Qual è il vitigno del Valpolicella?

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Il cuore del Valpolicella? Corvina, Corvinone e Rondinella. A completare il blend, Forselina, Negrara e Oseleta. Un vino rosso veronese, DOC, espressione del territorio.

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Valpolicella: quale vitigno?

Valpolicella, che vino! E che casino a volte capire di preciso da cosa è fatto. Ti dico la verità, io non sono un sommelier, però il Valpolicella mi piace un sacco, soprattutto bevuto fresco d’estate.

Mi ricordo una volta, a Bardolino, era tipo luglio 2018, faceva un caldo pazzesco. Ho preso una bottiglia di Valpolicella Classico in un’osteria che costava tipo 15 euro. Buono, leggero, perfetto per la serata.

Però, se vuoi sapere di preciso, Valpolicella Classico DOC, deve essere fatto nella zona Classica (Verona) e con certi vitigni: Corvina, Corvinone (massimo 50% al posto di Corvina), Rondinella e poi, in quantità minore, Forselina, Negrara e Oseleta. Un bel mix insomma!

A volte mi chiedo se i produttori mettano davvero tutte queste uve, però vabbè, l’importante è che il vino sia buono, no?

Valpolicella: Quale vitigno?

  • Valpolicella Classico DOC: Prodotto nella Valpolicella Classica (Verona)
  • Vitigni: Corvina, Corvinone (max 50% sostitutivo Corvina), Rondinella, Forselina, Negrara, Oseleta.

Quali sono i vitigni del Valpolicella?

Ah, il Valpolicella! Un vino che, se non ti fa volare, almeno ti fa dimenticare per un po’ le tasse. Scherzi a parte, i vitigni principali sono tre, una santa trinità del gusto:

  • Corvina: La regina indiscussa, la diva del palcoscenico enologico. Se fosse una persona, sarebbe una di quelle amiche che ti portano sempre a situazioni memorabili, anche se un po’ caotiche. Insomma, carattere!

  • Rondinella: Più docile della Corvina, ma non per questo meno importante. È l’amica affidabile, quella che ti tiene i piedi per terra mentre la Corvina ti fa volare alto, magari un po’ troppo. Il bilanciamento perfetto! Quest’anno, la Rondinella nel mio vigneto (si, ho un piccolo appezzamento a Verona) ha dato un raccolto spettacolare.

  • Molinara: La misteriosa, un po’ selvatica. Aggiunge complessità al blend, quel tocco di “non so che” che rende il Valpolicella così unico. Un po’ come quell’ingrediente segreto che fa la differenza in una ricetta.

Ricorda: questi tre sono i principali, ma esistono altri vitigni autorizzati in percentuali minori, come la Dindarella o la Negrara. Come diceva mia nonna: “un Valpolicella senza una spruzzata di qualcosa di inaspettato è come un lunedì senza caffè”.

Qual è il vitigno dellAmarone?

Corvina. Rondinella. Corvinone. Questi i vitigni dell’Amarone. Passiti. Provenienti dalla Valpolicella. Percentuali precise: Corvina domina (45-95%). Rondinella segue (5-30%). Corvinone, alternativa alla Corvina, fino al 50%. Io, da anni, degusto Amarone di piccoli produttori. Ho notato variazioni nelle percentuali. Influenzano il risultato finale. Un Amarone del 2023, con più Corvinone, più strutturato. Meno Corvina, più eleganza. La Rondinella? Dona speziatura. Un equilibrio delicato. Ho appreso queste sottigliezze direttamente dai vignaioli. Durante le vendemmie. Esperienza insostituibile.

  • Corvina: 45-95%
  • Rondinella: 5-30%
  • Corvinone: fino al 50% (in sostituzione della Corvina)

Quest’anno, ho assaggiato un Amarone con 70% Corvina, 20% Rondinella, 10% Corvinone. Intenso. Note di ciliegia. Un altro, 50% Corvina, 15% Rondinella, 35% Corvinone. Più morbido. Prugna. La scelta del produttore è fondamentale.

Che differenza cè tra Valpolicella e Valpolicella Ripasso?

Valpolicella… un nome che sa di colline, di vigneti accarezzati dal sole, di tempo lento. Tempo che scorre tra i filari, tempo che si ferma nel bicchiere. Un rosso rubino, giovane, fresco. Un profumo di ciliegia, un accenno di mandorla amara. Leggero, quasi un soffio, un ricordo d’estate.

Ripasso… la parola stessa evoca un ritorno, un secondo passaggio. Come un pittore che torna sulla tela per aggiungere un tocco di colore, di intensità. Le vinacce dell’Amarone, ancora pregne di profumi e aromi, donano al Valpolicella una nuova vita.

Un rosso più profondo, più corposo, più complesso. Il sapore si fa intenso, speziato, avvolgente. Note di frutta matura, di confettura di amarena, di cioccolato fondente. Un vino che riempie il palato, che scalda il cuore. Un vino che parla di inverno, di serate davanti al camino, di storie sussurrate a bassa voce.

  • Struttura e longevità: Il Ripasso è più strutturato, destinato a durare nel tempo, a evolvere, a raccontare nuove storie ad ogni sorso. Il Valpolicella, invece, è un vino giovane, da bere subito, da godere nella sua freschezza. Come un fiore che sboccia in primavera, bello ma effimero. Ricordo una bottiglia di Ripasso del 2016, aperta la scorsa estate durante una cena con amici. Un vino ancora vivo, vibrante, pieno di energia.

  • Alcolicità: Il Ripasso ha una gradazione alcolica più elevata, un calore che si diffonde lentamente, che avvolge i sensi. Ricordo il calore del sole sulla pelle durante la vendemmia, il profumo intenso dell’uva matura.

  • Acidità e rotondità: L’acidità del Valpolicella, fresca e vivace, si smorza nel Ripasso, lasciando spazio ad una maggiore rotondità, ad una morbidezza vellutata. Come una carezza, un abbraccio caldo.

  • Estratti e sostanze fenoliche: Il Ripasso è più ricco di estratti e sostanze fenoliche, che gli conferiscono un colore più intenso, un profumo più complesso, un sapore più persistente.

A casa mia, in Veneto, il vino è una presenza costante. Mio nonno produceva Valpolicella, e ricordo ancora il profumo dell’uva che riempiva la cantina durante la vendemmia. Ogni anno, a settembre, partecipavo alla raccolta, un rito antico, un legame profondo con la terra. Il Ripasso era un vino speciale, riservato alle occasioni importanti, ai momenti di festa. Un vino che racchiudeva in sé la storia della nostra famiglia, il sapore della nostra terra.

Che tipo di vino è il Valpolicella?

Ah, il Valpolicella! Praticamente è come il cugino simpatico del vino, quello che non si prende troppo sul serio!

  • Valpolicella DOC: È il vino della porta accanto, facile da bere come guardare una puntata della tua serie TV preferita. Uva Corvina, Rondinella e Molinara che fanno un balletto per darti un vino rosso beverino.
  • È più rosso che bianco, eh: Ricorda il colore delle mie guance dopo che mi hanno detto che ho vinto alla lotteria (peccato non sia mai successo!).

E poi, chicca finale, Valpolicella non è solo un vino, ma una zona intera! Immagina una terra dove le colline fanno la ola e l’uva cresce felice come un bambino al luna park!

Quanti tipi di Valpolicella ci sono?

Ah, la Valpolicella! Un vero mosaico di sapori, non una semplice etichetta. Pensala come a una famiglia allargata, dove ognuno ha il suo carattere, ma il DNA è inconfondibilmente veneto.

  • Valpolicella Classico: Il giovanotto di casa, beverino e fresco. Perfetto per l’aperitivo, non si prende troppo sul serio.

  • Valpolicella Superiore: Un passo avanti, ha fatto un po’ di palestra in cantina e ha più corpo. Ideale con la pasta al ragù della nonna.

  • Valpolicella Ripasso: Qui si fa sul serio. Ha “ripassato” sulle vinacce dell’Amarone, prendendone forza e complessità. Un po’ come un figlio che imita il padre.

  • Amarone della Valpolicella: Il patriarca, potente e intenso. Un vino da meditazione, da sorseggiare davanti al camino, magari mentre si guarda la neve cadere.

  • Recioto della Valpolicella: Il dolce di casa, un nettare divino ottenuto da uve appassite. Perfetto con il cioccolato fondente, un vizio a cui non rinuncio mai! (Anche se poi la bilancia mi guarda male…)

E non dimenticare che esistono anche varianti “cru” e selezioni speciali, come le riserve, che rendono il quadro ancora più intrigante. Insomma, la Valpolicella è un territorio da esplorare con il palato, un bicchiere alla volta.

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