In che ordine si servono i primi piatti?
L'ordine dei primi piatti segue un criterio di delicatezza crescente:
- Zuppe leggere o paste con sughi semplici
- Risotti o paste elaborate con ragù
- Primi al forno (lasagne, cannelloni)
Così, ogni sapore risalta al meglio!
Ordine primi piatti a tavola?
Sai, a casa mia, il 24 dicembre scorso, abbiamo fatto un pranzo di Natale un po’… caotico. Mia nonna, che è una cuoca fantastica, aveva preparato un tripudio di primi: tortellini in brodo (leggeri, ma comunque ricchi!), poi un risotto ai funghi porcini (abbastanza saporito), e infine delle lasagne al ragù (pesanti, quelle sì!). Ricordo che abbiamo iniziato con i tortellini, poi il risotto, e solo alla fine le lasagne. Un po’ per stanchezza, un po’ perché quelle erano davvero “da finale”.
L’ordine, secondo me, dipende molto da cosa si prepara. Quella volta funzionava così, perché il brodo era delicato, il risotto un po’ più intenso, e le lasagne… beh, erano un’esperienza a sé.
In genere, però, se penso ad altri pranzi, si parte con i primi piatti più leggeri, per poi arrivare ai più sostanziosi. È una questione di gusto personale, credo. Anche la temperatura dei piatti, influisce, certo. Una minestra calda prima di un piatto freddo di pasta al pesto non è il massimo!
Domande e risposte: Ordine primi piatti a tavola? Da leggeri a sostanziosi.
In che piatto si servono i primi?
A pranzo da mia nonna, a Castellammare di Stabia, estate 2023. Caldo assurdo, finestre spalancate, profumo di basilico e ragù nell’aria. Avevo una fame da lupi, dopo una mattinata in spiaggia a sguazzare tra le onde. Lei, impeccabile come sempre, apparecchia con i suoi piatti di ceramica bianca, quelli con il bordo blu. Ricordo che mi chiedevo perché mai usasse quelli grandi e piani per gli spaghetti, quando a casa mia si usavano i fondi. Li ho sempre trovati più comodi, boh. Lei mi guarda e dice: “Chella, la pasta si mangia nel piatto piano, è più elegante!”. E io, che ero piccola, ho annuito convinta. Ancora oggi, quando mangio gli spaghetti, penso a lei e a quel piatto bianco con il bordo blu.
- Piatto piano: scelta classica e elegante per la pasta.
- Materiale: vetro o ceramica, a seconda dello stile.
- Coordinato: si consiglia di abbinarlo al resto del servizio.
A casa mia, invece, usavamo piatti fondi per la pasta al sugo, tipo penne all’arrabbiata, per evitare schizzi. Ricordo il rosso vivo del sugo che spiccava sulla ceramica bianca. Mamma diceva che così era più pratico, e che i piatti piani erano solo per la pasta asciutta. Per esempio, quando preparava gli spaghetti alle vongole, rigorosamente nel piatto piano. Era uno dei miei piatti preferiti. Adesso che ci penso, forse è per quello che associo il piatto piano alle vongole, al mare e all’estate. Che poi, a ben vedere, mia nonna aveva ragione: la pasta, anche al sugo, sta meglio nel piatto piano. Sarà che ci sta più aria, non lo so, ma sembra quasi più buona.
- Piatto fondo: pratico per sughi densi e per evitare schizzi.
- Piatto piano: adatto per pasta asciutta o con sughi meno densi.
- Pasta al sugo: tradizionalmente nel piatto fondo, ma il piatto piano è più elegante.
Ho chiesto a mia madre quest’anno, nel 2024, perché usasse i piatti fondi per la pasta al ragù. Mi ha risposto che lo faceva per abitudine, perché sua madre faceva così. E sua madre, chissà, forse lo aveva imparato da qualcun altro. Alla fine, sono solo convenzioni, ma è bello pensare che dietro ogni gesto, ogni abitudine, ci sia una storia.
In che ordine servire a tavola?
Ma ciao! Allora, mi chiedevi l’ordine a tavola, giusto? Dunque, fammi pensare… ah, ecco:
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Antipasti: Solitamente su vassoi, che fai fare un giro. Ma se sono tanti, magari metti già qualcosa nei piatti. A casa mia, per dire, mia nonna faceva sempre così!
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Minestre o pasta: Allora, qui c’è un po’ di casino. Le zuppe le versi prima nella zuppiera e poi nel piatto fondo, la pasta invece nel piatto piano. Semplice, no? A meno che non fai un minestrone super denso, allora magari va bene anche nel piatto piano, boh!
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Pesce: Come la carne, sarebbe figo presentarlo intero e poi tagliarlo, ma chi ha tempo?! Io di solito faccio le porzioni prima, tanto l’effetto scenico dura 2 secondi. E comunque, il mio forno non è abbastanza grande per un salmone intero!
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Carne: Stessa storia del pesce, intera è più d’effetto, ma più sbatti. Ah, e non dimenticare il contorno!
Poi, boh, c’è il formaggio, la frutta, il dolce… ma quello viene dopo. E soprattutto, non dimenticarti il vino, che è la cosa più importante! Cin Cin!
Cosa cè prima del primo piatto?
Prima del primo piatto? Dipende! A casa mia, prima del primo, quasi sempre c’è un antipasto, un piccolo assaggio per stimolare l’appetito, come direbbe un bravo gastronomo. Ma la scelta varia di molto in base alla cultura e al contesto.
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Aperitivo: In alcuni ambienti, soprattutto se il pasto è più formale, c’è un vero e proprio aperitivo, con stuzzichini e bevande alcoliche. Mia nonna, ad esempio, preparava sempre dei fantastici grissini al rosmarino. Un’esperienza sensoriale che anticipa il piacere del pasto.
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Antipasto: Generalmente parlando, questo è l’elemento più comune. Si tratta di piatti leggeri, studiati per preparare il palato ai sapori più decisi del primo. Pensate alla semplicità di un carpaccio di melanzane o alla complessità di un’insalata di mare. Un gioco di equilibri e contrasti, direi.
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Nulla: A volte, soprattutto in contesti informali o con primi piatti particolarmente sostanziosi, si può passare direttamente al piatto principale. Una scelta pratica e niente affatto sbagliata. La filosofia del “meno è più” trova qui una sua elegante applicazione.
Un aspetto interessante da notare è la forte influenza culturale sulla sequenza delle portate. In alcune tradizioni gastronomiche, l’antipasto è un’istituzione, in altre è quasi inesistente. La variabilità è infinita, quasi a rispecchiare l’infinità delle possibilità umane.
Infatti, l’ordine delle portate, seppur codificato da precise usanze, resta un aspetto soggettivo, che può variare a seconda del gusto personale o dell’occasione. Il mio vicino, per esempio, è un tipo schietto e spesso salta direttamente alla pasta, dimenticando qualsiasi antipasto. Questo però, non significa che stia facendo qualcosa di sbagliato.
È tutto questione di prospettiva, non c’è un’unica verità.
Aggiunte: La scelta del piatto che precede il primo dipende anche dal tipo di primo. Un primo piatto leggero, come una minestra in brodo, potrebbe non necessitare di un antipasto, mentre un piatto ricco come i ravioli al plin si accompagna meglio con un antipasto più semplice. L’equilibrio, la chiave di tutto.
In che ordine servire gli antipasti?
Eccoci qua, pronti a svelare il mistero dell’antipasto perfetto, come un mago che tira fuori conigli dal cilindro (solo che qui tiriamo fuori olive!).
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Leggeri come una piuma (o quasi): Olive, noccioline… insomma, quel che serve per stuzzicare l’appetito, non per farlo scoppiare! Immaginatevi di iniziare una maratona con un tiramisù, follia pura!
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Freddi e sbarazzini: Insalatine, crudité che sembrano uscite da un quadro impressionista, frutti di mare crudi per i più audaci (e per quelli che hanno un buon gastroenterologo). Come dire, un tuffo nel ghiaccio prima di scaldare i motori.
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Caldi e coccolosi: Zuppette che scaldano l’anima, quiche che profumano di casa, stuzzichini che fanno venire voglia di rubarne un altro… e poi un altro! È come un abbraccio culinario, solo che non devi chiedere il permesso.
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Sostanziosi, ma con garbo: Crostini che scrocchiano sotto i denti, bruschette che sanno di sole e di estate, polpette che ricordano la nonna (se la vostra nonna era una chef stellata, ovviamente). L’ultimo miglio, prima della portata principale.
Un consiglio spassionato: ricordatevi che l’antipasto è come un corteggiamento, deve essere graduale, intrigante, mai invadente. Se partite subito a mille, rischiate di stancare il commensale prima ancora di arrivare al piatto forte. E poi, chi glielo spiega al cuoco?!
In che ordine vanno serviti gli antipasti?
Antipasti? Oddio, che casino! Prima le cose leggere, giusto? Tipo olive, ma quelle verdi, le nere le odio! Poi magari un pezzetto di mozzarella di bufala, quella vera, da Paestum, sai? Non quella roba industriale!
Poi… uhm… prosciutto? Se è crudo, magari quello di Parma, non quello troppo salato, mi fa venire sete. E un po’ di pane carasau, che adoro. Ah, e qualche pomodorino, piccoli e dolci.
Dopo, cosa? Mmmh… Dipende, a seconda del clima, no? Se fa caldo, niente di troppo pesante. Magari una crema fredda di zucchine, la faceva mia nonna, che bontà! Oppure, se è inverno, qualche piccola frittura… ma leggera eh, non quelle piene d’olio.
- Antipasti leggeri: olive, verdure, crostini.
- Salumi e formaggi: prosciutto crudo, mozzarella.
- Preparazioni più elaborate: creme fredde o fritture leggere (a seconda della stagione).
Oggi ho preparato una crema di asparagi, è venuta buonissima! Che strano, prima pensavo alle zucchine… sarà la stanchezza. Devo ricordarmi di comprare il pane carasau. E il prosciutto, ah, il prosciutto… quello di Parma, è fondamentale!
Magari una piccola vellutata di ceci, ma solo se è estate. E poi… abbastanza antipasti, no? Se no, rischio di non avere più fame per il primo! Mamma mia, quanti pensieri per una cena!
- Nota: quest’anno per la crema fredda, ho usato gli asparagi. L’anno scorso zucchine. Preferisco gli asparagi.
Come servire gli antipasti a tavola?
Servire antipasti è un’arte sottile. Si tratta di creare un’esperienza visiva e gustativa armoniosa. Un vassoio classico è sempre una scelta elegante, ma pensiamo alle alternative: un’antipastiera con scomparti permette di separare sapori e consistenze, evitando commistioni indesiderate, che diciamo, a volte possono creare effetti imprevedibili sul palato! Io personalmente a casa mia ne ho una in ceramica decorata a mano, un ricordo di un viaggio in Sicilia.
- Antipastiera: Ottima per la varietà, ideale per salse, olive, formaggi e piccoli assaggi. La suddivisione in scomparti facilita la gestione delle porzioni e previene “contaminazioni” di sapori.
- Tagliere: Perfetto per salumi e formaggi. Un tagliere in legno di ulivo, per esempio, aggiunge un tocco rustico e genuino. Ricordo un tagliere enorme che vidi in un’osteria toscana, sembrava una piccola opera d’arte.
- Raviera: Il suo design ovale è particolarmente adatto per presentare antipasti in modo elegante e raffinato. Pensate a gamberetti in salsa rosa o a un’insalata di mare. Da me, la raviera si usa soprattutto per le feste.
Bisogna considerare anche la disposizione degli antipasti. Un’idea potrebbe essere quella di creare un percorso di sapori, dal più delicato al più intenso. E poi, perché non giocare con i colori? Un piatto vivace invoglia l’appetito. A volte, durante le cene con amici, mi diverto a creare composizioni artistiche con gli ingredienti. L’arte del servire, in fondo, è anche questo: trasformare un semplice antipasto in un’esperienza memorabile. L’anno scorso, per il compleanno di mia moglie, ho preparato un’antipasto a forma di cuore con pomodorini e mozzarella. Un successone!
Come vengono serviti gli antipasti?
Ah, gli antipasti! Un’arte, un’esplosione di sapori, un modo per stuzzicare l’appetito prima che arrivi il piatto forte. E come vengono presentati questi piccoli capolavori culinari? Beh, preparati a un’orgia di stoviglie!
- Antipastiera: Immagina un’astronave piena di delizie, ogni scomparto un mondo a sé. Olive, formaggini, sottaceti… un vero e proprio buffet in miniatura. La mia antipastiera preferita è quella che mi ha regalato la zia: sembra uscita da un cartone animato!
- Tagliere: Il re dei salumi! Un’asse di legno che profuma di montagna e di nonno che affetta il prosciutto. Il mio tagliere è così vissuto che ha la mappa della mia vita incisa sopra (ok, forse esagero un po’).
- Raviera: Un piatto lungo e sinuoso, perfetto per le salse, i pinzimoni e le verdurine. Sembra quasi una pista da ballo per i miei grissini! Ne ho una a forma di pesce, un po’ kitsch, ma fa sempre un figurone.
Ps: A proposito, lo sai che una volta ho usato un coperchio di una pentola come tagliere improvvisato? Non giudicatemi, ero in emergenza antipasto!
Come servire antipasti a tavola?
Uffa, antipasti… mi fanno venire in mente il Natale scorso a casa di mia nonna, un delirio!
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Il vassoio: Nonna Agnese ne aveva uno enorme, d’argento, che traballava sotto il peso di olive, formaggi e sottaceti. Ricordo che mia cugina Sara ha quasi fatto un disastro tentando di prenderne una.
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L’antipastiera: Ne ho vista una usata solo una volta, a casa di amici di mia madre. Carina, con i vari scomparti per non mischiare le cose, ma preferisco il caos controllato del vassoio di nonna.
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Il tagliere: Per i salumi è perfetto, sì. A casa mia ne ho uno di legno d’ulivo, che uso sempre per gli aperitivi con gli amici. Peccato che i miei gatti lo usino come lima per le unghie.
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La raviera: Cos’è una raviera? Non so se l’ho mai vista! Forse nonna ne aveva una e la usava per le alici marinate… non ricordo bene.
Poi, a fine serata, c’era sempre la lotta per i sottaceti rimasti… che ricordi! Devo proprio chiamare la nonna…
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