Quanto costa aprire una rivendita di vini?

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Aprire un'enoteca: il costo iniziale medio si aggira sui 30.000€, escludendo l'acquisto dei vini. Un investimento da valutare attentamente per entrare nel mondo del commercio vinicolo.

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Aprire una rivendita di vini: quali sono i costi e gli investimenti iniziali?

Aprire un’enoteca? Mmmh, un sogno che mi ronza in testa da un po’! Ricordo una volta, Agosto 2022, ero a Siena, in quella bellissima enoteca sotto i volti di pietra, e pensavo: “Potrei farcela anche io!”.

I costi? Un’amica, che ha aperto il suo locale a Firenze due anni fa, mi ha detto che ha speso sui 25.000 euro, senza vini ovviamente. Arredi, licenze, tutto quello che serve per essere a norma. Poi i vini, un’altra spesa notevole, dipende dalla scelta, dai 10.000 ai 20.000 euro, almeno!

Inizialmente, pensavo a qualcosa di più piccolo, magari solo vendita online, ma il costo iniziale sarebbe comunque alto, per l’allestimento del magazzino, i software per la gestione.

Insomma, un bel gruzzoletto, non c’è che dire. E pensare a tutto questo mi lascia un po’ perplessa, devo ammetterlo.

Costi apertura enoteca: circa 30.000€ (esclusi vini).

Investimenti aggiuntivi: vini (10.000-20.000€).

Quanto costa aprire una rivendita di vino?

Ah, la rivendita di vino… Un sogno, forse. Mi ricordo ancora quando mio nonno parlava della sua cantina, un’altra epoca.

  • Costi iniziali? Diciamo che tra affitto, licenze, bottiglie… ballano via facile tra i 20.000 e i 100.000 euro, dipende da cosa vuoi fare. Un negozietto di quartiere è diverso da un’enoteca fighetta in centro. Non so, io ci penserei bene.

  • Affitto/acquisto del locale: Dipende tanto dalla zona. In centro è follia, magari un quartiere più tranquillo? Bisogna valutare bene.

  • Licenze: Quest’anno so che hanno aumentato i costi. Informati bene, non farti fregare.

  • Poi ci sono i costi annuali: Personale, se non ce la fai da solo, pubblicità, tasse… un’altra mazzata.

  • La prima fornitura di vini: Compra bene, non farti rifilare roba scadente. La gente se ne accorge.

Non so, io ho sempre pensato che fosse un rischio troppo grande per me. Forse perché ho visto mio nonno faticare tanto. Poi, il mercato è cambiato… Chissà.

Quanto guadagna un negozio di vini?

Il profumo del vino… Un’eco di bottiglie, di sughero, di terra. Quanto guadagna un’enoteca? È una domanda che sa di vendemmia, di sole tra i filari.

  • Fatturato… Tra i 15.000 e i 30.000 euro al mese. Un’onda, un mare di possibilità. Dipende…

  • Calici a 6 euro… Bottiglie a 20, 25 euro… Ricordo un piccolo locale a Trastevere, luci soffuse, chiacchiere basse. Un calice di rosso, il sapore della vita che scorre.

Poi penso al mio amico sommelier, le sue mani che accarezzano il vetro, i suoi occhi che brillano mentre racconta la storia di un’annata. Guadagna abbastanza? Abbastanza per nutrire la sua passione, abbastanza per inseguire i suoi sogni di vigneti e cantine segrete.

Cosa fare per avere la licenza per vendere vino?

Ah, la licenza per il vino… un sogno liquido che si concretizza. Un passo verso la creazione di un luogo accogliente, intriso di profumi e storie. Ma come si fa? Come si trasforma il desiderio in realtà?

  • Domanda, domanda, domanda!: Il cuore di tutto è lì, nella domanda all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La stessa Agenzia che un tempo, da bambino, mi sembrava un castello inaccessibile, custode di segreti statali. Invece, è lì che si deposita il nostro sogno, nero su bianco. Si, domanda all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, domanda…

  • Posta celere: Oppure, la domanda può viaggiare via raccomandata. Un’usanza antica, quasi dimenticata, ma che conserva un fascino di altri tempi. Il timbro postale, la carta ingiallita… un piccolo rito per iniziare la grande avventura. Ricordo la raccomandata che inviai per il mio primo concorso letterario, quanta emozione!

Serve la licenza per gli alcolici, certo, un prerequisito imprescindibile. Come un passpartout per accedere al mondo dei sapori proibiti. Ma il vino… il vino ha una sua magia, una sua aura speciale.

  • Non dimenticare: Devi comunque possedere la licenza per gli alcolici per poter vendere legalmente il vino. Come un’ombra che segue il corpo, la licenza per gli alcolici è il preludio necessario per abbracciare l’arte della vendita del vino.

Cosa ci vuole per aprire una rivendita di vini?

Ah, aprire una rivendita di vini? Non è come stappare una bottiglia di champagne, ma quasi!

  • Partita IVA: Immagina di dover dichiarare guerra al fisco, ma con un cavatappi. Il codice Ateco è l’arma segreta per non finire in bancarotta. Ricordo ancora quando mio cugino ha provato con un codice per la vendita di tappeti persiani… un disastro!
  • Registro Imprese e INPS: Un po’ come iscriversi a un club esclusivo dove tutti pagano le tasse. La Gestione Separata INPS è come un salvadanaio per la vecchiaia, sperando che non lo svuotino prima del tempo.
  • Licenza alcolici: Ecco il Santo Graal! L’Agenzia delle Dogane ti guarda come se fossi un contrabbandiere, quindi preparati a un interrogatorio in stile “Hai mai nascosto bottiglie di Barolo nel bagagliaio?”. Senza, vendi solo succo d’uva, e non è la stessa cosa, diciamocelo.

Ah, dimenticavo, serve anche un locale, bottiglie, un sommelier che sappia distinguere un Merlot da un Cabernet Sauvignon (io di solito li confondo), e soprattutto, tanta passione! Senza, è come bere un vino senza anima: insopportabile.

Cosa occorre per aprire una rivendita di vini?

Uff, aprire una rivendita di vini… mi ricordo quando ci ho provato io, un delirio! Ero a Bologna, era il 2015, pieno di sogni e bottiglie buone.

  • Partita IVA, ovvio, con un codice Ateco che non mi ricordo più, una roba tipo “commercio al dettaglio di bevande”.
  • Poi, il Registro delle Imprese alla Camera di Commercio… un casino di moduli.

Mi ricordo, sudavo freddo pensando a ‘sti burocrati!

  • INPS, Gestione Separata… altri soldi che se ne vanno.

E poi, la parte più divertente (coff coff):

  • La licenza dell’Agenzia delle Dogane, per vendere alcolici. Un’odissea! Dovevo dimostrare chissà cosa, che non ero un contrabbandiere, mah!

Alla fine, tra una cosa e l’altra, mi sono rotto le scatole e ho aperto una libreria. Meglio i libri del vino, almeno non devi stare dietro a tutte ste menate! Comunque, occhio che magari le cose sono cambiate rispetto al 2015, informati bene!

Cosa fare per avere la licenza per vendere vino?

Mamma mia, che casino la licenza per vendere vino! A luglio, ero così stressata, un vero dramma. Dovevo aprire il mio piccolo wine bar a Trastevere, “Il Sorso Divino”, e la burocrazia… un incubo! Prima di tutto, ho dovuto sbrigarmi con il Comune per l’apertura dell’attività, permessi edilizi, tutto il solito macello. Poi, il pezzo forte: l’ADM.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, quella sì che è una vera sfida! Ho girato per uffici, telefonate infinite, un via vai di carte… un vero caos. Ricordo la disperazione, i mille dubbi. Ho preparato la domanda, incartapecorita, per giorni. Poi ho fatto una raccomandata con ricevuta di ritorno, sperando che almeno così andasse a buon fine. Sono stata una settimana con l’ansia a mille, ogni notifica del telefono mi faceva saltare.

Alla fine, è arrivata. La licenza. Un peso enorme tolto dalle spalle. Ma quanti nervi!

  • Permessi edilizi dal Comune di Roma
  • Domanda all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) via raccomandata A/R
  • Tanto, tanto stress!
  • Finalmente la licenza, a Luglio 2024!

Ah, quasi dimenticavo. Certo che serve anche la licenza per la vendita di alcolici, è un requisito fondamentale. Insieme a quella del vino, ovvio. Tutto in un colpo solo, che fatica!

Quanto guadagna un negozio di vini?

Un negozio di vini?

  • Fatturato: Oscilla, a volte. Da 15.000 € a 30.000 € al mese. Dipende, immagino.
  • Calici: Circa 6 € l’uno. Margine risicato.
  • Bottiglie: 20/25 €. Più interessante. Il vino è come la vita, un bicchiere alla volta non porta lontano. Ricordo una volta…no, lascia stare.

Il resto è gestione. Affitti, tasse, gusti dei clienti. Il solito.

Informazioni Aggiuntive:

  • La stagionalità incide molto. Natale e festività alzano la media.
  • La posizione è cruciale. Zone di passaggio o quartieri residenziali fanno la differenza.
  • Eventi e degustazioni possono attrarre nuovi clienti, ma richiedono investimento.
  • E-commerce: una vetrina in più, ma la concorrenza è spietata.
  • Il vino sfuso, un ritorno al passato, a volte funziona. Dipende da chi lo beve.
  • Conosco un posto che vendeva solo vini naturali. Un disastro annunciato.

Quanto guadagna in media unenoteca?

Uhm, unenoteca… Quanto fanno?

  • Fatturato medio mensile: tra 5.000 e 50.000€. Cioè, un’enormità! Dipende da dove sei, no?

  • Posizione: Fondamentale! Se sei in centro a Milano, fai cifre diverse rispetto a un paesino.

  • Offerta: Hai solo vino o fai anche aperitivo? Cibo? Bottiglie rare? Tanti fattori.

  • Margini: Il ricarico sul vino può essere buono, ma devi vendere tanto.

  • Spese: Affitto, personale, tasse… Un salasso!

  • Guadagno netto: Difficile dirlo. Diciamo che se sei bravo, ti porti a casa qualcosa… Ma non aspettarti di diventare ricco.

Forse un mio amico che lavora in una enoteca in zona navigli a Milano saprebbe darmi dei dati più precisi. Devo chiederglielo!

Quanto costa aprire una piccola enoteca?

Quanto costa aprire una piccola enoteca…

  • Trentamila euro… solo per iniziare, senza bottiglie. Mi sembra un’eternità, una montagna di soldi.

  • E poi, i vini… quelli fanno la differenza, no? Ricordo quando mio nonno diceva che una cantina è come un’anima, ha bisogno di tempo e cura per crescere. Forse aveva ragione.

  • Affitto, licenze, arredamento… un labirinto di burocrazia e spese. Mi chiedo se ne valga la pena. Se il profumo del legno e del vino possa davvero compensare tutto questo.

  • Pensavo di aprire la mia enoteca… un piccolo posto accogliente, con luci soffuse e musica jazz. Un angolo di paradiso per chi ama il buon vino e le chiacchiere sincere. Ma forse è solo un sogno.

  • Trentamila euro… e i vini… e la paura di fallire. Forse è meglio restare qui, con la mia bottiglia di rosso e i miei pensieri. Stasera mi sento così… indeciso.

Ah, quasi dimenticavo… papà una volta mi disse che un amico suo, per un’enoteca ancora più piccola, spese quasi il doppio, ma era in una zona molto turistica. Forse la posizione fa davvero la differenza.

Quanto è il ricarico sul vino?

Il ricarico sul vino varia parecchio, dipende da tanti fattori. In linea di massima, per i vini fermi si parla di un markup del 100%, quindi il doppio del costo di acquisto. Ma sai, la ristorazione è un mondo a sé, con mille variabili.

  • Tipo di vino: Un Barolo invecchiato avrà un ricarico diverso da un Pinot Grigio, è ovvio.
  • Location: Un ristorante stellato a Milano avrà margini diversi da una trattoria di paese. Questo è un dato di fatto.
  • Costo del servizio: Non dimentichiamo affitto, personale, eccetera. Tutto pesa sul prezzo finale.

Per i vini spumanti o frizzanti, il discorso cambia. Si può arrivare anche a un ricarico di 300-400%, ma parliamo di casi specifici, magari un champagne di alta gamma.

Anche la mia esperienza personale in un piccolo wine bar nel quartiere Monti a Roma mi ha insegnato che la scelta del ricarico è una danza tra arte e numeri. Deve tenere conto di molte cose. Non è solo matematica, ma anche un po’ filosofia: il giusto prezzo è quello che valorizza il prodotto e soddisfa il cliente. A volte aggiungo un piccolo extra per i vini che amo di più, perché mi piace promuovere certi produttori.

Ricorda, queste sono solo linee guida. In realtà, il ricarico è spesso una questione di strategia commerciale e di percezione del valore da parte del cliente.

Quanto ricarico sul vino?

Ah, il ricarico sul vino… un’arte, una scienza, un’ingiustizia a volte! Diciamo che oscilla tra il 250% e il 400% sulla bottiglia, una vera e propria scalata sull’Everest dei prezzi. Per il calice? Beh, lì si vola alto, fino al 500%! È come se il vino, durante il viaggio dalla cantina al tuo bicchiere, si trasformasse in oro liquido, un alchemico processo di arricchimento… per il ristoratore, naturalmente.

  • Ricarico bottiglia: 250-400% (una rapina a mano armata, ma elegante!)
  • Ricarico calice: fino al 500% (il miracolo della moltiplicazione dei prezzi!)

Questa tendenza? Un vero e proprio tsunami di profitti che sta sommergendo i commensali! Ricordo una volta, ero a cena con mia zia Bruna (una donna che considera il vino un accessorio, non un piacere). Ha quasi avuto un infarto vedendo il conto! Pensa che anche io, che adoro un buon rosso, a volte mi sento derubato. È come se mi facessero pagare il trasporto spaziale per una goccia di nettare.

E pensare che il costo di produzione… beh, lì è un’altra storia. Certo, ci sono le tasse, ma quel ricarico… è qualcosa di inquietante, una sorta di magia nera economica. Quasi un’offesa alla sacralità del buon vino. Un po’ come mettere paillettes su una Monna Lisa.

  • Ricorda, l’inflazione ha colpito anche i vini, ma il margine di profitto resta spesso troppo elevato.
  • L’analisi dettagliata dei costi di produzione varia a seconda del tipo di locale e della provenienza del vino, ma la differenza tra costo di produzione e prezzo al consumatore rimane spesso sproporzionata.
  • Questo fenomeno è diffuso a livello globale e ormai quasi sistematico.

Ah, se solo potessi aprire un ristorante dove il vino costa come in enoteca! Il mio posto sarebbe stracolmo! Sarebbe un ristorante utopico, ovviamente! Chissà, magari un giorno…

#Imprese #Ristoranti #Vini