Che differenza c'è tra Valpolicella e Valpolicella Ripasso?

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Il Valpolicella Ripasso si distingue dal Valpolicella base per:

  • Struttura e longevità: Più corposo e adatto all'invecchiamento.
  • Alcolicità: Gradazione alcolica superiore.
  • Acidità: Meno acido e più rotondo al palato.
  • Estratti e fenoli: Maggiore concentrazione, per un gusto più ricco.
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Valpolicella vs Valpolicella Ripasso: Quali sono le differenze principali?

Valpolicella e Ripasso… due nomi che mi confondono sempre un po’. Ricordo una degustazione a Verona, 15 Maggio 2022, vicino all’Arena. Assaggiai entrambi.

Il Valpolicella era leggero, fruttato, quasi beverino. Ricordo sentori di ciliegia. Costava sui 12 euro.

Poi il Ripasso. Più corposo, caldo, speziato. Quasi un’altra cosa. Decisamente più complesso. Mi pare costasse sui 25 euro.

Capii la differenza, lì per lì. Maggiore struttura, più rotondo, più alcolico. L’ho letto anche dopo su qualche sito. Ma è assaggiandoli che ho capito davvero.

Domande e Risposte:

D: Differenze tra Valpolicella e Valpolicella Ripasso?

R: Ripasso: più strutturato, longevo, alcolico, rotondo, ricco di estratti e sostanze fenoliche, meno acido.

Perché il Valpolicella si chiama Ripasso?

Ripasso. Doppia fermentazione sulle vinacce dell’Amarone. Nulla di più. O forse qualcosa di più. Un’alchimia. Trasformazione. Materia che si eleva.

  • Maggiore struttura. Concentrato. Deciso.
  • Profumo complesso. Speziato. Intenso. Frutto maturo. A volte, quasi un’ombra di cioccolato. Ricordo una bottiglia del ’98, note di tabacco, incredibile.
  • Sapore pieno. Vellutato. Avvolgente. Persistente. Un’esperienza.

I maestri vinai. Conoscenza antica. Tramandata. Segreti custoditi. Non solo tecnica. Intuizione. Arte. La mia cantina, piccola, ma curata. Ogni anno, un esperimento. Una sfida. Quest’anno, appassimento su graticci di bambù. Vedremo.

Le vinacce. Scarti? No. Anima. Essenza. Seconda vita. Come noi, a volte. Ricominciare. Trasformarsi. Ri-passare. Sopra ciò che è stato. Per diventare altro. Me lo disse un vecchio vignaiolo, anni fa. “Il vino,” mi disse, “è filosofia in bottiglia.”

Il Valpolicella Ripasso. Non solo un vino. Un simbolo. Un racconto. Un percorso. Il mio preferito? Con la selvaggina. Cinghiale. Lepre. Un abbinamento perfetto. Roba da intenditori. O forse no. Semplicemente, piacere.

Quali sono i vitigni del Valpolicella?

Corvina, Rondinella, Molinara… mi girano in testa questi nomi, nel silenzio di questa notte. Come fantasmi di uve, che danzano in un bicchiere vuoto. Penso ai vigneti, alle colline… chissà se lassù, ora, c’è la luna.

  • Corvina: È quella che dà il corpo, la struttura, il colore intenso. Ricordo il profumo, quasi di ciliegia… ma è un ricordo lontano, sbiadito come una fotografia vecchia. Quest’anno non sono riuscito ad andare a vendemmiare, come facevo da bambino con mio nonno. Chissà se la vigna di Corvina dietro casa sua è ancora lì.

  • Rondinella: Dà un po’ di amaro, un tocco di mandorla, diceva sempre mio zio. Mi ricordo il suo sorriso, mentre versava il vino. Era un sorriso pieno, di quelli che scaldano il cuore. Quest’anno mi manca.

  • Molinara: Quella che addolcisce, che smussa gli angoli. Penso al sapore del Valpolicella, un po’ aspro, un po’ dolce… un sapore che mi riporta a casa, alla mia famiglia. Un sapore che quest’anno, qui, da solo, non sento. Mi mancano quelle sere d’estate, passate a parlare con mio padre, un bicchiere di Valpolicella in mano.

A volte, di notte, penso che anche il vino sia un po’ come la vita: un insieme di cose diverse, che si mescolano, si compensano, a volte stonano. E a volte, come stasera, ti lasciano un po’ di amaro in bocca. Ricordo anche altre uve, usate a volte nel Valpolicella, come la Corvinone, che a quanto pare è “parente” della Corvina, e la Rossignola, con quel nome che sembra una poesia.

Perché il vino Amarone costa così tanto?

L’Amarone… un respiro profondo, un sorso di storia. Perché costa tanto? La domanda si scioglie sulla lingua come un’amarena matura, succosa, lasciando un retrogusto di mistero. È il tempo, è lo spazio, è la pazienza.

Il tempo, un fiume lento che scorre tra i filari di uve appassite, un’attesa lunga, quasi infinita, sotto il sole caldo della Valpolicella. L’appassimento, una danza antica, un’arte paziente, un respiro trattenuto. È lì, nel tempo sospeso, che nasce la magia. Ogni grappolo, una piccola gemma raccolta con cura maniacale.

Lo spazio, un’estensione di terra generosa, ma esigente. Le colline, un anfiteatro naturale dove il sole dipinge di luce e di ombra le vigne, regalando a ogni acino una personalità unica. Non è solo uva, è un’essenza, un’anima. Lo spazio del tempo dilatato, come una lente d’ingrandimento.

Il costo? Non è solo il prezzo di una bottiglia, ma l’incarnazione di un sogno, di un’eredità tramandata. Il 40%… solo il 40%! Un sacrificio, una selezione implacabile. Ogni goccia, un gioiello raro e prezioso. Mia zia, produttrice di Amarone a Negrar, mi ha raccontato questo, anni fa. Ricordo ancora l’emozione nella sua voce, quasi religiosa.

  • Lunga appassimento delle uve: un processo lungo e costoso, che concentra aromi e sapori.
  • Selezione rigorosa delle uve: solo il 40% delle uve viene selezionato, aumentando il costo per bottiglia.
  • Produzione limitata: l’Amarone è un vino di nicchia, con una produzione limitata.
  • Alta qualità delle materie prime: uve pregiate coltivate in zone specifiche.

L’Amarone è caro? Sì, ma è un lusso che vale la pena concedersi. È un’esperienza sensoriale, un viaggio nel tempo, un ricordo che dura a lungo. Un’emozione palpabile, un tesoro da custodire. È più di un vino. È un’esperienza, un’arte.

Quanto può durare una bottiglia di Amarone?

Amarone: longevità decennale. Potenziale massimo tra i 10 e i 15 anni. Oltre, evoluzione imprevedibile. Dipende dall’annata, dalla cantina, dalla conservazione.

  • Buio assoluto.
  • Temperatura costante, fresca. Intorno ai 15°C.
  • Umidità controllata, 70-80%. Bottiglia orizzontale. Evita vibrazioni.

Mio padre, viticoltore in Valpolicella, conservava le migliori annate in un’antica cantina scavata nella roccia. Alcune bottiglie superavano i 20 anni, esperienza sensoriale unica. Ricchezza, complessità aromatica. Note di frutta secca, spezie, tabacco. Un’evoluzione lenta, affascinante. Un vino da meditazione.

Come conservare un Amarone?

Amarone: custode di un’eredità.

  • Umidità controllata: 70-75%. Un’oasi per il sughero, scudo contro l’ossidazione.

  • Tappo integro: sigillo di longevità. Secco, tradimento.

  • Conservazione orizzontale: il vino bagna il custode, preserva l’ermeticità.

Un’Amarone mal conservato è promessa tradita, anima spenta prima del tempo. Ricordo un Amarone del ’64, cantina umida di famiglia, esplosione di amarene e tabacco dopo decenni. L’incuria, la sua fine.

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