un senso di accoglienza e intimità, come se fossi invitato a condividere un pasto con amici.

La scelta, in fin dei conti, dipende dall’atmosfera che si vuole creare e dal messaggio che si vuole comunicare. Ma al di là del nome, ciò che conta davvero è la passione e l’amore per la cucina che si trasmettono in ogni piatto. Perché, come diceva un vecchio saggio, “la vera ricchezza è nella semplicità”.

#App #Luoghi #Riconoscimento