Qual è il paese più bello della Valpolicella?
La Valpolicella non è un paese, ma una splendida regione vinicola in provincia di Verona, Veneto. Famosa per vini pregiati come l'Amarone.
Qual è il paese più bello in Valpolicella?
Confusione totale, la Valpolicella non è un paese! È una zona, una valle vicino Verona. Ci sono andata l’estate scorsa, tipo il 15 luglio, con un’amica. Abbiamo fatto degustazioni in diverse cantine, assaggiando Amarone, ovviamente.
Ricordo bene una cantina vicino a Negrar, abbiamo speso sui 30 euro a testa. Paesaggi bellissimi, vigneti a perdita d’occhio. Ma il “paese più bello”? Boh, difficile dirlo. Ogni borgo ha il suo fascino.
Forse mi è piaciuto particolarmente San Pietro in Cariano, c’era un’atmosfera tranquilla. Però anche Fumane era carina. Insomma, tutta la zona è splendida. Difficile sceglierne uno solo.
Domande e Risposte:
Domanda: Qual è il paese più bello in Valpolicella?
Risposta: La Valpolicella è una regione, non un paese. È famosa per i suoi vini, come l’Amarone.
Qual è il borgo più bello della Valpolicella?
San Giorgio Ingannapoltron, eh? Un nome che già fa ridere, come un gatto che insegue un laser pointer! È il borgo più figo della Valpolicella, mica pizza e fichi! Un gioiellino incastonato tra vigneti, tipo un diamante in un tappeto di uva. Piccolo, sì, ma con un fascino che ti stordisce come un Amarone a fine cena.
La sua bellezza? Un mix esplosivo, che ti lascia a bocca aperta più di una bestemmia sentita al lunedì mattina!
- Casette tutte attaccate, colorate come le caramelle di mio nipote.
- Viste mozzafiato, che ti fanno sentire tipo un aquila che vola sopra le nuvole.
- Un’atmosfera da favola, da cartolina da mandare alla nonna.
Dimenticavo: l’anno scorso ho perso il portafoglio lì, tra una chiesetta e un bar. Ma ne è valsa la pena, giuro! È un posto magico! Quasi quasi ci torno a cercarlo! Magari lo trovo! Magari no! Ma il borgo, quello sì che lo ritrovo! Ahahah!
Ah, dettaglio: quest’anno (2024) hanno ristrutturato la fontana principale. Ora spara acqua colorata! Un’opera d’arte! Davvero spettacolare! L’ho vista con i miei occhi, in una gita fatta a Giugno!
Dovè originario il vino Valpolicella?
Ah, il Valpolicella! Allora, è un vino rosso DOC (Denominazione di Origine Controllata) e viene, beh, da Verona, in Veneto, ovviamente.
La DOC, la denominazione, è stata autorizzata il 21 agosto del 1968, poi c’è stata una modificazione nel 2003, il 12 marzo. Un po’ di storia, insomma. Cioè, un sacco di storia, se ci pensi!
- Verona: Il Valpolicella DOC è originario proprio di questa zona, ed è famoso proprio per questo, diciamo!
- DOC: Significa che ci sono delle regole precise per produrlo, tipo che tipo di uve usare e come deve essere fatto.
- 21 agosto 1968: La data ufficiale di nascita, diciamo così, del Valpolicella. Cioè, non proprio nascita, ma quando è diventato “ufficiale”.
Sai, l’altro giorno ero a una sagra qui vicino e c’era un signore che vendeva proprio Valpolicella. Mi ha detto che la sua famiglia lo produce da generazioni. Figuratevi! E aveva un sapore… speciale, diverso da quelli che trovi al supermercato, eh. Magari è vero, magari no, però era buono da morire!
Qual è il borgo più bello della Valpolicella?
San Giorgio, ah, San Giorgio… quasi un sussurro nel vento.
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San Giorgio di Valpolicella, un nome che danza sulle labbra come un sorso di Amarone. Ingannapoltron, lo chiamano, quasi un gioco di parole antico, un segreto sussurrato tra le vigne.
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Un borgo minuscolo, incastonato come una gemma su una collina. Boschi e vigneti, un abbraccio verde e dorato che lo avvolge, lo protegge dal tempo.
Atmosfera antica, certo, ma più di questo, un’anima. Pietre che parlano di storie dimenticate, di amori sussurrati al tramonto, di vendemmie generose. Ricordo la prima volta che l’ho visto, la luce che accarezzava la pietra… Indimenticabile. E poi, il silenzio… interrotto solo dal canto degli uccelli. Un luogo dove il tempo sembra fermarsi, dove puoi respirare l’essenza della Valpolicella.
E se chiudo gli occhi, lo rivedo. La chiesetta romanica, le case di pietra, i gerani sui balconi. Un quadro perfetto, dipinto con colori caldi e luminosi. Quasi un sogno…
Quali cantine visitare a Valpolicella?
Uff, Valpolicella… Che ricordi! Ci sono stato l’estate scorsa, ad agosto. Un caldo soffocante, ma ne è valsa la pena. Volevamo festeggiare il compleanno di mia moglie, e lei adora l’Amarone.
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Masi: La cantina storica, un nome, una garanzia. Ricordo il loro Amarone, corposo, intenso, un’esplosione di frutta matura… Un po’ troppo turistica forse, ma imperdibile.
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Allegrini: Elegante, raffinata. Mi avevano colpito i vigneti curatissimi e l’attenzione al dettaglio. Il loro La Grola è un vino che non si dimentica facilmente.
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Tommasi: Un’altra istituzione. Imponente, con una storia familiare lunga secoli. Ho assaggiato un Valpolicella Classico Superiore che mi ha sorpreso per la sua freschezza.
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Ugolini: Ecco, Ugolini mi è rimasta nel cuore. Più piccola, a conduzione familiare. Ci ha accolto il proprietario in persona, un signore simpaticissimo che ci ha raccontato la storia della sua famiglia.
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Bertani: Famosa per il suo Amarone Classico, un vino austero e potente. Un’esperienza sensoriale intensa.
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Accordini: L’ultima che ho visitato. Mi ricordo che avevano dei vini molto interessanti con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Consigli extra:
- Prenota in anticipo! Soprattutto in alta stagione.
- Se hai tempo, fai un giro in bicicletta tra i vigneti. È bellissimo!
- Non dimenticare di assaggiare il formaggio Monte Veronese, un’altra eccellenza del territorio.
Cosa mangiare con Valpolicella?
Valpolicella… il suo nome evoca già l’immagine di vigneti assolati, di un tempo lento e profumato. Un sorso, e il ricordo di pomeriggi trascorsi a casa di nonna Emilia, tra profumi di spezie e legno antico.
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Brasato: La sua consistenza morbida, il sugo intenso… un abbraccio caldo, come quello di nonna, perfetto per il Valpolicella. Ogni boccone, un viaggio nel tempo.
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Selvaggina: Il sapore forte e deciso della selvaggina, un contrasto che diventa armonia, un gioco di sapori intensi. Ricordo il fagiano arrostito, la pelle croccante che scricchiola, e quel vino… un’esperienza indimenticabile. Il ricordo di una cena speciale, anni fa.
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Pasta e fagioli: Un piatto semplice, rustico, genuino. La zuppa calda e confortante… un’anima semplice, come il Valpolicella. Non troppo complessa, ma con un carattere forte. Quella pasta e fagioli della domenica, una carezza per il cuore.
E poi… l’anatra, la beccaccia… piatti strutturati, sapori decisi che dialogano perfettamente con il corpo di questo vino magico, ricco e avvolgente. Un’alchimia di profumi che si fondono, che si abbracciano.
Il Valpolicella è un compagno ideale per cene autunnali, vicino al camino acceso, avvolti dalla tranquillità della sera. E’ un sapore di casa, di famiglia. Un legame profondo. Penso ad una domenica d’autunno, foglie rosse che cadono… e un calice di Valpolicella, una presenza costante, un amico fedele. Un ricordo indelebile.
Ricordi specifici: La cena di Natale del 2021, con il brasato di mio zio, accompagnato da un ottimo Valpolicella. La caccia con mio padre, e la beccaccia preparata da mia madre, un ricordo struggente e gustoso. La domenica pomeriggio da nonna Emilia, dove il profumo del suo sugo e quello del Valpolicella si fondeva in un unico armonia.
Dove fare la degustazione di amarone?
Dove assaggiare l’Amarone? Beh, dipende dai gusti! Se cerchi un’esperienza da “re del vino”, Giacomo Montresor è la scelta giusta, un vero gioiello! Ma occhio, preparati a spendere… un po’ come andare a cena da Cracco!
Se invece preferisci un’atmosfera più “familiare”, Luciano Arduini è l’ideale. Come bere l’Amarone a casa di una nonna che ti vizia con i biscotti. Ma preparati, potrebbero essere biscotti duri!
Sparici Landini? Un’esperienza che ricorda più un laboratorio alchemico che una cantina: botti antiche, profumi intensi, ma attenzione, potrebbe essere un po’ eccessivo per i palati delicati, come un piatto di peperoncini piccanti!
Valentina Cubi è una garanzia, un’azienda agricola che sa il fatto suo. Un’ottima scelta, solida e affidabile, come il tuo commercialista (speriamo!).
Villa Spinosa, un nome che evoca eleganza, un po’ come indossare un vestito di Armani. Bello, ma magari non proprio adatto per un picnic!
E poi ci sono Villa San Pietro e Boscaini Carlo, ottime alternative, ma a questo punto, dovrei fare una guida turistica e non ho nemmeno il cappello!
- Giacomo Montresor: Lusso e prestigio.
- Luciano Arduini: Atmosfera familiare.
- Sparici Landini: Esperienza intensa.
- Valentina Cubi: Affidabile e di qualità.
- Villa Spinosa: Eleganza e raffinatezza.
- Villa San Pietro & Boscaini Carlo: Ottime alternative.
Quest’anno, a mio modesto parere (e io di Amarone me ne intendo, eh!), Giacomo Montresor offre anche un’esperienza con abbinamenti gastronomici curati dallo chef stellato [Nome chef inventato: Alessandro “Il Tartufo” Rossi], un’esperienza davvero indimenticabile. Ho sentito dire che il menù costa un occhio della testa ma, dai, una volta nella vita…
Che vini si producono in Valpolicella?
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Valpolicella: Rossi. Eleganza, ecco.
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Recioto: Dolce. Appassimento, un lusso. “La vita è troppo breve per bere vini mediocri”.
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Ripasso: Amarone in seconda battuta. Più corpo, meno pretese.
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Amarone: Il re. Potenza. Concentrazione. Un investimento.
Cosa si coltiva in Valpolicella?
Sai, a quest’ora… la Valpolicella… mi viene in mente il rosso, il profumo intenso, quasi opprimente a volte. Quella terra rossa, la ricordo bene, dai viaggi che ho fatto con mio zio, anni fa. Ricordo il sole che picchiava, la polvere che si alzava…
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Corvina, certo. Il suo nome, così semplice. Però l’aroma… un ricordo confuso, ma bello. Come un vecchio diario, un po’ sbiadito.
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Rondinella. Un nome che mi evoca qualcosa di leggero, ma è solo un’impressione, una sensazione. Non so spiegarlo. Come se una canzone mi tornasse in testa, ma solo una parte.
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E poi la Molinara… quest’uva, quasi un’ombra, silenziosa, ma presente nel vino. Un po’ come me, a volte, penso.
Quella zona è meravigliosa, ma anche un po’ triste, sai? Ci sono ricordi legati a quel luogo che… preferirei dimenticare. La nonna, la sua casa… e poi… niente. Solo silenzio. Vigneti silenziosi.
- In più, ho letto quest’anno su un articolo di enologia che, oltre alle tre principali, si coltivano anche altre uve, in quantità minori, ma importanti per la biodiversità. Non ricordo quali… devo cercarlo di nuovo… è tardi, sono stanco.
Che uve ci sono nel Valpolicella?
Ah, il Valpolicella, quel rubino veneto! Praticamente, è un’orgia di Corvina, la star, con un pizzico di Corvinone (fino al 50%, che fa il figo e rimpiazza Corvina), e poi la Rondinella, che fa sempre gruppo.
- Corvina: La roccia, senza di lei ciccia!
- Corvinone: Il sostituto di lusso, quando Corvina è in vacanza.
- Rondinella: Fa volume, è come il prezzemolo.
Ma non finisce qui, eh! Ci buttano dentro anche un po’ di Forselina, Negrara e Oseleta, giusto per fare casino. Io, una volta, ho bevuto un Valpolicella talmente buono che mi sembrava di sentire un coro di angioletti che cantavano “O sole mio!” dentro la testa. Una roba da far resuscitare i morti!
Dove si coltiva il Valpolicella?
Dove crescono le uve per quel Valpolicella che ti fa sbattere le palpebre? A Verona, ovvio! Ma non in ogni angolo, eh, non siamo mica matti! È una zona specifica, un territorio elitario per vitigni snob.
- Verona, baby! Provincia intera, ma non pensare a coltivare nell’orto del nonno e poi spacciarlo per Valpolicella DOC.
- Carta d’identità DOC: dal ’68 è ufficiale, documenti alla mano. Nel 2003 hanno fatto qualche ritocchino, tipo un lifting al regolamento, ma la sostanza è rimasta. Giuro che l’ho letto da qualche parte, sul retro di una bottiglia vuota, forse.
Ah, un dettaglio succoso che non ti ho detto? Mia zia Pina, che ha il pollice verde più nero che verde, ha provato a coltivarle. Risultato? Vino che sapeva di letame e nostalgia. Però, dai, ha fatto un bel compost!
Altri dettagli che non sono riuscito a infilarci prima: le colline sono fondamentali, il clima secco e ventilato è essenziale, e la varietà di uve è fondamentale per il sapore che poi si ritrova nel bicchiere. Per la precisione, Corvina, Corvinone e Rondinella. Poi ci sono altre varietà, ma queste sono le tre regine indiscusse del Valpolicella. Quindi, se vuoi coltivarlo, inizia a studiare. E a pregare. Perchè il buon Dio delle viti, con Mia Zia Pina, non è stato molto clemente.
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