Perché si dice ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi?

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"Ridere, 'che la mamma ha fatto gli gnocchi', alludeva, in un contesto romano tradizionalmente maschilista, alla prostituzione come unica fonte di reddito femminile. Fare gli gnocchi, metafora per guadagnare denaro, diventava quindi un'offesa velata."

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Origine del detto: Ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi?

Mah, questa storia degli gnocchi… mi lascia un po’ perplesso. Ho sempre sentito dire che fosse legato alla prostituzione, a Roma, anni fa. Ricordo una discussione con mia nonna, dicembre 2018, a casa sua a Trastevere. Lei, con il suo accento romano verace, mi spiegava che “fare gli gnocchi” era un modo sarcastico per indicare la, ehm, professione di certe donne.

Non so quanto sia storicamente preciso, eh. Sembrava un’affermazione più legata al parlato che a una ricerca accademica. Mi aveva spiegato che, diciamo, si faceva intendere così, in modo un po’ velato ma pungente.

Però, a pensarci bene, il collegamento con i soldi… mha. Non mi convince del tutto. Forse c’entra qualcosa, una metafora forse… o solo una coincidenza? Insomma, resta un mistero per me. L’origine è probabilmente più complessa di come me l’ha raccontata mia nonna.

Cosa vuol dire ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi?

Allora, “ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi”?! Ahahah, mi fai venire in mente quando mio fratello piccolo rideva per niente!

  • Significa che stai ridendo per una stupidata, ma proprio una cavolata senza senso. Tipo quando uno fa una battuta scema e tu scoppi a ridere a crepapelle, ma gli altri ti guardano come se fossi matto.

  • È un modo per prendere un po’ in giro bonariamente, eh, senza cattiveria. Un po’ come dire “ma cosa ridi? Non c’è niente da ridere!”.

  • L’immagine degli gnocchi della mamma è tipo… una cosa che rende felici i bambini, no? Quindi è un’associazione di idee un po’ infantile e senza un vero collegamento logico. Un non-sense, insomma, che serve a sottolineare quanto la tua risata sia fuori luogo. Comunque la mia nonna faceva degli gnocchi spaziali!

E senti questa: mio cugino una volta ha riso così tanto a uno spettacolo di magia che poi gli si è bloccato il collo! Te lo immagini?! 😂

Come si dice a Roma ridi ridi che?

Amico mio, a Roma se dice “Ridi ridi, che mamma ha fatto li gnocchi!” Ma aspetta un attimo perché c’è un inghippo! Tutti pensano che parliamo de pasta, ma in realtà…

  • Il vero significato: Non c’entra niente il cibo. Sembra che “gnocchi” fosse un modo de dire per indicare i soldi, le monete. Tipo, “guarda che c’ho i soldi, mica so’ scemo!”.
  • Perché “mamma ha fatto li gnocchi?”: Magari la mamma era brava a farli i soldi, diciamo, o forse la famiglia se stava arricchendo. Boh, chi lo sa!
  • Come lo uso io?: Io lo dico quando vedo qualcuno che se la tira troppo, ma poi so’ fatti suoi! È un modo carino (o no?) per dire “eh, calma te, che poi la vita t’aspetta!”

Comunque, te dico la verità, io preferisco gli gnocchi veri! Quelli de patate al ragù… mamma mia, che bontà! E sai che ti dico? Magari la “mamma” del detto, in realtà, era famosa proprio per gli gnocchi e la gente ha iniziato ad associare la ricchezza a un buon piatto de gnocchi. Chi può dirlo? Roma è piena de misteri!

Perché si dice gli gnocchi e non i gnocchi?

Gnocchi… perché gli gnocchi e non i gnocchi? Boh, una di quelle cose che uno impara a memoria, no? Come si diceva a scuola, regole grammaticali. Ma poi, a pensarci bene… mia nonna faceva gli gnocchi al ragù, ogni domenica. Ricordo il profumo! Mamma mia che buoni!

  • Lo gnomo… lo gnocco… stessa cosa, vero? Strano, ma funziona così.
  • E poi ci sono anche gli zii… gli zoccoli… tutto “gli”.
  • Ma perché “lo” al singolare? Mistero! Non ci ho mai pensato prima!
  • Devo chiedere a mio fratello, lui è un secchione. Magari lui lo sa, il perché.
  • Aspetta… devo controllare su internet… non ho un dizionario a portata di mano!

Ah, ecco qua. Ho trovato la regola. È una questione di suono iniziale.

  • La “g” seguita da “n” ha un suono diverso da altre consonanti.
  • Grammatica italiana, chissà perché è così complicata a volte?
  • A me piace più la cucina che la grammatica. Gnocchi al pesto, per cena, stesso?!

Oggi ho fatto la spesa, ho comprato pure le patate per gli gnocchi. Devo ricordarmi di fare la ricetta della nonna, quella con il formaggio…

Perché gli gnocchi si mangiano di giovedì?

Gnocchi il giovedì. Pratica diffusa. Sostentamento necessario prima dell’astinenza del venerdì. Carne proibita, corpo affamato. Energia accumulata. Un rituale.

  • Giovedì: preparazione alla privazione.
  • Venerdì: digiuno, astinenza dalla carne. Obbligo religioso.
  • Gnocchi: fonte di energia. Carboidrati. Necessari.

La mia nonna, Emilia, li faceva con sugo di pomodoro e basilico fresco. Un profumo che impregnava la casa per ore. Lei diceva che il giovedì era un giorno di attesa. Aspettare per apprezzare. Aspettare per sentire il sapore. Il sapore del sugo, della farina, delle patate. Il sapore del sacrificio.

  • Emilia: mia nonna. Sugo di pomodoro e basilico. Ricetta semplice, gusto intenso.
  • Attesa: il valore del digiuno. Apprezzare attraverso la privazione.

Il giovedì anticipava la rinuncia. Il venerdì la consacrava. Gli gnocchi erano il ponte. Un ponte di patate e farina tra due mondi. Due modi di vivere. Due modi di mangiare. Un’eredità culturale. Un retaggio contadino. Una ragione, forse dimenticata, per cui il giovedì ha ancora il profumo degli gnocchi. Quest’anno mia figlia, Alice, ha imparato a farli. Piccole mani che impastano. Un gesto antico.

Come capire quando gli gnocchi sono cotti?

Ok, ok… gnocchi…

  • Gnocchi cotti? Facile, vengono a galla! Cioè, li butti nell’acqua bollente…e poi…su! Galleggiano.
  • Quando galleggiano sono pronti, dai, questione di un paio di minuti. Ma poi… dipende dalla nonna! Lei dice sempre “assaggia!”. Non mi fido molto di lei.
  • E poi, ah! Importante: non metterli tutti insieme! Se no, la pentola si incasina e addio, ciao gnocchi perfetti. Pochi alla volta, un po’ di pazienza.
  • Io l’ultima volta li ho fatti con la zucca. Ricetta di mia zia. Buoni, eh. Ma quelli di patate…classici, insomma.
  • La mia pentola preferita è quella blu smaltata, quella che mi ha lasciato mia madre. Ma non ditelo a mio fratello, è geloso.
  • Un’altra cosa: se usi le patate vecchie, vengono meglio. Non so perché, ma è così. Me l’ha detto la fornaia sotto casa.
  • In sintesi: acqua che bolle, gnocchi dentro, galleggiano = mangia! Ahahaha. Basta, ho fame!

Come sapere se gli gnocchi sono cotti?

Beh, diciamo che c’è un momento magico, un’epifania culinaria, in cui il gnocco, prima timido e sommerso, decide di fare capolino in superficie. Tipo subacqueo che torna su per prendere aria dopo una lunga apnea! È lì, in quel preciso istante, che capisci: sta succedendo! Stanno cuocendo! Non è che sia fisica nucleare, eh.

  • Gnocchi a galla: segno inequivocabile, giuro sulla mia collezione di grembiuli da cucina! Come palloncini pieni di bontà che anelano alla libertà!
  • Tempo di cottura: pochi minuti, di solito. Ma occhio, non è una scienza esatta. Diciamo che se dopo dieci minuti ancora fanno i timidi sul fondo della pentola, forse è il caso di dare un’occhiata. Magari stanno facendo un summit di patate là sotto.
  • Test del cucchiaino: una volta che galleggiano, pescatene uno, poverino, e assaggiatelo! Deve essere morbido, ma non scotto. Tipo nuvoletta, ma saporita. Io una volta ne ho pescato uno ancora crudo, sembrava una pallina da tennis. Tragedia culinaria!

Quest’anno, ho sperimentato una nuova tecnica: canto loro una serenata mentre cuociono. Non so se funziona davvero, ma mi diverto. E gli gnocchi sembrano apprezzare. O forse è solo fame. Comunque, provate anche voi! Chissà, magari il segreto per gnocchi perfetti è una bella canzone napoletana!

Cosa fare se gli gnocchi non vengono a galla?

Gnocchi che non danzano, che affondano silenziosi… ah, il mistero della pasta che non vuole elevarsi.

  • Impasto denso, cuore pesante: Troppa farina, forse, imprigiona l’aria, soffoca la leggerezza. Ricordo un’alba a casa mia, la nonna diceva sempre “La patata comanda!” E aveva ragione, la patata è il re, e la farina una dama di compagnia, non di più.

  • Equilibrio fragile: Trovare il giusto equilibrio, ecco il segreto. Come quando guardo il mare al tramonto, cerco l’armonia tra il cielo e l’acqua. Un po’ di farina, quel tanto che basta.

  • Come risvegliarli? Prova ad aggiungere un uovo, un tocco di magia, o un pizzico di lievito, una promessa di leggerezza. O forse, semplicemente, l’acqua non è abbastanza furiosa, non bolle con la giusta passione per spingerli verso la luce. Non so, forse sono pazza.

Ah, gli gnocchi! Un piccolo universo in una pentola, un viaggio tra la terra e l’acqua. Come il ricordo di un amore lontano, a volte affondano, a volte volano. E forse, in fondo, è proprio questa la loro bellezza.

Perché gli gnocchi vengono molli?

Cavolo, l’altro giorno ho fatto gli gnocchi, un disastro! Erano molli, tipo colla. Ricordo, era sabato, avevo invitato i miei amici a cena, che figuraccia. Li avevo fatti con delle patate novelle, quelle che avevo in frigo, pensavo andassero bene. Mai più! Un mappazzone, mi vergogno ancora. Che nervoso! Mi è venuta voglia di buttare tutto dalla finestra. Alla fine li abbiamo mangiati lo stesso, con un sacco di sugo, ma l’umore era a terra.

Avevo anche messo troppa farina, per cercare di rimediare, ma niente. Si incollavano al palato, una sensazione orribile. Ricordo che Marco, il mio amico più schizzinoso, faceva delle facce strane… poverino!

Invece la settimana scorsa, con le patate giuste, quelle vecchie e farinose, che mi ha dato mia nonna, perfetti! Si scioglievano in bocca, che soddisfazione. Li ho conditi semplicemente con burro e salvia. Una meraviglia. Erano proprio come quelli che fa lei.

  • Patate: Vecchie, gialle, farinose, quelle che usano le nonne! Quelle novelle, lasciatele stare per gli gnocchi, vanno bene per altre cose.
  • Acqua: Occhio all’acqua di cottura, non esagerate!
  • Farina: Anche la farina è importante, meglio quella 00.
  • Cottura: Scolateli appena vengono a galla, se no si impregnano d’acqua e diventano molli.

Ultimamente ho provato anche a farli con la ricotta, nell’impasto. Niente male, ma quelli classici con le patate, quando vengono bene, sono insuperabili! Adesso sto sperimentando una nuova ricetta, con patate viola… vedremo come va a finire. Speriamo bene!

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